69. Delusioni e sorprese

“Quindi è per questo che lo hai fatto?”

“Si.”

Mi prendo dei secondi per rielaborare tutto. E’ stata una giornata stancante e di certo non mi aspettavo di avere una conversazione con Zayn. Onestamente pensavo che non avrei mai avuto più nulla a che fare con lui eppure adesso mi sta riaccompagnando a casa dopo avermi offerto una cioccolata calda e raccontato perché è caduto nella tentazione di avere nelle mani dei soldi sporchi tra le mani.

Apparentemente, da quel che mi ha detto, lo ha fatto per pagarsi i corsi di mediazione.

“Non sarebbero bastati comunque quei soldi ma pensavo che avrei potuto pagare almeno qualche lezione e poi per le altre avrei trovato un modo.”- ammette con le braccia conserte mentre di fianco a me cammina verso il sontuoso cancello illuminato che si scorge in lontananza sulla strada poco trafficata.

“Non riesco a capirti.”- confesso scuotendo la testa e guardando il marciapiede di fronte a me. –“ Neanche io avevo il denaro per i corsi ma non sono andata a rapire nessuno.” – rispondo stizzita.

“Mi dispiace.”

“Ti dispiace.”- la mia voce esce più ironica e scazzata di quanto pensassi. Se solo ripenso a quella notte.

“Ascolta, non ti chiedo di perdonarmi, volevo solo spiegarti perché l’ho fatto.”- provo tanta compassione per lui.

“Ma cosa ti è passato per il cervello? Far rapire me e hai messo in pericolo anche Gemma. Un bordello, Zayn!”- forse è rabbia repressa.

“Lo so, è stata una cazzata, ma non sapevo quello che volevano farti fare.”

“E questo dovrebbe consolarmi?”- chiedo in una domanda retorica. Ricordo quel completino ricoperto di paillette tra le mie mani e mi viene la pelle d’oca. Se ripenso alle ragazze che ballavano su quei cubi.

“No.” La voce sottile, da chi forse si rende conto dello sbaglio commesso.

Diventiamo improvvisamente silenziosi, l’aria è fredda qui fuori e mi raggomitolo nella mia giacca a vento. Si sentono i clacson delle auto sulla strada principale in lontananza dietro di noi mentre l’entrata della proprietà Styles diventa più imponente man mano che facciamo un passo avanti. All’improvviso sento il bisogno di cambiare discorso ma non ci riesco fino in fondo.

“Come hai fatto a pagarti i corsi comunque?”- sembra quasi sorpreso che gli abbia rivolto nuovamente la parola.

“Ho mollato la scuola e mi sono messo a spartire volantini di fast-food porta a porta.”- scrolla le spalle come se fosse una cosa normale e ingenua.

“Non vai più a scuola?”- il mio tono accusatorio da chi non concepisce una cosa del genere.

“A che serve? La mia media è uno schifo, rischio la bocciatura. Quei corsi mi basteranno per trovare lavoro da qualche parte.”- cerco di capire quali emozioni traspaiono dalla sua voce e quello che sento è celata rassegnazione. Dubito che senza una preparazione scolastica possa trovare qualcosa di decente e poi quei corsi non hanno nessuna certificazione riconosciuta. Dovrei dirglielo?

“E’ una stupidaggine. Senti sono sicura che sei ancora in tempo per recuperare. Mancano pochi mesi al diploma, non ha senso mollare proprio adesso.”- strana l’ironia della cosa, sto cercando di aiutare il tizio che mi ha fatta rapire. Mi darei uno schiaffo per quanto mi sento stupida.

“Non lo so, Talìta.”

“Posso aiutarti se vuoi.” – e il mio livello di stupidità raggiunge il colmo. In che cosa mi sto cacciando?

Il suo viso è interdetto, ci siamo fermati davanti all’entrata del vialetto di casa, ora è di fronte a me e mi fissa con uno sguardo indecifrabile.

“Perché fai questo?”- mi chiede poi.

“Non lo so.”

“Non me lo merito, questo lo sai benissimo.”- la lingua tagliente, sembra più arrabbiato con se stesso, nonostante stia parlando con me.

