64. Orgoglio
HARRY'S POV
Sono nervoso, fottutamente nervoso. Sono intrattabile e ho un diavolo per capello. Tutto dopo quello che è successo in giardino qualche ora fa. La reazione di Ruben è stata da vero stronzo. Quasi non ci credevo, pensavo fosse solo frutto della mia immaginazione quella porta sbattuta in faccia a Tal. Credo di aver anche sentito il suo cuore infrangersi nel momento esatto in cui suo padre ha chiuso la soglia alle sue spalle. E' come se avesse innalzato un muro tra lui e sua figlia e io ne sono il fottuto responsabile.
Tal cerca sempre di dimostrarsi forte come sempre e agisce come se non fosse successo nulla del genere ma questa volta anche se piccolo un cambiamento in lei c'è stato e io l'ho notato. L'ho osservata tutto il pomeriggio, ha studiato, tanto, forse troppo e credo di aver appreso un nuovo lato del suo carattere. Lei prova a non pensare a situazioni spiacevoli immergendosi anima e corpo nello studio. E' una brava studentessa, con ottimi voti, e questa mia constatazione mi porta a pensare che forse reprime brutti pensieri ogni giorno, sintomo che ciò che le accadde tempo fa con quel quasi stupro e anche la sera del pub e poi il bordello e ora suo padre per non parlare della morte di sua madre di cui non so nulla, tutto ciò lei non lo ha ancora superato anche se vuole dare a vedere questo.
Mi chiedo per quanto avrà il coraggio di sopportare prima di crollare del tutto.
Anche adesso guardandola penso che prima o poi arriverà ad un limite e a quel punto non so cosa succederà. E' ancora china sulla mia scrivania a scrivere chissà cosa sul suo diario, non ho davvero idea di cosa scriva li dentro. E io sono ancora qui, steso sul mio letto con le spalle poggiate sulla testiera del letto con un libro di fisica tra le gambe e il cellulare. Non potevo lasciarla fottutamente sola, quindi sono stato costretto a studiare anche io.
Guardando fuori dalla finestra noto che è quasi del tutto buio. Il cielo è spolverizzato di quel blu cobalto, spiragli di sole arancione e luce gialla. Manca poco e si vedranno distintamente le migliaia di costellazioni. Sembra una serata tranquilla, ma qui dentro la tranquillità è solo apparente.
"Tal."- la chiamo e lei risponde solo con un semplice mugolio solo per farmi sapere che mi ha sentito. –"Usciamo da qui, siamo chiusi in questa stanza da tutto il fottuto pomeriggio."- sembra quasi un lamento il mio.
"Devo finire di studiare."- mi viene naturale scuotere la testa sbuffando mentalmente. La cosa sta degenerando e mi rendo conto che devo prendere le redini della situazione all'istante.
Velocemente chiudo il libro tra le mani gettandolo in un punto a caso del letto per poi scendere da esso con un balzo. Cammino verso di lei quasi a rallentatore perché in un certo senso mi spaventa questa Tal silenziosa. Non è da lei tutto questo, potrebbe apparire normale ad un estraneo ma so per certo che questa non è la sua normalità.
"Andiamo di sotto."- la raggiungo toccandole una spalla e nel medesimo istante richiude il suo diario come se lì dentro nascondesse i suoi segreti più profondi. –"Hai studiato abbastanza per oggi."
"Harry, devo finire."- insiste ma davanti non ha nessun libro, solo quel maledetto diario.
"Basta."- quasi ringhio adesso e lei per la prima volta da ore mi rivolte uno sguardo interrogativo abbandonando la sua posizione statuaria. –"Cristo non riesco ad andare avanti così."- parlo a me stesso strizzando due ciocche dei miei capelli tra le mani.
"Di cosa parli?"
"E' evidente che ti stai tenendo tutto dentro, porca puttana, parlane con me!"- forse il mio fottuto approccio non è tra i più delicati ma questo è il modo in cui faccio le cose io.
