25. Non guardarmi così
Dacché mondo è mondo, o in Europa o negli Stati Uniti il lunedì è drammatico per tutti. Si ritorna a scuola, quell’edificio solitamente chiassoso e vivace dove alcuni studenti sono felici di parlare e rivedersi dopo le feste del fine settimana. Mentre altri come me, si svegliano già infuriati perché inizia un’altra settimana d’inferno. Non faccio altro che pensare al vestito che mi ha regalato Harry, non vedo l’ora di indossarlo. E’ strano che abbia scelto un abito di un colore così acceso, così da me. Credevo che mi sarei dovuta presentare con uno di quegli abiti neri, formali e aderenti, ma come ha già detto lui ieri, a me non stanno i vestiti aderenti. Non so se prenderla come un’offesa, forse si.
“Buongiorno.”
Sono talmente presa dai miei stupidi pensieri che non mi sono neanche accorta di essere già in classe seduta al mio posto e che Liam mi ha appena salutata.
“Anche a te.”- rispondo poggiando stancamente i gomiti sul banco-
“Qualcosa non va?”
“Devo avere delle occhiaie orribili ..,”- non avevo ancora aperto bocca questa mattina prima di salutare Liam, la mia voce sembra così brutta in questo momento-
“Stai benissimo, come sempre …” - mi volto verso di lui per ringraziarlo con un sorriso per il complimento - “… sembri solo un po’ sbattuta e il fatto che indossi una tuta invece delle tue gonne è abbastanza strano.”- lo ringrazio nuovamente per la sua onestà questa volta. In effetti oggi mi andava di stare più comoda del solito, quasi come se andare a scuola oggi mi facesse lo stesso effetto di andare dalla mia stanza al bagno di casa-
“Non ho dormito molto questa notte.” -ammetto-
“Perché?”
“Non lo so, devo aver mangiato troppo.”
Concludo qui la discussione prima che il professore entri in classe per una lunga e noiosa lezione di biologia. Liam ha ragione, non sembro io oggi, non metto mai le tute, o in generale dei pantaloni e so perfettamente il motivo. Non ho dormito davvero, ho avuto un incubo che mi ha riportato al passato ed è tutta colpa di Harry. Non mi succedeva da tempo ormai di pensarci. Ma per quanto sia arrabbiata con lui per aver rispedito a galla cose che volevo dimenticare non posso fare a meno di notare che oggi non c’è. Chissà dov’è.
***
Quando finalmente suona quella fastidiosa campanella che segna la pausa pranzo prendo tutta la mia roba rifiutando l’invito di Liam di pranzare con lui e gli altri, sono proprio strana aggi. In questo momento mi sento come un salmone, sto andando contro corrente, mentre la folla mi viene addosso per raggiungere la chiassosa mensa io non voglio fare altro che rinchiudermi nel tranquillo teatro dall’altra parte dell’edificio.
“Finalmente.”
Tiro un sospiro di sollievo spingendo il portone bianco per entrare in quella stanza buia del dietro le quinte. Mi fanno quasi male le orecchie per il troppo silenzio, ma è meglio così. Mi siedo in una di quelle polverose sedie sparse disordinatamente e tra decine di vestiti sgualciti su stampelle arrugginite tiro fuori il diario.
“Hey mamma, come va lassù? Spero meglio di come vada qui, ti capitava mai di essere così triste? Perché oggi sembro inconsolabile. Oggi non volevo neanche venire a scuola, strano eh. Ora come ora vorrei tanto tornare a casa. Come sta nonna? Riesci a vederla da lì? Non chiama mai, ma lei è fatta così vero? …”
Il mio monologo con mia madre è bruscamente interrotto dal rimbombare nella sala della porta che si apre, perché si apre? Sono quasi accecata dalla luce che proviene dall’esterno e mi sale un brivido su per la schiena nel pensare che possa essere qualcuno che mi rimprovererà per essere qui. Ma rilasso le spalle quando la porta si chiude dietro la figura di un ragazzo che conosco fin troppo bene.
“Cosa ci fai qui?”
