27. Perchè ti prendi cura di me?

Dopo la chiacchierata di ieri sera con l’erede del diavolo mi sento molto più leggera. E’ come essersi tolti un peso. Sebbene Harry non sia tra le persone più affidabili non credo che dirà qualcosa, lo spero almeno. Ieri notte non ho contato il tempo che abbiamo passato a fissare il giardino dalla finestra della sua stanza in religioso silenzio. Ogni tanto mi scappava di guardarlo e per quei brevi millesimi di secondo riuscivo a vedere la luce della luna illuminargli il viso, pensieroso, con lo sguardo perso chissà dove. Solo quando poi se n’è uscito con la frase “E’ ora di dormire”  e  “Ti accompagno a casa” mi sono destata da quel momento alla fine imbarazzante. Anne e il Sig. Styles non erano più nel divano in salotto e la casa era completamente buia proprio come la mia casa della servitù. Dopo avermi avvertita che saremmo partiti l’indomani dopo scuola per la cena a Beverly Hills, senza dire altro né accennando nessuna emozione è tornato nella sua reggia e io nel mio appartamento di pochi metri quadri trovando papà e Niall addormentati l’uno sull’altro con il televisore ancora acceso. Sorrido alla scena prima di andare a dormire e non pensare più a nulla.

***

Ho passato la nottata più bella da quando sono qui, ho dormito così profondamente accoccolata tra le lenzuola e i cuscini che questa mattina non avevo neanche voglia di andare a scuola. In effetti non ho sentito la sveglia e non sono andata, credo che papà non mi abbia voluta svegliare per qualche motivo perché appena esco fuori dal mio morbido involucro e raggiungo la finestra lui sta già piantando qualche nuovo fiore in giardino. Quand’ero più piccola mi fermavo spesso a guardarlo lavorare nel giardino di casa nostra in India, credo che sia davvero felice di fare questo lavoro dopo tutti quelli che era costretto a fare per farci sbarcare il lunario. Ancora in pigiama decido di scendere giù, tutti i miei coinquilini staranno già lavorando. Ho saltato la colazione quindi ripiego in un toast freddo e un po’ di succo trovato in frigorifero.

“Ti sei svegliata finalmente!”

“Dovevo andare a scuola, perché non mi hai chiamata?”- domando a mio padre addentando nel frattempo un pezzo del mio toast-

“Sembravi un involtino primavera sotto le coperte, e io adoro gli involtini primavera, non potevo svegliarti.”- scherza facendomi ridere mentre comincia ad annaffiare le piante appena piantate-

E’ da tanto tempo che non passo del tempo con lui, io con la scuola e il suo lavoro spesso ci vediamo solo la sera. Più lo osservo seduta su una panchina in giardino ancora in pigiama mi rendo conto che anche per lui i capelli bianchi cominciano a farsi vedere, è leggermente brizzolato adesso, forse qualche ruga in più sulla fronte, la pelle  abbronzata dal sole che comincia a perdere tonicità ma comunque mantenendo la perfetta forma fisica che chiunque gli invidierebbe. Ho un padre giovane, ha sposato mia mamma quando avevano appena poco più della mia età e dopo solo un anno sono nata io, tutto molto in fretta. Anche mamma ci ha lasciati troppo in fretta. Un velo di malinconia mi copre il volto ma ormai riesco a scacciarlo via essendoci abituata.

“Tal, ti ricordi che la prossima settimana è il tuo compleanno vero?”- ha ragione non ci avevo pensato-

“Sono quasi diciannove, si.”

“Vuoi ancora andare a New York, che dici? Solo io e te.”- me ne ero completamente dimenticata. New York, mi aveva promesso di portarmici per il mio compleanno-

“Certo! Non vedo l’ora!”- esulto alzandomi dalla panchina correndo ad abbracciarlo stando attenta a non versargli addosso il contenuto del bicchiere-

Ne abbiamo passate davvero tante e visitare New York era solo un’utopia per me ma ora possiamo permettercelo e mi sembra un sogno. La grande mela, visiterò la grande New York con mio padre.

“Grazie papà.”

“Te lo meriti.”- risponde cullandomi tra le sue braccia facendomi ombra con la visiera del suo cappello - “… a proposito, dove sei stata ieri sera? Ti ho vista uscire non sono cieco.”

