47. False aspettative

TALITA'S POV

Harry è andato via già da un paio d'ore e non ho sue notizie da un'ora. Ho tentato di tenermi occupata portandomi avanti con gli assegni scolastici della prossima settimana e devo dire che ha funzionato, mi mancava immergermi nel mondo della letteratura, dei romanzi e delle citazioni per autore. E' stato rilassante e d'insegnamento fiondarmi nel realismo sporco di quella grande mente che è Bukowsky, nella sua concezione semplicistica della vita. Secondo lui tutto nella vita delle essere svolto nell'umiltà e nella semplicità perché la vita è profonda nella sua semplicità.

Non posso evitare di paragonare questo pensiero alla mia realtà e allo sfarzo di cui è circondata la famiglia Styles. Bukowsky aveva ragione, il troppo non è sinonimo di migliore, in questo caso dietro lo sfarzo si nasconde una famiglia divisa. Chissà come sarebbe una famiglia Styles con una semplice casetta in periferia e senza conti in banca esorbitanti. Se Charles Bukowsky avesse ragione allora sarebbe una famiglia migliore.

Sebbene ho passato questo tempo a studiare ho continuato a pensare a quando Harry sarebbe tornato senza la sua auto. Mi sono riscoperta apprensiva come una mamma quando se n'è andato e mi sono sentita ridicola a inviargli quei messaggi ma deve essere una nuova clausola dello scompenso ormonale del solito e odiato da tante ciclo mensile.

Sono già le sette di sera quando chiudo il libro di letteratura e mi alzo dalla mia scrivania riponendo nel portapenne il mio evidenziatore giallo. Papà sta ancora lavorando nella serra in giardino e un dolce profumo di verdure grigliate e pollo arrosto penetra dalla porta che ho appena aperto affacciandomi sul corridoio comune della casa della servitù.

Chiudo gli occhi inalando gli odori che trovo deliziosi e penso che qualcuno nella cucina comune stia cucinando.


"Talìta."

"Niall, come va?"- lo vedo arrivare dalla mia destra, appena uscito dal suo appartamento. Devo ancora abituarmi ad avere dei pseudo coinquilini con cui dividere una casa che non siano cocainomani ed ubriaconi.

"Alla grande, stavo venendo da te."- mi sorride alzando la scatola bianca che ha nelle mani e della quale mi accorgo solo ora. –" In pasticceria ho preso questi per te, non dirlo al mio capo o mi licenzia."- ride avvicinandosi.

"Hai rubato dei dolci per me?"- rido a mia volta invitandolo ad entrare. Una volta chiusa la porta alle mie spalle lui ha già poggiato la scatola sul tavolo in cucina.

"Tu non ti decidi a venire a trovarmi in pasticceria, quindi, la pasticceria viene da te."- mi fa ridere con quanta naturalezza parla e dell'ironia che ci mette nel farlo. Le sue mani aprono la scatola bianca facendone uscire due bocconcini alla panna, uno dei quali porge a me. Lo afferro assaporandolo e ripensando a quando è stata l'ultima volta che ne ho mangiato uno.

Portando la scatola bianca di dolci con noi ci dirigiamo in salotto dove spendiamo un po' di tempo a parlare tra una leccornia e un'altra.

"Rose sta cucinando di sotto, lei e mamma stanno preparando la cena per tutti."- m'informa.

"Chi è Rose?"- chiedo io aggrottando le sopracciglia mentre mi lecco le labbra piene di crema.

"La domestica."- dice guardandomi sorpreso. – "Non sapevi come si chiamasse?"- ridacchia sotto i baffi. Un po' in imbarazzo annuisco  incrociando le gambe sul divano mentre lui porta la testa indietro sullo schienale per via delle risate.

"Sembrava così bisbetica, non parla con nessuno a parte in casi eccezionali e poi credo di non piacerle. Semplicemente non le ho chiesto come si chiamasse."- racconto scrollando le spalle.

"Lei è fatta così, si comporta da dura ma infondo, non ci crederai, è umana anche lei."- sogghigna muovendo le dita sopra la scatola di dolci per decidere quale sarà la prossima squisitezza che delizierà il suo palato.

"Se lo dici tu. A me sembra sempre e solo arrabbiata col mondo."

Lo so che non bisogna giudicare un libro dalla copertina, ma non ho molta scelta in questo caso in cui è proprio il libro a non voler essere aperto. E' una donna chiusa, mi stupisce anche solo il fatto che ceni con noi di tanto in tanto.

"A proposito."- ricomincia Niall ritornando a guardarmi. – "Sai perché Conrad è rientrato così arrabbiato poco fa?"- chiede leccandosi un dito sporco di cioccolato.

