70. Parlando al passato

La litigata con Harry mi ha messo proprio di cattivo umore. Sono passata dall’essere triste e inconsolabile della scorsa notte ad essere furiosamente arrabbiata con lui questa mattina. Onestamente tutto oggi mi da fastidio, anche i cani che passeggiano guinzagliati al padrone o i bambini piagnucolosi che cercano sempre qualche stupida leccornia ai genitori.

Fastidiosi.

Oggi è tutto fastidioso. E’ tutto schifosamente rivoltante. Pesto i piedi a terra mentre torno a casa e per poco ho paura che il marciapiede si frantumi sotto la mia ira. Perché poi tutto questo? Sarà il ciclo imminente oppure solo uno stupido e viziato figlio di papà che non mi ha dato la possibilità di spiegare cosa era successo, o meglio, cosa NON era successo con Zayn.

Mentre varco la porta della mia stanza gettando la borsa in un angolo con poca importanza penso a come la mia opinione su Harry sia tornata proprio come era all’inizio. Quella prima impressione che mi aveva dato mi è tornata in mente questa mattina e da lì è iniziata la rabbia. Non è proprio cambiato.

E’ così frustrante.

Ma cosa ho sbagliato? Adesso più che mai ho bisogno di ricapitolare tutto, riflettere e rielaborare tutto quello che è successo e fare un passo indietro per capire.

La reazione che ha avuto l’altra sera per assolutamente nessun motivo è stata ridicola e mi ha solo fatta stare male. Mi ha fatto capire che neanche lui in fondo si fida di me. E ora credo sempre di più che la decisione di lasciarci sia stata giusta.

Ma questo non cambia il fatto che mi manca e continuerà a mancarmi l’Harry che mi trattava come una principessa.

Ho bisogno di tempo.

Almeno posso dire di potermi distrarre aiutando Zayn con gli studi. Non credevo che lo avrei davvero visto a scuola questa mattina e in un angolo del mio cervello sono felice di questo. Non so ancora come comportarmi con lui. So solo che non riesco ad odiarlo per quello che ha fatto nonostante tutto.

Scuoto la testa per liberarmi di tutti gli stupidi pensieri e decido di mettermi subito all’opera per completare l’assegno per il corso di domani. Mi circondo dei libri che ho preso in prestito questa mattina prima di scuola dalla biblioteca in casa Styles e inizio a buttare giù il mio tema cercando di scrivere nel modo più originale possibile seguendo i miei appunti.

Di tanto in tanto lancio un’occhiata all’orologio, papà non è ancora tornato. E’ strano. Sono quasi le quattro del pomeriggio di solito non fa così tardi.

Accantono il pensiero dal momento che credo sia impegnato in qualcosa di importante e mi impegno piuttosto a finire i miei compiti che mi tengono impegnata per le seguenti due ore. Alle sei, troppo stanca per fare altro esco senza fare meno di pensare quanto sia sola oggi. Rannicchiata nella mia giacca busso alla porta bianca degli Styles appena davanti la casa della servitù ed è Conrad come al solito vestito con la sua elegante divisa da lavoro ad aprirmi.

“Talìta.”

“Ciao, Gemma è qui?”- mi manca quella piccoletta.

“E’ nella sua stanza insieme ad Anne.”- annuisco avviandomi verso le scale sapendo che Anne e il signor Styles non hanno problemi se faccio come fosse casa mia. –“Aspetta!”

“Perché?”

“Volevo sapere cosa succede ad Harry?”- ci risiamo. Mi avvicino per evitare che la mia voce rimbombi per tutta la sala e che il resto della servitù senta le mie parole.

“Cosa vuoi sapere di preciso?”- so per certo che Harry gli avrà detto che non stiamo più insieme.

“Per esempio se sapevi perché si è trasferito al piano di sopra. Non mi ha detto nulla. Ieri sera quando sono tornato la sua valigia non era più nel mio salotto e questa mattina è sceso da lì.”- apro impercettibilmente la bocca non riuscendo a dare una risposta. Perché davvero non lo so. Ultimamente non so più niente su di lui.

