23. Fuori programma


HARRY'S POV

Non finirò mai di dire quanto sia strana quella ragazza. Prima è felice, un minuto dopo s'incanta a guardarmi e poi s'incazza. Ah, ha anche la testa tra le nuvole per riuscire a cadere sugli ultimi tre scalini. Devo averla scioccata con il mio fisico da dio greco, non ci sono altre spiegazioni, a parte che potrebbe avere il ciclo. Mi viene da ridere quando torno in camera ma visto il terribile mal di testa mi viene difficile farlo.

Questa serata è stata davvero troppo, non so quanto ho bevuto, ho smesso di contare dopo la quinta birra. Quel locale pieno di uomini con gli ormoni a mille nel vedere qualche insulsa spogliarellista, tutto quel fumo e alcol, ho ancora la mente annebbiata.

Sono stanco, sfinito, fisicamente e mentalmente. Avrei dovuto aspettarmelo, è sempre la stessa storia quando esco con i ragazzi, comincio davvero a stufarmi di tutto, ogni fine settimana i nostri programmi sono di ubriacarci, trovare qualche donna facile a qualche festa e cercare di trovare qualcuno che ci passi una dose di polvere bianca a basso costo, per quanto la odi, ora non riesco a smettere.

Per la prima volta sono felice di essere tornato a casa, penso quando mi stravacco pesantemente sul mio enorme letto. Sento ancora la gola bruciare per tutto quello che ho rigettato e quasi mi vergogno di averlo fatto davanti a lei. Dopo aver fissato il soffitto per non so quanto tempo i miei occhi si chiudono da soli, troppo stanchi anche loro, e in poco non sono più cosciente, soprattutto per pensare a questa serata. Menomale.

TALITA'S POV


"Sono stanco!"

"Va a dormire allora!

"Non mi rispondere così ragazzino! Sai di cosa parlo!"

"Rinfrescami la memoria!"

Credevo che la domenica fosse un giorno di riposo, uno di quelli dove ti svegli quando vuoi, sei serena, tranquilla, fai la colazione che vorresti fare tutta la settimana ma che non puoi fare perché sei troppo di fretta per andare a scuola. Uno di quei giorni in cui sei felice per mezza giornata e per l'altra mezza ti disperi perché il giorno dopo è lunedì. Uno di quei giorni in cui non vorrei svegliarmi con le urla di Harry e suo padre che provengono dal giardino.

Esco dal letto scalciando, frustrata, le coperte e scendo le scale per raggiungere la stanza comune. Mi stupisco nel vedere Ines, Niall, Conrad e la bisbetica donna delle pulizie affacciati alla finestra per spiare la conversazione tra padre e figlio.

"Cosa succede là fuori?"- domando con la voce ancora impastata dal sonno mentre afferro un toast appena sfornato.

"Il solito rimprovero domenicale, dopo che Richi Rich è tornato sbronzo la sera prima."- mi risponde Niall facendomi un po' di spazio sul davanzale.

In giardino vedo mio padre intento a gettare nella spazzatura la bottiglia che Harry ha lanciato sull'erba l'altra sera e sono sicura che tutto quello che ha vomitato è ancora lì. Se ripenso a ieri mi vengono i brividi, non so se per il disgusto nel ripensare a lui che rimette o perché l'ho visto a torso nudo.

"Vedi di darti una fottuta regolata Harry! Mi ci vuole ben poco a spedirti in collegio!"

"Allora fallo!"

"Non provocarmi!"

"Quel ragazzo dovrebbe davvero smetterla, è sempre la solita storia, vorrei sapere cosa gli è preso, prima non era così."- commenta nostalgico Conrad.

"Sarà l'adolescenza, credo."- continua Ines.

"E' solo uno stupido ragazzino viziato!"- per la prima volta sento la donna senza nome parlare senza borbottare tra sé e sé. -"e pensare che gli ho cambiato pure i pannolini a quel diavolo!"- conclude con un'espressione disgustata mentre inizia a lavare alcuni piatti nel lavello.

Ognuno di noi la fissa in silenzio, forse stupiti. Non deve essere una persona che parla molto neanche con gli altri, credevo lo facesse solo con me. Sono sicura che nonostante le sue parole vuole molto bene ad Harry. Harry è cambiato secondo loro, com'era prima?