Conrad arrabbiato. Sono pochi i casi in cui ho visto Conrad arrabbiato e tutti comprendevano la presenza di Harry. Mi stavo quasi dimenticando di lui. Chissà che fine ha fatto.

"No, non ne ho idea."- rispondo semplicemente. Se devo essere sincera non l'ho neanche sentito uscire né rientrare. Lo studio deve avermi presa tanto. Niall lascia cadere il discorso offrendomi l'ultimo pasticcino rimasto con un sorriso. Mi sento un po' in colpa per non averne messi da parte un paio per papà ma questi dolci sono così buoni che andrò in quella pasticceria a comprarne un vassoio solo per lui molto presto.

"Hai-"- comincia Niall sorridendo allungando una mano verso di me. –" Hai della crema sul labbro superiore."- m'informa. Prima che la sua mano possa giungere a me cerco con la lingua di ripulirmi ma non funziona. Questo lo fa solo ridere di più e ammetto che probabilmente la mia faccia è davvero divertente in questo momento. – "Faccio io."- ride.

Nel momento in cui la sua mano entra in contatto con la mia guancia sento un brivido su per la schiena che cerco di reprimere solo pensando che è solo Niall e non mi farà del male. Cerco di tranquillizzarmi e di concentrarmi sui suoi occhi blu cobalto attenti al percorso del suo pollice sul mio labbro. E' solo Niall continuo a ripetermi e la cosa sembra funzionare, pian piano i brividi diventano nulli e mi abituo al suo tocco. Riprendo anche a respirare, non mi ero neanche accorta di aver smesso.

Solo in un secondo momento quando tutta la paura è scomparsa mi accorgo di quanto il viso del ragazzo biondo davanti a me sia vicino al mio. Quasi indietreggio violentemente ma la mia attenzione viene richiamata dalla porta d'ingresso che viene aperta e poi sbattuta violentemente. Mi spavento per quello che è successo il questi pochi secondi, sebbene effettivamente non sia successo apparentemente nulla.

Niall ha ritratto la mano non appena ha visto la porta richiudersi e io mi alzo in piedi avvicinandomi all'uscio per assicurarmi che la figura che ho visto sia proprio di chi penso io. Il corpo di Harry sussulta voltandosi quando riapro la porta dietro la sua schiena e i suoi occhi sembrano non riuscire a trovare un punto fisso da fissare.

"Harry, va tutto bene?"- mi fa preoccupare, sembra strano. Annuisce non guardandomi in faccia. Sembra così agitato. – "Perché hai richiuso la porta? Potevi entrare."- aggrotto le sopracciglia e lui sembra in procinto di dirmi qualcosa ma dalla sua bocca non escono suoni, guarda sopra la mia spalla e poi me a ripetizione. – "Per l'amor del cielo dì qualcosa, che ti prende?"- lo scuoto per le spalle richiamando la sua intera attenzione su di me.

"Io vi lascio soli Talìta. Ciao Harry. Venite a cena, tra poco sarà pronta."- ci avvisa Niall prima di sorpassarci sulla porta e scendere al piano di sotto ma ora l'unica cosa che m'importa è la reazione di Harry in questo momento, non so cosa succede.

"Harry."- lo richiamo cercando il suo sguardo rivolto al pavimento.

"Si?"- risponde con voce fioca giocando con gli anelli che avvolgono le sue dita.

"Stai bene?"- chiedo trascinandolo dentro per una mano e avvicinandolo alla poltrona di papà-

"Si."- risponde ancora.

"Sei stato all'incontro con l'acquirente?"- chiedo per iniziare un dialogo. Perché sembra così assente? A cosa pensa?

"Si."

"E..."

Non mi risponde. Parla a monosillabi e mi sta dando sui nervi. Cosa sarà successo a quell'incontro?

"Scusa."- non capisco.

"Perché mi chiedi scusa?"

"Eri col biondo slavato, vi ho interrotti, scusa."- perché noto un certo tono derisorio nella sua ritrovata voce. Ancora non mi guarda, perchè non mi guardi Harry?

"Non hai interrotto nulla, ma di cosa parli?"- gli chiedo sedendomi sul tavolino da tè di fronte a lui.

"Non raccontarmi cazzate Tal."- la voce rauca.

"Parla chiaro perché non sto capendo nulla!"

"Vi stavate per succhiare la faccia, non fare la finta tonta."- ridacchia anche se dalla sua espressione presuppongo che nulla di tutto ciò lo faccia davvero ridere.- "Sai fottutamente bene che non sono stupido."

"Non so cosa hai visto ma non è quello che pensi."- perché si comporta così?