"Non ho niente da dirti, cosa ti prende?"- recita proprio bene.
"Non ci credo che quello che è successo con tuo padre non ti ha toccata minimamente, sei strana e hai fottutamente studiato tutto ciò che c'era da studiare, non hai più un cazzo da studiare Tal!"- espongo la mia posizione, il suo sguardo è intenso e dai movimenti della sua mascella capisco che in qualche modo si sta trattenendo o dal dire qualcosa o dal piangere.
"Cosa dovrei fare? Piangermi addosso?"- sussurra poco dopo con un pizzico di amarezza nella voce.
"Non lo so, so solo che non voglio vederti così. Cristo, è tutta colpa mia."- sussurro rabbiosamente voltandomi verso la finestra per non farmi vedere in volto.
"Non è tua la colpa, è solo lui che è.. così."- gesticola per spiegarsi, la guardo dal riflesso del vetro mentre le mie mani sorreggono il peso delle mie spalle appoggiate al davanzale.
Serro la mascella fissando di tanto in tanto il mio riflesso sul vetro, a volte il suo e in alcuni momenti anche la fontana in giardino che inizia ad accendersi insieme agli annaffiatoi. Alzo lo sguardo verso la casa della servitù contornata dalle siepi che lo stesso Ruben cura e poi torno al mio riflesso per ricominciare il giro. Lei resta ferma nella sua posizione seduta sulla sedia della mia scrivania ma questa volta rivolta verso di me con lo sguardo basso e le mani incrociate sulle gambe. E' una situazione strana e fottutamente stressante. Mi sento come lo stronzo che ha separato una figlia da suo padre.
"Ti manca vero?"- dico poi.
"Tanto."- chiudo gli occhi non sapendo realmente cosa fare per farla stare meglio ma alla fine decido di ricompormi e tornare da lei.
"Scendiamo giù. Guardiamo un film, mangiamo qualcosa, tutto quello che vuoi."- propongo sperando di distrarla e di far comparire almeno un piccolo sorriso su quella bocca che non sorride da un po'. Ed in effetti un piccolo ghigno solca un lato delle sue labbra tranquillizzandomi leggermente. Quando annuisce ne sono sollevato e in questi casi, notando ogni suo fottuto dettaglio, non posso fare a meno di ricordare a me stesso quanto la amo.
Afferro la sua mano con un mezzo sorriso per farla alzare e nel momento in cui raggiunge quasi la mia altezza istintivamente le do un bacio in bocca approfondendolo un tantino. La sento ridacchiare contro le mia labbra quando le afferro amorevolmente tra i miei denti e sentirla sorridere è già un'altra gioia al cuore. Purtroppo staccandomi la conduco fuori dalla mia stanza per il corridoio, dove le sue ballerine risuonano sul pavimento, fino al salone di sotto giù per le scale.
La casa è fottutamente silenziosa e ricordo vagamente papà parlare di una cena di lavoro, Gemma sarà ovviamente con loro a fare la bella figura con i soci che io non saprei fare vista la mia boccaccia. I miei due pseudo genitori per una cazzo di volta hanno scelto il momento giusto per non stare tra le palle. Tal si siede sul divano sospirando un po'. Cazzo, sembra stanca anche se fondamentalmente non ha fatto molto stando seduta per tutto il giorno.
"Cosa vuoi vedere?"- chiedo, sento che in questo momento l'accontenterei in tutto. Se anche mi chiedesse di regalarle un fottuto elefante domestico in perfetto stile indiano lo farei. Ma dubito che mi chieda una cazzata del genere. Ruoto gli occhi al cielo solo per la mia fottuta immaginazione.
