60. Un po' di pace?
HARRY’S POV
Non ricordo più da quanto tempo non mi sdraiavo su questo letto e neanche da quanto non tiro un sospiro di sollievo trovandomi a casa. Non mi è mancato dormire qui, non mi è mancato per niente. Anche se ho dormito sul divano di Conrad per tutto questo tempo, scomodo e piccolo, non mi è mancato questo lettone enorme. Ho acquistato una certa autonomia in queste settimane e mi sta bene così. Non cerco più soldi, né carte di credito da papà. Non li sperpero più come facevo prima, non li uso per far bella figura con qualche ragazza facile da una botta e via per una notte sola con alcol o stupide camicie costose per apparire attraente ai loro occhi per trarne qualcosa di sessualmente piacevole.
Ora so che non serviva a nulla tutto quello, quelle ragazze erano attratte dai miei soldi e io dal loro corpo. Nessuna di loro mi ha mai sentito dopo una notte e lo stesso io, anzi scappavo letteralmente da loro la mattina seguente e a loro stava bene così e anche a me. Se ci penso ora, se penso ora a com’ero fino a qualche mese fa mi faccio ribrezzo da solo. Ero superficiale e avevo tutto e potevo avere tutto con solo uno schiocco di dita.
Ma alla fine di tutto quello non mi è rimasto niente.
Mi guardo intorno nella mia vecchia stanza silenziosa. Guardo il computer da mille dollari sulla scrivania, guardo lo stereo sul mobile poco più lontano, guardo lo stesso letto lavorato accuratamente e fottutamente costoso come il lampadario di cristallo sulla mia testa e poi guardo quei fottuti modellini di automobili su un ripiano all’angolo, che stonano con tutto il lusso e con le tende di velluto. Quelle non valgono niente eppure non so neanche perché le ho ancora, non so perché ancora posseggo quelle robe che papà mi comprava quando ero piccolo. Eppure se dovessi scegliere una cosa che potrei portare via da questa stanza sarebbero proprio quelle macchinine.
Fino a qualche mese fa avrei scelto il computer insieme a tutti i cazzo di film porno che ho scaricato all’interno. Mi viene da ridere e sono costretto a tapparmi la bocca con la mano. Provo con tutto me stesso a non muovermi per non svegliare Tal addormentata sul mio petto dolcemente.
Lei vale più di tutto quello che c’è qui dentro cazzo.
Ora come ora voglio solo lei, fanculo suo padre, fanculo il mio e fanculo tutto il resto. Non si merita niente di quello che ha subito e anche se probabilmente lo negherà mi sento fottutamente in colpa per quello che le è successo. Trova anche la voglia di ridere dopo una tale situazione e anche ora che la vedo dormire lo fa dolcemente, tranquilla come se fosse una notte normale, una notte noiosa in cui non è stata rapita e portata in un bordello dal suo capo maniaco e drogato né una notte in cui ha saputo che suo padre non ha il coraggio di vederla perché ha scoperto che sta con un ragazzo che non accetta.
Cristo, è così forte.
Mi perdo spesso a guardarla ma è la prima volta che posso farlo senza che lei se ne accorga. Stiamo dormendo insieme, o meglio, lei sta dormendo, perché io non riesco fottutamente a chiudere occhio. Forse mi ero davvero abituato al divano di Conrad.
Un mugolio al mio fianco mi fa sussultare ma mi rilasso quando mi accorgo che ha solo sospirato e nel suo stato di incoscienza si è rigirata su se stessa per darmi le spalle e affondare la testa sul cuscino. Per un momento ho anche messo il broncio perché non volevo si spostasse da me ma lei non può vedere quanto sono contrariato per questo sorrido come un idiota mentre afferro un lembo della coperta per coprirla bene dopo essersi spostata. Mi avvicino io a lei adesso facendo aderire il mio petto alla sua schiena, le rimuovo i capelli dal collo facendoli cadere nello spazio tra di noi e non resisto a baciare la sua pelle più e più volte mentre la mia mano corre sul suo fianco. E’ così profumata che sembra un fiore, non a caso è il mio fiorellino, ridacchio al pensiero.
Mi decido a tirarmi un po’ su per avere l’opportunità di poggiare la testa sulla sua e abbracciarla meglio per dormire. Accavallo le gambe alle sue e in fine le lascio un bacio tra i capelli. Sembro letteralmente avvinghiato a lei come un fottuto koala su un albero di eucalipto ma è davvero comodo, potrei abituarmi a dormire con lei.