“Non ne ho idea Conrad mi dispiace.”- scrollo le spalle mentre lui annuisce.

“Quindi è vero che l’hai lasciato.”- il tono di un padre ferito. Perché adesso mi sta facendo sentire così in colpa?

“E’ complicato. Io..”- cosa posso mai dire? E’ vero, l’ho lasciato io.

“Non devi darmi spiegazioni.”- un sorriso appena accennato gli solca le guance scure e io ricambio forse un po’ in imbarazzo. Abbassando lo sguardo riprendo la mia strava verso il piano di sopra facendo echeggiare le suole di cuoio delle mie ballerine sui pavimenti lucidi.

***

“Mi passi quell’elastico per favore?”- Gemma seduta davanti al suo specchio allunga la mano per afferrare l’elastico rosa passandomelo. In questi mesi ho imparato a conoscere questa bambina. Silenziosa bambina. Le piace quando le faccio le trecce ai capelli e stranamente adora i miei sandwich al tonno, poi ama i fiori e i miei capelli. Mi viene da ridere quando ogni volta tenta di intrecciare i miei per ricambiare il favore ma è ancora un po’ maldestra nel farlo e la maggior parte delle volte crea dei nodi che riesco a sbrogliare solo con una forte dose di balsamo. Ma glielo lascio fare perché è divertente.

Perché suo fratello non può stare zitto come lei qualche volta?

Ruoto gli occhi al cielo al pensiero e mentre siamo entrambe sedute sulla bianca veranda fuori guardo come il sole comincia a calare illuminando di arancione le siepi e i fiori che incorniciano il vialetto. Chissà se papà è tornato. Nel momento esatto in cui questo pensiero solca la mia mente vedo l’auto di Conrad guidata da papà entrare dal cancello. Sin da fuori si vede il sedile posteriore stracolmo di valige e anche sul tettuccio dell’auto, in un mix di corde e ganci, sono tenuti un paio di piccoli mobili.

Subito dopo entra l’auto di Harry. Anch’essa stracolma di roba e persone. Ma che sta succedendo? Aggrotto le sopracciglia e prendendo Gemma per mano scendiamo dalla veranda per raggiungere ciò che trovo strano.

“Papà che cosa succede?”

“Ruben! Ricordati di svuotare anche la mia auto, tutto al secondo piano.”- urla Harry scendendo dalla sua lucidissima auto. Le altre tre portiere si aprono e io posso benissimo riconoscere una donna, la madre di Louis. E’ lei con in braccio un bimbo appena nato. Scende anche la ragazza, sua figlia più grande, anch’essa con una bambina appena nata in braccio e dal terzo sportello sbucano tutti insieme  due gemelle più grandi dei primi e una ragazza più piccola della prima. In fine Louis con un borsone in mano.

Come hanno fatto ad entrare tutti lì dentro? E perché adesso sono qui?

Papà come un facchino entra ed esce dalla casa della servitù trasportando e posando valigie e mobili  dentro. E’ stanco e ho una gran voglia di aiutarlo ma probabilmente sarei solo d’intralcio.

“Dagli una mano!”- rimprovero Harry poco più lontano dalla sua auto che a braccia conserte guarda la scena con un ghigno sul viso. Ha la faccia da schiaffi. Non so per cosa sia tutto questo ma lo diverte da morire vedere mio padre stanco e stravolto.

Un trasloco. E scommetto che è stato papà a mettere tutte quelle cose nelle auto prima di portarle qui.

“Perché non gli dai tu una mano?”- sghignazza a sua volta e la mia rabbia ribolle. Dopo aver detto a Gemma di tornare sotto la veranda inizio ad aiutare mio padre insieme alle nuove arrivate. Valigia dopo valigia e scale dopo scale siamo tutti stanchi. Tra un viaggio e un altro, da macchina a secondo piano e da secondo piano a macchina ho capito che Louis e la sua famiglia si trasferiranno qui per un po’ e probabilmente Jay aiuterà Ines in cucina.

“Questo dove lo metto?”- chiedo rigirandomi una scatola zeppa di giochi tra le mani.

