67. Bugie e verità

Regna  il silenzio più assoluto dentro l’auto, fa più rumore di qualsiasi tifoseria internazionale. La monotonia è spezzata solo da qualche tombino sulla strada che fa leggermente rimbalzare l’auto ogni tanto, per il resto nient’altro.

Lui non  parla, e io neanche. E’ come se ci sia imbarazzo e paura di dire qualcosa di sbagliato, soprattutto da parte mia. Mi sento un po’ stupida, molto stupida. Non credevo che mi sarei mai comportata in questo modo, mai. Gli ho praticamente fatto una scenata di gelosia nel parcheggio di un fast-food in mezzo ai passanti che hanno sicuramente guardato la scena di sottecchi senza intervenire ma sicuramente prendendomi per pazza.

Ho perso il controllo di me stessa, ho pianto e l’ho accusato di tradirmi con un’altra ragazza senza prima chiedergli civilmente cosa stava succedendo. Sapere che la madre di Louis ha le doglie in questo momento mi ha sconvolta, mi ha fatta sentire egoista. E’ per questo che adesso preferisco non proferire parola, ma anche senza parlare capisco che non mi sta portando a casa come aveva promesso di fare, bensì comincio ad avere un certo timore quando sfrecciando sull’asfalto noto agli angoli delle strade barboni o tizi evidentemente ubriachi che barcollano di qua e di là.

Dove stiamo andando? In che lurida sezione di Los Angeles siamo?

Non posso fare a meno di notare le nocche sbiancate delle sue mani che stringono con forza il volante, segno che probabilmente è arrabbiato. Sembrava arrabbiato anche prima quando mi ha praticamente urlato contro che la madre di Louis sta per partorire. Non penso di averlo mai sentito urlare a quel modo. Mi ha fatto un po’ paura ma non voglio darglielo a vedere. Peggiorerebbe le cose e di certo non voglio passare per la vittima di tutto questo. Posso sopravvivere se qualcuno mi urla contro.

Nonostante tutto, ciò non toglie che Harry ha comunque avuto uno strano comportamento ultimamente e sono ferma nella mia convinzione quando dico che voglio sapere perché.

L’auto si blocca improvvisamente sul ciglio della strada, il quartiere è poco illuminato, praticamente al buio e mi vengono i brividi a guardare fuori dal parabrezza provando una certa sicurezza nel trovarmi dentro l’auto con Harry.

Volto per la prima volta da quando siamo partiti lo sguardo direttamente sul suo viso ma lui non fa lo stesso anzi, guarda ovunque mentre si slaccia frettolosamente la cintura e infila le chiavi dell’auto in tasca uscendo dall’auto di corsa.

“Resta qui.”- sussurra impercettibilmente ma io riesco a sentirlo, annuisco anche se non mi sta guardando e lasciandomi qui da sola lo vedo correre dentro un malandato edificio.

E’ arrabbiato.

HARRY’S POV

Salgo le scale a tre a tre correndo e maledicendo l’assenza di un fottutissimo ascensore. Al terzo piano c’è trambusto, una signora parla con un’altra sul ciglio della porta e mi lanciano delle occhiate senza smettere di muovere le bocche. Dei bambini si rincorrono per il corridoio e mi chiedo come cazzo facciano a vivere in un luogo del genere. E’ una domanda che mi faccio ogni santa fottutissima volta che metto piede qui. La finirò mai di pormi domande stupide?

Affretto il passo lungo il corridoio più affollato del solito, la gente sparla e sono sicuro che parlano della donna che sta per partorire due gemelli, andando a quota sette fottuti figli.

Come previsto la porta dell’appartamento di Louis è aperta e ne esce frettolosamente lui con il cellulare in mano, probabilmente mi stava per richiamare. Lo vedo tirare un sospiro di sollievo vedendomi.

“Come sta?”- chiedo con il fiato corto mentre un agitato Louis mi spinge dentro casa chiudendosi la porta alle spalle visto che diverse signore di mezza età cominciavano ad essere curiose.

“Si è pisciata addosso Haz.”- sussurra a denti stretti mentre le due gemelle trafficano rumorosamente in cucina forse per rendersi utili. –“Penso che non sia un falso allarme questa volta.”

“Cosa posso fare?”- non ne ho davvero idea, quando è nata Gemma ero ancora piccolo e praticamente mamma aveva programmato tutto nel minimo dettaglio, quasi non mi sono neanche accorto che stesse per partorire.

“A meno che tu non sappia far nascere dei bambini, devi aiutarmi a portarla in ospedale.”

“Come facciamo siamo al terzo piano!”- la situazione ci sta sfuggendo di mano, c’è un casino infernale in questa casa e si sentono dei fottuti mugolii nell’altra stanza.

“Fatti venire un’idea!”- è nel panico e io non so cosa fare.