Il muro della stanza è fortemente illuminato di blu e questo mi fa capire che la luna è alta in cielo e probabilmente c’è bel tempo fuori finalmente. C’è anche tanto silenzio, quasi mi manca il continuo russare di Conrad, quasi. Che imbarazzo quando se n’è uscito con quella domanda se io e Tal fossimo già andati a letto insieme.
Quell’uomo ha più peli nel culo che sulla lingua.
L’ho guardata in quel momento ed era così rossa che ha dovuto voltare il viso dall’altra parte per non farsi vedere, da un lato è stato divertente.
Forse l’unico momento divertente di questa fottuta serata. Cristo, se ripenso a quello che ha fatto Zayn vorrei strappargli tutti quei cazzo di capelli, ha fatto tutto per dei fottuti soldi. Tal e Gemma sono stata rapite da Josh per colpa sua porca puttana. Non posso fare a meno di stringere i denti e serrare gli occhi ad un simile pensiero. Ed è strano che papà non abbia fatto domande al riguardo, la cosa è abbastanza grave e mi aspetto un suo discorsetto con pretesa di spiegazioni molto presto.
Devo anche ammettere, e mi costa ammetterlo, che se non ci fosse stato Liam non so come sarebbero andate le cose, probabilmente sarebbero andate a puttane. Ancora mi chiedo perché cazzo mi abbia aiutato ma forse la risposta è semplicemente tra le mie braccia. Comincio a pensare che quel fottuto bastardo farebbe qualsiasi cosa per Tal e inevitabilmente divento geloso, cazzo se sono geloso.
Lei è pure attraente e bella solo che non se ne accorge, né si accorge di quanto gli altri ragazzi la guardino, è fottutamente irritante questa cosa ma probabilmente da ora in poi potrò dire a quegli stronzi di tenere lo sguardo sulle palle perché lei sta con me. Si, ora non c’è più motivo di nasconderci, ormai la polpetta col padre è fatta, posso benissimo baciarla in pubblico senza problemi e dimostrarle quanto tengo a lei.
Non sono fottutamente un tipo da fiori e cioccolatini, e non sono neanche minimamente romantico a differenza sua. Ma voglio fare qualcosa per lei, perché lei ha sempre fatto tantissimo per me. E’ sempre stato così anche se non voleva lo ha fatto e non posso fare a meno di pensare che il cambiamento avvenuto nella mia vita sia solo merito suo. Chissà cosa sarebbe successo se papà non avesse assunto suo padre come giardiniere.
La mia vita stava prendendo una brutta piega e poi è arrivata lei, bellissima, con le sue cazzo di gonne orribili, ma sempre bellissima. L’ho pensato da subito solo che non volevo ammetterlo forse.
Mi sono perso tra i miei pensieri e quando me ne accorgo c’è già uno spiraglio di luce che attraversa la stanza e io non ho neanche chiuso occhio, o forse si? Non ne ho idea, so solo che ho pensato tanto. Quando volto lo sguardo sulla sveglia sul comodino alle mie spalle l’aggeggio segna già dei numeri lampeggianti di verde. Sono quasi le sei del mattino.
Come cazzo è possibile? Devo aver per forza dormito perché non ho per niente sonno in questo momento. Taglio la testa al toro e decido di alzarmi facendo attenzione a non svegliare Tal. Scivolo sul materasso fino a toccare terra con i piedi pronto al freddo del pavimento, ma ricordo che la maggior parte del pavimento della mia camera è coperto da un cazzo di tappeto fottutamente morbido.
Ridacchio leggermente prima di aprire la porta della stanza e richiuderla alle spalle quando mi trovo nel corridoio ancora per la maggior parte buio. Devo pisciare.
Non ho voluto usare il bagno in camera per non svegliarla quindi vado verso quello comune. Mi guardo allo specchio dopo aver liberato la vescica e schifo ciò che vedo, il mio viso sembra stanco ma io non mi sento stanco. Ho le occhiaie sotto gli occhi, eppure pensavo di aver dormito. Che notte strana. Forse sono stati i troppi stupidi pensieri. Forse dovrei semplicemente liberare la mente per un po’ e svagarmi. Devo farlo.
Quando abbasso lo sguardo allacciando i lacci dei miei pantaloni della tuta il mio sguardo cade sul bordo della vasca e spalanco gli occhi quando vedo un paio di slip da donna semplicemente neri e fottutamente piccoli.