"Non ne ho idea, qualcosa di divertente?"- chiede e non posso essere più d'accordo con lei. Basta con questa fottuta depressione repentina, questa merda è troppa anche per me. Inizio a cambiare canale in continuazione sbuffando quando ogni volta mi si presenta un film horror oppure un fottuto telegiornale con telecronache di fottuti drammi. Alla fine in accordo optiamo per una commedia divertente. Una cazzo di storia d'amore, famiglie imbarazzanti con allegati episodi scompiscianti. Se non la fa ridere questo non so cosa lo farebbe.
Passano alcuni minuti prima che lei si metta completamente comoda sul divano, le sue scarpe finiscono sul tappeto sotto al divano, le sue gambe coperte da una mia tuta si piegano sul suo petto e la sua guancia è dolcemente appoggiata alla mia spalla quando la mia mano è perfettamente incastrata alla sua. Una fottuta serata pacifica.
Tra un bacio e un altro e qualche sorriso scalda cuore di tanto in tanto passa metà film e cazzo se sono felice di vedere i suoi occhi illuminati da un pizzico di serenità che non guasta mai.
"Tu pensi che mi parlerà prima o poi?"- esordisce poi continuando a tenere gli occhi sullo schermo della TV.
"Certo che ti parlerà prima o poi."- deve farlo, oppure gli spacco la faccia. Penso mentalmente.
"Non capisco perché si comporta così. Sembra un cavolo di bambino."- sono d'accordo con lei, ma il motivo è semplice. Gli sto sulle palle.
"Io non gli piaccio."- rispondo come se fosse ovvio.
"Non è un motivo per non parlarmi. Non ti conosce neanche."- sussurra mettendosi diritta per guardarmi in faccia.
"E' solo uno stronzo."- penso ad alta voce, non dovevo dirlo. –"Scusa.. cioè, chiunque sbatta la porta in faccia a sua figlia è uno stronzo."- tento di generalizzare ma forse la cosa non sta funzionando, non riesco a decifrare la sua espressione.
"Si, è solo uno stronzo."- acconsente poi amaramente. Altre volte mi ha urlato contro di non dire certe cose di suo padre, adesso è pure d'accordo. Le nostre famiglie sono dei fottuti disastri.
L'abbraccio stretta perché so per certo che non le piace pensare certe cose, soprattutto di suo padre ma questo è proprio il caso di dire che è stronzo, cazzo.
Che colpa ne ha lei se stranamente prova qualcosa per un fottuto bastardo disastrato come me? E che colpa ne ho io se ho fottutamente bisogno di lei?
Un film e un panino dopo la ritrovo esausta a dormire con la testa sulle mie gambe. Mi piace questa sensazione di protezione che provo nei suoi confronti. Le accarezzo i capelli per minuti interminabili e vorrei non terminassero mai ma so che non dormirà mai bene in una posizione del cazzo come questa. Mi costringo quindi a spegnere il televisore che trasmette stupide sitcom notturne e prendendola in braccio faccio la mia scalata su per le scale per riportarla in camera a dormire.
So per certo che i miei faranno tardi e se penso a Gemma penso anche che è fottutamente tardi e dovrebbe essere già a letto anche lei. Ma ai due vecchi poco importa no?
Adagio Tal sulle lenzuola momentaneamente gelate prima che lei le riscaldi col calore del suo corpo e le ricopro con la calda trapunta grigia. Resto a fissarla per qualche altro minuto, ormai è diventata un'abitudine da quando dorme qui con me. Un fottuto lato della mia testa vorrebbe che non parlasse più con suo padre solo per farla stare qui a dormire con me, non credo di poterne più fare a meno. Non potrei fare a meno dei suoi piedi gelati che s'incrociano ai miei la notte, né potrei fare a meno del suo russare, anche se non si può definire davvero russare, più che altro è un semplice sbuffo d'aria che fa di tanto in tanto. Adorabile.
L'altra metà di me, quella razionale, sa perfettamente che la cosa più giusta è chiarire questa situazione, perché so per certo che al momento lei non è felice come dovrebbe, e si merita di essere felice per una volta.
