48. Chiedere aiuto non è una debolezza

TALITA'S POV

Il mondo ha cominciato a correre in un modo troppo veloce dal momento in cui sono corsa fuori dalla mia stanza bussando senza ritegno alla porta di Conrad. Si era evidentemente alzato in quel momento, comprensibile, siamo nel cuore della notte. Il suo viso ha assunto uno sguardo indecifrabile, tra l'arrabbiato e il preoccupato suppongo. Ma non ne sono neanche sicura. Non riuscivo neanche a ragionare. E' corso dentro velocemente vestendosi senza prestare apparente attenzione a ciò che afferrava, pochi secondi dopo era già nella sua macchina che sgommava sul pietrisco della proprietà affrettandosi verso il posto in cui Harry mi aveva detto di essere.

Papà ovviamente si è accorto del mio panico. Ha sentito tutto quello che ho detto a Conrad e mentre io ero in una sorta di stato comatoso ferma al centro del corridoio della casa della servitù lui mi ha abbracciata. Niall nel sentire il trambusto fuori dalla stanza sua e di sua madre è uscito anche lui a controllare. La mia bocca parlava, parlava e non la smetteva più. Ho raccontato di Harry e di cosa fosse andato a fare in quel posto fino alla sua chiamata pochi minuti prima. Senza accorgermene e senza capire effettivamente il motivo, quando finalmente avevo finito di raccontare mi sono resa conto di star piangendo.

Mi trovavo in quello stato, non capivo più nulla, non volevo neanche immaginare come fosse conciato il mio amico da cui proveniva quella voce ovattata e debole al telefono. Prima di accorgermene eravamo nell'auto di Niall diretti in ospedale.

I miei occhi ancora lucidi vagavano fuori dal finestrino mentre i lampioni e i marciapiedi sgombri si susseguivano sotto il mio sguardo. Ricordo di essermi autoimposta di non pensare perché se avessi pensato non avrei resistito e avrei pianto di nuovo. La mia unica forma di nervosismo era battere il piede sul tappetino del veicolo sperando mentalmente di arrivare presto. Ignoro qualsiasi rumore come il parlare di papà e Niall in macchina che sono sicura stessero discutendo ancora su quanto fosse irresponsabile e stupido quel ragazzo a cui mi sono accorta di volere bene.

Una volta in ospedale le cose non sono di certo migliorate. Pochi minuti dopo il nostro arrivo, tre ambulanze di fila occupano l'entrata e riconosco i tre stupidi ragazzi mentre li portano in barella verso l'edificio. Ricordo di come il mio cuore è letteralmente affondato quando ho visto il viso di Harry malconcio e un respiro mi si è bloccato nel vedere le sue labbra macchiate di sangue sporcando anche parte del mento. Tutti e tre in stato di semi-incoscienza ho sentito dire da qualche infermiera o dottore.

"Dovrei chiamare i suoi genitori?"- la voce di Conrad spezza il silenzio all'interno della sala d'attesa mentre un'equipe medica fa degli accertamenti sui ragazzi.

"Ovviamente."- risponde mio padre. Non voglio pensare a come reagiranno i suoi genitori quando lo verranno a sapere. Continuo a battere il mio piede in terra nervosamente quando la mano di Niall spaventandomi blocca il movimento poggiandosi sul mio ginocchio.

"Calmati, hanno detto che non è grave."

"Non ci credo se non lo vedo."- sospiro appoggiando pesantemente le spalle allo schienale della sedia. Il ragazzo biondo al mio fianco sta per replicare, forse per cercare di consolarmi ma nello stesso istante la porta della stanza di fronte a noi si apre e ne esce l'infermiera che ricordo abbia visitato me qualche giorno fa. Sono sicura che Harry appena l'ha vista ha pensato a quando fosse brutta. Lo ripeteva sempre per farmi ridere quando ero io stesa in quel letto.

