15. Offese

La giornata a scuola oggi è stata terribile, cinque ore di completo esaurimento. Per quanto possa essere nella media in tutte le materie, oggi ho preso una brutta insufficienza in matematica e quello è stato solo il primo passo. Già atterra per il test andato male ho dovuto passare due ore di letteratura con Harry che continuava a lanciarmi palline di carta sul viso distraendomi dalla lezione in cui di solito sto più attenta per poter prendere appunti. Le cose si sono complicate quando, stufa del suo comportamento, gli ho risposto malamente di smetterla attirando l'attenzione degli altri studenti e soprattutto del professore che mi ha fatta uscire dalla classe minacciandomi con una nota disciplinare. Il tutto mentre Harry se la rideva. Per concludere oggi non ho neanche visto Liam e gli altri, chissà cosa stavano facendo.

Tornata a casa, passando per il solito cancelletto laterale, la prima cosa che faccio è stendermi esausta sul divano sotto lo sguardo confuso di papà precedentemente impegnato a prepararsi un panino.

"Tutto a posto?"- mi chiede addentandone un pezzo.

"Una favola."- mento sospirando sul cuscino.

"Se lo dici tu. Comunque, avevo pensato, visto che tra poco sarà il tuo compleanno, che ne dici se facciamo un giro a New York, noi due soli?"- propone all'improvviso migliorando un po' questa giornata partita malissimo.

"New York?"- ripeto riemergendo dal mio improvviso stato di depressione.

"Si, hai sempre detto di volerci andare e ora ho un po' di soldi in più."- continua allegro mordendo il suo panino poggiato sul bordo del tavolo.

"Grazie papà!"- urlo correndo ad abbracciarlo.

Lui non risponde, si limita a stringermi ancora di più con la mano libera. A volte servono dei momenti padre e figlia, lui è l'unica cosa che ho e io sono l'unica cosa che ha. Sono stati anni difficili per noi ed erano rari i momenti insieme. Spesso andava via la mattina all'alba per tornare a notte fonda per una misera paga. Non mi salutava neanche, correva direttamente a dormire e mi distruggeva vederlo così. Dal canto mio facevo di tutto per non rendere vani i suoi sforzi di pagarmi gli studi. Dovevo fare la mia parte e studiavo il più possibile per non deluderlo. Il nostro soggiorno a Berlino è stato il più terribile ma fortunatamente le cose cambiarono una volta arrivati ad Istanbul. Lavorava sempre notte e giorno ma i giorni liberi erano più frequenti e ne approfittavamo spesso per fare un giro per la città. Un gelato, una pizza o semplicemente una passeggiata. Mi basta stare con lui per essere felice. Pare che le cose stiano girando per il verso giusto ora e vorrei che mamma fosse qui. Papà è ancora un uomo piacente, gli anni di lavoro si vedono sulle sue mani e sui suoi muscoli. Forse dovrebbe rifarsi una vita. Con un'altra donna magari.

"Vado a piantare tulipani nella serra, ci vediamo questa sera?"- mi chiede pulendosi la bocca con un fazzoletto.

"Questa sera? Certo."- rispondo senza pensare. -"Ah no."- me ne ero quasi dimenticata. -"Questa sera cenerò con i signori Styles, una cena di lavoro."- continuo vaga guadagnandomi un altro dei suoi sguardi confusi.

"Perché mai dovresti cenare con loro?"

"Perché Harry mi ha chiesto di accompagnarlo, beh più che altro mi ha ricattata."

"Harry? Il figlio? Quel ragazzo non mi piace, sta attenta."

"Non piace neanche a me, ma credimi, dopo averlo visto pregarmi affinché ci andassi, non volevo perdermi questo spettacolo."- rispondo divertita.

Papà ride con me scuotendo la testa prima di salutarmi ancora una volta tornando a lavoro. Sono rimasta sola adesso e decido di studiare un po' prima di dovermi preparare per quella che sarà la cena più noiosa della mia vita. Non so cosa aspettarmi questa sera e soprattutto non so cosa mettermi, la cosa si sta facendo alquanto complicata.

***

Ho passato più tempo del previsto a trovare un vestito che possa essere adatto ad una cena del genere, ma per quanto mi sforzi non sono il tipo di ragazza che compra vestiti neri eleganti e scarpe con il tacco, anche perché in effetti non mi sono mai serviti. Mi trovo impreparata a questo. Alla fine decido di non pensarci troppo e di mettere il mio vestito preferito rosso con i miei soliti decori floreali con la certezza che gente del genere mi avrebbe giudicata comunque. Ma a me non importa nulla dei loro giudizi visto che dopo questa sera non li rivedrò più.

Me li immagino già nelle loro giacche blu notte e cravatte perfettamente annodate con le loro affascinanti mogli in abito scuro e orecchini di diamanti. Solo dopo mi accorgo che sto descrivendo proprio i signori Styles e non i probabili invitati. Mi sento un po' in colpa a descriverli così visto che sono delle persone stupende, ma è proprio così che appaiono e non posso di certo cambiare le cose.