"Non mi manderesti mai in collegio! Non potresti più vantarti alle tue cazzo di cene di lavoro di avere un fottuto erede a cui lasciare la tua società di merda!"- mi si spezza un respiro sentendo le sue parole e subito riprendo a guardare la scena dalla finestra, mio padre ha preferito tagliare la corda e lavorare sul prato poco più in là, come lo capisco.

"Vai in camera tua!"

"No!"

"Vai!"

Non ho voglia di sentire altro e anche se probabilmente sentirei le loro voci anche dalla mia stanza decido di andarci per vestirmi e andare a fare un giro lontano da qui. Non è certo la domenica che mi aspettavo dopo un'incredibile settimana di scuola.

Dopo l'episodio di ieri sera e la mia caduta ho deciso che almeno per oggi non metterò una delle mie tradizionali lunghe gonne indiane che nonna si ostina ancora a spedirmi ma che anche io adoro. Opto per un semplice vestitino estivo con motivi floreali. Solo dopo ricordo che è a causa di questo vestito se ora Harry mi chiama fiorellino. Ma non avendo voglia di cambiarmi decido di lasciarlo.

Quando esco da casa, dopo aver salutato tutti, loro stanno ancora discutendo in giardino. E nessuno dei due ha intenzione di cedere. Hanno lo stesso carattere. Styles fino alla fine. Provo a mantenere un profilo basso non facendomi notare camminando il più velocemente verso il cancelletto laterale.

"Tu!!"- come se non comandassi io le mie gambe mi fermo, non sono neanche sicura che parlasse con me. -"Vieni con me!"- sono sicura adesso che parlasse con me e quando mi prende per un polso strattonandomi verso il garage comincio ad avere paura. Harry mi fa paura quando è arrabbiato.

"Harry torna qui! Non abbiamo finito di parlare!"- si lamenta il povero padre e solo adesso noto Anne con Gemma in braccio dietro una finestra al secondo piano, mi sento triste per loro.

"Entra in macchina."- ordina indicando la sua Land Rover lucida ignorando completamente il padre, non ho il coraggio di protestare, soprattutto quando la sua mascella è così tesa e il suo respiro è così pesante. Rimpiango di essere uscita di casa. So perfettamente che tutti ci stanno guardando.

L'auto sfreccia con troppa violenza fuori dal cancello grande e io trattengo un respiro afferrando saldamente il sedile per paura che possa frenare di colpo troppo brutalmente.

"H-Harry, rallenta."- lo supplico dopo che ha quasi investito un povero cagnolino, per fortuna è sano e salvo.

"Sta zitta!"

"Oh si! Starò zitta! Dopo che sarò morta in un incidente stradale non parlerò più!"- urlo chiudendo gli occhi per non vedere la strada.

"Cazzo quanto sei irritante!"- grugnisce frenando, il rumore delle ruote che sfregano sull'asfalto mentre cercano di fermarsi si è sentito per tutto il quartiere e io ho il cuore in gola.

"Tu sei pazzo."- sussurro senza fiato, i miei capelli saranno scapigliatissimi e sto cercando in tutti i modi di respirare regolarmente.

Anche senza guardarlo capisco che getta la testa indietro sul sedile e quando alza la mano so che la sta per passare tra i capelli. Vorrei sapere cosa gli sta passando per la testa. E per quale fottuto motivo io sono qui?

"Scusami."- sussurra a sua volta dopo qualche minuto e quasi rimango stupita. Quasi. So che è un bravo ragazzo in fondo, molto in fondo.

"Sei scusato, solo se mi compri un hamburger."- cerco di scherzare e quando lo sento sorridere so che ha funzionato.

"Ti compro anche un vestito, cazzo, che gusti di merda che hai."- non mi sento neanche offesa, mi viene solo da ridere quando rimette in moto l'auto questa volta ad una velocità normale.

In questo momento mi viene in mente Liam, se sapesse che sono con lui mi ricorderebbe per la centesima volta che devo stargli alla larga. Il problema è che lo so perfettamente eppure senza volerlo mi ritrovo sempre sola con lui.

