14. Altri ricatti

"Cerchi questo?" - chiede con aria scaltra, mostrandomi il libro nella sua grande mano. E' proprio quello che cercavo, ma a quanto pare non potrò averlo. So che vorrà contrattare, ma non intendo farlo, ci sono già cascata una volta.

"Sì, proprio quello."- rispondo incrociando le braccia al petto.

"Lo vuoi?"- lo sventola verso di me.

Curiosa di sapere quello che vuole fare mi avvicino di più al tavolo. Rimangio tutto quello che avevo detto, lui non è più tranquillo o diverso, è sempre lo stesso subdolo ragazzo che seppur così mi affascina. Potrebbe benissimo essere materia di studio, sarà strano, ma voglio cercare di capire cosa passa per il suo cervello.

"Teoricamente si, praticamente non lo voglio più." - rispondo pacatamente.

"Non lo vuoi più perché ce l'ho io? Quanti anni hai, quattro?"- mi schernisce ancora una volta tornando a guardare i suoi appunti.

Spontaneamente sorrido della sua risposta abbassando il capo per guardare i miei piedi. Mi ha zittita. Non so come rispondergli dopo questo e la cosa è alquanto divertente e irritante allo stesso tempo. Di rado la gente riesce a lasciarmi senza parole.

"Allora cosa vuoi?" - gli chiedo consapevole che non mi darà quel libro senza avere nulla in cambio.

"Sei molto intuitiva."- comincia alzandosi dalla sedia con il libro in mano. -"sei ancora in debito con me per il passaggio, ti propongo un accordo."- dice fermandosi a pochi passi da me, solo ora mi rendo conto di quanto sia alto in confronto a me.

"Quale? Dimmelo prima che me ne penta."- so benissimo che questa cosa mi si ritorcerà contro.

"Vieni con me alla cena di lavoro di mio padre."

"Cosa? Sei matto? Non ci penso nemmeno!"- rispondo stizzita.

Non so cosa si sia messo in testa ma l'ultima cosa che ho intenzione di fare è cenare di fronte a gente che non conosco, in un contesto che non mi interessa minimamente e per giunta accompagnando lui.

"Ti prego! Papà mi sta rompendo con questa storia del portare qualcuno, non posso neanche evitare questa stupida cena!"- chiede disperato, quasi, scuotendomi le spalle con forza.

"Mi stai pregando? La fine del mondo deve essere vicina."- ironizzo divertita dalla situazione.

"Non ti sto pregando."- dice ritornando composto. -"ti ricordo che sei in debito con me."

Sembra abbastanza serio e davvero preoccupato di deludere suo padre. Questo comunque non toglie che non ho intenzione di mettermi in ghingheri per qualche facoltoso uomo d'affari che non ho mai visto.

"Perché non lo chiedi a qualche altra ragazza? In cambio posso pure lavarti le mutande."- forse ho parlato senza riflettere. -"O forse è meglio se ti pulisco la camera o qualcos'altro, tipo portarti i libri a scuola oppure.. No! Tutto risolto! Tieniti il libro."- concludo soddisfatta del mio monologo mentre mi volto per lasciare la biblioteca.

"Aspetta-"- si blocca. –"come cazzo ti chiami?"- mi ferma.

"Talìta, mi chiamo Talìta."- rispondo alzando gli occhi al cielo ancora una volta.

"Senti Talìta, non te lo avrei chiesto se non fosse stata questione di vita o di morte. Potrei chiederlo a tutte quelle che mi sono portato a letto in questi mesi e ne sarebbero sicuramente più felici di te. Ma andiamo, hai visto che ragazze ci sono a scuola! La svendono come se fossero al mercato delle pulci. E tu, in qualche modo che non capisco, vai a genio a mio padre."- cerca di convincermi, si vede che non è abituato a chiedere favori alla gente, mi fa quasi pena.

"Quindi dovrei fingere di-"

"Essere la mia ragazza."- finisce la mia frase confermando i miei dubbi.

"Adesso il mio no è ufficiale, ci si vede!"

"Tal!"- mamma mi chiamava Tal. Magari non sarà così male questa cena. Ma che dico?

"So che me ne pentirò."- sussurro tra me e me sospirando.

"E' un si?"

"Sì, ma-"

"Oh grazie!"- esulta sorprendendomi con un abbraccio al quale rispondo diventando un pezzo di legno.

"Che sia chiaro, non voglio toccatine, non voglio scherzi, non voglio prese in giro, non voglio nessun tipo di contatto fisico con te."- metto in chiaro le mie regole.

"Anche se volessi non c'è nulla da toccare sul tuo corpo, che taglia porti di reggiseno, una prima?"- chiede deridendomi ancora una volta.

"Un'altra battuta del genere e puoi scordarti il mio aiuto."- lo minaccio puntandogli un dito contro.

"Okay, sto zitto."

"Un'ultima cosa."- comincio essendomi venuto qualche dubbio.

"Tutto quello che vuoi fiorellino."- mi trattengo dallo spaccargli la faccia e decido di ignorarlo.

"Quando sarebbe questa cena?"

"Domani sera."

"Così presto? Comincio a pentirmene."- dico nascondendo il viso con le mani.

"Non andare in crisi ora! Non dovrai fare nulla, solo stare zitta e far fare tutto a me."- cerca invano di tranquillizzarmi.

"Devo stare zitta?"- faccio un respiro profondo.

"Si."

"Okay."- sospiro ormai rassegnata e sentendomi stupida per esserci cascata. –"dammi quel dannato libro."- borbotto strappando di mano l'oggetto ad Harry.

Il lontananza lo sento ridere mentre lascio la biblioteca. Non so davvero cosa mi sia saltato in mente, forse sarà stato il suo viso semi - disperato oppure il fatto che mi ha praticamente pregata, o perché mi ha chiamata Tal, ma ormai ciò che è fatto è fatto e non posso tornare indietro.

C'è un lato positivo però, ora ho Cime Tempestose tra le mani. Non so se sia una vittoria oppure no, probabilmente no. Anzi forse sono rimasta fregata ancora una volta.

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