"Voi siete parenti dei ragazzacci lì dentro?"- chiede la donna con una cartellina in mano, il suo sguardo scorre tra i presenti che negano alla domanda, poi si ferma su di me. - "Mi ricordo di te. Tu e il tuo ragazzo siete abbonati a venire qui?"- cerca di ridere, ma riesce solo ad inquietarmi di più mentre i suoi denti gialli e la sua ironia spicciola fanno capolino nella stanza. - "Puoi entrare a vederlo."- dice in fine per poi essere fermata a parlare da Conrad.

Ignoro il fatto che lo abbia considerato il mio ragazzo visto che apparentemente è questo che mi ha permesso di entrare.

La stanza è abbastanza grande e tre letti sono disposti sulle tre pareti attorno. Zayn e Louis mi fanno un cenno stanco con la mano e cerco di ricambiare per quanto è possibile. Poi il mio sguardo si concentra sul ragazzo con la gamba destra ingessata e sospesa grazie ad un supporto sopra il materasso.

"Un casino eh."

"Si, ma almeno sei vivo."- non so come mi sia uscito, ma apparentemente potrebbe anche essere con un braccio amputato ma io sarei comunque felice sono del fatto che sarebbe semplicemente vivo. Mi sorride dalla sua posa annoiata sul letto. Ha un occhio nero, il labbro inferiore spaccato e piccole tracce di sangue raffermo vi sono ancora sopra, un livido sullo zigomo sinistro. Mi sono avvicinata per esaminarlo e me ne rendo conto solo quando mi sfiora il dorso della mano con l'indice della sua.

"Cos'hai?"- è strano e divertente che lo stia chiedendo lui a me.

"Non ho niente."

"Bugia."

Sbuffo portando il mio sguardo al soffitto in un tentativo di essere distaccata e far prevalere la mia risposta ma in realtà è solo un modo per non guardare il suo viso macchiato dalla lotta.

"Non sbuffare. Cos'hai?"- il suo tono autoritario mi fa stringere gli occhi stizzita.

"Ti ho detto che non ho niente."- sussurro irritata per non farmi sentire dagli altri due ragazzi intenti in una discussione di cui non m'importa.

Ignora la mia risposta e ruota gli occhi al cielo poggiando pesantemente la testa sul cuscino dietro la sua nuca. Mi spavento per un secondo quando il suo viso assume un'espressione dolorante che svanisce quasi subito. La sua voce è stanca e debole e più mi sforzo di guardarlo più non voglio farlo perché mi fa male vederlo in quello stato.

"Come stai?"- mi decido a chiedere.

"Come uno che è stato picchiato."- risponde senza alcun segno d'ironia nella voce. Non mi guarda più, sembra molto più interessato a fissare il battiscopa nel tentativo di non guardare la sua gamba ossuta ingessata. Mi sento fuori luogo, forse dovrei lasciarlo riposare. E' come se non mi volesse neanche più qui e sicuramente è colpa mia e del mio carattere scontroso di questa sera. Quando mi ha chiesto cosa avessi avrei dovuto rispondere.

Sono arrabbiata con lui, arrabbiata perché mi fa preoccupare, perché ho paura costantemente che possa succedergli qualcosa, come infatti è avvenuto questa sera.

"Probabilmente Conrad sta chiamando i tuoi genitori."- dico con un filo di voce indietreggiando verso la porta. Non batte ciglio, ma almeno mi guarda adesso. Gli occhi lucidi, le labbra increspate e la fronte aggrottata mentre le sue braccia sono incrociate al suo petto. Annuisco a me stessa senza un preciso motivo e dopo un saluto silenzioso a Louis e Zayn scompaio dalla visuale del ragazzo che mi ha complicato la vita più di quanto già non fosse.

HARRY'S POV

"Sei così stronzo."- ennesimo fottuto commento di un fottuto Louis. La mia pazienza è messa a dura prova in questo momento. Odio gli ospedali, odio le medicine, odio gli aghi e la puzza di naftalina qui dentro. Odio gli esami delle urine, odio quella brutta infermiera e odio il fottuto gesso alla mia gamba. Odio tutto e tutti. No, non tutti. L'unica persona che amo non riesce neanche a guardarmi in faccia e neanche io ho il coraggio di farlo.