"Andiamo, vuoi farmi credere che ho visto male?"- finalmente il suo sguardo perplesso arriva al mio e in un certo senso ne sono sollevata. Mi ha davvero spaventata prima.

"Si."- sospira evidentemente non credendomi visto il sorriso sornione sulle sue labbra. Appoggio i gomiti sulle sue ginocchia utilizzando le mie mani come base d'appoggio per il mio mento per poter studiare a fondo il suo viso. Vedo la sua testa correre a trecento all'ora. – "A me non piace Niall. Mi ha solo portato dei dolci ed ero sporca di crema e lui..."- sospiro anche io ora. – "Mi stava solo aiutando a pulirmi Harry."- non so neanche perché gli sto dando queste spiegazioni, so che non sono tenuta a farlo ma sono arguta e qualcosa mi dice Niall gli sta sulle scatole.

Chi non gli sta sulle scatole? Mi ricorda la mia coscienza e quasi mi viene da ridere.

"Cristo."- impreca sottovoce coprendosi il viso con le grandi mani- "Dimentica quello che è successo. Ti prego dimenticalo."- mi chiedo se capirò mai questo ragazzo. E' ovvio che qualcosa è scattato in lui poco fa sebbene io non abbia idea di cosa sia stato ma per il suo bene e per il mio faccio come mi dice.

"Va bene, non ho capito un cavolo ma va bene."- mi arrendo prendendo a giocare divertita con il bordo della mia maglia del pigiama.

"Tal, l'acquirente era Conrad." – sgancia questa bomba all'improvviso dopo un paio di minuti di silenzio. Il mio sguardo ritorna sul suo mentre mi rialzo dal tavolino.

"Cosa?"

"Era lui, ha detto di aver origliato la sera in cui eravamo tutti in garage."- comunica stancamente appoggiando il mento sulla sua mano chiusa a pugno. Il suo sguardo pensieroso è altrove in un deludente tentativo di non parlare del suo comportamento di prima. Mi accorgo di essere rimasta in silenzio per qualche secondo fissando il suo viso che però non fissa il mio bensì la casa enorme fuori dalla finestra.

"In garage hai detto?"- dico pensierosa. Mi ritorna il mente quella sera, quando io e Louis stavamo parlando fuori da soli. In quel momento ci siamo spaventati entrambi a causa di uno strano rumore proveniente da un cespuglio. Louis aveva supposto che fosse un gatto ma ora so che probabilmente era Conrad. Ora capisco. – "E ora? Come fai con i soldi?"

"Me li ha dati i soldi Tal."- sospira chiudendo gli occhi mentre la sua mano s'insinua in una tasca interna della sua giacca tirandone fuori una busta gialla . – "Sono diecimila."- fisso la busta nelle mie mani prima di accorgermi della sua voce rotta e della sua mano che ora copre il suo viso.

"Harry."- cerco di avvicinarmi per consolarlo ma lui si alza più in fretta di quanto io possa muovere un passo e si allontana da me verso la cucina. Ovviamente lo seguo e lo sento mentre cerca di nascondere i singhiozzi. A volte arrivo al punto in cui penso che non so proprio come aiutarlo.

Tiene tutto il peso del suo corpo con le braccia, le sue mani premute e dilatate sul tavolo e la testa china, il viso coperto dai suoi capelli. Guardo di nuovo la busta che ho in mano e poi di nuovo lui. Non capisco. Ha i soldi eppure è ancora triste. Forse non si aspettava che Conrad facesse una cosa del genere. Neanche io me lo aspettavo ma questa è un'altra dimostrazione di ciò che supponevo da tempo. Conrad tiene a Harry al punto da dargli diecimila dollari per pagare il debito. Non so perché ma qualcosa mi dice che c'è qualcosa che ancora non so ma che non mi preme sapere mentre avvolgo le mie braccia attorno al suo busto e poggiando la testa sulla sua schiena tonica. La pelle della sua giacca è fredda e appiccicosa sulla mia guancia mentre la sua maglia è liscia e morbida tra le mie mani che non fanno altro che vagare sul suo duro addome come a tranquillizzarlo.

Quasi sussulto quando una sua mano raggiunge le mie sulla sua pancia, le carezza e le avvolge completamente tirando su con il naso prima di girarsi completamente verso di me. Ora è lui a circondare la mia vita con le sue mani e per una decente volta questa sera mi guarda negli occhi, i suoi lucidi. Mette su un dolcissimo sorriso purtroppo senza mostrare i suoi denti prima di poggiare con un sospiro stanco la sua fronte sulla mia. Non m'intimorisce questa brevissima distanza, per niente. Anzi è piacevole come si dondola sui piedi come se mi stesse cullando.

Il suo sguardo giunge in basso sui nostri piedi e lo vedo chiaramente quando cruccia le sopracciglia e inizia a ridacchiare.