“Ci penso io.”- risponde Louis togliendomela dalle mani e scomparendo dentro una stanza del loro nuovo appartamento di pochi metri quadri. Ma come faranno a dormire tutti qui dentro?

Abbiamo quasi finito e Harry non ha mosso un muscolo per aiutare. La cosa mi irrita. Sembra tornato lo stronzo che era. Quello che mi ha chiamata  indiana da strapazzo molti mesi fa. Con quel ghigno sulla bocca sta sdraiato sul divano della sala comune guardando la tv con un pacco di biscotti sulla pancia.

Sono stanca anche io, esausta e se solo penso che amavo un soggetto del genere mi si accappona la pelle. Serro le labbra in una linea diritta guardandolo e ho paura di iniziare a piangere da un momento all’altro, che fine ha fatto il mio Harry? Perché sembra così cambiato? Non riesco a credere che sia solo perché mi ha vista parlare con Zayn. E’ inconcepibile.

Per fortuna, o forse no, un urlo di dolore proviene da fuori la porta e immediatamente mi precipito avendo riconosciuto papà.

“Papà.”- lo trovo inginocchiato accanto all’auto con uno scatolone, probabilmente caduto dalla sua presa, ai suoi piedi.

“La schiena.”- la schiena. Si è sforzato troppo, avrei dovuto immaginarlo.

“Vieni, ti porto dentro.”- fortunatamente Louis viene a darmi una mano a trascinarlo su per le scale e a metterlo a letto. Ha bisogno di riposo. La schiena è sempre stata il suo punto debole.

“Sicura di non aver bisogno di aiuto? Mi sento in colpa.”- Louis è dispiaciuto ma non ne vedo il motivo. Una sola persona dovrebbe essere dispiaciuta.

“Non è colpa tua. Si è solo stancato troppo, domani sarà come nuovo.”

“Ringrazialo da parte mia, ci ha dato una grande mano oggi.”- inevitabilmente non posso non essere orgogliosa di mio padre.

“Certo.”- prima che Louis possa chiudersi la porta alle spalle, richiamo la sua attenzione. –“Hey.”- sono indecisa se chiederglielo o no. Alla fine decido per il si. – “Cosa succede ad Harry?”

Sospira guardando lo stipite della porta allungando un angolo della sua bocca forse in disappunto.

“Onestamente? Non lo so.”- annuisco, delusa della risposta. –“Perché lo hai lasciato?”

“Perché non so gestire una relazione, perché non mi fido di lui, perché ho paura.”- troppe cose che messe insieme mi hanno fatta scoppiare.

“Paura di cosa?”

“Non lo so.”- mi si rompe la voce. –“Forse paura  di essere felice? Non riesco a capirmi.”- sono troppo confusa. Ho passato troppo tempo a preoccuparmi, ad avere paura di chi mi circondava, di rivivere le brutte esperienze che ho vissuto che adesso, quando va tutto bene per una volta, ho paura di stare bene.

Prima che possa accorgermene sto già crollando di nuovo e ancora una volta le lacrime salate mi solcano le guance.

“Poi si comporta così e io-“- singhiozzo. –“Adesso non so neanche se quello che provavo per lui c’è ancora. Io volevo una pausa, ma lui l’ha resa definitiva.”

“Mi dispiace.”- sussurra il ragazzo dagli occhi blu abbracciandomi.

“Scusa.”- decido di ricomporre me stessa liberandomi del peso che ho nel petto e reagire perché attualmente lui non merita le mie lacrime.

“Non c’è problema. Se hai bisogno di parlare abito sopra di te.”- scherza adesso facendomi sorridere un po’ mentre asciugo le guance con le maniche della mia felpa.

“Grazie, lo terrò a mente.”

HARRY’S POV

Ben gli sta. Avevo dimenticato quanto fossi bravo con i ricatti. Quello stronzo non vuole dire a sua figlia che si scopa la segretaria di mio padre, e non vuole a tal punto da farsi costringere a fare quello che voglio. Un uomo patetico. Mi viene da ridere se penso che era la causa dei miei problemi quando stavo con Tal. Ora sono io il suo problema e ne trarrò beneficio per un po’.