E' già ora di andare quando termino il mio monologo interiore e senza accorgermene mi ritrovo subito di fronte alla porta della villa, in anticipo.

"Talìta, che sorpresa."- mi apre la porta Conrad. -"fai di nuovo da babysitter a Gemma?"- domanda chiudendo la porta alle mie spalle.

"Veramente no, sarò ospite a cena."- rispondo mimando due virgolette immaginarie con le dita.

"Non ti chiederò il perché."

"Infatti, non vorresti saperlo."

Raggiungo il soggiorno. I bianchi divani circondano un tavolino di legno prezioso sul quale sono posti ordinatamente una decina di calici di cristallo e una bottiglia verde di Champagne. Mi sembra tutto così frivolo, ma forse è perché sono abituata a stare dietro le quinte a cucinare o pulire insieme alla servitù. Comincio a sentirmi fuori posto e non so cosa pensavo quando ho accettato di venire, potevo semplicemente lasciare quel dannato libro nelle mani di Harry e a quest'ora starei mangiando una pizza a gambe incrociate sul letto insieme a papà.

"Finalmente! Ti aspetto da un sacco di tempo."- la mia attenzione è richiamata da un Harry agitato in giacca e cravatta che scende le scale. -"Oh mio dio, ma cosa cazzo ti sei messa? Questo non sarà un picnic sulle sponde del Gange! Indiana da strapazzo!"

Spalanco la bocca alla sua frase offensiva, di tutto mi sarei aspettata da lui, anche sentirmi dire di essere orribile, ma non tollero che qualcuno parli delle mie origini, di cui sono fiera, in modo così scortese e ripugnante. Mi sento come se qualcuno mi avesse dato una coltellata alla pancia.

"Vai subito a cambiarti!"

"Mi vado a cambiare eccome! Metterò il mio pigiama e non metterò più piede in questa casa!"- urlo contro di lui riprendendo la strada verso l'uscita.

"No, Tal! Aspetta!"

"E non chiamarmi Tal."- ringhio contro di lui. – "stupido figlio di papà."- concludo uscendo salutando Conrad velocemente.

Non mi sono mai sentita umiliata, triste, arrabbiata e delusa tutto in una volta. Ma a quanto pare Harry è esperto in queste cose. Sono sicura che si sentono così anche tutte le ragazze che si è portato a letto e che poi non si degna neanche di salutare la mattina dopo. Non voglio tornare a casa ora, probabilmente papà starà mangiando tranquillo e vedendomi così arrabbiata si preoccuperà. Decido di sedermi per un attimo sul bordo della fontana davanti alla villa per calmarmi un po' dal voler commettere un omicidio e mi pento subito di non aver portato una giacca, qui fuori questa sera fa un po' freddo.

"Talìta."

"Cosa vuoi? Vuoi prenderci in giro perché divinizziamo le mucche?"- rispondo tagliente voltando lo sguardo dall'altro lato mentre si avvicina.

"No, non dovevo dirti quelle cose, scusa."

"Non accetto le scuse."

"Andiamo, per favore! Capiscimi, sono nervoso! Se questa sera non mi mostro come il figlio perfetto papà mi taglierà i viveri."- dice passandosi una mano tra i capelli.

"Che peccato, papino non ti darà più la paghetta."

"Smettila di scherzare, mi serve il tuo aiuto."

Non lo perdonerò mai per il modo in cui mi ha offesa, ma probabilmente io faccio schifo a lui proprio come lui fa schifo a me, ma io sono più intelligente e rispettosa da non farlo notare, questo lo rende ancora più penoso.

"Io non scherzo con te, non sei un tipo che mi fa divertire."- rispondo non staccando lo sguardo dalle pietre bianche del vialetto.

"Perché tu pensi che io ti trovi divertente? Per favore, sei tutta casa e chiesa, sono sicuro che hai una cintura di castità sopra le mutande."

"Queste battutine stanno solo peggiorando la situazione!"- lo avverto per il suo bene.

"Va bene! Scusa ancora! Cosa vuoi che faccia per farti rientrare?"- chiede sospirando allargando le braccia, probabilmente arreso. Potrei approfittare di questa situazione.

"Una cosa puoi farla."- ci penso su portando lo sguardo sul suo viso privo di ogni piercing.

"Cosa?"

"Non mi rivolgere più la parola. Comprometti la mia media scolastica e giuro che trovo il mondo di farti diseredare da tuo padre. Ah, e fottiti."- lo minaccio puntandogli un dito contro.

"Affare fatto."- risponde serio stringendomi la mano per sigillare il patto.

Nell'esatto momento in cui le nostre mani si staccano, l'imponente cancello d'entrata si spalanca automaticamente lasciando entrare una macchina con i fari così luminosi da costringerci a chiudere gli occhi e subito dopo un'altra.

______________

Be cosa ne pensate? fatemi sapere per favore, grazie :)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top