26. Punti deboli

Quando sono entrata qui dentro non vedevo l’ora di restare da sola per un po’ senza tutta quella folla di studenti sempre incazzati. Adesso non vedo l’ora di uscire. Il suo silenzio sta diventando imbarazzante e io per una volta preferirei stare nella chiassosa mensa che qui a sentirmi osservata in ogni minimo movimento del mio corpo.

 HARRY’S POV

La infastidisco, la guardo e lei s’infastidisce, la tocco e lei si ritrae, la provoco e lei ha il coraggio di rispondermi. Non finirà mai di stupirmi, anche il suo culo è più in evidenza con i pantaloni della tuta, ha la felpa fino al collo. L’unica pelle che esce da quell’involucro sono le mani ed il viso eppure mi eccita da morire. Prima che possa accorgermene mi sto già leccando le labbra immaginandola completamente nuda nel mio letto ma in questo momento ho un altro problema.

“Ti do un’ultima occasione per parlare.”- l’avverto incrociando meglio la braccia al mio petto.

“Non lo farò!”

Voglio sapere, io ottengo sempre quello che voglio e se per averlo devo ricorre a qualche giochetto, benissimo. Sciolgo le mie braccia avvicinandomi piano a lei mentre fa anche lei dei passi indietro per mantenere la distanza tra di noi. Non glielo permetterò. Presto capisce che non può andare da nessuna parte, incontra il muro con le sue spalle e io ne approfitto per chiudere lo spazio tra i nostri corpi.

“Lasciami andare, per favore.”- dice in un sospiro, ha gli occhi spalancati ed ha paura lo sento, lo sento quando inizia a tremare quando le sfioro il fianco con un dito. Non posso fare a meno di pensare a cosa non mi vuole dire e sono sicuro che c’entri qualcosa con il suo comportamento.

Non ascolto le sue richieste e quando m’infastidisce la sua bassezza intervengo circondandole la vita con le mani e prendendola in braccio. Il suo respiro si fa più pesante, molto più pesante ed aiutato dal muro alle sue spalle e dalle sue gambe che le faccio incrociare con la forza ai miei fianchi riesco ad avere la piena visuale dei suoi occhi. La sbatterei al muro all’istante se fosse un’altra ragazza ma da lei voglio solo delle risposte, per ora.

“Harry ti prego, mettimi giù per favore!”- non lo sopporta e quasi mi si stringe il cuore a vederla tremare, stringere gli occhi per non piangere  ed irrigidirsi sul muro con le braccia completamente stese lungo di esso pur di non toccarmi, nonostante il suo bacino e le sue gambe siano saldamente ancorate a me.

 "Dimmelo.”- le sussurro o pochi centimetri dalle sue labbra mentre le mie mani percorrono tutta la lunghezza delle sue gambe tremolanti-

“Non voglio.”- risponde strozzando un respiro tentando di non singhiozzare. Si ostina a non parlare, mi gioco l’ultima carta. Mi fiondo sul suo collo e inizio a baciarlo con foga tenendola ferma con una mano sul suo viso e con l’altra sulla sua coscia. Non smette di tremare eppure dai suoi gemiti appena udibili capisco che le piace, cazzo, piace anche a me.

“Parla.”- la bacio ancora lungo tutta la linea della sua mascella- “parla e smetto all’istante.”- continuo volendola rassicurare un po’-

“Perché? Perché vuoi saperlo a tutti i costi?”- ringhia cercando di districarsi dalla mia presa-

“Dimmelo!”- ordino strizzando con una mano il suo fondoschiena, cosa che la fa gemere rumorosamente cercando di spostare la mia mano. Sento che sta per cedere, me lo dirà, sono sicuro. Per il momento mi beo del suo profumo continuando a strisciare le labbra e il naso lungo il suo collo.

TALITA’S POV

Non ce la faccio più, sta esagerando, sento le sue mani ovunque sul mio corpo ed è una sensazione che voglio reprimere all’istante. Lo sta facendo per puro divertimento, solo per scoprire tutto, sta facendo tutto il possibile per tirarmi le parole di bocca ma non voglio farlo, non voglio. Ma lui non si fermerà se non lo faccio e sentirlo completamente a contatto con il mio corpo mi fa riaprire brutte ferite. Quello di cui ho più paura ora è il fatto che se un lato della mia mente dice di allontanare all’istante questo ragazzo, l’altra metà mi ferma dal farlo perché, sentirmi toccata da lui mi annebbia la vista a tal punto che comincio a comprendere che mi piace stare così.

