100. Siamo incinti
TALITA'S
Ci ho provato, giuro che ci ho provato, ma c'è sempre qualcuno ad impedirmelo. Più volte questa sera ho tentato di parlare un attimo con Harry ma dopo il quinto tentativo e dopo la quinta interruzione, da parte di qualche amico o parente che voleva parlargli, ho rinunciato. Talìta ha gettato la spugna.
Avevo programmato tutto, sarei tornata a casa, avrei cucinato qualcosa che gli piace e glielo avrei detto tutto mentre aveva la bocca stracolma di cibo, così non sarebbe potuto andare in escandescenza. Invece i miei piani sono andati in fumo nel momento in cui Anne e Des mi hanno coinvolta in questa vesta a sorpresa. Mi hanno trascinato a ritirare una torta e a comprare un vestito nuovo per me, perché non c'era tempo di tornare a casa. Mentre lo provavo ho pensato che tra qualche mese non ci entrerò più. Per questo ho preso l'abito più economico che ho trovato.
La festa è nel vivo, Harry parla con tutti e il suo sorriso va da un orecchio all'altro. Forse è un bene che non lo sappia adesso. Non so come potrebbe reagire e non voglio rovinargli la festa. Mi avvicino al buffet.
"Allora, come sta la mia bambina?"- mi raggiunge papà mentre poco elegantemente tengo un tramezzino in bocca. Vorrei rispondergli, incinta.
"Bene, papà."- mi limito a dire a bocca piena. – "Tu e Doris?"
"A proposito di questo, io e-"
"Tal!"- la voce di Harry che mi chiama supera quella di papà che ringhia per essere stato interrotto. Benvenuto nel club.
Vedo Harry correre verso di me, finalmente aggiungerei. Ha passato quasi tutto il tempo a parlare con tutta questa gente, ignorandomi.
"Harry."- gli sorrido amaramente.
"Ruben."- saluta lui mio padre.
"Stronzo."- ricambia allontanandosi e raggiungendo Doris e Nash dall'altra parte della sala. La scena mi avrebbe pure fatta ridere in altre circostanze ma adesso sono davvero incazzata, mi sarei già tolta questo peso a quest'ora.
"Ma quanto mi vuole bene?"- ironizza lui mentre io mi servo con una bruschetta.- "Come va?"- domanda.
"Bene."- rispondo masticando. –"Alla grande."- ironizzo io questa volta.
"Sei arrabbiata?"- arriccia il naso.
"Ma ti pare."
"Si lo sei."- posso dire, conoscendolo, che è alquanto divertito attualmente. Forse da me, anzi quasi sicuramente da me.
"Perché tu ridi?"- cambio discorso.
"Perché ti stai ingozzando."- risponde incrociando le braccia con uno strano ghigno in viso.
"Fame nervosa."- mi giustifico.
"Già. Fame nervosa."- si gratta il mento. – "Perché sei nervosa?"
"Perché-"
"Harry, vieni facciamo una foto tutti insieme."- interrompe di nuovo Anne. Ringhio tappandomi la bocca con un pugno di patatine per evitare di scoppiare davanti a tutti. Harry mi trascina contro la mia volontà per partecipare alla foto di famiglia. Quando noto che per questa foto sono già in posa Gemma, Des, Anne, Ines, Rose, Niall, Conrad, Jay, Louis e tutte le sorelle, compreso mio padre, nonna, Doris e Nash, il mio umore cambia. Cambia del tutto. E pensare che prima di conoscere loro, la mia famiglia era solo papà. Da quando sono entrata in quella casa della servitù tutto è cambiato ma sono cambiati anche loro. Credo che anche loro abbiano cominciato a considerarsi una grande famiglia. Senza contare chi è il capo e chi il dipendente.
Ora questa è la mia famiglia. Siamo tanti.
Per un attimo dimentico di essere incinta e di doverlo dire ad Harry, invece focalizzo la mia attenzione su gli invitati che ci guardano. C'è Zayn lì in mezzo, proprio accanto a Liam e Veronica e poi una marea di gente che non conosco ma che presumo siano i dipendenti di quest'azienda.