“Ero …”- lotto per dirglielo o no, ma non posso nascondergli nulla, ci siamo sempre detti tutto, sa anche quando sono nel mio periodo del mese ed è costretto a comprarmi i tamponi non potendomi muovere dal letto per il mal di pancia- “… ero con Harry.”

“Perché?”- chiede semplicemente riprendendo il suo lavoro-

“Non ti arrabbiare …”

“Talìta, cosa avete fatto?”- chiede preoccupato spalancando gi occhi verso di me- “anzi no! non me lo dire! Oh dio …”- continua togliendosi il cappello e passando la mano tra i capelli mentre i suoi occhi vanno ovunque tranne che su di me, ma cosa ha capito?-

“Gesù, no! non è quello a cui stai pensando! Non abbiamo fatto niente del genere!”- mi affretto a chiarire l’equivoco- “gli ho detto … quella cosa.”- continuo più piano prendendo a guardare il fondo del bicchiere tra le mie mani. Sembra capire tutto. Il suo respiro ritorna più calmo e la cosa mi fa ridere, mi fa ridere anche pensare che io e Harry potessimo … Nah, neanche per sogno.

“Come mai glielo hai detto?”- domanda curioso e vorrei saperlo anche io-

“Non lo so, diciamo che me lo ha tirato fuori di bocca, è abile nei ricatti.”- confesso e lui sorride-

“Tu non ti fidi mai delle persone a tal punto da dirgli una cosa del genere, devi fidarti molto di lui.”- mi fido? No, per niente-

“Non mi fido di lui, insomma lo hai visto, è solo capace di ottenere quello che vuole e per farlo usa i ricatti, a proposito mi ha costretta ad andare ad una cena di lavoro con la sua famiglia questa sera a Beverly Hills.”- sputo tutto d’un fiato, da ieri sera non smetto più di parlare, dico tutto quello che penso senza pensare-

“Sta attenta, non voglio che diventi come lui, non mi piace Tal.”

“Sta tranquillo, non succederà.”

HARRY’S POV

Non so ancora perché continuo a fumare questa merda, lo faccio da così tanto tempo che ormai non sento più gli effetti. Spensieratezza, leggerezza, incredibile tranquillità e voglia matta di divertirmi, alle feste era tutto perfetto dopo una tirata di erba, poi l’alcol completava l’opera. Ora non lo faccio per sentirmi così, è un puro fottuto vizio.

“Questa sera c’è una festa da Nora.”- la voce fastidiosa di Will agheggia all’interno del capanno degli attrezzi fuori da scuola-

“Ci divertiamo stasera, Harry vieni vero? Come l’altra sera, sarà uno sballo.”- continua Louis battendo un pugno d'intesa a Zayn mentre anche loro consumano la loro dose di erba. Se qualcuno ci scopre qui dentro sono fottuto-

“Stasera passo, ho da fare.”- rispondo alzandomi e raggiungendo la porta-

“Cosa hai di meglio da fare che stare con i tuoi migliori amici?”- chiede Will evidentemente strafatto. Il novellino non regge ancora gli effetti della droga-

“Non sono cazzi vostri.”

“Dovrà sverginare la figlia del giardiniere.”- sussurra divertito Zayn a Louis che si mettono a ridere stravaccati sul pavimento dello stanzino buio. Credono che non li abbia sentiti. Perché cazzo sto con loro?- “devi presentarmela, è carina.”- continua.

“Le prede di Harry non si toccano Zayn!”- mi schernisce Louis ridendo istericamente, ora voglio solo uscire di qui. Non voglio che parlino di lei così -

“Ti prego, abbiamo sempre condiviso le ragazze Styles.”- sono andati anche loro, devono star fumando qualcosa di più potente del solito-

“Me ne vado.”

Qualsiasi tentativo di avere una conversazione con loro ora è completamente inutile. Non vale neanche la pena dirgli che Tal è off limits.

Dopo quello che mi ha detto l’altra sera mi sento pure in colpa per averla provocata in quel modo per farle sputare il rospo. Se penso che qualche stronzo l’ha quasi stuprata mi bolle il sangue nelle vene e non posso fare a meno di essere disgustato nell’immaginare la scena. Camminando lungo il viale dell’istituto getto nella spazzatura la merda che mi inebria i sensi, non preoccupandomi  più di tanto di saltare altre lezioni. La scuola non serve a un cazzo, finirò lo stesso a lavorare per mio padre.