“Dimmelo.”- sussurra con un tono più calmo iniziando a inumidire la mia guancia con le sue labbra bagnate. I miei occhi si spalancano cominciando a fissare uno di quei riflettori probabilmente rotti sul tetto, ad un tratto non esiste nient’altro per me se non io e lui, i miei respiri affannati e i suoi e le sue mani su di me che mi tengono saldata al muro. Questa situazione non è per niente normale, non deve succedere, non di nuovo, non mi deve piacere questa sensazione, deve smetterla.

“Va bene, te lo dico, ma lasciami ti prego.”- rispondo sentendo subito un nodo in gola. Anche se voglio negarlo non volevo si fermasse ma so che sto pensando con quella parte del mio cervello che devo lasciare in un angolo e non ascoltare.

Quando finalmente rimetto i piedi atterra e mi affretto a lasciare alcuni metri di distanza tra di noi lui sta ancora ansimando tanta la foga con cui mi ha praticamente aggredita. Ma sto  ansimando anche io, per tutt’altro motivo.

Sto per aprire bocca, ma essa riesce solo ad emettere un lieve lamento perché la porta della sala teatro si spalanca richiamando la nostra attenzione su un ragazzo. Provo da subito compassione per lui e in un certo senso anche gratitudine perché mi sono già pentita di aver ceduto alle richieste di Harry.

Il ragazzo non si muove e continua a tenere uno scatolone in mano pieno di cianfrusaglie, probabilmente da abbandonare in un angolo di questo posto.

“Scusate … vi ho disturbato?”- domanda con voce sottile intimorito da Harry. Tutti conoscono Harry qui e se non lo conoscessi anche io avrei paura di lui, a scuola è un’altra persona-

“Tu che dici?!”

Harry sbotta ringhiando verso il ragazzo che suppongo sia del primo anno. Comincia davvero a farmi pena.

“Smettila! Lo stai spaventando!”- rimprovero il riccio- “fai quel che devi, non hai interrotto niente.”- lo rassicuro-

“Invece si! Tal!”- urla Harry voltandosi verso di me. Il suo improvviso cambio d’umore è davvero insopportabile. Potrei descrivere i centinaia di comportamenti di Harry ma ne dimenticherei sempre qualcuno, è così lunatico-

Ignoro completamente il ragazzo che velocemente poggia la roba su un punto a caso vicino al muro per poi fuggire via mentre Harry non faceva altro che girare intorno nervoso aspettando che se ne vada. Oppure aspettando di sapere da me quel che vuole sapere. Ma ringrazio ancora una volta la campanella della fine della pausa pranzo che mi permette di scappare da una situazione spiacevole.

“Tal! Non abbiamo finito di parlare!”- quando è nervoso è così irritante, sono stufa di lui adesso-

“Io non ho nulla da dirti, devo andare a lezione.”

Il più distaccata possibile mi precipito con la mia tracolla in spalla fuori dalla stanza e subito dopo sento un rumore quasi assordante  provenire da dietro di me, probabilmente conoscendolo avrà dato un calcio o un pugno a qualcosa, ma a lui non importa molto di ciò che non è suo. Per la prima volta in questa giornata terribile per me sono felice di stare in classe anche se ho praticamente pensato fino alla fine alle sue mani su di me.

***

E’ stata una delle giornate più brutte della mia vita ufficialmente, in verità ho vissuto cose peggiori ma non voglio pensarci adesso. Non mi sono mai goduta davvero la serata in casa Styles. La luce del nostro piccolo appartamento chiusa con solo le piccole abatjour accese conferiscono un’atmosfera piacevole, papà guarda la partita in tv con Niall che è venuto a farci visita appositamente per far compagni a papà, ogni tanto li sento imprecare quando la squadra avversaria segna ma questo mi fa divertire di più. Torno in camera mia per poter finire di preparare i libri per domani.

Mentre sistemo tutto il casino accumulato in giorni di pigrizia i miei occhi cadono sulla piccola busta che riconosco subito contenere l’abito rosso che mi ha comprato Harry. Un tuffo al cuore ripensando ad oggi, vorrei che fosse qui con me ora, perché voglio questo? Non devo volerlo. Scaccio via questi pensieri dalla mia testa  e sentendomi un po’ in colpa per il vestito lo prendo con cura appendendolo nell’armadio, è davvero bello, non voglio che si sgualcisca.