“Certo che lo so.”

“E allora perché vuoi aiutarmi?”- sembra esasperato.

“Perché non riesco ad odiare nessuno, stranamente neanche te dopo quello che mi hai fatto e mi sento una fottuta idiota per questo.”- sbotto adesso io arrabbiata con me stessa.

Comincia  a ridacchiare sotto i baffi e per un secondo penso che mi stia prendendo in giro, il che mi porta ad aggrottare le sopracciglia.

Fottuta idiota, hai passato molto tempo con Harry.”- la cosa mi diverte ma allo stesso tempo mi rende anche triste. Si, ho passato molto tempo con Harry, a tal punto da parlare come lui. Mi manca.

“Già.”- abbasso lo sguardo sulle mie ballerine abbracciandomi il petto.

“Sei a casa, quindi forse è meglio che torni anche io a casa mia.”- mi abbraccia senza preavviso e dopo qualche secondo di indecisione ricambio. – “Grazie.”- sussurra poi prima di allontanarsi da me con un sorriso che gli disegna il viso.

“Verrai a scuola domani?”- chiedo per conoscere la risposta alla mia proposta di aiuto.

“Si.”- poi sparisce lungo il marciapiede e io sospirando mi avvio fino alla casa della servitù dove una famiglia surrogata mi aspetta per cenare. Non mi ero quasi accorta fosse già così tardi.

Ripensando a quale stupido guaio mi sono andata a cacciare, per poco non mi viene voglia di ridere convulsivamente solo per non piangere.

Harry aveva ragione, sono troppo buona certe volte e ingenua.

 

Provo a pensare positivo e vedere come andrà a finire. Sono stata io a volere la bicicletta adesso mi tocca pedalare.

Appena metto piede dentro la cucina al piano terra mi stupisco di non vedere la tavola ben imbandita e pronta per la cena, ma mi stupisco ancora di più del silenzio, non c’è nessuno.

“Dobbiamo parlare.”- una voce fredda e risoluta mi fa voltare di colpo e spaventata vedo la figura di Harry alle mie spalle proprio vicino alle scale. E’ arrabbiato, ha le narici dilatate e le braccia strette, strettissime al petto. Da quanto tempo non mi rivolgeva la parola?

“Dove sono tutti?”- chiedo intimorita.

“Papà ha invitato tutti a cena fuori.”- risponde pacato senza staccare lo sguardo dal mio. Non so che succede. – “Ci aspettano in un locale.”

“Harry, che succede?”- la rabbia arde come fuoco nei suoi occhi e non è mai un bene.

“Mi hai preso per il culo per tutto questo tempo?”- le parole sputate dietro i suoi denti stretti e il tono della voce eccessivamente alto. Nessuno può sentirci perché non c’è nessuno.

“Di che parli?”

“E’ per lui che mi hai lasciato?!”

“Chi?!”

“Smettila!”- sobbalzo sul mio posto quando scalcia bruscamente il cesto di vimini che Ines usa per il bucato. – “Da quanto tempo va avanti questa storia? E con quel figlio di puttana traditore poi!”- indica la porta e improvvisamente penso che stia parlando di Zayn. Ci ha visti? E cosa ha visto? Non abbiamo fatto nulla a parte parlare.

“Non c’è niente tra me e lui! E poi perché diavolo t’importa?! L’ultima volta che ho controllato non c’era nulla neanche tra me e te!”- valanghe di crude parole mi solcano la bocca incontrollate e il suo viso cambia espressione. Prima più calma e poi le sue labbra si modulano in una linea sottile.

“Avevi detto di amarmi e poi mi hai lasciato, mi hai detto che mi avresti lasciato una porta aperta e tre settimane dopo ti vedo con un altro.”- ridacchia. –“Sono un fottuto stronzo, un fottuto stronzo che aveva dato fiducia ad una fottuta stronza!”- mi fulmina con lo sguardo e una vena di delusione si delinea dentro la mia testa. Come può pensare tutto questo, significa che dopo tutto questo tempo non ha imparato a conoscermi.

“Si, si hai ragione, sei un fottuto stronzo.”- le lacrime minacciano di bagnare i miei zigomi ma le trattengo. –“E io sono una fottuta stronza per aver scelto di innamorarmi di uno come te.”