“Louis, dobbiamo muoverci, mamma ha le contrazioni sempre più frequenti.”- la sorella maggiore, non mi ricordo come si chiama, agitata come non mai fa capolino dalla porta concedendomi solo una distratta occhiata.

“Harry!”- quando Louis mi chiama con il mio nome è davvero grave.

“Va bene.”- mi guardo intorno quasi strappandomi i capelli per cercare una soluzione ma non ne troverò una di certo continuando ad osservare i quadri al muro. –“In qualche modo dobbiamo farla arrivare in macchina, non saprei cos’altro fare.”

Annuisce distrattamente quasi rassegnato all’evidenza, quale altra possibilità ci sarebbe. Con due falcate arriva dentro la stanza della madre e io lo seguo, la vista mi sconvolge. La Jay che ero abituato a vedere sempre sorridere è completamente diversa adesso, si contorce per il dolore e si tiene il bassoventre rigonfio. I suoi occhi sono strizzati e le sue labbro sono più fini del solito. Non riesce neanche a stare seduta o sdraiata sul letto e le due figlie grandi cercano di aiutarla il più possibile con pezze bagnate e ventagli.

“Louis.”- implora quella che conosco come Lottie.

“L’auto di Harry è qui sotto, mamma ce la fai a camminare?”- chiede piegandosi per arrivare all’altezza della madre dolorante e sudata nonostante fuori e anche qui dentro faccia un fottuto freddo. Cristo, che situazione di merda.

“Si.”- sussurra la donna che sembra essere sopravvissuta ad una forte contrazione. Tira due lunghi sospiri e gesticolando di farsi aiutare si alza in piedi.

Con la sorella grande da un lato e Louis dall’altro è sui suoi piedi. Vorrei rendermi utile in qualche modo, attualmente mi sento una fottuta statuina che guarda la scena senza fare altro.

“Prendi la borsa.”- mi intima Lottie indicandomi l’enorme borsone da palestra all’angolo della stanza. Faccio come mi dice mettendomelo in spalla prima di dirigermi verso la porta d’ingresso ed aprirla. Se penso che indosso i miei pantaloni eleganti perché avevo un appuntamento con  Tal e adesso sto per andare in ospedale per far partorire una donna mi viene da ridere.

Cristo, Tal. L’ho lasciata li fuori da sola.

Tra gli sguardi polemici e confabulatori degli inquilini del palazzo Jay aiutata dai suoi due figli inizia pian piano a scendere i primi scalini che portano al secondo piano. Lottie dopo sbrigative indicazioni della madre resta in casa per occuparsi delle gemelle e poi in macchina non ci saremmo comunque entrati tutti.

Il mio cuore batte fottutamente in fretta, da un lato perché una donna potrebbe partorire da un momento all’altro e se non ci sbrighiamo lo farà sui tappetini nuovi della mia auto, dall’altra perché ho lasciato Tal da sola dentro la macchina in un quartiere sudicio e fottutamente poco raccomandabile.

Sono davvero uno stronzo idiota.

Se le succedesse mi farei seriamente del male fisico per punirmi, per esempio potrei andare a raccontare tutto a suo padre e ci penserebbe lui ad uccidermi per bene. In quel caso non opporrei resistenza anche se lo odio infinitamente.

Per la mia salvezza e quella della mia salute psico-fisica il portone d’ingresso del palazzo si fa sempre più vicino e tiro un fottuto sospiro di sollievo  quando è nella mia visuale. Jay ce la sta mettendo tutta e l’ammiro davvero tanto. Ci siamo dovuti fermare un paio di volta lungo le rampe per delle contrazioni ma è comunque andata avanti. Io e il borsone facciamo strada fuori dal palazzo e praticamente corro per arrivare in auto ed aprire le portiere. La preoccupazione svanisce quando vedo Tal sana a salva sul sedile del passeggero mentre cambia ripetutamente canale alla radio.

“Harry.”- sussurra ma si zittisce subito nel momento esatto in cui apro la portiera dei sedili posteriori, forse l’ho spaventata. Getto dentro il bagagliaio la borsa e poco più lontano sul marciapiede vedo Louis con la madre e la sorella. Ci siamo quasi, tra poco saremo in ospedale e tutto andrà fottutamente bene.

“Entro prima io, così ti aiuto.”- dice Louis alla sorella mentre cercano di  infilare la madre in auto. Dal canto mio mi affretto al posto di guida e per poco mi soffermo a guardare Tal che non toglie lo sguardo dalle mani sul suo grembo, sul suo vestito rosso.

La nostra serata è cambiata, non è come avevamo pensato di passare la vigilia di Natale ma niente cambierà quello che provo per lei, e mi fa male pensare che lei credesse ci fosse un’altra nella mia testa. E’ insicura, fottutamente insicura e questo non l’avevo previsto. Pensavo di essere io quello insicuro tra i due e invece..