Quando sento Harry stringermi a sé capisco che è il momento di mettere su un sorriso e aspettare che scattino la foto. Il flash quasi mi acceca e quando sembra tutto fatto, Harry mi trattiene.
"Non abbiamo finito."- perdo il conto di tutte le foto che ho fatto, mi fa piacere che mi voglia sempre al suo fianco ma, diavolo, non ci vedo più. Tiro un sospiro di sollievo quando qualcuno annuncia che la torta è stata tagliata. A quelle parole il mio stomaco comincia a reclamare cibo. No, non è lo stomaco, è qualcos'altro.
Sospiro quando capisco che probabilmente non riuscirò a prenderne neanche un pezzo, la gente è tutta accalcata contro il tavolo e probabilmente mi ucciderebbero se solo provassi ad allungare un braccio tra quella marmaglia. Approfitto del fatto di essere sola per prendere un bicchiere di birra nel tavolo degli alcolici. Ho bisogno di bere.
Proprio quando sto per mettere le labbra sul bicchiere, questo mi viene strappato di mano lasciandomi con l'amaro in bocca. Mi accorgo che è stato Harry.
"Questo non fa bene al bambino."
Sto per fargli una sfuriata e urlargli di ridarmi quel bicchiere quando comincio ad analizzare le sue parole. Quasi perdo l'equilibrio e lo guardo strabuzzando gli occhi e restando senza parole.
"Che-"- cerco di dire qualcosa ma le parole si rifiutano di uscire, lui in compenso non smette si sorridermi e guardarmi, il che mi tranquillizza. Capendo che probabilmente non dirò nulla, si avvicina poggiando le mani sulle mie guance e senza interrompere il nostro contatto visivo ci ritroviamo fronte contro fronte. – "Volevo dirtelo questa sera."- poi riesco a dire con voce appena udibile.
"Lo so."- ridacchia stringendomi sempre di più e sé. Provo un senso di librazione adesso, sensazione che sarà rimpiazzata dai chili che prenderò, ma per ora sono felice di essermi tolta questo peso, anche se non ho idea di come lo abbia scoperto. Quando finalmente le sue labbra toccano le mie capisco che è davvero felice. – "Ti amo, Tal."- sussurra sulle mie labbra. La sua mano sinistra mi sfiora il ventre ancora per niente evidente, mentre la destra resta sulla mia schiena in conforto.
"Ti amo anche io, tanto."- gli circondo il collo nascondendo il viso nel suo petto, dove ascolto il suo cuore battere all'impazzata. Come il mio infondo.
"Mi fate venire più il diabete voi che questa cazzo di torta. Datevi un contegno."- commenta ironicamente Louis con la bocca sporca di panna. Un piattino in mano e l'aria annoiata di chi non vede l'ora di togliersi quei vestiti troppo eleganti per lui.
"Perché non ti cerchi una donna invece di rompere il cazzo a me?"- chiede, ovviamente con ironia, Harry che nonostante l'ennesima interruzione non smette di abbracciarmi. Mi piace così.
"Chi ti dice che non ho una donna?"- domanda retorico prima di scomparire tra la folla lasciandoci esterrefatti.
"A quanto pare è la sera delle grandi notizie."- borbotto.
"A chi lo dici."
HARRY'S POV
Prima delle undici quasi tutta la sala si è svuotata e fortunatamente ad andarsene sono stati tutti quei fottuti dipendenti che neanche conoscevo. E' stata un'idea di papà coinvolgere tutto il palazzo sempre per la solita storia che il capo deve avere un rapporto particolare con il proprio fottuto dipendente e tutte quelle cazzo di robe lì. Quando restano solo gli amici e i familiari più stretti, tiro un sospiro di sollievo per non dover più tenere in faccia quel fottuto sorriso sforzato.
Quando comincio a pensare che finalmente potrò tornare a casa e stare solo con Tal ecco che papà annuncia che è tempo dei regali. Ovviamente, i regali. Ruoto gli occhi al cielo mentre Gemma mi spinge a sedermi al centro mentre tutti gli altri mi circondano con in mano i loro regali.
"Prima il nostro."- insiste mamma. Lei e papà, sorridenti, si abbracciano sorridendomi mentre mi consegnano la loro scatolina confezionata. – "Avevamo pensato di regalarti qualcosa di più grosso e moderno ma alla fine.."