Sotto la fioca luce della lampada da comò  finalmente mi siedo sul letto tirando un lungo sospiro rilassando le spalle. Ma non posso stare tranquilla per un attimo che sento dei rumori provenire dalla finestra, comincio ad essere più curiosa quando i fragori si fanno più chiari e insistenti. Corruccio le sopracciglia raggiungendo il davanzale della finestra ancora chiusa e quando un sasso la colpisce nuovamente faccio un salto indietro per lo spavento. Con una mano sul cuore la apro affacciandomi.

Oltre al prato verde illuminato mentre viene bagnato dagli annaffiatoi notturni vedo anche la sagoma incappucciata con una felpa e dei pantaloni della tuta neri. Lo riconosco quasi subito. Quando alza gli occhi verso di me accecandomi con tutta quella luminosità penso che potrebbero perfettamente mimetizzarsi con il prato. Perché sono contenta?

“Harry.” - lui non mi risponde mi fa solo cenno con la testa di scendere e so perfettamente cosa vuole. Non rinuncerà, ormai lo so. Meglio togliersi il pensiero.

Sicura che i due uomini in salotto non mi noteranno neanche uscire, chiudo tranquillamente la porta dell’appartamento alle mie spalle percorrendo silenziosamente il corridoio passando davanti agli appartamenti degli altri dipendenti arrivando finalmente al piano di sotto dove si trova la porta d’ingresso.

“Ora devi dirmelo, sto impazzendo.”

“Lo farò, ma non qui.”- ho troppa paura che qualcuno possa sentirci e quella colf sempre incazzata ha sempre un orecchio allerta anche quando dorme-

Come se mi stesse leggendo nel pensiero annuisce da sotto il suo cappuccio e prendendomi per mano comincia a spingermi in contro agli annaffiatoi  tagliando corto sull’erba facendo bagnare di leggeri schizzi il mio pigiama ma abbastanza per farmi rabbrividire nella fredda nottata nonostante cercassi di ripararmi inutilmente con la mano libera.

“Ma non potevamo usare il viottolo?”

M’ignora completamente continuando il suo percorso, quasi trattengo il respiro quando lo vedo spingere la porta della sua reggia. La casa è illuminata con luci lievi lungo il corridoio e nel tragitto vedo Anne e il suo marito amorevolmente abbracciati sul divano del salotto mentre guardano un film. E’ una bella scena, sembrano molto innamorati e m’incanto a guardarli mentre passiamo dietro di loro per raggiungere le scale.

“Tal …”- sussurra richiamando la mia attenzione. Tirandomi per la mano ancora ancorata alla sua saliamo le scale fino al secondo piano. Nel frattempo però sento gli occhi dei suoi genitori sulla mia nuca, si saranno accorti dei passi, rimbomba tutto qui dentro.

Comincio ad essere un po’ disorientata, tutto il piano è completamente al buio e mi lascio guidare da lui fin quando mi fa entrare  in una stanza, so che è la sua, c’è puzza di sigaretta.

“Qui va bene.”- dice sedendosi sul suo letto e accendendo la piccola lampada sul comodino- “vieni …”- mi invoglia a sedermi accanto a lui e quando finalmente si è tolto il cappuccio della felpa il suo ciuffo è abbassato ricoprendo gran parte della sua fronte e il suo viso è in parte illuminato dalla luce arancione accanto a noi.- “Allora?”- ansioso agita le mani e assottiglia gli occhi, o ora o mai più-

“Bene.”- prendo un respiro profondo- “Tutto quello che ti dirò deve restare tra di noi, ti chiedo solo questo.”- comincio con una voce strozzata. Rabbrividisco quando noto le nostre mani ancora unite.

“Hai freddo?”- chiede sbattendo le palpebre- “Certo che hai freddo, hai la maglia bagnata.”- si risponde da solo togliendosi la felpa e poggiandola sulla mia schiena, gesto che mi ha fatta sciogliere sebbene abbia abbandonato la mia mano. In compenso comincia a strofinarmi la schiena per infondermi calore e quando inizia a fissarmi con i suoi occhi color smeraldo capisco che è ora di parlare- “Non lo dirò a nessuno.”- risponde alla mia richiesta-

“Non c’è molto da dire in realtà. Quando io e papà vivevamo in Europa quasi due anni fa, lui lavorava in un cantiere di edifici in costruzione poco fuori dal centro di Cracovia. E’ stato un periodo terribile, lo pagavano pochissimo e abitavamo in un motel a pagamento davvero schifoso.”- rabbrividisco pensando a quei bagni lerci, Harry continua ad ascoltarmi molto interessato mentre la sua mano non molla la mia schiena- “Un giorno sono andata a lavoro con papà perché mi lamentavo che non passavamo mai del tempo insieme, lavorava tutto il giorno. E poi niente, ero seduta nell’ufficio principale con il capocantiere  mentre mio padre e altri lavoratori caricavano del materiale sui furgoni.”