“Tu, cosa ci fai qui?”- chiedo di rimando posando il diario dentro la mia borsa, dovrei cambiarla, è così vecchia-
“Siamo nervose.”- dice increspando le labbra per fischiare- “Ti ho vista entrare e sono venuto ad infastidirti”- chiudo gli occhi esausta senza rispondere, voglio che se ne vada- “Sei strana.”- dice dopo qualche minuto di completo silenzio che ho passato nella speranza che se ne andasse lasciandomi di nuovo sola-
“Me lo dici sempre.” gli faccio notare ruotando gli occhi al cielo-
“Oggi sei strana …”- dice prendendo una sedia e avvicinandola a me per poi sedersi, mi stupisce che corra il rischio di sporcarsi di polvere- “Ti ho osservata questa mattina quando sei uscita di casa, cos’è questa roba?”- chiede indicando con disgusto la mia tuta grigia-
“Sorvolerò sul fatto che mi hai osservata ma vorrei farti notare che a te non piace mai come mi vesto, cosa t’importa?”- domando stizzita poggiando la testa tra le mani e i gomiti sulle ginocchia-
“M’importa perché sei strana da ieri e so che è per qualcosa che ho fatto io, voglio sapere cosa. Ora!”- urla le ultime parole facendomi raddrizzare la schiena e assottigliare gli occhi-
“Non esiste al mondo che te lo dica! Non devi sapere niente, non riguarda te! Vai dai tuoi amici, dalle tue ragazze, bevi, drogati ma non pensare a me, chiaro?”
Dopo essere sbottata in questo modo, che non mi aspettavo da me stessa e sicuramente neanche lui, mi alzo in piedi poggiando la mia tracolla sulla spalla, mentre la mia voce fa ancora eco nella sala.
“Allora c’è davvero qualcosa! Dimmelo!”- risponde seguendomi verso la porta e chiudendola con un tonfo assordante quando cerco di aprirla-
“No.”
“Si!”
“Non insistere.”- ringhio a denti stretti concentrandomi sulle sue sopracciglia per non dover guardare i suoi occhi. Al buio sembrano brillare di più-
“Se non me lo dici ora, dirò a tutti che sei venuta a letto con me e che ti è piaciuto, a Liam non piacerà saperlo vero?”- chiede con un sorriso perfido sulle labbra, ma questa volta non ci sto a fare questo stupido giochetto dei ricatti-
“Vai! Dillo a tutti! Tanto non passerò più di un semestre in questa scuola!”- dico a malincuore indicando la porta che lui sta tenendo saldamente per non farmi uscire-
E’ brutto dire queste cose, ma ci sono passata tante, troppe volte e sono quasi sicura che non farò in tempo a diplomarmi in questa scuola, forse nella prossima.
“Che vuoi dire?”- domanda in tono più calmo non interrompendo il contatto visivo con me-
“Che presto mio padre verrà licenziato di nuovo e che ci trasferiremo in qualche altro stato o paese, di nuovo, fottutamente di nuovo!”- rispondo drammaticamente cercando di trattenere le lacrime, non voglio andarmene, ma sono più che sicura che succederà, per questo non m’importa di quello che pensano gli altri di me, e Liam … lui è uno di quei pochi amici che ho conosciuto ma che poi non ho più rivisto, sarà sempre così forse.-
Il silenzio che segue le mie parole è così frustrante, mi sento completamente annullata, mi sento come se fossi incredibilmente fuori dal mio corpo, la mia testa è molto più leggera e credo che urlare e sfogare queste mie frustrazioni mi abbia aiutata a rilassarmi. E’ una bella sensazione. Mai provata prima, per troppo tempo mi sono tenuta tutto dentro. Quante cose ho fatto in questa città che non ho mai fatto prima? Ho perso il conto …
Harry non dice una parola, non fa altro che fissarmi facendomi quasi sentire scoperta e a disagio.
“Non guardarmi così.”- lo supplico sfinita-
“Così come?”
“Nel modo in cui lo stai facendo.
“In che modo lo sto facendo?”
Quando avanza di un passo verso di me con le braccia incrociate quasi mi manca l’aria perché non smette di guardarmi negli occhi e io non riesco a smettere di guardare i suoi, sono troppo penetranti, sono troppo freddi, sembra quasi che stia scavando dentro di me per cavarmi di bocca tutto quello che vuole sapere. Sa benissimo come confondere una ragazza e farle fare quello che vuole. Sicurezza. E’ questo che emana.
“Non ti dirò nulla Harry.”
In mio tono stupisce anche me altrettanto freddo quanto il suo sguardo e altrettanto sicuro quanto la sua postura.
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Ho aggiornato! scusate il ritardo, sono gli ultimi giorni di scuola e le ultime interrogazioni :) Come al solito ditemi quello che ne pensate, vorrei qualche commento prima di continuare :)
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