“Che vita di merda.” Penso una volta parcheggiata l’auto nel garage di casa. Non vedo l’ora di fare una doccia, sento la puzza di fumo venire dai miei vestiti.

Raggiunta la porta d’ingresso tiro un sospiro di sollievo nel non vedere Conrad, mi farebbe una delle sue cazzute ramanzine nel vedermi gli occhi rossi. In compenso in salotto trovo tre ragazze, se così vogliamo chiamarle, giocare con le bambole atterra sul tappeto.

“Harry.”- dice mamma in un sospiro e faccio di tutto per non farmi guardare in faccia, capirebbe che ho fumato. Come al solito la ignoro sapendo che si sta chiedendo perché sono a casa prima della fine della scuola. Anche Tal e Gemma insieme a mamma mi fissano e la cosa sta diventando davvero irritante. Salgo velocemente di sopra chiudendomi nella mia stanza.

Tolgo la maglia gettandola nel gesto della biancheria per poi passare le mani tra i capelli. Guardandomi allo specchio vedo che ho davvero gli occhi rossi ma niente in confronto a quelli che chiamo amici che sicuramente sono ancora dentro quel capanno lercio. Mi passeranno tra poco, starò bene per la cena di questa sera. A distrarmi dalla mia stupida immagine riflessa nello specchio è il bussare alla mia porta.

“Va via mamma!”- urlo sapendo che è lei-

“Sono Talìta …”- risponde la voce in un sussurro tanto sottile che credo di aver pure sentito male. Nonostante questo per qualche motivo mi precipito ad aprirle la porta.

“Cosa vuoi?”

“Niente.”

“Perché sei qui allora?”- la mia voce esce più dura e arrabbiata di quanto volessi, a giudicare dai pochi passi indietro che fa capisco di averla spaventata-

“Scusa, ti ho visto strano di sotto.”- di giustifica  avviandosi verso le scale, perché mi fa sentire così sbagliato?-

Come se non bastasse la testa che gira, la gola che brucia e la voglia di vomitare l’anima si ci mette anche la mia bocca fuori controllo a richiamarla e farla tornare sotto la mia vista. Odio questi fottuti postumi post canna. Mi domando solo ora come abbia fatto a guidare fino a casa.

“Harry, tutto bene?”- la testa continua a girarmi  e sono costretto a sostenere il mio corpo con lo stipite della porta-

“Aiutami a sdraiarmi.”

“Cosa hai combinato?”

La sua domanda sembra destinata a non avere risposta, e la porge così piano che probabilmente anche lei si aspettava che non avrei risposto. Senza dire altro mi appoggio al suo piccolo corpo che col mio riesco a sovrastare e senza forze mi getto a peso morto sulle coperte di raso nero del mio letto. Non dovrei fare entrare una ragazza così candida in questo porcile. La mia testa sta delirando. Lucido non inserirei mai la parola “candida” in una frase.

“Hai fumato erba?”

“Come lo hai capito?”- mi stupisce capendo i miei sintomi mentre sento la parte destra del mio materasso abbassarsi, deve essersi seduta-

“Non ci vuole tanto.”- dopo la sua risposta la sua presenza la mio fianco è svanita. Non sento la porta chiudersi quindi deve essere ancora dentro la stanza. Sento lo scorrere dell’acqua nel lavandino, deve essere nel mio bagno.

“Cosa stai facendo?”

“Sta zitto.”- mi ammonisce, io non ho la forza di controbattere. Uno straccio bagnato viene posato delicatamente sui miei occhi chiusi e sento già una freschezza piacevole sul viso-

Come può una donna così gentile occuparsi di uno che la ricatta, la usa per sfoggiarla alle cene di lavoro e la tocca spudoratamente senza farsi problemi? Parlo come se quella persona non fossi io eppure ho fatto tutte quelle cose e lei è ancora qui. La maggior parte delle ragazze che adocchiavo mi ha tirato uno schiaffo quando ho tentato di palparle.