Harry si ferma dal riscaldarmi e si siede meglio per guardarmi negli occhi preoccupato, come se sapesse già quello che sto per dirgli. Sto cominciando a sentire caldo adesso. I suoi occhi bruciano sulla mia pelle e mi sento a disagio a guardarlo, per questo abbasso i miei occhi sulle lenzuola del letto.

“Quello stronzo mi è saltato addosso.”- dico con disgusto nella voce  e sento il respiro di Harry accelerare allargando e restringendo le narici-

“Ti ha violentata?”

“No, non ne ha avuto il tempo sebbene avesse già abbassato la cerniera dei pantaloni, dio che schifo …”- commento abbassando la testa coprendola con le mani- “mi toccava ovunque e quando ho cominciato ad urlare mi ha chiuso la bocca tenendomi incollata alle sue schifose labbra.”- inorridisco ancora una volta sentendo ora freddo sull’orlo di un pianto isterico-

“Poi cosa è successo?”- chiede il ragazzo accanto a me dopo aver chiuso gli spazi tra le mie dita con le sue infondendomi coraggio-

“Fortunatamente mio padre è entrato in quel momento ed ha capito tutto, ha tirato un pugno al tizio e mi ha portata via subito. La sera stessa eravamo su un treno per la Svizzera sperando di trovare un altro lavoro e un’altra casa.”- sono contenta di averglielo raccontato, ora mi sento più libera ma forse ora Harry si sentirà un peso sulle spalle nel mantenere il mio segreto-

“Per questo hai paura quando ti tocco.”- dice più a se stesso che a me, ma io annuisco comunque mentre giocherella con le mie dita, perché mi sento così al mio agio con lui?- “Però …”- comincia aggrottando le sopracciglia- “ti sto toccando anche ora …”- mi fa notare indicando le nostre mani intrecciate-

E’ vero lo sta facendo e non ho paura, anzi adoro le sue mani su di me, forse perché so che non mi farebbe mai del male. Forse. Comunque sia mi spunta inconsciamente un sorriso.

“Mi dispiace, se fossi stato lì non mi sarei limitato ad un pugno solo.”- dice duramente mentre vedo la vena del suo collo  farsi più evidente. E’ arrabbiato. - “Cazzo …”

Si alza bruscamente dal letto arrestando il nostro contatto e si appoggia alla finestre chiusa con la testa rivolta verso il basso mentre la leggera maglia bianca fascia perfettamente i suoi addominali. Non ho mai visto nulla di più bello.

“Harry è passato, vivo in un altro continente ora …”

“No! Non puoi prenderla così alla leggera! Cazzo! Un fottuto stronzo ti ha quasi stuprata!”- mi urla contro allargando le braccia ai lati del suo corpo-

“Parla piano, per favore.”

“Scusami.”- risponde calmandosi evidentemente mortificato, spero che i suoi non abbiano sentito-

“L’ho superata, devo andare avanti no? Non posso stare attaccata ad una brutta esperienza per tutta la vita.”

“Lo avete denunciato?”- domanda secco collegando i miei occhi ai suoi-

“No.”- il suo viso sembra furibondo e il suo petto si alza e abbassa in maniera irregolare, vuole sapere il perché- “non avevamo soldi Harry, denunciarlo sarebbe significato pagare avvocati, processi e tutte quelle cazzate e non avevamo quasi i soldi per mangiare.”- mi spiego alzandomi dal suo letto per raggiungerlo davanti alla finestra-

Restiamo per qualche minuto in completo silenzio mentre entrambe i nostri sguardi sono rivolti fuori dalla finestra e sul giardino bagnato. Quando alzo lo sguardo verso il cielo notturno pieno di stelle vedo per un attimo il volto di mia madre, sono sicura che anche lei penserebbe che Harry è un bravo ragazzo, in fondo. Quando sento il suo braccio circondarmi la vita per avvicinarmi a lui non ho per niente paura. Mi sento così custodita che penso che nessuno possa farmi del male con lui vicino. Ed è proprio ora che comincio a fare due più due, forse, provo qualcosa per Harry, forse, non è solo gratitudine perché effettivamente non ha fatto nulla a parte ascoltarmi. Forse è qualcosa di più, un amico per dirne una, oppure un confidente per dirne un’altra, ma non so come descrivere quel qualcosa in più, per ora so solo che sto bene dopo avergliene parlato.

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