“Queste non posso fottutamente essere di mia madre.”- penso ad alta voce ridacchiando quando le prendo. Le spiego con le mani guardandole e probabilmente sembrerei un fottuto maniaco ma la cosa mi fa ridere. Tal deve averle dimenticate l’altra sera. Decido di accartocciarle nuovamente su se stesse prima di infilarle nella tasca della mia tuta con un ghigno in faccia.
C’è un po’ più di luce nel corridoio quando esco dal bagno e completamente sveglio dopo quello che ho trovato scendo in salone per poi raggiungere la cucina. Ho fame. Non so neanche da quanto non mangio. E da quanto non mangia Tal? L’idea di fare per una volta il bravo ragazzo di cui lei può essere fiera mi passa per la testa quando apro il frigo per cercare qualcosa da cucinarle per colazione. Ma non l’ho mai fatto e non so cosa cazzo fare. Non so cucinare e probabilmente se solo provassi a scaldare un po’ latte manderei a fuoco l’intera cucina. Eppure non può essere così difficile.
Picchietto due dita sulla porta del frigorifero adocchiando un paio di uova. Andiamo, so fare del pane stupendo da quando lavoro in quella panetteria, due uova non possono uccidermi. Forse dovrei trovarmi un altro lavoro, non so neanche se quella panetteria aprirà ancora visto che il cazzo di proprietario è dietro le sbarre.
Comunque sia afferro le due uova con entrambe le mani e le fisso come se molto improbabilmente dai miei occhi uscissero raggi magici con il potere di cuocerle per bene e servirle direttamente in un piatto di porcellana.
“Vuoi una mano?”- salto indietro sbattendo la schiena contro il bancone della cucina quando la voce di papà risuona nel silenzio della stanza.
“Che cazzo ci fai qui?”- ringhio portando un uovo al petto per lo spavento suscitando solo il suo divertimento.
“Io ci vivo qui figliolo.”- figliolo un cazzo, vorrei dirgli. – “Come avete dormito? Se avete dormito.”- ma perché tutti pensano che io e Tal andiamo a letto insieme?
“Abbiamo dormito benissimo grazie.”- rispondo irritato da tanta sfacciataggine.
“Quindi non avete fatto niente?”
“Cristo papà è ancora vergine, non l’ho sfiorata neanche con un dito!”- in questi casi è meglio essere diretti. Sembra tirare un sospiro di sollievo e io comincio a chiedermi solo ora perché gli ho detto che Tal è vergine. Mi ucciderà se lo viene a sapere.
“Va bene, volevo solo fare conversazione.”- continua bevendo un sorso del suo latte seduto su uno sgabello del bancone. Gli lancio un’occhiata facendogli intendere che parlare della mia vita sessuale non è un buon modo per iniziare una conversazione. – “Sta ancora dormendo?”
“Si.”- rispondo poggiando le due uova sul tavolo e giocherellandoci. Questo è fottutamente imbarazzante.
“Visto che siamo soli ti va di spiegarmi cosa è successo ieri? Voglio sapere perché Gemma era con voi, perché hai preso a pugni quel ragazzo e perché dalla tua bocca è uscita la parola bordello.”- elenca calmo nella sua postazione. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, ma non pensavo alle sette del mattino, in cucina, con due uova in mano e un padre fottutamente e irritabilmente calmo.
“Se ti spiego tutto tu prometti di non farmi la morale, ho già abbastanza fottuti problemi senza che ti ci metti di mezzo tu.”- premetto consapevole per una volta di dover davvero dare delle spiegazioni. Lui annuisce e io comincio dall’inizio. Gli racconto tutto, del lavoro, di Zayn, Liam, di me e Tal, di quello che è successo in quel bordello, del perché Gemma era lì e del padre di Tal. Riassumo in un breve discorso tutto quello che è successo nelle settimane in cui non ho più vissuto in questa casa e stranamente mi sono anche trovato a mio agio quando gli ho parlato di quella sera in cui Tal ha detto di amarmi. Ero fiero di questo quando ne parlavo. Forse mi sembra solo strano che proprio lei, perfetta com’è ai miei occhi, provi qualcosa per me, disastro annunciato.
“Quindi quel tizio è in carcere ora?”
“Si, lo ha portato via la polizia, credo lo cercassero da tempo, non penso creerà problemi.”- dico quello che penso ancora spintonando le due fottute uova evitando di farle collassare a terra ogni volta che le spingevo durante il discorso.