Curioso scarto la confezione. Potrebbe essere un orologio come un cellulare nuovo ma quando osservo l'oggetto dentro una scatola trasparente mi rendo conto che è il regalo che aspettavo da tanto, tanto fottuto tempo.
"Un modellino d'auto."- inevitabilmente sorrido ripensando alle altre automobiline da collezione che ho nella mia vecchia camera. – "Ho aspettato quindici anni che me ne regalassi un'altra."- parlo diretto a mio padre che senza pensarci due volte mi raggiunge abbracciandomi come da tanto tempo ho sognato facesse.
"Noi siamo orgogliosi di te."- sussurra senza che gli altri sentano. Orgoglioso come fottutamente sono mi rifiuto di piangere. Cazzo sono un uomo. Quando il nostro abbraccio tanto atteso finisce prendo un respiro profondo e guardo subito Tal che osserva la scena cercando di trattenere le lacrime con scarsi risultati mentre addenta una fetta di torta. Tento con tutto me stesso di non scoppiare a ridere. I suoi ormoni in subbuglio sono un cazzo di spasso.
Decido di velocizzare il processo regali e tra orologi costosi, valigette in pelle e penne stilografiche si fa già tardi e le sorelle più piccole di Louis stanno già crollando. Ci abbandonano anche Liam, che ospita Zayn per la notte, e Veronica che seppur modella abituata comincia a sentire i fottuti e odiosi tacchi.
"Dove andate adesso? Non tornerete a Los Angeles a quest'ora vero?"- chiede Tal apprensiva.
"Io sto da Doris per questa notte."- le risponde Ruben e Tal non sembra per niente infastidita. Sembra quasi divertita.
"Abbiamo prenotato una stanza d'hotel per tutti, non devi preoccuparti."- m'informa invece papà. Annuisco allungando un braccio per avvicinare Tal a me. Osservo nonna che nel suo fottuto abito bianco panna ci osserva. Cazzo mi da fastidio quando ci osserva così.
La sicurezza si è già messa a lavoro per blindare il palazzo e la mensa verrà pulita domattina dal personale competente. Dopo gli ultimi saluti, finalmente, io, Tal e due borse di regali raggiungiamo l'auto.
"Nipote!"- conosco fin troppo bene la sua voce.
"Nonna."- mi volto sospirando visto che non vedo l'ora di tornare a casa. – "Ti sei divertita?"- chiedo come formalità per spronarla a dire quello che vuole dire. Perché è ovvio che vuole dire qualcosa.
"Quindi alla fine è successo."- sento Tal, dietro di me, sussultare.
"Di cosa parli? Non dovresti essere nel taxi con gli altri?"
"Ne prendo un altro."- incrocia le braccia al petto.
"Harry."- mi richiama Tal.- "Io penso che lei abbia capito."- mi sussurra in un orecchio.
"Già."- sussurro a lei di rimando
"Si, non sono di certo stupida come i vostri genitori."- ma come cazzo ci ha sentiti? – "Allora, quando lo annunciate?"- osservo Tal in preda al panico sperando che mi dica cosa dire, ma lei è nella mia stessa fottuta situazione del cazzo.
"Non lo so. Tu non dire niente a nessuno, chiaro?"- l'avverto puntandole un dito contro. La nonna sbuffa gonfiando le guance rugose.
"Diventerò bisnonna, fantastico."- sbuffa di nuovo. –"Quanto vecchia ancora volete farmi sentire, cristo."- si lamenta ma il suo cruccio si trasforma presto in un mezzo sorriso prima di avvicinarsi a noi. Non mi ero accorto quasi di avere le dita incrociate a quelle di Tal. Nonna sospira a pochi passi da noi prima di parlare di nuovo. –"Ringraziando il cielo non è successo nella mia vasca. Sono felice per voi."- conclude prima di allargare per la prima volta le braccia stringendoci entrambi. Puzza di vecchio nonostante i chili di profumo addosso. – "Taxi!!"- strilla poco dopo fermandone uno prima di sparire giù per la strada.
Dopo alcuni secondi di disorientamento entriamo in auto sospirando in sincronia una volta seduti.