Finiti i miei biscotti spengo la televisione della sala comune e quando osservo il mio cellulare è già mezzanotte. Probabilmente tutti avranno già cenato, anzi sicuramente, probabilmente qualcuno mi avrà avvertito che la cena era pronta ma non l’ho sentito. Probabilmente Conrad è rientrato e mi avrà fatto qualche fottuta domanda sul perché mi sia trasferito al piano di sopra senza dire nulla, ma non gli ho dato peso, troppo impegnato a guardare un film e subito dopo qualche commedia divertente.

Mi sento un po’ frastornato, come se avessi dormito ma non l’ho fatto e forse i pixel dello schermo mi hanno dato alla testa. Quanto tempo ho passato sdraiato sul divano? Ore. Sono intorpidito e le ossa delle mie gambe scricchiolano quando le piego. Stendo i muscoli alzandomi  e togliendomi la giacca di pelle che indosso da questa mattina.

Tutto è silenzioso e buio. Stanno tutti dormendo.

Sbuffando inizio a salire le due rampe di scale perché ovviamente domani si ricomincia con la solita routine, scuola, lavoro, casa e mi sento stanco anche se fondamentalmente non ho fatto un cazzo.

Mi fermo sul pianerottolo del primo piano quando noto che la porta di Tal è aperta e lei ne sta uscendo con un sacco di fottuta spazzatura tra le mani. Perché è sveglia a quest’ora? E’ tardi.

Si ferma sui suoi passi vedendomi ma poi mi ignora riprendendo a fare quello che stava facendo. Mi urta il cazzo questo suo comportamento.

Ansioso di farglielo notare pesto un lembo della sua gonna alias fottuta tenda e per lo strattone si scuce in due punti. Questo la fa fermare e voltare verso di me per qualche secondo. Il mio sguardo brucia sul suo.

“Lasciami andare.”- sussurra iniziando a tirare la stoffa da sotto la mia scarpa ma senza risultati a parte lei che s’incazza di più.

“Qualcuno è arrabbiato qui.”- ridacchio guardando quanto sia ridicola. L’immagine di Lei e Zayn insieme nella mia testa.

 

La sua espressione cambia da arrabbiata a furiosa? Mi fa solo più ridere.

“Cosa vuoi fare? Tirarmi uno schiaffo?”- non dice una parola, solo mi guarda per pochi secondi poi tira giù la sua gonna lasciandola cadere in terra. I suoi slip neri in bella vista e le gambe snelle. Mi giro da un lato all’altro per controllare che nessuno la stesse guardando.

Senza cambiare espressione tira giù anche la zip della sua felpa mostrando un semplice top bianco senza maniche. Si lega in vita la felpa per coprirsi come meglio viene mentre la sua gonna giace ancora sotto la mia scarpa. Non posso credere che lo abbia fatto.

Infuriata afferra il sacco di spazzatura e scende le scale scomparendo alla mia visuale. Incazzato come non mai afferro la gonna da terra e la inseguo giù senza curarmi da che cazzo di rumore faccio. Lei così in giro non ci va anche se a quest’ora sono svegli solo i fottuti gufi.

Riesco a raggiungerla una volta fuori sul vialetto e mi stupisco di quanta audacia abbia esternato nel fare una cosa del genere. Il vento fa ondeggiare i suoi capelli. E praticamente nuda, cristo!

“Fermati, cazzo!”- urlo raggiungendola e fermandola per un gomito ma lei prontamente mi colpisce con il sacco di spazzatura.

“Non mi toccare!”

Istintivamente faccio un passo indietro facendomi mollare la presa su di lei, come se in qualche modo mi avesse fatto paura. Che cazzo di carattere è questo? Da dove è uscito adesso?

“Non mi toccare.”- sussurra più piano ringhiando.

“Tal.”

“Non chiamarmi Tal. Odio essere chiamata così da te.”- aggrotto le sopracciglia. Fanculo.