Sarà il suo fascino, perché non posso certo dire che sia un brutto ragazzo, sarà perché il suo carattere è interessante, sarà perché ho voglia di conoscerlo, ma non posso fare a meno di essere curiosa.

"Quello è il tuo modo di mangiare un hamburger?"

"Cosa c'è che non va?"- chiedo guardando il mio piatto occupato da un enorme hamburger strapieno di chissà quale schifezza, ma in fondo siamo in America, dovevo provarlo.

"Non puoi farlo davvero! Stai usando forchetta e coltello, anche quel tizio al bancone ti sta guardando shockato."

"Non voglio sporcarmi, che male c'è?"

"Sporcare quel vestito lo migliorerebbe."- critica dando un morso al suo panino nel modo più disgustoso possibile.

"Non criticare il mio modo di vestire, almeno è colorato e allegro, tu sembri sempre in lutto."- rispondo mettendo in bocca una forchettata di panino, non è poi così strano mangiare con forchetta e coltello, non è vero? Comunque sia, la sua unica risposta è il gesto di voltare gli occhi al cielo mentre mastica a bocca aperta il suo hamburger.- "Dio, che schifo, chiudi la bocca almeno."

"La smetti? Metà della popolazione mondiale mangia così, l'altra metà sono fottute modelle anoressiche che non toccano cibo, vegetariani del cazzo, drogati e i perfettini maniaci dell'ordine come te."

"Tu non sei un drogato?"- la mia bocca parla prima che possa pensare a quello che ho detto, se scatta di rabbia adesso mi farà fare una figuraccia davanti a tutti i clienti di questo bar.

"Tu parli troppo ragazzina."- dice semplicemente, questa volta mi stupisce davvero. - "E non sono un drogato, chiaro?"- sussurra avvicinandosi di poco per non farsi sentire da altri.

"Si, come no."- mi lancia un'occhiataccia ma sa perfettamente che ho ragione. -"perché sono qui? Quale altro ricatto hai in mente di propormi?"- chiedo dando voce alle domande che ho da quando mi ha chiesto di salire in macchina con lui.

"Non voglio ricattarti, voglio sono conoscerti un po'."

"Non me la bevo, dai."- lo sprono a parlare, lo vedo dalla sua faccia che vuole dire qualcosa.

"Bene, ho litigato con mio padre questa mattina."- comincia incrociando le dita sul tavolo.

"Ma non mi dire."

"Il succo della situazione è che vuole che vada ad un'altra delle sue cene di lavoro."- confessa sbuffando.

"Ed io cosa c'entro? Vacci."- rispondo imboccandomi con un altro pezzo di hamburger.

"Il problema è che hanno invitato anche te."

Quasi mi strozzo quando sento le sue parole. Sono sicura che la mia faccia sia buffa in questo momento per quanto sono shockata. Faccio subito due più due arrivando alla conclusione che ad invitarmi sia stato uno di quei tizi che ho conosciuto alla prima cena. In che guaio mi sono messa?

"Ti prego Tal, mi devi aiutare, non ci volevo neanche andare ma-"- si blocca abbassando lo sguardo.

"Ma?"

"Vieni e basta, per favore."- mi supplica, mi piace quando ho il coltello dalla parte del manico.

"Vengo solo se finisci la frase."- minaccio sperando di sentire quello che mi aspetto.

"Ma perché dobbiamo sempre scendere a compromessi?!"- si lamenta appoggiando la schiena alla sedia.

"Perché con te è divertente."- ridacchio bevendo un sorso del mio succo di carote.

"Sei davvero una stronza."- sorride anche lui.

"Mi adatto alle persone con cui parlo, adesso finisci quello che stavi per dire."

"Se te lo dico vieni alla cena e butterai nel cesso quel vestito."

"Ci sto."- no, non butterò il vestito, mi limiterò a non indossarlo quando lui è nei paragi magari.

"Okay, non ci volevo andare ma ci tengo a fare bella figura con i clienti di papà."

Ho sentito esattamente quello che volevo sentire uscire dalla sua bocca, sapevo che non era un cattivo ragazzo, è solo uno di quegli stronzi ormonalmente instabili che cercano di integrarsi con gli altri. Il problema è che forse ha scelto gli amici sbagliati. C'è molto di più sotto l'Harry ubriaco alle due del mattino.

