73. Verità, pizza e amore
Il viaggio in macchina di ritorno dalla Spa è silenzioso e imbarazzante. Tengo gli occhi fissi sulle strisce bianche sulla strada fino a quando non comincia a girarmi la testa allora penso sia meglio concentrarmi sulla manicure fresca delle mie mani. E' stato il giorno più bello e rilassante della mia vita.
Se avessi potuto guardare la scena in terza persona avrei potuto benissimo vedere quanto io e Harry fossimo felici e lontani dalle preoccupazioni, finalmente soli e liberi di comportarci come una vera e propria coppia. Effettivamente è la prima volta che mi sento davvero parte di una coppia con lui. Guardare le altre donne al ristorante del Resort che lo fissano mi ha fatta ingelosire e pensare per la prima volta hei, lui è mio, smettete di guardarlo.
Abbiamo mangiato, fatto massaggi, saune e trattamenti insieme e avrei voluto che tutto quello non finisse mai. Il sole al tramonto che batteva forte sulla sua guancia in quella veranda prima che il momento fosse rovinato da delle stupide telefonate.
Il momento esatto in cui la nostra bolla è scoppiata facendoci tornare alla realtà. Dove papà è arrabbiato con me anche se sostanzialmente è lui a nascondermi qualcosa.
Stanca di pensare ruoto gli occhi al cielo e accendo la radio per spezzare la monotonia. Tento di estraniarmi di nuovo guardando il paesaggio ormai sempre più scuro con il calar della sera. La statale è affollata e le auto davanti e dietro di noi illuminano il percorso con luci rosse e bianche. Se solo non arrivassimo mai a casa.
Con la coda dell'occhio vedo Harry picchiettare l'indice a tempo con la musica sul volante segno che probabilmente si è rilassato. Non voglio che il sorriso che aveva qualche ora fa scompaia dopo una stupida telefonata.
"Cosa pensi succederà una volta a casa?"- spezza poi il silenzio.
"Mio padre ci farà una ramanzina. Non gli parlerò per tutta la serata e come sempre domani mattina gli preparerò la colazione."- sbuffo. — "Sembra una stupida routine."
"Non dovevo portati alla Spa."
"Perché?"
"Ora succederà il fottuto finimondo."
"Non fa nulla."- se il prezzo da pagare per questo giorno stupendo è una cavolo di ramanzina allora me la sorbirò.
"Si invece. Mi dispiace."
"Di cosa?"- davvero non lo capisco certe volte. —"Non m'importa nulla. Qualsiasi cosa mi dirà mio padre non mi farà pentire di quello che ho fatto chiaro?"
"Chiaro."- sorride un po' forse per via del mio tono. — "Mi farà il culo a strisce per non averlo avvertito."
"Lui è l'ultima persona che dovrebbe lamentarsi di questo, da quello che mi hai detto anche lui mi sta nascondendo qualcosa di grosso. Più grosso di un soggiorno alla Spa."- Si, sono arrabbiata con mio padre. Forse avrei dovuto avvertirlo ma sono sicura che avrebbe fatto storie comunque per il semplice motivo che ero con Harry. Non c'è nessuna speranza, non andranno mai d'accordo.
"Già."
Cala di nuovo il silenzio per qualche secondo poi mi decido a chiedere.
"Questa cosa che non so è davvero così grave?"
"Te l'ho detto, dipende da te."- sospira cambiando marcia immettendosi in un'uscita della statale che ci porta sempre più vicini a Los Angeles. — "Non so niente di queste cose, semplicemente spero che ti faccia piacere alla fine, non lo so."
"Dimmelo."- sussurro poggiando la testa sul sedile voltando lo sguardo verso di lui. — "Voglio saperlo."
"Tal.."
"Ti prego."- chiudo gli occhi. —"Non me lo dirà mai e io ho bisogno di saperlo."- e riflettere.
Non voglio insistere. Se non si sente di dirmelo non voglio forzarlo anche perché sarebbe davvero compito di papà parlarmene. Ma sono arrivata ad un punto in cui non riesco più a sopportare di non conoscere. Sono adulta, voglio sapere. Vedo la mascella di Harry più tesa e le labbra strette con lo sguardo concentrato sulla strada ora più sgombra dal traffico.
Forse anche la presa sul volante è più stretta.
"Se non vuoi non devi-"
"Tuo padre sta frequentando una donna."- mi raddrizzo sul sedile spalancando gli occhi.
"Stai scherzando?"
"No."- mi guarda torvo come se fosse una domanda stupida ma io non so davvero come reagire. Papà e un'altra donna? Automaticamente compare nella mia mente la foto di mia madre. Non capisco il mio stato d'animo, sento solo un enorme groppo in gola. —"Tal, stai bene?"- mi lancia uno sguardo prima di tornare a fissare la strada poi sento l'auto rallentare fino a fermarsi su un lato della strada.