"Hai ancora quelle pantofole pelose."- dice poi divertito facendomi sorridere. A quel punto non mi trattengo dall'abbracciarlo completamente avvolgendo il suo collo con le mie braccia. I suoi capelli mi fanno il solletico sulle gote ma non m'importa. Mi piace come sensazione. Mi piace anche pensare che gli piaccia la mia presenza quando ha bisogno di sfogare la sua frustrazione e quei sentimenti che la sua immagine da ragazzo duro non gli fa esprimere in pubblico.Si mi piace pensare di essere colei che lui cerca quando ha bisogno di qualunque cosa.

E' un amore di ragazzo, forse sono poche le persone che lo capiscono. Mentirei se dicessi che non mi piace stare tra le sue braccia, perché lo adoro. Adoro quando mi culla così, adoro quando mi carezza i capelli in questo modo, adoro quando mi soffia in un orecchio cercando di infastidirmi proprio come adesso. Adoro anche vederlo felice e spensierato, ma sono rari i momenti in cui ho visto questo suo lato. Oh, e adoro quando mi lascia i soliti dolci bacetti sulla guancia.

Non mi aspettavo di certo questo questa sera.

"Tal."- sussurra sul mio collo.

"Dimmi."

"Domani inizia il mio servizio extrascolastico."- si lamenta come un bambino capriccioso.

"Sono solo un paio d'ore dopo scuola, cosa vuoi che sia?"- gli rispondo dopo che si è allontanato dal nostro abbraccio senza però mollare la presa sulle mie mani.

"Preferisco passare due ore ad insegnare a te come si mangia un hamburger con le mani piuttosto che stare nella fottuta scuola."- risponde ritrovando la sua ironia. Sorrido alla sua affermazione immaginando quanta poca pazienza avrebbe se mi dovesse davvero insegnare una cosa del genere.

"Domani devi pure consegnare quei soldi no?"

"Si, anche."- sospira.

"Cosa ti preoccupa?"- mi ritrovo a chiedere.

"In questo momento? Tutto."- risponde sinceramente scrollando le spalle mentre le sue dita giocherellano con le mie. – "Il debito, non poter più fare uso di droghe-"- deve essere difficile smettere- "- La scuola, la mia cazzo di famiglia, Gemma sola in quella casa, Conrad, anche Louis e Zayn mi preoccupano ... Oh e tu."- aggiunge.

"Io? Io ti preoccupo?"- rido.

"Ho il peso di quello che ti è successo sul cuore Tal."- sembra che stia confessando davvero tutto ciò che ha tenuto nascosto. Ma essere un peso per qualcuno è davvero l'ultima cosa al mondo che vorrei essere. Ritorna in salotto stravaccandosi sul divano affondando la testa sul cuscino e le gambe lunghe in terra.

"Non voglio essere un peso in più per te. Voglio aiutarti, non essere parte dei tuoi problemi."- è frustrante. Non mi aspettavo di essere nella sua lista dei problemi.

"Sei il più bel problema per me Tal."

Esce come un sussurro questa frase, non so come prenderla, se come qualcosa di bello o qualcosa di brutto ma solo al sentire la sua risposta un fulmine di emozione ha attraversato il mio stomaco facendomi sbarrare gli occhi per la sorpresa.

"Non sei tu il peso, è quello che ti è successo il peso. Da quando me lo hai detto sei diventata qualcuno da proteggere per me."- sembra tranquillo mentre parla guardandomi negli occhi senza avere idea dell'effetto che mi sta facendo. – "Odio con tutto il cuore quando qualcuno che non sono io ti tocca."

"Sei speciale Harry."- do voce timida hai miei pensieri felice di tutto ciò che sta dicendo. Non sembra neanche il vero Harry. La sua natura è bipolare ormai lo so e non mi stupisce ma non avevo ancora visto questa sua parte così dolce. Non mi aspettavo neanche che non dicesse parolacce.

"Anche tu Tal."

Guardando come sorride ora mentre mi guarda prima di spostare la sua attenzione sul televisore che ha appena aperto comincio a pensare a qualcosa che fino ad ora avevo solo pensato senza ragionarci davvero sopra, vorrei dirglielo ma ritengo più giusto per ora tenerlo solo un mio pensiero.

Io odio con tutto il cuore quando qualcuno che non sei tu mi tocca. Potrei vivere tra le tue braccia per sempre e non averne mai abbastanza Harry.