"Metti la cintura."- le intimo. Lei mi osserva alzando un sopracciglio prima di fare come le ho detto. Probabilmente lo avrebbe fatto comunque ma ora come ora non voglio che le succeda nulla. – "Tutto bene?"- mi assicuro. Lei annuisce divertita.- "Sicura?"
"Harry!"
"Va bene, va bene."- alzo le mani in resa prima di mettere in moto e dirigerci verso casa. Durante il tragitto non posso non pensare a tutto quello che è successo oggi. Una giornata fottutamente infinita ma piacevole. – "Da quanto tempo.."
"L'ho scoperto quasi una settimana fa."
"Perché non hai voluto dirmelo?"
"Non lo so, avevo paura."- confessa poggiando il gomito al finestrino.
"Di cosa?"
"Forse perché pensavo che dicendotelo sarebbe diventato tutto più vero."- borbotta.
"Più vero di così."- sdrammatizzo. – "A cosa pensi?"- chiedo quando noto il suo sguardo perso fuori dal finestrino.
"Mi ci vedi a fare la madre?"
"E tu me a fare il padre?"- so che è spaventata, cristo lo sono anche io ma cosa dovremmo fare? Cadere in depressione? Non penso sia il caso. – "Penso che saresti una madre stupenda."- rispondo dopo un po' e alle mie parole percepisco un piccolo sorriso da parte sua.
Arrivati in casa lei non ci pensa su due secondi prima di lanciare la scarpe dove capitano prima e lo stesso faccio io con le mie. Porca puttana, non le tolgo da questa mattina, i miei piedi stanno agonizzando, le dita si stanno uccidendo a vicenda.
"Devo fare pipì."- m'informa massaggiandosi lo stomaco. – "Di nuovo."- scompare in bagno ancora con il cappotto sulle spalle e la cosa mi fa ridere. Decido di andare in camera da letto ed aprire le coperte, mi spoglio velocemente infilandomi la mia solita tuta. La casa è fredda. Arriccio le labbra. E se sente freddo? – "Sono esausta."- annuncia avvicinandosi scalza al letto ma ancora dentro questo stupendo abito nuovo.
"Tal, cosa facciamo adesso?"
"Dormiamo?"- chiede spogliandosi. Osservo il suo corpo nudo, solo in intimo. Si mette i pantaloni del pigiama, poi la maglia prima di sdraiarsi accanto a me.
"Intendevo, dobbiamo dirlo agli altri?"- mi spiego non resistendo e alzandole la maglia per esporle la pancia. Lei osserva i miei movimenti curiosa. Le bacio un fianco prima di poggiare la testa proprio sul suo grembo. Sento le sue mani tra i miei capelli e vengo cullato dall'alzarsi e dall'abbassarsi del suo ventre ad ogni respiro.
"Lo sapranno comunque quando i miei jeans scoppieranno. Tanto vale dirglielo."- scherza con gli occhi chiusi.
"Io l'ho detto a Liam."- borbotto.
"Liam lo sa?"- alza il busto allarmata. – "Gli ho parlato tutta la sera, non mi ha detto nulla."
"Cosa avrebbe dovuto dirti? E poi tu lo hai detto a Veronica che lo ha detto a Zayn!"- mi difendo.
"Zayn lo sa?!"- si agita. – "Lo sa pure tua nonna, praticamente lo sanno tutti."- piagnucola.
"Qual è il problema? Tanto lo sapranno tutti prima o poi, lo hai detto tu."- tento di tranquillizzarla accarezzandole la schiena, poi sfiorandole una guancia con l'indice le dico che non ha nulla di cui preoccuparsi.
"Quindi."- sospira. –"Io l'ho detto a Veronica che lo ha detto a Zayn, tu lo hai detto a Liam.. e chi lo ha detto a te?"- chiede aggrottando le sopracciglia come se qualcosa non le tornasse. Preso dall'agitazione ho un attacco di ridarella convulsiva, ma più una risata nervosa che divertita. Che cazzo mi prende. – "Harry?"
"Amore, vuoi della cioccolata?"- propongo cambiando discorso lasciandole un bacio all'angolo della bocca.