Non potrei neanche volendo, in questo ricovero per malati è già tanto se c'è un letto e un bagno per pisciare.

Non riesco a trovare niente di positivo in questa notte assurda. Sono stato fottutamente picchiato da un grassone mangia ciambelle e sono sotto le cure di un'infermiera che non sa cosa sia un'estetista.

"Ti ho detto che sei stronzo."

"Cristo, sei più fastidioso di un pelo incastrato nel culo."- commento acidamente prima che mi ricordi che probabilmente tra poco i miei genitori sapranno tutta questa storia.

"Sei ridicolo."- continua Louis mentre il tutto avviene sotto gli occhi di Zayn sopraffatto dagli antidolorifici.

"Qual è il tuo cazzo di problema?"- ringhio. Queste lenzuola del cazzo puzzano di antisettico.

"Il tuo comportamento è un problema. Cazzo, come hai fatto a non vedere che quella ragazza aveva appena pianto?"

"Ma di chi parli?"- mi sento più inebetito di Zayn in questo momento.

"Del tuo fiorellino."- il tono derisorio. Se non fossi bloccato in questo letto gli avrei già infilato la testa in un orinale per incontinenti. - "Perché sei stato così freddo con lei?"

"Non sono cazzi tuoi."- non so dove voglia arrivare. Porca puttana, è ovvio che ho notato i suoi occhi lucidi. Come avrei potuto non vederli o accorgermi del mutamento da vispi occhi azzurri a tersi.

"Non sono scemo, Harry."- afferma pochi secondi dopo la mia cattiva risposta. Non riesco a guardare nessuno in faccia in questo momento. La mia attenzione è tutta sul muro fastidiosamente bianco di questa pseudo cella d'isolamento mascherata da pronto soccorso. - "Ho capito che ti piace."

"Non è vero."

Si che è vero.

"Puoi mentire a te stesso ma non a me."- dopo un lieve lamento di dolore si alza dal suo letto. Lo maledico mentalmente per avere entrambe le gambe in buone condizioni prima di accorgermi che si sta avvicinando lentamente e zoppicando alla mia branda. - "Perché l'hai trattata così quando era evidentemente preoccupata per te?"- ruoto gli occhi al cielo. Non voglio rispondere e serro la mascella per fargli capire che non intendo spiegarmi. - "Sei così cocciuto."- borbotta frustrato.

"Pensa alla tua fottuta costola rotta e lasciami in pace."- stanco poggio pesantemente la testa sul cuscino duro dietro la mia nuca socchiudendo gli occhi.

"Sei un continuo casino."

Conclude mentre io stringo i pugni ai fianchi del letto. Avrei molto da ridire su quest'ultima affermazione. Ho prove a sufficienza per arrivare alla conclusione che il solo casino umano qui dentro non sono io. Tutta questa merda è fondamentalmente colpa sua ma sono troppo stanco per rigettare la risposta che sta vagando per la mia testa.

I minuti si susseguono e ringrazio il fatidico Dio per non aver fatto parlare ulteriormente Louis che è tornato al suo ruolo da malato al suo posto. Non c'è conversazione, non c'è emozione, non ci sono neanche fottute mosche che ronzando almeno spezzerebbero questo silenzio tombale e fastidioso. La troppa luce mi infastidisce la vista e ho sonno. Ho un fottutissimo sonno.

Ovviamente mi ritrovo a pensare a lei. A come non riusciva a guardarmi in faccia, a come aveva paura di incontrare il mio sguardo. A come era sfuggita con la sua mano alla mia presa. Lo so, ha tentato di non darlo a vedere e di nasconderlo nonostante le avessi chiesto più volte di dirmi cosa la preoccupava, ma io mi accorgo di ogni cosa quando si tratta di lei. Credevo che mi sarebbe stata accanto ed è per questo che lei è stata la prima persona che ho chiamato. La prima persona che mi è passata per la fottutissima anticamera del cervello. L'unica che mi capisce.