HARRY'S POV

Sono un coglione. Non finirò mai di ripetermi che sono un coglione. Non so cosa fottutamente mi sia preso l'altra sera, non faccio altro che crucciarmi su questo quesito da questa mattina. Non è da me perdere il controllo in quel modo e per poco non facevo una fottuta scena di gelosia davanti a Tal. Devo ridarmi un contegno, un fottuto contegno per non far trapelare neanche dal buco del culo quello che mi passa per la testa quando sto con lei.

Questa cosa deve finire, devo farla finire o finirà male per entrambi. Ringrazio il fottuto cielo che Tal è teneramente ingenua e probabilmente non avrà capito un cazzo ma è anche dannatamente intelligente e questo mi preoccupa. Nessuno deve sapere che mi piace soprattutto lei che è la diretta interessata. Dovevo sembrarle pazzo ieri sera. Perché non posso avere una cazzo di vita normale?

Sfogo tutta la mia cazzo di frustrazione sul fottuto scopettone, maledicendo la merdosa tutina blu sintetica che mi sega il culo.

"Hey Styles! Ti sta a pennello quella divisa!"

"Hai trovato lavoro come inserviente?"- ridono alcuni ragazzi nel corridoio della scuola sfottendomi.

"Se volete un manico di scopa nel culo dovete solo chiedere!"- rispondo a tono a mia volta cercando di difendere la poca dignità che mi è fottutamente rimasta. Ringhio altamente incazzato mentre getto con poca delicatezza lo spazzolone nuovamente nel suo secchio di acqua sporca. Ormai quasi tutti i ragazzi stanno lasciando la scuola, c'è poca affluenza, giusto qualcuno che partecipa ai corsi extrascolastici per guadagnare crediti extra.

Mi tengo su utilizzando il manico di scopa appoggiandovi sopra il mento mentre faccio una pausa. Avrei preferito lavare i cancellini delle lavagne oppure gettare nell'immondizia le rane morte e vivisezionate del laboratorio al secondo piano, ma lavare il pavimento dei lunghi corridoi è un fottuto colpo basso.

Tutto per un insulso pugno dato ad un altrettanto insulso ragazzino.

"Non ci credo."- una fastidiosa risata alle mie spalle mi obbliga a girarmi stancamente per incontrare il viso stuccato di Meredit.

"Risparmia il fiato."- rispondo aspettandomi un'altra presa per il culo. L'ennesima da quando sono finite le lezioni.

"Ritira le unghie gattino, vengo in pace."- mi sta sfottendo, lo sento. – "Però, sei sexy con quella tutina, sei nudo sotto?"- chiede con malizia avvicinandosi di poco al mio viso.

Com'è che me la sbattevo questa?

Dovrei educare il mio subconscio. E' molto maleducato.

"Stammi alla larga."- dico calmo ritirando fuori dal secchio lo scopettone fradicio di acqua sudicia e detersivo al fottuto limone.

"Perché, la tua finta ragazza s'ingelosirebbe?"- ammicca verso di me e ammetto che mi sta fottutamente dando sui nervi questa storia. Ripagarla con la stessa moneta dovrebbe chiuderle quella bocca che ha spesso tenuto aperta per le cose più varie.

"Forse, o forse sei tu ad essere gelosa di lei."- spero che ora si tolga dalle palle perché non ho proprio voglia di conversare con una così possessiva e appiccicosa come le gomme da masticare attaccate sotto i fottuti banchi.

"Niente affatto."- risponde con sicurezza quasi divertita da quello che ho detto. – "E' più brava di me a letto?"- sbarro gli occhi riportandoli sulla sua faccia da cazzo quando mi fa quella domanda.

"Fatti i cazzi tuoi Meredit."

"Questi sono cazzi miei."- marca bene le parole, quasi ringhiandomi contro. Sembra incazzata.- "Ti sei presentato in casa mia una sera con i tuoi genitori e quella-"

"Talìtà."

"Non m'importa di come si chiama!"- è proprio infuriata, è divertente.- "Ci siamo fatti una sveltina nello sgabuzzino e di lei non te ne fotteva niente, cosa è cambiato ora?"- senza accorgermene ho ripreso la mia posizione appoggiata all'asta curioso di dove voglia andare a parare. Fortunatamente il corridoio è vuoto ora.

"E tu non saresti gelosa?"- chiedo alzando le sopracciglia divertito dalla sua patetica scenata. Cristo, sarò andato con lei al massimo tre volte, cosa si è messa in testa?

"Stammi bene a sentire, io non ho niente da invidiare a quella poveraccia."- stringe i denti in tono minaccioso mentre le sue unghie affilate scavano nel bordo della sua giacca di fottuta pelliccia pruriginosa.