“Ci metterò in mezzo uno dei miei avvocati, tanto per tenere sotto controllo la situazione.”- annuncia e io per una volta sono d’accordo con lui, sono più tranquillo così. – “Quindi hai un lavoro ora, hai la testa sulle spalle, vai bene a scuola e hai una relazione seria.”- annuisce guardando sghignazzando la sua tazza di latte ormai mezza vuota penso. – “Che cazzo ne hai fatto di mio figlio?”- dice poi serio aggrottando le sopracciglia. Ma a me fa solo ridere. Vorrei poter dirgli la stessa cosa perché è la prima volta che parliamo così, è la prima volta che mi ascolta e capisce quello che ho da dire, ed è la prima volta da davvero tanto tempo che mi piaciuta una conversazione con mio padre.
E’ anche la prima volta che non mi minaccia di prendermi a calci in culo. La cosa è alquanto strana.
“E comunque avevo un lavoro.”- rimarco per ricordarglielo.
“Vuoi un altro lavoro?”- domanda ancora serio mentre un sole sempre più luminoso entra in cucina dalle finestra.
“Ne troverò un altro.”
“Lavora con me.”- tenta per l’ennesima volta. Chiudo gli occhi prendo a guardare fuori dalla porta della cucina il grande salone che pian piano viene illuminato dal sole facendo brillare l’argenteria.
“Ne abbiamo già parlato in passato.”- serro la mascella.
“Perché no?”
“Perché non sono il tipo di persona adatta a fare quel lavoro. Non so gestire una fottuta azienda e mi viene un mal di testa del cazzo se solo vedo pile di documenti.”- spiego ancora per l’ennesima volta.
“Se solo tu-“
“Basta, non voglio parlarne.”- concludo il discorso. Sapevo che questo cuore a cuore non poteva durare a lungo. Mi sollevo dal mio sgabello nel momento esatto in cui un’appena svegliata Ines entra in cucina dalla porta sul retro indossando il suo solito grembiule fiorito. Nello stesso istante ricordo le sue misere uova nelle mie mani e della mia insana idea di cucinare la colazione a Tal. – “Ines, cucina un’abbondante colazione per Tal.”- ordino mettendole quelle cazzo di uova in mano prima di prendere la mia strada per uscire dalla cucina, ma mi fermo poco dopo per il senso di colpa. –“Per favore.”- concludo prima di correre di sopra per svegliare la bella addormentata.
Cammino velocemente lungo il corridoio notando mamma aprire la porta della sua stanza ancora assonnata, ma passo oltre come un fulmine per andare da Tal. Credo di aver sentito un buongiorno provenire dalla sua bocca ma non ci do peso apro direttamente la porta della mia stanza per vedere la mia ragazza ancora addormentata letteralmente stravaccata su tutto il letto. Le sue gambe vanno in due direzioni opposte, un braccio sulla pancia e l’altro sugli occhi mentre i suoi lunghi capelli incorniciano in parte il suo volto e un’altra parte sono completamente distesi sul materasso.
Mai visione mi fu più gradita.
Rido vedendo come il pigiama rosa di mia madre le sta largo e come sulla pancia si rialza lasciando intravedere il suo ombelico. Le coperte sono quasi del tutto cadute dal letto e mi chiedo come sia potuta cambiare da una posizione dolce per tutta la notte avvolta tra le mie braccia ad una contorsione simile in pochi minuti. Mi piace pensare che si sia agitata nel sonno perché sono andato via io.
“Tal.”- la chiamo sedendomi sul bordo del letto. La scruto da ogni angolazione. E’ così bello il modo in cui le sue ciglia sfiorano i suoi zigomi. – “Tal.”- continuo ma lei non si sveglia ancora. Un raggio di luce le colpisce il viso e lei si gira infastidita verso l’ombra raggomitolandosi su se stessa. E’ decisamente la cosa più carina che abbia mai visto. Sorrido come un abete prendendo in fretta il cellulare dai miei jeans appallottolati in un angolo e le faccio una foto, la prima che ho di lei.
Di sotto comincia a sentirsi già un dolce profumino allora penso sia arrivato il momento di svegliarla seriamente. Non aspetto altro e mi metto a cavalcioni su di lei anche se nella posizione in cui si trova è alquanto scomodo. Non esito quando incomincia a lasciare umidi baci sul suo collo poggiando le mani ai lati del suo corpo per tenermi. Comincia a mugolare leggermente ad ogni bacio e io sorrido sulla sua pelle. Continuo con più foga passando a baciare e leccare la sua guancia e un mugolio più sonoro fa vibrare la sua gola.