Eppure le è bastato solo vedermi in questo stato per allontanarsi da me. Forse sbaglio, forse no. Forse ho sbagliato ad ignorarla a tal punto da farla andare via, forse dovrei capirla di più. Troppi forse. Tuttavia so per certo che lei è ancora qui, anche se fuori dalla porta.

Non voglio che mi veda così se questo significa farla stare male.

Stando in questo porcile di flebo e salviette imbevute mi sono reso conto che la casa della servitù ora sia il posto in cui voglio di più stare. Strana la vita. Gli analgesici stanno facendo effetto e sento già meno dolore alla gamba ma il bruciore alla guancia e allo stomaco non passano ancora. Mi sento come drogato, solo che questa volta è fottutamente legale, la morfina ha un effetto strabiliante sui miei nervi tesi e mi sento in pace con me stesso e con il mondo. So però che appena questa merda finirà di fare effetto ritornerò alla vita reale dove apparentemente non ho un soldo, un'istruzione e un futuro, per non parlare di quella ragazza indiana che di tanto in tanto vedo passeggiare davanti alla finestra della nostra stanza che va sul corridoio ospedaliero.

"Edward!"- cerco di aprire il più possibile gli occhi ma ho troppo sonno. La luce mi acceca e vedo solo una sagoma al mio capezzale. - "Cosa ti hanno fatto?"- la voce preoccupata, un brusio di sottofondo, una porta che si apre, non in questo ordine, ma nella mia testa non c'è ordine al momento. - "Non dovevo buttarti fuori di casa, mi dispiace."- è mamma. Quella donna che si preoccupa per me solo quando mi vede in un letto d'ospedale, oppiato e con un cazzo di camice che mi tiene scoperto il culo. La sua presenza mi è indifferente. - "Sono stata in pensiero e quando è arrivata la chiamata ci siamo precipitati."

La sua inutile voce è sempre più lontana e preferisco così. Preferisco dormire che sentire altre cazzate sui suoi finti sensi di colpa.

***

E' una strana sensazione quella che sta provando il mio corpo. E' su qualcosa di morbido e apparentemente su questo qualcosa riesco a stendere completamente le gambe. Mi basta per capire che non sono sul divano di Conrad. L'improvvisa rilassatezza dei muscoli, la schiena non più dolorante dopo una notte passata in quel vecchio sofà e soprattutto la sgradevole sensazione della pelle appiccicosa dei cuscini sotto la mia pelle. No, ora provo solo sollievo nel percepire il lenzuolo fresco e delicato.

Mi lascio alle spalle i pensieri su quale sia il tessuto delle federe che rende il cuscino così comodo e comincio a riprendere tutti i miei sensi. Comincio ad ascoltare ed un brusio di sottofondo accompagna il mio risveglio, odoro e sento una brutta puzza di narcotico che mi trapana le narici, riprendo sensibilità degli arti e mi accorgo che qualcosa non va alla mia gamba destra.

Decido di riprendere anche il senso della vista e quando apro in una fessura gli occhi vedo quell'ingessatura, quella brutta ingessatura e in un attimo gli avvenimenti della scorsa notte si fanno spazio nella mia mente già abbastanza confusa.

"Ti sei svegliato finalmente."

Non ho mai bisogno di vederla perché riconoscerei sempre la sua voce. Non ho mai bisogno di sentirla perché il suo profumo mi fa percepire la sua presenza e non ho bisogno di toccarla per assicurarmi che sia sempre al mio fianco. Ho solo bisogno di baciarla, ma è proprio questo unico bisogno che non posso soddisfare.

"Che ore sono?"- chiedo ancora svampito strofinandomi gli occhi. Avrei potuto chiederle come stava o se avesse dormito bene, ma dalla mia bocca escono solo fottute cazzate.

"Le tre del pomeriggio. Hai dormito molto."- resto stupito dalla sua risposta e finalmente mi concedo di guardarla in faccia. Non ho mai dormito così tanto, anche se qualche volta ci ho provato.