" A parte me."- concludo il suo discorso. E' fottutamente ovvio che è gelosa del fatto che sto bene con Tal piuttosto che con lei. E' fottuta gelosia al fottuto stato puro. Il suo sguardo e il suo umore è indecifrabile. La pelle della sua faccia è strana, sembra che il suo trucco si stia frantumando sulla guance, ci sono delle crepe nella sua maschera di fondotinta. Le ciglia sono troppo folte per essere vere e ha le labbra talmente rosse da far schifo a chiunque si avvicini. Non mi sono mai accorto di tutto questo, con tutti i soldi che ha suo padre non mi stupisce se abbia anche il culo rifatto.

E' una strana sensazione, mi sento come se stessi aprendo gli occhi solo ora dopo che ho tenuto la luce spenta tutte le volte che me la sono fatta. Deve essere stata una cosa istintiva. Il mio fottuto subconscio mi diceva di spegnere la luce se no vedendola per com'è da vicino non sarei riuscito a portarmela a letto. Ho la pelle d'oca solo a pensare che sono stato a letto con lei.

"Oh mio dio."- ride poi allontanandosi mentre i miei occhi brucianti ringraziano il cielo per essere sfuggiti alla sua nube tossica di profumo. Neanche si cospargesse di cipolle. – "Ti sei innamorato di lei."- ride ancora più forte mentre il mio cuore perde un battito nel sentire quelle parole dette ad alta voce da qualcuno che non è solo nella mia testa.

"Non dire stronzate e sparisci."

La mia voce esce più forte di quanto credessi potesse essere possibile. Mollo il bastone facendolo sbattere rumorosamente alle mie spalle mentre percorro velocemente il corridoio della scuola per allontanarmi il più velocemente possibile da colei che ha probabilmente detto ciò che io stesso non volevo realmente accettare. Stringo i capelli tra le mani avvicinandomi frettolosamente allo stanzino del custode. Una volta chiusa la porta alle mie spalle mi libero da quella trappola che è la tuta e la getto in un angolo riprendendo la mia giacca di pelle dalla stampella.

Ho voglia di rompere, spaccare e frantumare ogni singola bottiglia di detersivo, ogni fottuta scopa, ogni cazzo di straccio appeso qui dentro. Tutto mi sarei aspettato oggi ma non che qualcuno mi mettesse davanti tutta la fottuta verità.

Avevo già ammesso a me stesso che Tal mi piacesse, ma sembrava solo una frase incompleta quella che volevo far leggere a me stesso. Sembrava tutto così poco chiaro, tutto così mascherato solo da una cazzo di attrazione fisica. Eppure la parola innamorato sembra poter racchiudere tutto ciò che mancava. Non è solo fottuta attrazione fisica quella che provo per Tal. Non è solo fottutamente questo.

Innamorato. In amore. E' amore.

Chiudo una mano a pugno sulla mia bocca, anche i miei occhi sono chiusi in realizzazione e sembra che la mia cassa toracica stia per scoppiare. Ho quel nodo nello stomaco, quel nervosismo, quella paura e quella consapevolezza che quello che ho scoperto provare adesso, lei non lo dovrà mai sapere. Lei è particolare, lei ha quella fragilità, quel punto debole sugli uomini. La spaventerei soltanto e sono già fortunato se penso che sono tra i pochi di cui si fida.

Quando di fretta esco dallo stanzino e successivamente dalla scuola ho già preso la mia decisione e non posso fare altro che lasciarmi alle spalle le mie emozioni e i miei sentimenti. Combatto contro il vento freddo, quasi invernale che mi appiattisce i capelli sulla testa mentre torno a casa senza l'auto. Ho deciso di non usarla più solo per dimostrare a papà che posso cavarmela da solo e senza l'aiuto di nessuno. Non striscerò mai più verso le sue tasche.

Varco il cancello della proprietà e il cielo minaccia di piovere questo pomeriggio. Riporto il naso rosso dal freddo all'ingiù sul prato ancora verde per poco prima che si ricopra di neve invernale. Guardo alla mia sinistra è c'è casa mia, con la mia stanza, con Gemma che gioca con le sue bambole insieme alla babysitter di turno e con due genitori che tengono in poca considerazione i propri figli. Guardo alla mia destra e vedo la casa della servitù. Dove ogni tanto la sera si ci riunisce come una famiglia a cenare insieme anche se non ci sono legami di sangue. Dove tutti, o quasi, mi trattano come una persona. Dove c'è la ragazza di cui sono... innamorato. Sorrido come un ebete mentre varco quella porta senza più esitazione salutando Ines e Rose in cucina prima di tornare in camera di Conrad e farmi una doccia per scacciare via tutte le preoccupazioni.