Si assicura di accendere le luci di emergenza per evitare che qualche auto non vedendoci ci venga addosso poi mi da tutta la sua attenzione.
Penso e penso ma non riesco a crederci. Sembra uno scherzo. Una grande mano mi accarezza una guancia e io mi accoccolo ad essa per un secondo prima di guardare in faccia Harry.
"T-tu come lo hai saputo?"
"L'ho visto in un locale con lei e anche camminare mano nella mano per strada."- confessa.
"Da quanto lo sai?"
"Da un po', settimane penso."
"Settimane?"- spalanco lo sguardo e penso subito che papà mi ha tenuto nascosto una cosa del genere da settimane.
"Non dovevo dirtelo."- incastra le dita tra i suoi capelli tirandone indietro il ciuffo e mi viene da sorridere. Adoro quando si preoccupa così per me.
"Hai fatto la cosa giusta."- inspiro ed espiro piano ricomponendomi. —"Torniamo a casa."- lo incito poggiando una mano sulla sua coscia perché sembra alquanto frustrato e in colpa per avermelo detto ma adesso so su cosa devo riflettere.
"Senti, fanculo tuo padre, ordiniamo una pizza d'asporto e concludiamo la serata in bellezza."- risponde risoluto abbassando il freno ed inserendo la marcia prima di riprendere la strada con una luce diversa negli occhi.
"Si, fanculo mio padre e fanculo tutti."- ridacchio per non pensare anche se è difficile non pensarci.
Ho sempre visto mio padre solo, uomo single, vedovo. Eravamo solo io e lui e adesso non so come prendere l'intrusione di un'altra donna. Pensare a mamma peggiora le cose. Ho sempre pensato che papà dovesse rifarsi una vita ma ora che apparentemente lo sta facendo mi sembra un tradimento nei confronti di mamma. E' stupido il mio cambiamento di pensiero.
"Tu sai chi è?"- chiedo poi tornando a guardare le luci dei lampioni, siamo già nella periferia di Los Angeles, sempre più vicini a casa.
"Chi?"
"La donna."
"Si, so chi è."
"La conosci?"- aggrotto le sopracciglia.
"La conosci anche tu."- borbotta lanciandomi un'altra occhiata veloce e un mezzo sorriso. "Vuoi sapere chi è?"- domanda subito dopo ma mi ritrovo a scuotere la testa. Non so perché ma mi sembra troppo sapere tutto adesso. Devo ancora metabolizzare la cosa. La conosco dice lui. — "Okay."
Harry deve aver capito il mio disagio e la mia voglia di pensare a questa situazione, ha preso la strada più lunga fermandosi a prendere una pizza in una pizzeria nel centro città. Sapere prima tutta questa storia mi sta aiutando e penso che Harry abbia fatto bene a dirmelo perché così non mi verrà un infarto quando prima o poi sorprenderò papà sul fatto.
Se l'ha beccato Harry perché non dovrei io. E' assurdo che sia stato il mio ragazzo a dirmelo e non mio padre. Settimane. Non sono una bambina. La cosa mi irrita perché mi tratta davvero alla pari di una poppante. Sto quasi per diplomarmi santo cielo.
"Scusa se ci ho messo tanto."- Harry torna come un tornado tra i miei pensieri chiudendo lo sportello dell'auto dietro di lui e passandomi un cartone di pizza bollente mentre lui inizia a mettere nuovamente in moto il macchinone.
"Secondo te ci stanno aspettando tutti?"- chiedo.
"Gli abbiamo detto che stavamo tornando e che stiamo bene, non preoccuparti. Forse stanno cenando in questo momento. Tranquilli mentre conversano tra loro."
"Secondo me papà sta facendo il diavolo a quattro e aspetta a braccia conserte davanti alla porta il nostro ritorno."
"Molto più probabile."
"Già."- inevitabilmente ridiamo conoscendo mio padre ma dopo una notizia del genere non ho davvero voglia di sentire le sue ramanzine anche perché sembrerebbe davvero ipocrita visto che è lui il primo ad uscire con un donna da settimane, forse mesi e non me l'ha neanche detto.
"Sei preoccupata vero?"- Harry si ferma ad un semaforo e la pizza riscalda le mie mani attraverso il cartone. Annuisco alla sua domanda accartocciando le labbra. — "Non pensarci, striscia nel mio appartamento senza guardare in faccia nessuno. Parlo io con tuo padre."- sospira e so che gli costa tanto.
"Non devi farlo, posso sopportarlo."
"No invece. Fai come ti ho detto. Prendi la pizza e corri in camera, io ti raggiungo."- sorride e non ho la forza di controbattere, non voglio neanche farlo perché non voglio ascoltare la predica di papà.