Un'ultima carezza, penso, prima di cambiarmi e raggiungerla sotto le coperte, ma dimentico quello che devo fare quando, sotto la luce fioca che penetra dalla finestra, brilla una lacrima sulla guancia della mia ragazza. Le solca la pelle per poi terminare la sua corsa tra le sue labbra, poi una seconda scende giù dall'altro occhio bagnando il cuscino che sorregge la sua testa.
Scuoto la testa non accettando tutto questo. E' una fottuta situazione del cazzo. Lei non merita tutto questo. Prima che me ne renda conto le ho già asciugato le lacrime con le dita e lasciato un bacio sulla bocca bagnata.
"Torno subito, amore mio."- sussurro dopo un'ultima carezza. Se qualcuno dei miei amici mi vedesse adesso mi prenderebbe per il culo a vita. Un Harry Styles così sdolcinato non si è mai visto. Ma se dirle parole dolci e farla stare bene è il prezzo da pagare per renderla felice, allora sarei contento di essere preso per il culo.
Stando attento a non svegliarla chiudo la porta della stanza ripercorrendo indietro i miei passi fino al salotto al piano di sotto. Lo attraverso per raggiungere la porta d'ingresso e stringendomi nella mia giacca percorro lo stretto vialetto del giardino per raggiungere la casa della servitù.
Fa freddo fuori e il mio alito crea nuvole di vapore quando respiro all'aria aperta. Conoscendoli, qui saranno ancora tutti svegli e sicuramente Rose e Ines staranno pulendo la cucina comune insieme prima di andare a dormire.
Aprendo la porta ancora non chiusa a chiave trovo la perfetta scena che mi ero immaginato, fottutamente prevedibili, quasi ruoto gli occhi al cielo ma il mio obbiettivo adesso è un altro.
"Harry?"
"Devo parlare con il giardiniere dei miei cazzo di stivali."- rispondo frettolosamente ad Ines prima di catapultarmi su per le scale. Nella mia corsa incontro Conrad intento a giocherellare con il suo cellulare mentre esce dal suo appartamento. Non do peso neanche a lui che, conoscendolo, mi starà scrutando attentamente.
Non aspetto altro, busso alla porta di Ruben insistentemente fino a quando non apre bruscamente. Il suo viso da confuso muta istantaneamente in furibondo, me lo aspettavo.
"Per quale motivo hai osato bussare alla mia cazzo di porta?"- ringhia contro di me ma non m'intimidisce.
"Sai il motivo."- rispondo a tono. Capisco che sta per chiudere la porta e con dei riflessi che non credevo di avere blocco la chiusura con un mio piede. –"Dobbiamo parlare porca puttana, e lo faremo adesso!"- stringo i denti tirando fuori abbastanza forza da riaprire la porta che in ogni modo cercava di chiudermi in faccia.
Mi precipito dentro l'appartamento prendendomi io la briga di chiudere la porta alle mie spalle adesso.
"Non voglio parlare con te!"-urla.
"Non è un fottuto problema mio cosa vuoi tu!"- rispondo mentre con lo sguardo percorro la cucina in disordine, questo fottuto stronzo non sa lavare un piatto senza sua figlia. – "Sono venuto a parlare di Tal e tu mi ascolterai!".
"Non c'è nulla di cui parlare, ha fatto la sua scelta, ha scelto te e per quanto mi riguarda con me ha chiuso."- è completamente andato di cervello.
"Cristo, ma ti senti? Ti comporti come se fossi un fottuto spasimante geloso! E' tua figlia! L'hai buttata fuori di casa!"- urlo io adesso indicando con una mano la direzione della villa, dove Tal sta ora dormendo. – "Sei fottutamente orgoglioso! Non vuoi ammettere che lei sta bene anche con un altro uomo a parte te, sei geloso."
