22. Doppie personalità (Part 2)


"Grazie per il passaggio."

"Di nulla, non ti avrei di certo lasciata sola a girare per le strade a quest'ora."

"Probabilmente mi sarei persa."- rispondo ridendo di me stessa. Ashton è stato davvero gentile a riaccompagnarmi. Liam non lo avrebbe mai fatto visto che avrebbe comportato il tornare in territorio Styles, non glielo avrei mai chiesto.

"Ma per quale diavolo di motivo suona quello dietro?!"- appena getto uno sguardo nello specchietto retrovisore dell'auto vedo un veicolo nero che ci suona dietro rumorosamente per poi sorpassarci. Questo mi da modo di vedere che all'interno vi sono alcuni ragazzi, probabilmente ubriachi, che ridono e bevono birre. Se non fossero quasi le due di notte e se le strade non fossero già vuote avrebbero sicuramente investito qualcuno. - "Non dovrebbero guidare ubriachi! Stavano quasi per mandarci fuori strada!"- si lamenta Ashton, arrabbiato, suonando a sua volta il clacson.

Il mio cuore perde un battito quando vedo l'auto di quei ragazzi fermarsi proprio di fronte al grande cancello della villa degli Styles. Per questo, prego Ashton di fermarsi poco lontano da loro, non voglio che ci vedano.

"Vuoi che ti accompagni dentro?"- chiede quando vediamo Harry gettarsi fuori dall'auto con difficoltà a reggersi in piedi e con una birra in mano. L'ennesima forse.

"Non credo sia il caso, aspetto che vadano via e poi scendo."- rispondo non togliendo gli occhi dal ragazzo ubriaco a pochi metri da noi. La camicia quasi del tutto sbottonata e i pantaloni fin toppo aderenti, per non parlare dei capelli, più scompigliati del solito. Qualcosa mi dice che non hanno solo bevuto questa sera.

"Sono andati via, sicura che non vuoi che ti accompagni? Conosciamo tutti Harry in quello stato."

"Posso cavarmela, grazie ancora per il passaggio."- gli sorrido per poi scendere dall'auto. Vedo Ashton salutarmi con un gesto della mano e dopo aver ricambiato mi affretto a varcare il cancello.

Ancora una volta, da quando vivo qui, rimango a bocca aperta incantata dalla bellezza di quel posto illuminato per la notte, la fontana centrale con l'acqua colorata dalla luce blu, il portico con luci gialle e il viale in pietra è così pulito da illuminarsi da solo. L'unica pecca è quel ragazzo piegato in due su un cespuglio, si tiene con una mano ad un albero mentre vomita tutto quello che probabilmente ha ingerito questa sera, forse anche questa mattina.

Non riesco a passare oltre senza degnarlo di uno sguardo. A volte vorrei tirarmi i capelli da sola per quanto sono stupida, ma senza accorgermene la mia mano è già sulla sua schiena mentre lui vomita l'anima. Getta la bottiglia, che era ancora nella sua mano, sul prato. A papà questa cosa non piacerà per niente.

"Fiorellino, sei tu?"- ruoto gli occhi al cielo per questo stupido soprannome ma poi rispondo stancamente di si. - "Come mai non sei nel tuo lettino?"- mi sta schernendo?

"E tu perché non sei nel tuo?"- chiedo fredda allontanando la mia mano dalla sua schiena, che cosa stupida.

"Perché ho una vita sociale."- ride rumorosamente pulendosi la bocca con la manica della giacca, che cosa disgustosa. - "ma quante gonne come quella hai nell'armadio?"- chiede arricciando il naso, barcollando sui suoi stessi piedi.

"Non smetterò mai di metterle solo perché non ti piacciono."

"Sei testarda fiorellino."

"Smettila di chiamarmi così, non mi piace, mi fai sentire stupida."- rispondo irritata cominciando a camminare verso la mia casa della servitù mentre spero che lui torni nel suo castello.

"Tal!"- gli griderei di non chiamarmi neanche in quel modo ma so che è troppo ubriaco o strafatto per darmi retta. - "aiutami a salire le scale."- dice dopo una breve pausa, in piedi appoggiato ancora all'albero. - "per favore."

Questo è il momento in cui mi sento davvero stupida, finisco sempre per cedere. Un minuto prima vorrei strozzarlo e strappargli tutti quei capelli dalla testa, un minuto dopo sembra un bambino bisognoso e mi fa davvero pena. Per questo motivo, ora sento la schiena a pezzi nell'aiutarlo ad arrampicarsi su per le scale di casa sua. Scale che, tra le altre cose, sembrano più del solito.

Per poco non mi viene il voltastomaco nel sentire quanto puzza d'alcol e fumo ed è così sudato che non vedo l'ora di tornare nel mio bagno per farmi una doccia. Vorrei tanto sapere cosa spinge una persona a ridursi così. Deve essere per forza qualcosa che non puoi evitare di fare anche se ne conosci le conseguenze. Quest'immagine di Harry stona con quella del ragazzo che ho visto leggere in biblioteca e sorridere alla sorella più piccola.

Appena arrivati davanti alla porta della sua stanza mi affretto ad aprirla e nella frazione di un secondo lui mi sfugge dalle braccia correndo verso il suo bagno privato per un conato di vomito. Non so se essere sollevata per la mia povera schiena o disgustata nel vederlo in quello stato pietoso.

"Tutto bene?"- sussurro per evitare di svegliare qualcuno.

"Sono piegato sulla tazza, tu che dici?"- risponde con ovvietà.

Ovviamente è stata una domanda stupida ma non è quello che mi preoccupa ora. Sono nella sua stanza, nella tana del lupo, nel covo del pipistrello, nel nido del corvo. Ma più mi guardo intorno più capisco che tipo strano è. Ha foto sue da piccolo, della sua famiglia, di Gemma appena nata, momenti felici, macchinine da collezione sulle mensole e una pila di libri sul comodino.

Questo ragazzo ha una doppia personalità, sembra la trama di un film, tenero studioso il giorno e pazzo drogato la notte. Deve essere un fottuto scherzo. Mi viene da ridere.

"Perché ridi?"- chiede sciupato uscendo dal bagno.

"Niente, stavo solo pensando."- rispondo prendendo a giocare con le mie dita per non guardare il suo torso, ora nudo, mentre usa la sua camicia per asciugarsi il sudore della fronte. I suoi addominali perfettamente levigati e le sue mani grandi, forse troppo. Senza rendermene conto lo sto fissando troppo e lui sta fissando me con aria divertita, devo sembrare proprio stupida. Quante volte ho pensato la parola stupida questa sera? - " Oh mio dio, me ne devo andare." - sbotto preoccupata per il mio stesso comportamento.

Raggiungo la porta che apro velocemente e altrettanto velocemente scendo le scale buie della casa cercando di non inciampare sulla mia gonna, ovviamente non riuscendoci. Mi ritrovo a terra alla fine delle scale, maledicendo per la prima volta il mio modo di vestire.

"Ti sei fatta male?"- sento una voce in cima alle scale e riconosco subito che è Harry. Tiro un sospiro di sollievo preoccupata di aver svegliato qualcuno.

"Sto benissimo."

Mento. E' ovvio che non sto bene, sto scappando. Non ho idea del motivo ma lo sto facendo. Sono come terrorizzata, o forse scioccata. E' la prima volta che vedo un uomo mezzo nudo. Rilasso i muscoli appena mi chiudo dietro le spalle la porta della mia camera.

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