"Harry."
"Si?"
"Rispondi."- mi incita a braccia conserte.
"Domani okay?"- mi infilo sotto le coperte spegnendo la luce della lampada sperando che non insista. Ma ovviamente, spenta la mia lampada, apre la sua spogliandomi delle coperte.
"No, ora."- piagnucolo io adesso sperando di non trovarmi qui in questo momento. Sapevo che prima o poi avrei dovuto rispondere a questa domanda. – "Non fare il bambino."
"Prometti di non arrabbiarti?"- sospiro chiudendo gli occhi.
"No."- risponde guadagnandosi un mio sguardo di pietà. – "Scherzavo, avanti dimmelo, prometto di non arrabbiarmi."- la osservo per essere sicuro che stia dicendo la verità. Beh, non ho comunque scelta. Prendo un respiro profondo.
"Ho letto il tuo diario."- osservo il suo viso dopo aver sganciato la bomba. I suoi occhi sono strabuzzati. Apre e chiude la bocca sperando che le esca qualche parola. Probabilmente si sta trattenendo dall'uccidermi a sangue freddo.
"Il mio diario? Questo diario?"- chiede visibilmente infuriata afferrandolo dal suo comodino. Annuisco pronto a scappare in caso di necessità. "Perche?!"
"A - avevi promesso di non arrabbiarti."
"Come faccio a non arrabbiarmi? Ci sono cose private qui dentro! Nessuno doveva leggerlo."- la voce alterata ma non urla. Mi metto diritto cercando di calmarla.
"Lo so, lo so! Non lo avrei mai fatto se non fossi stato davvero disperato, ti prego, scusami."
"Disperato? Disperato per cosa?!"
"Per cosa?"- scherza. –"Tal, hai idea di quanto fossi preoccupato? Ho visto la mia ragazza ammalata, fottutamente febbricitante, vomitavi ogni ora e mi sei quasi svenuta tra le braccia! E tu non volevi dirmi cosa avessi!"- credo di aver spiegato il mio punto a sufficienza e penso abbia capito.
"Non urlarmi in faccia."- piange facendomi sentire in colpa. Mi ero quasi dimenticato di quanto sia ormonalmente instabile attualmente.
"Scusa, scusa."- l'abbraccio consolandola. – "Scusa."
"Quanto hai letto?"- chiede più tranquilla. Grazie al cielo, cristo. Credevo mi avrebbe buttato giù dalla finestra.
"Non molto. Sono qualche rigo e l'ultima pagina."- le accarezzo la schiena. La sento sospirare. – "Sei arrabbiata?"
"No."- ammette in un sussurro. –"Solo stanca."
"Dormiamo allora."- ci stendiamo entrambi e io mi preoccupo di rimboccarle le coperte prima di stringerla a me e coccolarla. Amo la sua vicinanza, non potrei mai immaginare una vita senza di lei. Ho anche difficoltà a ricordare come fosse prima di conoscerla.
"Non ho avuto il tempo di comprarti un regalo di compleanno."- borbotta mezza addormentata.
"Perché spendere soldi quando hai un bellissimo regalo in work in progress dentro di te?"- ride sul mio petto e per me quella è musica.
"Sembri felice di avere un bambino."
"Tu no?"
"Mi riempirà di smagliature e mi frantumerà la vagina. Fai un po' tu."- scherza senza aprire gli occhi mentre dolcemente le tolgo i capelli che le ricadono sul viso. - "Ma si, credo di essere felice."
"Spero che tuo padre lo sia pure."
"Come glielo diciamo?"- borbotta facendomi vibrare il petto.
"Io propongo di dirglielo via skype, così, tanto per non perdere la vita."- fanculo, mi ucciderebbe anche tramite uno schermo. Devo trovare un modo per fargli pena e lasciarmi vivere. Lei sorride senza dire altra parola. E' davvero stanca. – "Buona notte, amore mio."- le sussurro prima di lasciarle un bacio sulla fronte e cadere me stesso nel mondo dei sogni.