Una volta arrivati Harry svolta sul vialetto della proprietà e spegne l'auto proprio di fronte al suo garage. Ci siamo.
"Striscia su per le scale, bimba."- ride sporgendosi per un bacio prima di aprire la portiera. Lo stesso faccio io e quello che ripeto a mente fino alla porta della casa della servitù è proprio striscia su per le scale, striscia su per le scale..
HARRY'S POV
Tal cammina velocemente davanti a me ma sono io ad aprire la porta di casa per lei. E' veloce e agitata probabilmente quando, proprio come le ho detto, corre diretta verso le scale senza guardarsi indietro. Suo padre la richiama all'istante non appena sobbalza dal divano della stanza comune. Lei non si volta e lo stesso fanno Louis, Ines e Conrad anche loro nella stanza comune. Ognuno si comporta come se niente stia succedendo eccetto me e Ruben che continua ad urlare a sua figlia dalle scale e quando sta per raggiungere il piano di sopra gli blocco la strada.
"Spostati."- ringhia.
"No."
Uno spintone sulla spalla destra mi fa quasi perdere l'equilibrio, quasi. Non mi muovo da qui.
"Ho detto spostati."
"No, non andrai da lei. Non questa sera."
"E' mia figlia."
"E' la mia ragazza."- faccio il punto, lui comincia a ridere amaramente ovviamente non felice del fatto che siamo apparentemente tornati insieme. Non me ne potrebbe fregare di meno.
"Togliti di mezzo."- sbuffa spingendomi nuovamente ma non lo lascerò passare. —"Senti co-"
"Lasciala in pace. Okay?"- voglio essere più diplomatico possibile, voglio raggiungere Tal al più presto e stare con lei.
"Perché? Cosa le hai fatto?"
"Perché deve essere per forza colpa mia? Non ho fatto niente!"
"L'hai portata chissà dove per tutto il giorno! Senza dire niente a nessuno! E' mia figlia, io devo sapere dov'è e con chi è."
"Sei suo padre, anche lei dovrebbe sapere dove vai e con chi."- le parole mi escono di bocca in automatico senza tralasciare un tono accusatorio. — "Mi dispiace, dovevo dirti che la stavo portando in un centro benessere."
"Che cazzo fai? L'agnellino? Non ti sei fatto scrupoli a minacciarmi qualche giorno fa."- l'aria minacciosa.
"Rilassati, non ti minaccerò più, non ha più senso comunque."- ruoto gli occhi al cielo.
"Che significa?"
"Che le ho detto tutto. Sa della tua scappatella amorosa."- i suoi occhi si spalancano. Sembra voglia uccidermi e probabilmente glielo lascerei fare perché non era compito mio dirglielo ma ormai la frittata è fatta. —"Non penso che voglia parlare con te questa sera."
"Glielo hai detto."- ringhia minaccioso ancora una volta. Sembra che stia per colpirmi ma Conrad lo affianca fermandolo. Con lo sguardo mi intima di salire di sopra e probabilmente penserà lui a calmarlo. Non ci penso due volte a raggiungere Tal nel mio appartamento, se si può chiamare così.
Entrato trovo subito Tal seduta sul vecchio divano con la pizza sul tavolino davanti a lei. L'aria pensierosa fin quando mi vede sulla soglia, allora raddrizza il busto osservandomi. Le sorrido raggiungendo quella che dovrebbe essere una cucina afferro dei tovaglioli di carta e mi siedo sul divano con lei.
"Mangiamo?"- annuisce con un mezzo sorriso tra le labbra e prendendo un fazzoletto dalle mie mani lo apre sul suo grembo per non sporcarsi. Divoriamo la pizza in silenzio in questa sterile stanza senza tv. Fortunatamente ho rimediato delle coperte calde e tutto quello che mi serve per vivere qui dentro. Non ci starò comunque molto a parte per dormire suppongo, ma è comunque una sistemazione provvisoria.
Ho ripulito tutto e adesso è vivibile almeno. E il letto è abbastanza grande per due.
"Metti questi."- lancio a Tal una felpa e un paio di pantaloni della tuta. —"Il bagno è di là."- è silenziosa mentre lascia la stanza da letto per raggiungere il bagno. Sta ancora pensandoci. Penso sia normale no? Come faccio a biasimarla.
"Harry."- mi chiama dall'altra stanza. "Posso usare il tuo spazzolino?"- potrebbe anche mettersi le mie mutande se volesse e non avrei fottuti problemi.
"Si."- improvvise immagini di noi sul lettino della Spa viaggiano nella mia mente e poi altre immagini di lei nuda sul mio letto coperta solo dei miei boxer. Devo smetterla.
Smettila, fottutamente smettila Harry.