"E tu?"- mi metto a sedere ignorando i vari dolori disseminati sul mio corpo. - "Sei stata qui tutta la notte?"- non posso fare a meno di notare il libro tra le sue mani, Cime Tempestose, il mio libro.

"Sono tornata a casa dopo l'arrivo dei tuoi genitori. Sono andata a scuola questa mattina."- risponde chinando il suo sguardo sulle sua mani. Perché sembra così giù di morale?

"Sei la solita secchiona casa e scuola."- la derido provando a farla ridere e apparentemente riuscendoci, ma riconosco un sorriso amaro quando lo vedo.- "Tal, guardami."- le ordino.

"Ti sto guardando."

"No, guardami."- non lo fa, il suo sguardo sfugge dal mio ad intermittenza e mi chiedo se sono così malconcio da essere orribile alla sua vista. - "Perché ti comporti così?"

"Ti sto guardando, mi spieghi qual è il tuo problema? Anche ieri sera ti sei comportato così."- il suo tono più duro mi fa crucciare le sopracciglia. Ruota ancora gli occhi al cielo e anche questa volta non posso giudicare questo suo vizio come un vizio ma solo come un modo per non avere un contatto diretto con me. Prendo l'iniziativa.

"Guardami."- affermo più risoluto arrivando persino a bloccarle il viso tra le mie mani in modo da potermi specchiare nei suoi occhi e lei nei miei. Mi ci vuole tutto il mio autocontrollo per non cedere alla tentazione di collegarmi a lei tramite quelle labbra rosse e umide come petali di rosa bagnati dalla brina del mattino.

Troppo vicini e allo stesso tempo troppo diversi e problematici per lasciarci andare all'amore.

"Sei così stupido."- afferma respirando la mia stessa aria nella nostra bolla, tutto il mondo per me è fuori, c'è solo lei ora.

"Perché?"

"Perché ho sempre paura per te, mi metti in apprensione e ti odio per questo."- conclude sfuggendo alla mia presa.

"Probabilmente sei l'unica persona che si preoccupa così per me."- ridacchio.

"Tu sei cieco Harry."

"Che vuoi dire?"

"Che non vedi o non vuoi vedere davvero chi ti vuole bene."- potrei riflettere a lungo sulle sue parole che mi portano a poggiare nuovamente la schiena sul cuscino. Ma pensandoci un po' l'unico motivo per cui non vedo il bene è perché tutte le persone che dicono di volermi bene alla fine finiscono per deludermi.

Le mie speranze ora sono riposte in Tal. Se anche lei mi delude non ci sarà più motivo di volere bene a Harry Styles.

"Cambiamo discorso va bene?"- propongo cercando di essere il più delicato possibile. L'ultima cosa che voglio è allontanarla come ho fatto ieri notte. Lei annuisce probabilmente capendo a cosa potrebbe portarci un simile tema. - "Chi c'è lì fuori?"

"Tua madre, tuo padre, Gemma e Conrad."- elenca pensandoci.- "Stanno parlando col dottore."- m'informa inserendo un segnalibro tra alcune pagine del mio libro.

Conrad. Cristo che irritazione.

"Che ti prende ora? Sembri mestruato, seriamente."- deve aver notato la mia mimica facciale al suono del nome del maggiordomo. C'è qualcosa di cui non si accorge? Si, del fottuto fatto che la amo.

"Niente di che, solo che non mi piace questa cosa."

"Cosa?"

"Chiedere aiuto alla gente, lo odio."- spiego iniziando a giocherellare col risvolto del lenzuolo. - "Dovevo cavarmela da solo ieri sera, era un mio problema e una mia colpa."- continuo irritato da me stesso.

"Sei matto."

"Che significa che sono matto?"- il mio tono confuso e divertito contemporaneamente quando incrocia le gambe avvolte dalla tuta sulla sedia vicino al mio letto.

"Da quando ti conosco mi hai sempre chiesto aiuto per ogni cosa Harry."- mi fa notare. - "Questa volta hai anche chiesto l'aiuto di Conrad."