Sospiro pesantemente ingranando la marcia quando lo sportello dietro viene chiuso e decido di muovermi per raggiungere la clinica più vicina.

A parte i mugolii continui della donna partoriente sui sedili posteriori e qualche frase di incoraggiamento dai suoi figli non si proferisce parola. Sono troppo concentrato a guidare cautamente e allo stesso tempo fottutamente veloce perché il  pericolo che la mia auto diventi una fottuta sala parto è fottutamente reale.

Mentalmente penso Tal parla, di qualcosa, qualunque cosa. So che stai pensando a qualcosa. Ma non penso che sarà lei ad aprire bocca per prima, forse dovrei essere io. Forse sono stato un po’ rude con lei e onestamente ho bisogno di parlarle per chiarire questa cazzo di situazione.

L’insegna bianca con una croce rossa luminosa comincia a vedersi da lontano e esulto mentalmente dandomi una pacca sulla spalla ogni volta che si fa un metro più vicina. Freno il veicolo davanti all’entrata del pronto soccorso e pochi minuti dopo dei paramedici in divisa sono già ad aiutare Jay che viene portata con una sedia a rotelle dentro la struttura. Ora sono più tranquillo, è in buone mani..

Ovviamente l’auto è vuota adesso ed è tornato il silenzio, dovrei cominciare a parlare adesso. Ma da cosa inizio? Se parlasse lei per prima sarebbe più facile.

TALITA’S POV

Questo silenzio è ridicolo ed imbarazzante. Forse anche innaturale tra di noi. Mi sento fuori posto. Appena quella donna con Louis e l’altra ragazza sono entrati dentro l’auto quasi non ci potevo credere, volevo voltarmi, volevo chiedere come andasse e se stesse bene nonostante tutto ma ero bloccata, bloccata dalla paura di sembrare invadente e poco opportuna.

Mi sentivo di troppo in auto, di troppo in generale. Ad Harry avrò dato solo altre preoccupazioni ed è ora che questo senso di colpa per qualcosa che non ho neanche fatto svanisca. Forse dovrei solo riposare un po’ e pregare che questo Natale finisca presto, fin’ora non ha portato nulla di buono, almeno a me.

“Senti..”- inizio impacciata. –“Io posso chiamare un taxi e farmi portare a casa se tu vuoi restare qui.”

“Ma che dici?”- aggrotta le sopracciglia finalmente guardandomi.

“Non è un problema, davvero, anzi, lo faccio subito.”- dico prendendo il cellulare dalla mia borsa.

“No.”- sbotta afferrando il mio cellulare dalle mani e gettandolo sul sedile posteriore in malo modo. Non so chi sia questo Harry adesso. – “Cazzo, scusa.”- continua poi rammaricato per il gesto violento e la sua espressione cambia drasticamente. –“Se è rotto te ne compro un altro, scusami.”- aggiunge sbattendo la testa sullo schienale del suo sedile. In fondo quel cellulare me lo ha comprato lui e io non ne ho poi così bisogno.

“Non fa niente.”- ho parlato ed è finita male, lui non parla e mi sento praticamente in gabbia. Non posso neanche tornare a casa, cosa vuole che faccia?

“Vogliamo parlarne?”- esordisce poco dopo finalmente.

“Aspetto solo questo.”

“Bene, allora parliamone.”

“Bene.”- rispondo contenta che stiamo avendo un dialogo. –“ Inizi tu?”

“Con cosa Tal? Io non so cosa dirti, pensavo davvero che andasse tutto bene. Vuoi dirmi cosa ti preoccupa?”- chiede stancamente e il suo tono continua a farmi dubitare, spero solo non si sia stancato di me.

“Mi preoccupa il fatto che non sei mai a casa, che scappi sempre per andare chissà dove e che non abbiamo una vera conversazione da giorni, permettimi di avere dei dubbi..”- svuoto la mia mente dai mille pensieri che finalmente si sono trasformati in parole.

“E tu hai dedotto che avessi un’altra?”

“Perché no? Sei un bel ragazzo, tutte ti girano intorno, e poi..”- no, meglio di no.

“E poi cosa?”

“Niente, lascia perdere.”- rispondo nervosamente imbarazzate mentre il mio sguardo si volta verso la strada.

“Dimmelo.”- scuoto la testa, non voglio parlare di questo con lui, non è il momento adatto. –“Se non mi dici quello che pensi non andiamo da nessuna parte.”- e io pur di non risentire quel tono deluso e stanco cedo.

“Il sesso.”

“Il sesso?”- perché c’è tanto bisogno di ripeterlo? E’ già imbarazzante per me parlarne. –“Perché il problema è il sesso? Non l’abbiamo neanche mai fatto!”- chiede giustamente e forse questi sono solo problemi che mi pongo io da donna vergine. Perché deve essere tutto così complicato.