“Il vestito ti sta bene?”- le domando ricordando il vestito rosso per la cena di questa sera-

“Non l’ho provato, me lo farò entrare.”- dice con un accenno di ironia-

“Possiamo cambiarlo ora se non ti sta bene.”- ma che sto dicendo. Sembro un cazzo di agnellino, manca solo che mi strusci tra le sue tette e mugoli alla ricerca di latte-

“Ma se non ti reggi in piedi.”- ha ragione-

“Sono terribile come finto ragazzo vero?”- pian piano sento la testa tornare alla realtà-

“No, perché non sei il mio ragazzo. Sei solo stupido se ti droghi.”

“Lo so.”- ha ragione di nuovo, ancora una volta mi sento sbagliato. Lei è così perfetta in tutto che ogni cosa che faccio io sembra sbagliata, anche respirare-

Mi alzo sedendomi sul mio letto e come previsto sto meglio anche se ho ancora la gola che brucia e un breve giramento di testa. Sposto lo straccio dal mio viso abbandonando la gradevole sensazione di fresco e incontro il suo viso dolce. “Dolce” altra parola uscita dalla nebbia dell’erba.

“Perché sei salita?”- le chiedo massaggiandomi la testa, dovrei fare una doccia-

“Te l’ho detto prima, eri strano e lo sei anche ora, ti fa male la pancia?”

“Ma che domande fai?”

Sembra stranamente nervosa. La guardo strizzando gli occhi con un accenno di sorriso mentre il suo sguardo va ovunque tranne che su di me. Solo ora ricordo di non portare la maglietta.

“N-non lo so, era pura curiosità.”- risponde facendo svolazzare più volte le ciglia guardandomi di sfuggita. E’ così carina quando è a disagio. “Carina” ma che cazzo mi prende-

“Sei nervosa?”- conosco già la risposta ma voglio stuzzicarla. Sta facendo di tutto per non guardarmi a torso nudo-

“No, perché mai … senti se stai meglio io vado.”- con una velocità tale da far sventolare la sua ampia gonna colorata di rosso e giallo raggiunge la porta e quasi mi viene da ridere per quanto sia goffa nel cercare di aprire la porta-

“Tra poche ore partiamo preparati!”

E’ l’ultima cosa che riesco ad urlarle prima che chiudesse la porta. Sarà divertente questa sera. Prima di accorgermene sono di nuovo accasciato sul letto mentre mi mordo il labbro inferiore fissando il soffitto.

TALITA’S POV

Tutto questo non va affatto bene. Per niente. Capisco che sono una ragazza adolescente e per quanto voglia differenziarmi dagli altri ho anche io degli scompensi ormonali a questa età, ma questo è troppo. Avevo voglia di toccargli gli addominali, per quale fottuta ragione dovrei volergli toccare gli addominali?

Con ancora il cuore che batte a mille scendo le scale verso il piano di sotto dove Anne e Gemma stanno ancora giocando. Le saluto velocemente con la scusa di dovermi preparare e sono quasi sicura che il mio comportamento sia alquanto strano al momento. Non riesco a smettere di pensare, non so neanche a cosa sto pensando, so solo che sono un sacco di cose.

Quando entro in casa sono sicura che papà non c’è, nel pomeriggio lavora nella serra, così posso gettarmi sotto la doccia e scrollare via dalla mia testa le immagini di lui seminudo. Tutto avrei potuto immaginare. Di ignorarlo considerandolo un figlio di papà, quale è, di disgustarlo, di schifarlo. Queste erano le mie impressioni la prima volta che l’ho visto. Non avrei mai immaginato di poter provare dell’attrazione per lui. Ho paura. Per fortuna il nervosismo scivola pian piano via quando l’acqua della doccia bagna i miei capelli appiattendoli sulla mia schiena fino a scivolare lungo tutto il mio corpo e poi dentro lo scarico. Dopo essermi rilassata completamente con il dolce profumo del bagnoschiuma e aver lisciato i capelli per la cena di stasera mi siedo stancamente sul letto ancora avvolta nell’asciugamano. Sospiro chiudendo gli occhi capendo che è arrivato il momento di indossare quello stupendo vestito poggiato accanto a me sul letto. E’ davvero stupendo e se devo essere sincera non vedo l’ora di vedere la sua faccia quando mi vedrà portarlo.