"Infatti, non riesco a fare nulla di buono da solo, sono un debole."- arrivo alla conclusione.

"Chiedere aiuto non è una debolezza."- mi rimprovera assumendo un'aria furente e io mi ritrovo con l'unica preoccupazione di togliere quel cipiglio arrabbiato dalla sua fronte mentre cerca di portare avanti le sue tesi. Nello stato emotivo in cui sono adesso probabilmente le darei sempre ragione comunque per ogni cosa.

"Sta uscendo fuori il tuo lato filosofico."- comincio in cadenza ironica. -"E' irritante."

"Tu, sei irritante!"- scherza colpendomi alla spalla con il dorso di Cime Tempestose. Gioisco del fatto che l'ho fatta ridere e rispondo mimando un'espressione dolorante per colpa del suo colpo. "Scusa, ti ho fatto male?"- chiede allarmata sfiorandomi il punto colpito e ancora una volta mi stupisco della sua dolcezza. E' sempre lì, a volte mascherata dalla cocciutaggine e dall'ostinazione, ma è sempre lì.

"Tu non sai neanche mangiare un hamburger con le mani come puoi pensare di farmi male?"- la canzono ricordando quella sua ridicola incapacità.

"Le due cose non sono comparabili, tonto."- ostinata. E' bella anche quando è ostinata.

"Si certo."

TALITA'S POV

E' stato strano. Era una situazione che non mi sarei mai aspettata di vedere benché sperassi di vederla. Speravo di vedere con i miei occhi una prova di ciò che Harry diceva in considerazione dei suoi genitori. Ma quello che ho visto ha solo provato ciò che già sapevo. Harry è amato dai suoi genitori, solo che i suoi genitori hanno dimenticato come si mostra il vero affetto.

Anne senza i suoi vestiti eleganti, senza le sue scarpe alte e firmate, senza i suoi orecchini di perle, i capelli ben sistemati e senza il suo trucco perfetto. Il padre Des, con dei semplici pantaloni e una t-shirt spiegazzata, i capelli privi del solito gel per sistemare le ciocche ribelli e la piccola Gemma addormentata sulla spalla della madre, troppo stanca per capire cosa stesse succedendo. Tutti aspetti e prove di chi ha ricevuto una brutta notizia durante la notte. Non vorrei essere nei loro panni eppure mi rendo conto che lo sono pure io.

Anche io non ho quasi dormito tutta la notte per ciò che è successo a quel ragazzo ma ero arrivata al punto in cui era meglio lasciare l'ospedale e distrarmi. Alle sette del mattino ho chiesto a papà di riportarmi a casa e una volta lì ho cominciato a preparare la borsa per la scuola. Lo studio per me è un'ottima distrazione da tutto.

Da tutto, compreso Harry e il suo cambiamento d'umore.

Nonostante tutto erano poche le motivazioni che mi portassero a stare lontana da lui e una volta svolto il programma scolastico sono tornata in ospedale per vedere come stava. Dormiva ancora quando sono entrata e Anne era al suo capezzale, lo fissava. Non lo vedeva da giorni e forse non vedeva da anni il suo viso tranquillo mentre dormiva. E' stato un pessimo tempismo il mio e mi rendo conto di aver disturbato un dolce momento per una madre preoccupata di vedere il figlio malconcio.

Ma lei si è comunque dimostrata gentile con me, come sempre d'altronde e mi ha lasciata sola nella stanza con suo figlio. Be non proprio sola. Louis e Zayn erano ancora lì prima che Harry si svegliasse. Sono stati minuti interminabili e i due ragazzi cercavano di farmi ridere un po' ma la stanchezza era tanta e raramente riuscivo a sorridere sinceramente. Pochi minuti dopo sono stati dimessi e la stanza è piombata nel silenzio quando sono tornati a casa scortati dai loro genitori.

Poi finalmente Harry si è svegliato e io ho tirato un sospiro di sollievo. Avevo paura di mettermi a piangere fissandolo e quindi mi sono trattenuta dal poggiare lo sguardo sul suo viso per più di un secondo alla volta. E' terribile il fatto che abbia riportato più danni degli altri.