“Appunto.”- non ho voglia di spiegargli il perché è un problema, spero che ci arrivi da solo, ti prego arrivaci da solo.

“Hai pensato che ti tradissi perché non facciamo sesso?”- annuisco vergognosamente. –“Tall..”- quasi nasconde una risata. –“Non sono così disperatamente bisognoso di sesso, esiste anche la masturbazione e tu lo sai, quella volta in quel bar ti ho fatto-“

“Va bene, basta! Questa discussione sta prendendo una piega sbagliata.”- la sua aria adesso divertita mi rallegra l’anima e mi fa stare più tranquilla. –“Ritorniamo ai punti fondamentali, ti prego.”-

“Okay, vuoi sapere cosa c’è? Ho un nuovo lavoro.”- sputa il rospo immediatamente.

“Perché non me lo hai detto? D-dove lavori ora?”- non capisco perché non me ne abbia parlato, sembra che lo faccia apposta nel farmi sviluppare stupidi filmini mentali su un suo possibile tradimento.

“Ricordi Sandra?”- annuisco, la donna che lavorava in quella panetteria infernale insieme a Harry. – “Avendo chiuso la panetteria era rimasta disoccupata e ha deciso di aprire un negozio di fiori con i pochi risparmi che aveva, le do una mano e vengo pagato.”- assimilo la sua risposta. –“ Ma non ho comunque un soldo perché quello che guadagno lo do a Louis, sono indietro con l’affitto di quel porcile e sua madre non può più lavorare in quelle condizioni. Per questo ti ho portata in quel merdoso fast-food questa sera, non potevo permettermi altro Tal.”

“Cosa ti frenava dal dirmi tutto questo? Cosa pensavi ti avrei detto sapendolo, mi hai fatta preoccupare e pensare male, per nulla. Che razza di relazione è la nostra se non mi parli di certe cose?”

“Me lo chiedo anche io, neanche tu mi hai parlato di quello che ti passava per la testa.”- risponde voltando il busto verso di me.

“Come potevo parlartene, non c’eri mai!”- sbotto arricciando le dita attorno a due lembi della mia gonna.

“Pensavo che fossi già abbastanza presa dai problemi con tuo padre, non volevo pesarti anche con i miei!”- risponde a tono facendomi sobbalzare ma resto tosta al mio posto. –“Come potevo sapere che pensassi ti tradissi? Hai idea di quanto sia deludente sapere che la tua ragazza non si fida di te?!”- e forse ha centrato il punto. No, non mi fido, non del tutto almeno. Tutto ciò ne è la prova no?

Cade il silenzio.

“Forse dovremmo staccare per un po’”- le parole escono fuori dalla mia bocca senza controllo eppure so che attualmente è la cosa più giusta da fare, per entrambi.

“Di che diavolo parli? Tall..”- si avvicina di più poggiando le mani sul mio sedile per potermi guardare nei miei occhi bassi. – “Non lo pensi davvero..”- la voce rotta e i miei occhi cominciano a diventare talmente lucidi che anche senza singhiozzi iniziano a grondare lacrime per la dura verità.

“E se ci facesse bene? Pensaci, sarebbe meglio per tutti, io non sarei un problema per te e potresti lavorare più tranquillamente e io non penserei cose che con dovrei pensare, staremo meglio.”

“Tu non sei un problema per me! Tutto il resto lo è!”

“Harry..”

“Non puoi fottutamente lasciarmi, non puoi.”

“Non voglio lasciarti, ma allo stesso tempo credo sia l’unica soluzione per risolvere questi problemi.”- parola dopo parola diventa sempre più difficile ma non posso cedere adesso. Io sono sicura che se stiamo per un po’ separati, tutto poi andrà meglio. Forse non eravamo ancora pronti per stare insieme.

“Se.. se, cristo, se hai bisogno di tempo, avrai tutto il tempo che vuoi, ma non chiudermi tutte le porte.”

“Non potrei mai chiuderti tutte le porte, io ti amo ancora.”- piango quelle parole perché sono assolutamente vere e quando sento le sue mani circondare il mio volto e le sue labbra toccare le mie continuo a confermare l’amore che provo per quest’uomo ma allo stesso tempo so che questo è un ultimo bacio.

“Ti amo anche io.” – respira contro di me, non voglio lasciarlo andare.

E per l’ultima volta in quella macchina quella sera cala il silenzio.

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Okay forse mi ucciderete ma se vi fidate di me ci saranno molti colpi di scena. Vi adoro e continuate a commentare, votare e divulgare questa storia! Inoltre vorrei che daste un'occhiata alla nuova storia che sto pubblicando Heart Team, l'ho scritta qualche anno fa e ho deciso di rivederla e ripubblicarla qui. Con Almost ci vediamo domenica prossima un bacio<3

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