“E’ stato così bello questa notte.”- inizio. –“Io ero..”- continuo solamente baciandola. –“ E tu eri..”- la provoco ridacchiando e mordendomi il labbro respirando in un angolo della sua bocca. Si smuove leggermente e vedo già le sue sopracciglia aggrottarsi. E’ sveglia. – “La miglior scopata della mia vita.”- concludo in bellezza nel momento esatto con cui lei si tira in su spalancando gli occhi ma serrandoli un secondo dopo quando un accecante raggio solare le colpisce la vista.
Rido per quanto sembra buffa al momento. Il suo petto si alza e abbassa velocemente e quando si sveglia completamente mi nota finalmente seduto sulle sue cosce e dilata la bocca strabuzzando gli occhi facendo mente locale e ricordando cosa le ho appena detto.
“Harry..”- sussurra coprendosi la bocca con le mani. – “Cosa è successo ieri notte? I-io mi sono addormentata ne sono sicura, credo.”- balbetta.
“Oh fidati eri bella sveglia e come gridavi.”
“Cosa?!”- quasi urla facendomi davvero ridere.
“Oh si, pensa che eri talmente eccitata che mi hai lanciato tu stessa queste in faccia dopo essertele tolte davanti a me.”- la provoco ancora sventolandole in faccia i suoi slip dopo averli presi dalla mia tasca.
Il suo viso è indecifrabile, sembra adorabilmente confusa ma allo stesso tempo fottutamente spaventata. Vorrei continuare questa messa in scena ancora per un po’ ma è già tanto farle pensare di aver perso la sua verginità con me e lei neanche se lo ricorda. Dunque lancio via gli slip non so dove e mi avvicino dolcemente a lei per baciarle il naso mentre continua a tenere le mani chiuse sulla bocca cercando di ricordare.
“Stavo scherzando, amore mio.”- sussurro stringendola in un abbraccio. – “Non è successo niente, ti sei addormentata dopo una doccia calda e ti ho trovata raggomitolata come un feto sul mio letto pochi minuti fa.”- confesso per rassicurarla. Sento le sue spalle rilassarsi tra le mia braccia, sospirando sollevata.
“Sei uno stronzo.”- mormora nascondendo il viso sul mio petto mentre io ridacchio.
“Non si dicono queste brutte parole, cazzo.”- la rimprovero ma la faccio solo ridere dal momento che qui quello ad avere un linguaggio poco forbito sono io. – “Scendiamo, ti ho fatto preparare la colazione da Ines.”- l’avverto prendendole la mano per spingerla fuori dal lettone. In piedi raccoglie i capelli disordinati su una spalla e io l’aiuto a sistemare alcune ciocche fuori posto prima di chiudere la mani ai lati del suo viso per avvicinarla e baciarle la fronte.
Mi blocca quando le prendo la mano per uscire dalla stanza e fare colazione.
“Cosa c’è?”- domando ma la mia risposta arriva quando si tira sulle punte per arrivare a connettere la mia bocca con la sua. Chiude gli occhi e circonda il mio collo con le sue mani e io non posso fare a meno di circondare la sua vita con le mie per tirarla più vicina. –“Questo per cosa è?”- chiedo ancora respirando sulle sue labbra estasiato da questo bacio mattutino.
“Questo è perché ti amo.”- sussurra lei. Penso che la colazione può aspettare.
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E' quasi l'una di notte e ho appena aggiornato. Mi vergogno di me stessa scusate il ritardo ma oggi mi sono data allo shopping dopo tanto tempo xD. Questo è un capitolo un po' soft e direi che ci sta dopo tutto quello che è successo in quelli precedenti.
Vi avviso adesso perchè finalmente l'ho ricordato. Ancora continuate a chiedermi di aggiungervi al gruppo di Whatsup ma purtroppo ho riempito già due gruppi e non c'è più spazio per questo non sono riuscita ad aggiungere molte di voi. Ma come ho già detto ad alcune per messaggio privato presto vorrei crearne un terzo con chi non è stato aggiunto. Vi farò sapere alla fine dei capitoli quando :)
Vi ricordo di passare dalla mia traduzione di Stay! E passate una buona settimana, spero che il capitolo vi sia piaciuto, baci <3
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