"A casa ti farò preparare da Ines la sua zuppa di pollo, ma prima dovrò chiedere a Rose di cambiarti le lenzuola del letto."- inizia Anne una volta sorpassata la porta scorrevole dell'ospedale. Harry non le ha rivolto parola seduto sulla sua sedia a rotelle.

Il mio corpo è stanco e ha bisogno di riposare ma so che questo non avverrà fin quando non tornerò a casa. Conrad, che non ha lasciato l'ospedale dalla scorsa notte, si è offerto di riportarmi con la sua auto e lo ringrazio per questo.

Gemma tra le mie braccia sembra contare mentalmente le perline colorate dei miei orecchini e seppur non parlando considerata la sua età so che ha capito la situazione e probabilmente come me anche lei sarà arrabbiata col fratello per la preoccupazione che ha provocato in tutti noi. Ho tentato di intrattenerla mentre Harry passava le ultime visite prima di farlo tornare a casa, una volta mi ha sorriso mentre confrontava la grandezza della sua mano con la mia.

"Conrad, quando arriviamo ti dispiacerebbe riportare la roba di Harry in casa nostra?"- chiede ancora Anne spingendo la sedia a rotelle del figlio lungo il parcheggio. L'aria è gelida questo pomeriggio.

"Scordatelo."

Esce come un ringhio. Furioso. Incazzato.

Anne ferma la sua corsa e Des stringe i pugni aspettandosi il peggio. Lo aspetto anche io. Anne sta esagerando e la pazienza non è una dote del ragazzo dagli occhi verdi.

"Non ho bisogno della tua finta attenzione."- continua senza spostare lo sguardo dalla sua ingessatura. Guardo la povera madre nel torto e guardo Harry nella sua ragione. Per quanto sia una brava persona, Anne si è lasciata prendere dall'ira e non ha esitato a buttare fuori di casa il figlio. Forse se fossi nei panni di Harry mi comporterei allo stesso modo. - "Io continuerò fottutamente a stare da Conrad che ti piaccia o no!"- conclude sfuggendo dalla presa della madre. Le braccia di Harry spingono rabbiosamente le ruote della sua sedia a rotelle e comincia a dirigersi verso l'auto di Conrad poco d'istante da noi.

Rinuncia negli occhi dei due coniugi che si guardano dispiaciuti, stanno perdendo un figlio in questo modo. Ma finché le cose non prenderanno una piega differente niente cambierà. Lo so.

Des dà alcune indicazioni a Conrad sui farmaci prescritti dal medico e io cedo Gemma in braccio alla madre dagli occhi tristi e spenti. Se non la conoscessi non saprei neanche riconoscerla. Sembra così normale nelle sue vesti informali.

"Prenditi cura di lui per favore."- mi chiede in fine umilmente. Annuisco prima di dirigermi verso l'auto dove un ragazzo ferito prova a salire da solo sull'abitacolo facendosi forza con le braccia. Quasi perdo il fiato quando nell'alzarsi dalla sedia a rotelle quest'ultima sfugge via facendo cadere Harry sul ginocchio della gamba buona.

Un mugolio di dolore viene sentito da lontano e io e Conrad ci affrettiamo ad aiutarlo.

"Non fare il cazzone come tuo solito."- lo rimprovera Conrad.- "Ricorda che hai una sola gamba per ora."

"Sei fottutamente perspicace."- Harry e la sua lingua tagliente.

Con qualche spinta riusciamo a farlo sedere sul sedile anteriore dell'auto, mentre io prendo posto dietro. Conrad si adopera per chiudere la sedia a rotelle e riporla nel bagagliaio.

"Ti sei fatto male?"- mi azzardo a chiedere sbucando da dietro il suo schienale.

"No, voglio solo tornare a casa."

"Si, anche io."

Una Mercedes nera lustrata sgomma a fianco alla nostra e entrambi capiamo che i signori Styles si stanno avviando verso casa, contemporaneamente Conrad entra in macchina e in breve siamo dietro di loro.