“Mestruata del cazzo.”- sussurro tra me e me. Chi è questa stronza davanti a me? Dov’è la dolce Tal che amavo?

Furiosa come non l’ho  mai vista mi colpisce di nuovo con il sacco della spazzatura e questa cosa sta diventato fottutamente irritante. Il sacco cade in terra suo vialetto poi e lo lascia lì per poi strapparmi di mano la gonna che ancora tenevo.

“Questa.”- si volta fermando il suo percorso verso casa di nuovo. – “Era di mia madre. Spero che tu sia felice di averla rotta.”- sussurra poi guardando  malinconicamente la gonna sporca e scucita tra le sue mani.

Serro la mascella e mi rendo conto che le cose sono fottutamente degenerate. Rasentiamo il ridicolo.

“Io non so cosa diavolo ti sia successo, non lo so davvero. E sai cosa? Non voglio saperlo. Non è più affar mio.”- mi fissa negli occhi intensamente. –“Fa quello che vuoi, vai ad ubriacarti, in qualche schifoso strip club, drogati.. ma lascia in pace mio padre.”- conclude. Si chiude la porta della casa della servitù alle spalle.

E’ possibile sentirsi una così fottuta merda?

Rivoglio i vecchi tempi, dove stavamo insieme, dove le facevo degli stupidi regali e lei s’incazzava fottutamente tanto con me per averglieli fatti, dove non litigavamo, dove andava tutto bene e dove ci amavamo tanto.

Come è successo tutto questo? Sto tornando indietro. Cristo, i ricatti, gli scherzi aspri, le battutine, le fottute birre giornaliere. E’ solo colpa di Zayn, è lui che ha iniziato tutto questo.

No, è colpa tua.

 

Ignoro la vocina dentro la mia testa  e scivolo dentro la mia auto. Sgommo sull’asfalto per raggiungere Giuda traditore. Voglio delle cazzo di risposte. Voglio di nuovo Tal.

Le strade sono sgombre e ciò rende più veloce la corsa, in un batter d’occhio sono davanti al palazzo di Zayn. Lo conosco fin troppo bene. Secondo piano, appartamento 4B, non posso suonare il campanello sua nonna dormirà a quest’ora. C’è una chiave di riserva sotto lo zerbino e senza pensarci due volte la prendo ed entro. Silenzio e buio anche qui. Per poco non inciampo ma conosco troppo bene questa casa e non corro il rischio.

La stanza di Zayn è in fondo vicino al bagno. Spalanco la porta a illumino la stanza. Immediatamente si sveglia e strizza gli occhi accecati dalla luce.

“Che cosa-“

“Dobbiamo parlare”

“Harry?”- mi mette a fuoco con la voce ancora assonnata.

“Devi lasciarci in pace.”

“Ma di che parli?”- brontola mettendosi a sedere.

“Di me e Tal.”

“Non c’è più un te e Tal. E se ti fa stare meglio non c’è neanche un me e Tal, Harry.”

“Che intenzioni hai? So che stai tramando qualcosa, volevi farci litigare? Ci sei riuscito.”- sussurro per evitare di svegliare la signora nell’altra stanza.

“Non volevo farvi litigare, non sto tramando un cazzo. Mi sta solo aiutando, cazzo mi sta aiutando anche dopo quello che le ho fatto, sai cosa significa?”- chiede frustrato attorcigliando le dita tra i capelli. Significa che Tal è sempre Tal. La mia Tal. – “Vuole solo aiutarmi. Lei non prova nulla per me.”- e la domanda è: e tu?

Mi appoggio al muro e vi sbatto la testa.

Ho combinato un casino. Lei non ha fatto nulla e sono fottutamente saltato a conclusioni affrettate. E’ tutto troppo incasinato. Cristo, non mi sono fidato di lei. Voglio tornare a casa e dormire sognando soluzioni.

“Zayn, lei è mia.”- suona più come un avvertimento.

“Lo so.”

___________________

Non mi dilungo molto perchè sono stanchissima. Ma vi ringrazio tanto per i quasi mille voti al capitolo precedente! Un bacio a domenica<3

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top