TALITA'S POV
Come ogni mattina da un po' di tempo a questa parte il mio risveglio è la nausea. Vorrei tanto restare a letto, al caldo ma sono costretta a saltare giù dall'involucro per correre in bagno. Sono più tranquilla però questa volta, perché non devo tenerlo nascosto ad Harry e stare attenta per forza a non svegliarlo. Ora lui sa e mi sento in un certo senso più sicura. Quando mi sono liberata mi sento subito meglio anche se non del tutto. Il cattivo sapore in bocca mi obbliga a lavarmi i denti prima di tornare a letto.
Sono le sette del mattino, forse dovrei svegliarlo per andare a lavoro.
"Harry."- lo smuovo per una spalla ma lui continua a dormire con la faccia spiaccicata al cuscino, la bocca semiaperta e l'aria tranquilla. Lo chiamo più volte ma lui mi risponde con dei mugolii incomprensibili. Ruoto gli occhi al cielo prima di scuoterlo più forte.- "Harry!"
"Cosa?"- borbotta infastidito prima di aprire gli occhi.
"Devi andare a lavoro, è tardi."
"Non ci vado."- risponde semplicemente tornando a dormire. Penso di gettare la spugna visto che probabilmente si è già riaddormentato, ma poi parla. – "Ti porto da un ginecologo oggi."- aggrotto le sopracciglia.
"Perché?"
"Perché sei incinta?"- risponde con ovvietà rinunciando all'idea di dormire quando finalmente si alza mettendosi seduto. Si strofina la faccia sbadigliando.
"Non è un motivo."- rispondo senza pensare. E' ovvio che è un motivo più che ragionevole. Ma io non ci voglio andare.
"Invece si, ora che mi hai svegliato, vestiti e andiamo."- praticamente mi ordina. Piagnucolo più adesso di quanto non abbia mai fatto in vita mia. Questa cosa della gravidanza è frustrante.
"Andiamo dove? Tu non conosci un ginecologo."- chiedo alzandomi dal letto di malavoglia.
"Si che lo conosco, mi sono informato in questi giorni."- risponde mettendosi i suoi amati jeans neri.
"Hai cercato un ginecologo senza dirmelo?"
"Hey, tu non mi avevi neanche detto che sei incinta."- non ho la forza di replicare visto che ha ragione e sbuffando comincio a vestirmi. New York è fredda la mattina, lo è anche la sera in effetti, d'altronde siamo a febbraio, probabilmente nevicherà tra poco. Harry ha insistito affinché mi coprissi per bene. Prima di uscire mi ha coperto la testa con il suo cappello di lana e mi ha circondato il collo con uno dei suoi foulard che seppur apparentemente leggero riesce a non far passare il freddo.
In macchina avvia pure i sedili riscaldabili che non sapevo neppure esistessero fino ad ora.
"Mi fai sentire più incinta di quanto non sia."- ruoto gli occhi al cielo. Lui non replica, sorride solamente prima di trovare parcheggio di fronte ad un edificio di non troppo piccola grandezza. All'ingresso ci saranno almeno una decina di cartelli d'argento con indicazioni di ambulatori di ogni tipo. – "Che razza di ginecologo hai trovato?"- è sicuramente un privato che costerà parecchio. Sarebbe stato meglio andare in ospedale, lì conosco tutti almeno. Quando arriviamo al piano giusto, oltrepassiamo una porta di vetro. Odore di disinfettante mi trapana le narici anche se dovrei esserci abituata. In sala d'attesa mi si blocca il respiro.
Resto pietrificata e Harry davanti a me irrigidisce le spalle alla vista di papà e Doris che escono dall'ambulatorio, hanno fatto una visita da un ginecologo? Che diavolo sta succedendo?
"Che diavolo sta succedendo?!"- da voce ai miei pensieri papà vedendoci. Adesso siamo finiti.
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Non riesco più a rispettare una scadenza assurdo ahah. Scusatemi ma ieri l'avevo finito ma era troppo tardi anche per me per aggiornare. Ma comunque è arrivato e siamo tutti felici. Purtroppo il prossimo sarà l'ultimo capitolo, quasi mi viene da piangere ma doveva arrivare prima o poi una fine.
Al prossimo aggiornamento, grazie mille di tutto! Senza di voi probabilmente non avrei scritto neanche metà di questa storia. Voi mi avete spronata, grazie. :)
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