Inutile descrivere la sensazione di leggerezza e tranquillità mentre siamo in corsa sull'asfalto. Lasciarci alle spalle l'ospedale è un sospiro di sollievo. Immagino anche di essermi lasciata alle spalle il passato di Harry con la droga ma so che ancora non è così, ci sarà sempre qualcosa che lo terrà legato. Ora non voglio pensare a nulla a parte lui, a prendermi cura di lui come Anne mi ha chiesto.

Voglio più bene a questo ragazzo di quanto pensassi.

Passa breve prima che chiuda in un pugno un lembo della sua manica corta allungandomi verso di lui. Appoggio una guancia sul bordo del suo sedile desiderando però con tutto il cuore avvicinarmi di più e stringerlo forte. Mi rassicura avvolgendo il mio pugno con la sua gigante mano e un piccolo brivido mi percorre il braccio, sale sul collo e poi si divide, parte va nel cuore, parte in testa.

Chissà se riuscirò mai a fare chiarezza tra testa e cuore un giorno, entrambi mi dicono qualcosa ma non so se sono ancora pronta a sentire davvero cosa mi dicono. Ho paura di cosa posso sentire per questo ragazzo. L'unica cosa che so è che mi trasmette così tanta sicurezza.

E sembrerò stupida, forse troppo stupida ma mentre cadono queste piccole e leggere gocce di pioggia sul parabrezza mi chiedo come sarebbe stare tra le sue braccia davanti alla finestra della sua stanza e magari avvolti da una coperta calda. Tento di ricordare il momento in cui mi ha baciata. Non so perché provo questo bisogno di ricordarlo proprio ora, ma a distanza di tempo avrei voluto godermi quel momento ma allora ero solo troppo spaventata per farlo.

Non voglio fare questi pensieri, perché faccio questi pensieri? Perché mentre rifletto il cuore batte forte?

Perché adesso ragione e sentimento sembrano così d'accordo? Cosa stanno cercando di dirmi di così importante che ho paura d'ascoltare o di ammettere?

"Sta piovendo, aspettate a scendere dall'auto, prima apro la sedia a rotelle."- vengo bruscamente riportata alla realtà, non mi ero neanche accorta che ci siamo fermati proprio davanti alla casa della servitù. Non mi sono neanche accorta di aver oltrepassato i cancelli preziosi della proprietà.

Lascio la presa sulla spalla di Harry e ritorno ad avere un contegno. Lui lancia una breve occhiata al mio movimento ma non dice nulla piuttosto segue le indicazioni di Conrad per scendere dall'auto. Faccio lo stesso e cerco di rendermi utile aprendo la porta di casa. La pioggia aumenta e il giardino si trasforma in foschia.

"Cristo fa un freddo cane."- si lamenta Harry riparandosi sotto il piccolo portico saltellando su una gamba sola. Mi assicuro che sia intero, che cosa stupida, poi varco l'ingresso.

"Piccola Tali!"- spalanco gli occhi e credo di aver fatto lo stesso con la bocca ma non ne sono sicura. Nash.

"Ditemi che è un fottuto scherzo."

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Sono viva e ho continuato! Scusatemi per il ritardo ma inaspettatamente mi hanno presa per scrutinare le elezioni regionali del mio paese, sono esausta ma basta che quei bastardi alla fine mi paghino lol Vorrei ringraziarvi perchè ho visto che l'ultimo capitolo ha raggiunto i +500 voti! Non potete capire quanto sono contenta e anche per i 100 commenti. Dai faccio i Grazie! Mentre ci sono.

Grazie! Per le 633milioni di visualizzazioni.

Grazie! Per i 19,7mila voti.

Grazie! Per i 1,720 commenti!

Che dire, niente, vi ho già ringraziato lol Continuate a votare, commentare e divulgare e se volete andate a leggere anche la mia traduzione di Stay che trovate sul mio profilo, è una storia sempre su Harry che mi hanno dati il permesso di tradurre, fateci un salto perchè presto riprenderò a tradurla. Un bacio<3

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