Tento di distrarmi sistemando il letto rendendolo pronto per dormirvi. Voglio che sia più a suo agio possibile questa notte. Mi ritrovo anche a ripiegare i suoi vestiti sul comodino, che probabilmente indosserà domani per scuola. Fortunatamente ha tutto quello che le serve qui da me visto che anche questa mattina era pronta per andarci.
Poi il cambio di programma. Mi lecco le labbra nuovamente ed è eccitante pensare che le ho provocato il secondo orgasmo della sua vita sul lettino di una Spa. Senza contare che è stato un beneficio anche per me..
La porterò lì più spesso. Si lo farò.
Corro in cucina per prendere una bottiglia d'acqua che velocemente poggio ai piedi del letto, do un'ultima occhiata in giro per controllare che tutto sia apposto e prima che me ne accorga lei è già di ritorno dentro la mia tuta. Le sta grande ma è la cosa più dolce del mondo e sono spinto a sorridere.
"Ti ho preparato il letto."- ammicco avvicinandomi a lei e circondandole la vita con le braccia.
"Grazie."- sta sorridendo, è una buona cosa. Lei circonda il mio busto con le sue braccia e si spinge in su sulle punte dei piedi per baciarmi.
Ha le labbra morbide e fresche e ha il sapore di menta. Le mie mani salgono sulle sue guance e approfondisco il bacio chiedendole con la lingua il permesso di accedere alla sua bocca. Sorrido nel bacio quando me lo permette e sento lei fare lo stesso. Prende l'iniziativa stupendomi con la sua audacia e sussulto quando mi spinge verso il letto facendomi cadere seduto, lei tra le mie gambe in piedi. La situazione di questa mattina alla Spa si è capovolta e ora sono io a guardare quanto bella sia dal basso.
Ci guardiamo forse per un tempo infinito prima che riconnetta le nostre labbra. Gioca con i miei capelli mentre io gioco con la sua lingua. E' idilliaco. Le mie mani sui suoi fianchi.
So per certo che la cosa degenererà e non è la serata giusta. E' troppo pensierosa e persa adesso. Devo fermarmi. Per questo, prendendola per i fianchi la lascio cadere distesa sul mio corpo sul letto preoccupandomi di farla rotolare sulla parte vuota del materasso.
"Sei stanca, domani c'è scuola."- la guardo ora io dall'alto mentre la sua testa e i capelli scombinati giacciono sul cuscino. Mi sorride dolcemente accarezzandomi una guancia mentre le lascio un ultimo bacio in fronte prima di alzarmi e coprirla con le coperte.
"Dove vai?"- mi chiede quando sto per raggiungere la porta.
"Sul divano."- sta zitta per qualche secondo, ovviamente vorrei dormire con lei ma penso che stia più comoda sola senza il mio corpo di mezzo.
"No, vieni qui. Non voglio stare sola."
"Sicura?"- annuisce. — "Conrad dice che russo a volte."- l'avviso togliendomi i jeans e afferrando una tuta dalla valigia.
"Correrò il rischio."- ridacchia.
Non ci penso due volte ad infilarmi sotto le coperte con lei. La testa sulla mia spalla e le mani sul mio petto mentre l'abbraccio stringendola a me. Non penso che dormirò mai bene quanto stanotte. La guardo mentre si sistema aggrovigliando le gambe alle mie e adoro tutto questo, cazzo.
"Come stai?"- le domando poi.
"Bene, penso."- sussurra. —" Non lo so onestamente. Sembra che non sappia come reagire, è strano, non sono né felice né triste per quello che sta succedendo. Forse sono solo arrabbiata con papà per non avermelo detto."- annuisco.
"Supererai anche questa."- la conforto baciandolo una guancia mentre lei si accoccola sul mio collo.- "Domani vuoi fare qualcosa?"
"Ho i corsi di pomeriggio domani."
"Oh."- con il giuda di Zayn. —"Dopo? Stacco da lavoro e andiamo da qualche parte?"- perché ho tutto questo bisogno di stare attaccato a lei come una piovra? Non voglio lasciarla neanche per un secondo.
"Va bene. Dove mi porti?"
"Sorpresa?"- non ne ho idea ma qualcosa mi inventerò. La stringo ancora più forte a me fin quando non diventiamo un intruglio con le coperte. — "Ti amo."- le sussurro sulla bocca prima di baciarla.
"Anche io."- sussurra in risposta. —"Grazie di tutto."
"Qualsiasi cosa per te."
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Scusate il ritardo ma oggi mi sono addormentata sul divano e ho cominciato a scrivere tardi. Perdono. Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto. Ho delle belle idee per i prossimi capitoli, non vedo l'ora che sia domenica o molto più probabilmente lunedì prossimo per farvi leggere il capitolo 74. Un bacio alla prossima<3
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