"Posso farti un'altra domanda?"- chiedo, ma questa volta non pretenderò una risposta.

"A questo punto posso sopportare tutto."- ruota gli occhi per poi mordere di nuovo il suo panino, è disgustoso come lascia cadere volontariamente tutte le salse sul piatto.

"Perché mi avevi chiesto di fingermi la tua ragazza la prima volta?"

"Te l'ho detto, me lo aveva chiesto mio padre."

"Non ci credo."- rispondo semplicemente scuotendo la testa. E' una cosa fin troppo improbabile che suo padre gli chiedesse di portare una ragazza alla cena, soprattutto conoscendo la cerchia di amiche che ha suo figlio.

In ogni caso, convinta delle mie opinioni lascio cadere il discorso e lui non ha comunque intenzione di replicare. Il resto dello spuntino passa in silenzio, tombale silenzio. Di tanto in tanto qualche grassone tossisce per aver riempito troppo la bocca di patatine fritte, oppure si sente la piccola campanella all'entrata del piccolo fast-food che segna l'entrata di qualche nuovo cliente, ma a parte questo i nostri sguardi sono quasi sempre rivolti fuori dalla grande finestra.

Solo adesso mi chiedo perché sono seduta a mangiare un hamburger con Harry Styles, lo stesso ragazzo che ieri sera mi ha quasi vomitato sulle scarpe e che si lamenta sempre per come sono vestita.

"Quando sarebbe questa cena?"

Dopo essere usciti da quel locale e dopo essersi offerto di pagare per me nonostante le proteste, riprendiamo la strada in macchina sperando di tornare a casa.

"Martedì."- risponde non staccando gli occhi dalla strada né le mani dal volante. -"A Beverly Hills."

"Dove?!"- credevo fosse in qualche costoso ristorante al centro di Los Angeles non in quella che considero la patria di Paris Hilton e dei Chiwawa. Non riesco ancora a credere di essere passata dal cenare in qualche locale puzzolente con mio padre a notte fonda nel ghetto di Copenhagen a cenare con qualche riccone in qualche lussuosa villa principesca di Beverly Hills. -"fantastico."- ironizzo.

"Non ti piace?"

"Odio gli eccessi, tutto qui. Torniamo a casa?"

"Non voglio tornare a casa ora."

"Cosa vuoi fare allora?"- chiedo appoggiando la testa al finestrino dell'auto ormai avendo perso le speranze di tornare in casa Styles.

"Voglio comprarti un fottuto vestito per martedì."

Non ho la forza di protestare e l'unica cosa che posso fare è gettare la testa indietro sul sedile e aspettare di vedere dove mi porterà. Stare con lui è stancante. Quando lo vedo fermarsi davanti alla vetrina di Burberry comincio a sudare freddo. Le cose peggiorano quando slaccia la cintura dalla sua parte.

"Harry."- lo richiamo, ma visto che è già sceso dall'auto non credo mi abbia sentito. -"Harry!"- ripeto scendendo anche io dal veicolo.

"Cosa vuoi?"

"Perché siamo qui? Non posso spendere tutti questi soldi per un vestito!"

"Chi ha detto che li spenderai tu? Forza entra."

"Non voglio."- rispondo serrando i piedi sul marciapiede mentre il ragazzo con gli occhi verdi incrocia le braccia proprio davanti alla porta del negozio-

"Entra."- ordina.

"Non voglio regali da te."- grugnisco a denti stretti.

"Oh fidati, sarà un regalo per me. Muoviti."- risponde strattonandomi per un braccio. Non ho idea di cosa volesse dire e rimango abbastanza perplessa ma allo stesso tempo a bocca aperta nel vedere quanto grande fosse quel negozio. Non c'è nulla qui dentro che costi meno di cento dollari. Il ragazzo deve avere una paghetta consistente. -"Entra in un camerino, ci penso io."

Dopo essere stata praticamente spinta oltre una tenda di raso rosso sotto gli occhi di una commessa alquanto inquietata dalla presenza di Harry, non ho altre speranze che quella di finire presto. Non mi sento a mio agio qui, soprattutto con Harry che cerca vestiti per me. Per fortuna il punto vendita non è affollato visto che è appena passata l'ora di pranzo.

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