"Non sono geloso! Farei i cazzo di salti di gioia se lei si trovasse bene con un uomo dopo quello che le è successo, sei tu il problema! Non mi piaci, hai una brutta influenza su di lei, è cambiata da quando ti ha conosciuto! Per non parlare del fatto che sei un fottuto alcolizzato, Dio solo sa quante volte ho trovato fottute bustine semi-vuote di cocaina in giardino o bottiglie di vodka completamente vuote! Che razza di padre vorrebbe che sua figlia frequentasse un soggetto del genere?!"- conclude rosso in viso tirando un calcio finale alla gamba del tavolo.
Due arance rotolano in terra dal loro cesto per via dell'urto e una tazza di caffè vibra schizzando il contenuto su una piccola porzione di tavolo adiacente. Le sue parole rimbombano nella stanza e mi colpiscono come fottute lame affilate al cuore. E' tutto vero quello che ha detto, è tutto fottutamente vero, ma non è più così.
"Non sono più quel ragazzo."- riprendo in un sussurro. –"Non faccio più uso di droghe, né mi scolo più intere bottiglie di vodka tornando a casa ubriaco fradicio. Ho chiuso con quella merda nell'esatto momento in cui mi sono innamorato di Tal."- confesso forse con un velo di orgoglio per me stesso.
"Innamorato, non dire cazzate."- mi beffeggia.
"Che tu ci creda o no è fottutamente così, e fidati quando ti dico che non m'importa di quello che pensi tu, quello che m'importa è che tu parli con lei. Ci sta fottutamente male! L'ho lasciata qualche minuto fa che dormiva e.. e piangeva. Cristo."- ringhio in frustrazione.
Seguono alcuni secondi di completo silenzio, il suo viso è nascosto alla mia visuale perché mi da le spalle. Per un attimo penso che si sia pure addormentato in piedi come un fottuto gufo ma rimangio un tale pensiero quando si volta per parlare di nuovo.
"Sta davvero così male?"
"No, salta di gioia.. certo che sta male! Ti ha fottutamente urlato che ti voleva bene e tu le hai risposto chiudendoti la porta alle spalle. Hai idea di quello che hai fatto?"- non penso che abbia riflettuto su questo.
"Merda."- impreca e forse è la volta buona che capisce. Demotivato, si accascia su una sedia di legno duro tenendosi la fronte. – "Le parlerò, domani le parlerò."- ed è tutto quello che volevo sentire. Con un sorriso spontaneo agogno mentalmente il momento in cui vedrò finalmente il mio fiorellino sorridere con allegria.
"Grazie."
"Non mi piaci comunque, le cose non cambieranno."
"Non mi aspettavo il contrario."- scrollo le spalle.
"Voglio bene a Tal con tutta l'anima, ma per te provo solo fottuto odio."- non è un po' esagerato?
"Va bene, l'importante è che lei sia felice."- dico per cambiare discorso. C'è qualcosa nel modo in cui ha detto di odiarmi che m'inquieta. Penso che dovrò dormire con un occhio aperto d'ora in poi.
"Senti diavolo con la permanente, farò tutto il possibile per far aprire gli occhi a mia figlia su di te, tu non sei l'angioletto che le vuoi far credere di essere, non si tagliano mai i ponti con il passato e so per certo che in fondo tu non sei cambiato per niente."- sussurra rabbiosamente quasi raggiungendomi. I suoi occhi mi terrorizzano e se potessi affonderei la testa nella sabbia come un cazzo di struzzo. Per la prima volta nella mia vita mi sento sottomesso ad uno stronzo.
Deglutisco e per poco non balbetto la mia risposta.
"I-io non ho la permanente."
"Sparisci o ti stacco le palle."- conclude il padre apprensivo, troppo. Senza comunque replicare lascio l'appartamento il più velocemente possibile.
Le palle mi servono.
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Ho dovuto ripubblicare questo capitolo perchè wattpad me lo aveva cancellato e non so perchè. Scusate.
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