Questa sera, tra poche ore, pochissime ormai forse uno dei miei problemi scomparirà. I soldi sono nella busta, nella mia valigia in mezzo al salotto di Conrad. Chiudo gli occhi sotto il soffione della doccia mentre l'acqua mi colpisce il viso calda e il pensiero dell'incontro clandestino di questa notte è nella mia mente.

***

"Sicuro che il posto sia questo?"

"Certo che sono sicuro."- risponde Louis dopo che uno Zayn sbuffante gli ha posto la domanda.

Non c'è da dubitare che questo sia il posto giusto, vicolo lugubre, buio pesto, rare luci stradali vecchie e intermittenti, silenzio e desolazione. Un posto perfetto per essere un ritrovo di fottuti drogati. Neanche un poliziotto verrebbe qui a quest'ora di notte, sto per farmela addosso anche io.

"Harry ho paura."- sussurra ancora Zayn afferrandomi il braccio per starmi più vicino ma questo non fa altro che farmi rabbrividire e vomitare mentalmente.

"Togliti dalle palle, che schifo."- lo strattono allontanandolo ma lui trova subito rifugio in Louis che usa come scudo. Louis ruota gli occhi al cielo tenendo la torcia del suo cellulare accesa sulla strada.

Cassonetti della spazzatura sono posti in fondo al vicolo e schifose ombre di topi strisciano sul muretto facendomi trasalire di tanto in tanto. Comincia a fare freddo e mi pento di non aver messo una giacca più pesante di questa mia solita di pelle.

"Perché non c'è nessuno? Non dovevamo incontrarli qui?"- Zayn sta pian piano perdendo la calma e non è un bel segno. E' difficile mantenere i nervi saldi in un posto del genere ma non possiamo permetterci di mostrarci deboli ora.

"Arriveranno, datti una calmata."- lo rimprovera Louis illuminando con il cellulare i muri sudici di questo posto. Non credevo neanche che a Los Angeles esistesse un quartiere del genere. Mette una cazzo di paura fottuta. Un tubo dell'acqua che fuoriesce inutilmente da un edificio fa sgocciolare del liquido che rumorosamente cade in una piccola pozzanghera che esso stesso ha creato. Un gatto fuoriesce da un cassonetto provocando un rumore di latta che ci fa impaurire all'istante.

"Eccovi, pensavamo che non vi sareste fatti vivi."- una voce fin troppo conosciuta ci fa voltare verso l'entrata più luminosa del vicolo dove l'ombra di due figure distinte stanno lì in piedi. Sono Josh e Gordon.

"Invece siamo qui."- azzarda Louis. Sembra più incazzato del solito questa sera e mi domando se questo suo comportamento non ci creerà solo altri fottuti problemi. – "Volete i soldi o no?"- continua e io vorrei solo tappargli la bocca con un cazzo di calzino. Non va bene provocare chi devi ancora pagare.

Josh ride mentre si avvicina seguito dal suo amico zerbino al suo fianco. Con la coda dell'occhio vedo Zayn deglutire. Io continuo a torturare la mia guancia con i denti in segno di nervosismo. Sappiamo che Josh non è un tipo raccomandabile quando gli fai un torto e Louis sta mandando a puttane tutto più di quanto già non sia con la sua presunzione.

"Non ci credo che avete i soldi."- risponde calmo Josh giungendo a pochi passi da noi. – "Fatemi vedere."

Sospirando il più silenziosamente possibile tiro fuori dalla tasca la della mia giacca la busta gialla con i soldi dentro. Gliela porgo trattenendo tutto l'odio che provo in questo momento per questo pezzo di merda di un bastardo. Più il suo sguardo è perso a contare il suo denaro più io divento nervoso, più io divento nervoso più lui si diverte, più lui si diverte più io m'incazzo. E' un ciclo infinito in cui mi rendo conto che lui ne uscirà sempre vincitore mentre io sempre sconfitto.

"Non me lo aspettavo. Credevo che non sareste venuti, o peggio vi sareste messi in ginocchio implorando pietà."- ridacchia piegando i soldi nella tasca dei suoi jeans. Non perde il sorrisetto sornione e questo non preannuncia nulla di buono, ho un nodo allo stomaco, sono teso e inquieto.

"Noi siamo di parola Josh, e abbiamo ancora della dignità per non piegarci e supplicare."- Josh alza un sopracciglio forse stupido dalla risposta di Louis, sempre non abbandonando il ghigno divertito.

"Forse non ho fatto tanto male a portare loro."- esordisce Josh facendo segno a Gordon rimasto indietro. Il mio cuore prende ad accelerare e sudo freddo quando tre figure appaiono da dietro il muro. – "Abbassa la cresta Tomlinson."- guardo i miei amici e Louis ha evidentemente cambiato atteggiamento, ha spalancato gli occhi. Ci pensi ora a fare il pollo bastardo? Quasi ringhio incazzato contro Louis ma non è il momento. Zayn ha perso il suo colore scuro e ora è sbiancato. Mi guarda come in cerca di aiuto ma cosa cazzo posso fare più di quello che ho già fatto?