Sono così stupida. Perché m’importa di quello che penserà lui? Meglio vestirsi, sono quasi le quattro. Prendendolo in mano ho un attimo di indecisione, ho paura di rovinarlo, ma devo metterlo. Quando mi vedo allo specchio fasciata da quest’abito non eccessivamente lungo né eccessivamente corto e quando noto quanto bene mi cade sulle spalle sorrido senza riuscire a trattenermi. Non posso mettere le mie solite ballerine adesso. Vorrei che mamma fosse qui a consigliarmi come le madri delle altre ragazze fanno di solito.

Non vorrei farlo, ma mi viene la folle idea di correre da Anne ancora scalza. Mi maledico quando l’erba sotto i piedi mi fa il solletico mentre corro ma tiro un sospiro di sollievo quando raggiungo il pavimento del salotto dove i signori Styles stanno sistemando le ultime cose per la partenza. Anne è stupenda nel suo abito color panna e nel suo copri spalle scuro.

“Tesoro, tutto okay? Quel vestito ti sta d’incanto.”- sorride la donna-

“Grazie ma … ho un problema.”

Indico i miei piedi e non le servono altre spiegazioni. Sorridendo divertita  mi fa un cenno con la testa di seguirla mentre il marito ridacchia riponendo dei documenti nella sua valigetta. Probabilmente passerà tutta la sera a discutere di lavoro. Seguo la donna elegante su fino alla sua stanza matrimoniale. Quante volte sono già entrata qui dentro?

“Sinceramente non capisco perché Harry ti voglia portare a queste cene.”- esordisce chinata dentro il suo immenso armadio nell’intento di cercare qualcosa-

“Non lo so, lui mi ha detto che siete stati voi a costringerlo a portare una ragazza.”- suona così stupida questa frase. La cosa non mi ha mai convinta-

“Cosa? Che stupidaggine. Io e Des non avremmo mai chiesto ad Harry di portare nessuno. Le sue conoscenze non sono di certo da presentare a qualche futuro finanziatore d’impresa.”- risponde divertita da quel che ho detto- “tieni metti queste.”- mi porge un paio di scarpe rosse con un tacco accettabile e un cinturino che mi circonda la caviglia, non dovrei cadere con queste, sono al sicuro.

“Ho pensato lo stesso, ma non so ancora perché mi trovo in questa situazione. Io non sono fatta per andare a delle cene di lavoro.”- dico in un sussurro chinandomi per allacciare bene le scarpe maledicendo i mie capelli troppo lunghi per impedirmi la visuale.

“E’ difficile capire Harry, non conosco per niente mio figlio, non ci parliamo mai a parte per litigare.”- il suo tono nasconde del risentimento e mi ritrovo in piedi ad essere triste per lei. Non è bello vedere una madre triste per colpa di suo figlio.- “e Gemma non parla ancora nonostante i quasi sei anni, a volte mi domando se ho sbagliato io.”

“Gemma parlerà e Harry non sa quanto è fortunato, non voglio vederti triste questa sera Anne.”- si limita a regalarmi un sorriso che mi tranquillizza un po’, deve essere difficile per lei.

“Sei bellissima tesoro, le scarpe ti stanno bene.”- i complimenti, per me sono rari ma quando me li fanno arrossisco sempre.- “andiamo è tardi … “

Lisciando ancora una volta i capelli superficialmente con le mani seguo Anne già per le scale e non posso fare meno di notare i due uomini di casa in giacca e cravatta in piedi in salotto. Sembrano due estranei. Harry è concentrato sul suo telefono ma alza lo sguardo quando si accorge del nostro arrivo e non riesco a fare a meno di esserne intimidita. Contemporaneamente nascondo un sorriso dietro il mio ciuffo.

“Possiamo andare?”- domanda il Sig. Styles, che ho scoperto chiamarsi Des-

“Ho buon gusto.”- la voce roca di Harry mi fa spaventare quando la sento eccessivamente vicina al mio orecchio, non lo avevo visto avvicinarsi- “Hai delle belle gambe.”

Con tutta la sua sfacciataggine mi pizzica un fianco con la sua mano per poi seguire i genitori fuori da casa. Non avendo altre scelte mi avvio anche io e dopo aver velocemente salutato papà intento ad annaffiare i cespugli salgo sul sedile posteriore della costosissima Mustang nera parcheggiata e lucidata sul vialetto.

So già che mi sentirò fuori luogo a Beverly Hills.

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