Lo scanso correndo al piano di sopra e sbattendomi la porta dell’appartamento alle spalle, un assordante fracasso proviene dal piano di sotto e so per certo che avrà rotto, calciato o rivoltato qualcosa mentre io l’unica cosa che ho la forza di fare è piangere e asciugarmi le guance con la manica della mia giacca.

Singhiozzo mentre accendo la luce della stanza vuota, come il mio cuore. Sapevo quando è iniziato tutta questa storia che sarebbe finita male. Harry è un disastro e ora anche tutto quello che lo circonda lo è compresa me. Stupida, stupida per essere cascata nel fosso della sua apparente dolcezza.

Lui è un fottuto idiota.

 

Come può pensare che abbia una relazione con Zayn? Come può pensare che lo stessi solo prendendo in giro quando è lui che per primo è andato a cercare la compagnia di Meredith dopo che ci siamo presi una pausa? L’ho visto questa mattina, lei come un cagnolino che scodinzola dietro il padrone.

Beh, almeno una cosa adesso è sicura. Non è più una pausa, è una cazzo di rottura e ora anche io sono rotta.

Il mio cellulare squilla mentre sono rannicchiata sul mio letto e quasi ho voglia di ignorarlo vedendo che è papà. Ma non posso.

“Pronto?”

“Tal, dove siete? Vi stiamo aspettando.”- ricompongo la mia voce frantumata dai singhiozzi per non fargli intendere nulla.

“Non vengo, sono stanca, preferisco stare a casa.”- rispondo come se nulla fosse anche se mi sarebbe piaciuto passare una serata fuori a cena con tutta la servitù e la famiglia Styles.

“Tal, cosa succede?”

“Niente, sono solo stanca.”-  un silenzio telefonico, si sentono delle risate in sottofondo e penso che almeno qualcuno è felice.

“Quando torno parliamo.”

“Va bene.”

Non posso nascondergli nulla, ovviamente. Ignoro tutto e staccando la chiamata mi immergo nuovamente nella mia autocommiserazione.

HARRY’S POV

Come può una persona a cui hai dato tutta la tua fiducia deluderti così tanto? Mi ha preso in giro. Se solo penso fottutamente a lei tra le braccia di lui mi sale un conato di vomito. Cristo le avevo detto di amarla, è l’unica al mondo a cui lo abbia mai detto. E’ l’unica con cui sia mai stato. Perché non mi ha lasciato subito invece di illudermi in questo fottuto modo?

Avevo anche accettato a darle spazio ma come potevo sapere che volesse solo che mi tenessi a distanza per poter vedere lui. Cristo.

E se mi stessi sbagliando? Ma se invece fosse davvero così?

Non capisco più nulla. Sono solo fottutamente deluso da tutto. Perché non può andare tutto bene per una cazzo di volta..

Reagisco alzandomi dal divano in fretta e furia desideroso di allontanarmi da tutto. L’appartamento di Conrad è diventato troppo piccolo e scomodo per me. Voglio la mia indipendenza.

Afferro la mia valigia nell’angolo del salotto, non ricordo neanche da quanto tempo è qui. Mesi ormai. La chiudo facendo scorrere la cerniera intorno e mi affretto ad aprire la porta. Percorro velocemente il corridoio e raggiungo le scale alla fine, direzione secondo piano. Ci sono due appartamenti vuoti lì su, che aspettano di essere abitati da qualche impiegato futuro addetto a soddisfare qualche vizio di papà ma che sicuramente non arriverà così presto.

Apro la porta di quello alla mia destra e immediatamente starnutisco per la polvere alta sui mobili, pochissimi mobili. Un cucinino e un tavolo e spero in un letto nell’altra stanza. Poi più nulla. Me la farò andare bene.

Lascio cadere la mia valigia nella stanza da letto, per fortuna c’è un letto con un lenzuolo sottilissimo impolverato. Mi farò andare bene anche questo.