Louis deve sempre rovinare tutto. Cazzone esuberante dei miei coglioni.

"Io non mi sporco le mani con voi, ci penseranno loro."- dice Josh poi facendo retromarcia. – "Almeno la prossima volta sarete puntuali a pagare e più rispettosi verso chi vi procura della roba buona."

"Non ci sarà una prossima volta!"- rispondo io mentre lui riprende a ridere. Ormai non ha senso stare zitto. Uno di quegli energumeni mi prenderà a pugni ugualmente.

"Mi dispiace ragazzi."

"Un po' tardi no?!"- Zayn rimprovera Louis questa volta e io decido di non parlare. I tre si fanno più vicini e uno adocchia me spingendomi violentemente contro il muro.

Il colpo è talmente forte che mi gira la testa appena riapro gli occhi. La mia schiena è appiattita sui mattoni fretti e sporchi di questo sudicio vicolo mentre il pugno di questo grassone è chiuso sul colletto della mia maglia bianca. A causa del buio non vedo neanche il viso e sento solo i gemiti di dolore dei miei amici già prede degli altri due.

Arriva subito un pugno allo stomaco che mi fa piegare in due e sputare saliva. Poi un altro e un altro ancora sullo zigomo destro. Un altro sulla guancia e un altro ancora sullo stomaco. Io sudo e trasalgo ad ognuno di essi, ho il fiatone e non ho la forza neanche di reagire. Non sono minimamente preparato a tutto questo, non era ciò che credevo sarebbe successo.

Cado a terra quando con un suo piede mi fa lo sgambetto facendomi perdere l'equilibrio già precario. Non vedo nulla e cazzo sembra che questi stronzi abbiano gli occhiali a raggi x per riuscire a colpirci in modo così fottutamente efficace. Oppure sono fottuti gatti da cento chili l'uno.

"Non ho ancora finito."- parla il tizio prendendomi per i capelli e facendomi alzare nuovamente. Grido dal dolore stringendo i denti e il pugno dritto in bocca che segue è il peggiore. Sento il sangue bagnarmi la lingua e i denti, il sapore è amaro in bocca e mi viene da vomitare tutto quello che ho mangiato a cena. Ma se vomito sulle scarpe di questa palla di lardo mi uccide davvero.

La tortura finisce dopo che con una forza da fottuto troll mi scaraventa letteralmente contro il cassonetto arrugginito della spazzatura provocando un rumore infernale nel vicolo. Lo colpisco di schiena e per poco non batto di nuovo la testa contro il metallo freddo dietro di me ma lo scudo che creo con le braccia lo impedisce.

Segue il silenzio, silenzio rotto da passi che si allontanano. Non sento più niente, non ho più forza, il cuore sembra che voglia strappare la pelle della cassa toracica e andare via con le sue arterie al seguito. Sono sudato, ho il ciuffo appiccicato alla faccia e respiro a fatica completamente disteso ai piedi di un cassonetto della spazzatura.

Cerco di ritrovare un minimo di energia che uso per cercare i miei amici, noto solo i loro corpi distesi come il mio illuminati da una fioca luce, troppo fioca per capire davvero come stanno. Porto una mano alla bocca e ne tocco il labbro spaccato macchiando un dito del mio sangue. E' tutto terribile e ora sono davvero caduto in basso.

TALITA'S POV

Non riesco a dormire, è quasi l'una di notte, quasi l'una e Harry non è ancora tornato. E' fuori da un po' ormai e io sono incredibilmente preoccupata. Ho una brutta sensazione. Insomma, quanto ci vuole a consegnare una busta e a tornare a casa?

Il mio piede batte freneticamente a terra seduta sul bordo del mio letto, con solo l'abatjour accesa ad illuminare lo schermo del mio cellulare. Sento che qualcosa non va e io sono combattuta sul chiamarlo o lasciare stare. Le mie domande hanno una risposta quando il telefono prende a vibrare da solo avvisandomi proprio di una sua chiamata.

"Pronto? Harry?"- rispondo preoccupata.

"Tal..."- la sua voce e debole quasi impercettibile, tossisce subito dopo. – "Tal ch-"- s'interrompe.

"Parla ti prego, cosa è successo?"- quasi non sento più il cuore battere, sono già in piedi e non ho neanche messo il pigiama per quanto ero nervosa.

"Chiama Conrad..."- dice a fatica e a quel punto affondo, è davvero successo qualcosa.

"Dimmi dove sei."


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