18. Spiegazioni
Mi sento come una ragazzina pettegola che non vede l'ora di sapere i dettagli salienti dello scoop del momento. Un po' ridicolo da parte mia.
"Allora?"- lo incito a parlare una volta rimessa in moto l'auto e beandomi della comodità di quei sedili in pelle.
"Non puoi aspettare? Dio santo, sembra che tu non riesca a tenere il culo fermo sul sedile."- si lamenta lanciandomi un'occhiata per poi riportare lo sguardo sulla strada.
"Invece sembra che tu non riesca mai ad essere cortese con una ragazza."
"Perché sei una ragazza? Con quelle gonne sembri più un tendone da circo."- ma che diavolo si è messo in testa, di potermi prendere in giro quando vuole?
"E tu allora? Hai la fama da prostituito."- rispondo a tono facendo scoccare la lingua sul palato.
"Da cosa?"- chiede interrogativo aggrottando le sopracciglia. Ora è pure sordo.
"Da prostituito! Sapessi quello che dicono a scuola di te."- quasi rido.
"Ti prego, so benissimo cosa dicono! Che sono un mostro a letto!"- si vanta con ovvietà. Ruoto gli occhi a cielo alla sua aria spavalda.
"Piuttosto dicono che tu sia un mostro e basta."- rispondo accendendo la radio che sembra davvero priva di una canzone decente.
"Un mostro? Perché mai sarei un mostro, le ragazze mi sbavano dietro."- risponde chiudendo la radio, infastidito. - "e tieni le mani a posto, la macchina non si tocca."
"Ti sbavano dietro solo perché hai un bel faccino, oppure perché ti pulisci il culo con le banconote da cento, vedi tu."- continuo io contenta del mio modo di rispondergli. –"comunque sia, ho scoperto che hai la fama di quello da una botta e via, metà del genere femminile scolastico ti odia, probabilmente quelle che tu ti sei portato a letto per poi non richiamarle."
"Sai quanto m'importa dei pettegolezzi delle ragazze, io sono fatto così. Se sanno chi sono e cosa faccio, perché continuano a venire a letto con me?"
"E' la stessa domanda che mi pongo anche io."- confesso annuendo in accordo. -"allora vuoi dirmi cosa è successo con Liam?"- chiedo ancora appoggiando pesantemente la testa sulla spalliera del sedile.
"Dio, quanto parli, se te lo dico starai zitta per il resto del tragitto. Okay?"- annuisco sperando che inizi a parlare. -"non c'è molto da dire, io e Liam siamo cresciuti insieme, qualche hanno fa ho fatto amicizia con altri ragazzi, appena entrato al liceo."
"Ah, quei quattro bell'imbusti con i capelli unti."- penso ad alta voce.
"Vuoi ascoltare la storia o no?!"- chiede ruotando gli occhi al cielo tenendo salda la presa sul volante, decido di stare zitta. -"dicevo, loro mi hanno mostrato la vita divertente che faccio ora, Liam allora mi ha accusato di essere un falso, un idiota, che non ero più lo stesso, che ormai la nostra amicizia non esisteva più e cose del genere. In quel momento ho capito quanto cazzo fosse sfigato."
"E poi?"- lo incito a continuare interessata dalla storia.
"E poi nulla, mi sono divertito a prenderlo in giro per un po', finché non gli ho messo una bustina di erba nello zaino. Sapessi come si sono incazzati i suoi e i professori quando lo hanno scoperto!"- ride divertito colpendo il volante con la mano.
Non vedo davvero nulla di divertente in tutto quello che ha detto, solo tanta tristezza per Liam. E trovo Harry un essere ripugnante. Come ha potuto trattare così un amico. E' la persona più dolce che abbia mai conosciuto. A volte dimentico la prima impressione che ho avuto di Harry credendo che in realtà sia qualcuno con cui si potesse parlare di tanto in tanto e farsi due risate. Ma questo mi ha riaperto gli occhi, è proprio come tutti, vuole popolarità, vuole provare ciò che è proibito, vuole solo ottenere ciò che vuole e lo fa benissimo. Lo sta facendo anche con me, otterrà un bel voto con il dipinto che gli farò. E' un patto e non posso tirarmi indietro, io ho ottenuto quello che volevo sapere.
"Non dici nulla ora? Ti hanno mangiato la lingua?"- sogghigna oltrepassando il grande cancello della villa, per fortuna non devo più condividere l'aria con lui.
"Quindi l'erba la fumi?"- chiedo tanto per dare una conferma alle mie supposizioni.
"Di tanto in tanto."- risponde slacciando distrattamente la cintura di sicurezza.
"Ti fa stare bene?"- chiedo ancora.
"Oh si, dovresti provare!"
Scendiamo entrambi dall'auto dividendo subito le nostre strade, credo mi abbia anche salutata ma non ho prestato attenzione. Non sarà certo un granché, ma la consegna del professore d'arte era Dipingete ciò che vi fa stare bene e mentre io ritrarrò il volto di mia madre, riproducendo l'unica fotografia che mi resta di lei, per Harry ritrarrò ciò che lo fa stare bene, il fumo.
E' triste pensare che in passato aveva un amico che gli voleva bene, una famiglia che lo confortava, calore familiare e ricchezza, tutto quello che ognuno vorrebbe, che io avrei voluto e che lui ha gettato al vento per una fama da sciupa femmine. Non lo vedo mai parlare con i suoi genitori a parte le spiegazioni che è costretto a dare su dove va quando lascia la proprietà. Si aggrappa ad amici che tanto amici non sono e trova piacere nel fumo. Non dice mai a nessuno un ti voglio bene. Adesso provo tristezza anche per Harry.
"Hey, tesoro! Com'è andata a scuola?"- chiede papà impegnato a cucinare nel minuscolo cucinino del piccolo appartamento. Improvvisamente mi sento come se non gli dimostrassi abbastanza il mio affetto.
"Tutto bene, come al solito."- rispondo stringendomi a lui, abbracciandolo da dietro e poggiando la mia guancia sulla sua schiena.
"E' successo qualcosa?"- chiede preoccupato dal mio strano comportamento. Lascia perdere le carote che tagliava poco prima.
"No, non è successo niente, voglio solo delle coccole."- rispondo sorridendo anche se non può vedermi.
"Siamo affettuose oggi."- dice a sua volta voltandosi per circondarmi con le sue braccia. Rido per il suo tono divertente e ad un tratto mi ritrovo fortunata ad avere un rapporto così con mio padre.
"Ti voglio bene papà."- sussurro sul suo petto.
"Ti voglio bene anche io, bambina mia."- sussurra. –"anche se non sei più tanto bambina."- ironizza e io mi sento felice di sentirlo sorridere dopo tutto.
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