Tolgo le scarpe che risuonano eccessivamente nella stanza vuota e poi apro una finestra dopo aver afferrato l’impolverato lenzuolo. Lo sbatacchio all’aria aperta per migliorare la situazione e sembro riuscirci. Stanco poi mi sdraio fissando una vecchia busta con inciso un indirizzo lontano ma familiare fino ad addormentarmi.

***

Quando metto piede nella fottuta scuola sono scazzato, arrabbiato e incazzato. Sinonimi rafforzativi per intendere il mio grado di furia. Sbatto con forza lo sportello del mio armadietto pronto per una cazzo di lezione di matematica. Sbatto anche i piedi sulle mattonelle del lungo corridoio arricciando il naso arrabbiato quando qualche coglione mi taglia la strada.

“Harry.”- cristo santo quanto sono arrabbiato. –“Vuoi fermarti? Che cazzo ti prende?”

“Cosa vuoi?!”- urlo girandomi lasciando che una noiosa Meredith mi sbatta addosso per la velocità dei movimenti.

“Mi accompagni al centro commerciale oggi?”- civettuola e sfacciata, la detesto.

“Lasciami in pace!”- sbotto riprendendo la mia strada verso la classe.

Devo trovare quel coglione di Liam, ho bisogno di una birra o due. Quando suona quella fottuta campanella sono felice di uscire da quelle quattro mura e felice di pensare che tra poco più di quattro mesi avrò in mano un cazzo di diploma alias inutile pezzo di carta burocratico. Poi andrò via.

Ho bisogno di una fottuta serata come i vecchi tempi, bere, bere e dimenticare.

“Mi hai intasato il cellulare di messaggi, si può sapere che cazzo è successo?”- sbuffa Liam raggiungendomi fuori dalla mia auto.

“Vuoi sapere cosa cazzo è successo? Guarda lì..”- rispondo amareggiato di vedere ancora una volta Tal in compagnia di Zayn che escono da scuola ridendo per qualche cazzata. Lei bella come sempre con i suoi orecchini penzolanti e lui traditore.

 

La bella e la bestia.

 

“Oh.”

“Oh.”

“Ne vuoi parlare?”

“No.”

“Vuoi che le parli io?”

“No.”

“Allora cosa vuoi?”

“Lei.”

La rabbia lascia spazio alla debolezza e nascondendomi dietro i miei occhiali da sole in inverno la mia voce si rompe mi lascio cadere sul sedile del passeggero della mia auto e per la prima volta lascio sedere qualcun altro al posto del guidatore sapendo che Liam sa dove portarmi per farmi stare meglio.

“Ubriacarti non servirà a farti stare meglio.”- saccente, fastidioso. Ruoto gli occhi al cielo e aspetto di trovarmi davanti ad un bar dove passare la fottuta giornata.

“Ma mi farà dimenticare per qualche ora.”

Per poco non sorrido pregustando il sapore di alcool che inebria la mia lingua e i miei sensi. Aprendo la porta della taverna mi aspetto di trovarla vuota in primo pomeriggio eppure una coppia fottutamente conosciuta compare nel mio campo visivo seduta ad un tavolo a pochi passi da me distraendomi dall’obbiettivo che avevo venendo qui.

Liam dietro di me mi chiede perché non mi muovo ma io sono più concentrato sull’uomo che ora mi ha visto e ha sgranato gli occhi. La donna vedendo l’espressione del suo interlocutore volta lo sguardo verso di me con la medesima espressione. Ruben e Doris.

La paura di essere stati beccati.

“Piccolo il mondo.” – gracchio serio mentre il padre di Tal mi osserva attentamente. E’ la prima volta che lo sento stare zitto. Che stronzo.

Forse adesso potrei divertirmi un po’.

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Questa volta sono puntuale. Prima di dirvi come al solito di votare, commentare e spargere la voce su Almost se volete vorrei ringraziarvi! Incredibile vedere che quasi in 3000 mi seguite. Almost sta raggiungendo velocemente le 2milioni e mezzo di visualizzazioni e ha 71.600 voti! Non potete immaginare quanto sia felice di questo. 

Prometto che nonostante tutti gli impegni di questi ultimi mesi prima della maturità aggiornerò ogni settimana il più puntualmente possibile. Grazie ancora :)

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