Capitolo 26



Prendo lo scatolone dal portabagagli e lo sistemo davanti al portone, in attesa che Federico e Paola scendano giù a recuperarlo.

La casa è quasi pronta. Bè, il soggiorno è pronto, perché le camere da letto sono un vero caos.

Abbiamo sistemato tutti gli scatoloni ancora da svuotare lì dentro, per fare spazio in occasione della festa che ci sarà domani pomeriggio.

Ci sarà una tripla festa, perché domani è il mio compleanno e coglieremo l'occasione per festeggiare anche la casa nuova e... mi guardo intorno e mi rendo conto che Maria non è qui, vicino a me.

Chiudo lo sportello della macchina e faccio il giro della palazzina, ma non la trovo. Guardo nell'androne delle scale, ma niente. Mi guardo intorno, spaesata. Dove può essersi cacciata? Non conosce nulla del cortile, c'è stata solamente un paio di volte.

Sento delle voci provenire dal piccolo parco adiacente al cancello d'entrata, così affretto il passo in quella direzione. Ed infatti eccola qui. E' girata di spalle e ha il retro della salopette di jeans sporca di terra. Davanti a lei c'è una bambina bionda che avrà la sua età e accanto alla bambina c'è una donna che la guarda apprensiva, certamente si tratta della madre.

<<Dovresti stare più attenta, ma dove guardavi?>>, dice a Maria con un sorriso. Se non altro non sembra seccata di quel piccolo incidente.

A giudicare dai vestiti zeppi di terra di entrambe, devono essere ruzzolate nell'erba e qualcosa mi dice che la causa scatenante è stata proprio la mia piccola.

La storia si ripete, esattamente come con quel bambino fuori dalla scuola elementare.

Faccio per avvicinarmi, presa dall'istinto di protezione che nutro per mia sorella, ma lei non me ne dà il tempo.

<<Mi scusi, non l'ho vista.>> Maria si volta a guardarmi. <<Ehi, Cris! Hai visto che belle quelle margherite? Possiamo farci una collana?>>

Non è affatto come quella volta, fuori dalla scuola elementare. Quella volta Maria non vedeva nulla, questa volta Maria vede tutto. E' incontenibile la voglia di vivere che ha.

L'operazione del dottor Perrotta ha avuto successo, abbiamo tolto ieri le bende dagli occhi nel suo studio. Maria ha aperto le palpebre, ha puntato lo sguardo su di me e ha detto che sono uguale alla mamma. E' il complimento più bello che io abbia mai ricevuto.

Domani, oltre a festeggiare il mio compleanno e l'innaugurazione della nuova casa, festeggeremo anche la vista della mia piccola. Anzi, festeggeremo soprattutto quella.

Mi avvicino, sorrido alla donna e alla sua bambina, poi prendo Maria in braccio e le bacio il nasino. <<Più tardi, Mar. Adesso andiamo a sistemare gli scatoloni, coraggio.>>






<<E questo era l'ultimo.>> Rosita si spolvera i jeans e mi sorride. E' da tutta la settimana che non appena finisce di lavorare corre a darmi una mano. Non so davvero come ringraziarla. <<Sei ufficialmente a casa tua, niña.>>

Mi guardo intorno: il divano bianco, lo scaffale pieno di libri, le pareti con le foto; l'angolo cottura, il tavolo a quattro posti accanto alla finestra. Sono a casa mia. Sono ufficialmente a casa mia.

Mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo e sorrido, annusando l'aria. Sa di libertà e di profumo per ambienti alla cannella. E l'odore più buono del mondo.

Sono successe talmente tante cose in queste tre settimane che ancora stento a crederci, ma è tutto vero. Maria è sanissima, io sto realizzando tutti i miei desideri. Bè, tutti tranne uno, ma alla fine ci farò l'abitudine.

Sebastiano è una ferita che brucerà per sempre, perchè porta la croce di un amore impossibile.

Quello non vissuto, che ti tormenta per sempre e che non svanisce mai del tutto.

<<Bè, io vado che è tardissimo.>> Rosita mi stringe in un abbraccio e mi bacia la guancia. <<Ti chiamo a mezzanotte per gli auguri, niña.>>

<<Pensi che quando avrò cinquant'anni smetterai di chiamarmi "niña"?>>

Finge di pensarci per un attimo, poi ghigna e scuote la testa. <<Non smetterò mai, rassegnati.>> Infila la giacca di pelle rosa e apre la porta. <<Hai intenzione di invitare Sebastiano alla festa di domani? Maria non fa che chiedere di lui.>>

Giusto! Mia sorella non è molto d'aiuto nell'operazione "Dimentica-il-pezzo-di-merda" che ho messo in pratica, visto che mi ripete il suo nome cinquanta volte al giorno. Inoltre ho anche scoperto che si sentono al telefono, quando Maria chiama la signora Giovanna, e viceversa.

Siamo giunte ad un compromesso: io le permetto di parlare con lui, ma lei non deve in alcun modo raccontare nulla di me.

<<No Ros, non ce la faccio a vederlo.>> Stringo i pugni. <<L'ultima volta è stato un massacro e poi sono sicura che neanche lui ha voglia di venire. Sarà occupato con i preparativi delle nozze. Dante mi ha detto che hanno mandato le partecipazioni.>>

<<Niña, quel ragazzo starà morendo dalla voglia di vederti.>> Scuote la testa e inizia a scendere le scale. <<Dovreste smetterla entrambi di fare i bambini e chiarirvi una volta per tutte. State facendo una guerra che colpisce solo voi due.>>




Finito di cenare, dopo aver messo a letto Maria e aver sistemato qualche altro scatolone, decido di rilassarmi un po' sul divano con un bel film su Netflix. Opto per "Le pagine della nostra vita". Ryan Gosling non delude mai.

Più o meno alla scena in cui Ally e Noah si baciano appassionatamente sotto al diluvio universale, il mio cellulare inizia a squillare. Leggo il nome sul display con un nodo allo stomaco.

Ingenuamente penso si tratti di Sebastiano, invece è Dante.

Stupida. Stupida e illusa. Stupida, illusa e contraddittoria.

In realtà vorrei non rispondergli. E' scomparso per tutta la settimana e non si è degnato neanche di venire a darmi una mano con il trasloco. Non credo che le cose tra me e lui potranno andare avanti ancora a lungo. Siamo incompatibili. E poi la mia mente e il mio cuore sono giù occupati, purtroppo.

<<Pronto?>>

<<Ehilà, bellissima!>> A giudicare dai rumori di sottofondo, deve essere in macchina. <<Ho una mega sospresa per te. Preparati, sto passando a prenderti.>>

Guardo l'ora sull'orologio della cucina. <<Dante, sono le dieci di sera.>>

<<E allora? E' venerdì sera, la notte è giovane ed è la nostra serata libera al Millennium.>>

<<Non posso, ho la piccola che dorme.>>

<<Tesoro, io sono nato per ovviare ai tuoi problemi. La soluzione dovrebbe già essere fuori dalla tua porta.>>

Prima che possa ribattere, il campanello suona. Apro la porta, estremamente confusa. Una donna sulla cinquantina entra in casa mia con un enorme borsone e senza dire nulla inizia ad ordinare i giocattoli di Maria sparsi per la stanza.
Io la guardo incredula, con la bocca aperta e il telefono appoggiato all'orecchio. <<Dante, ma che significa?>>

<<Lei è Rina, la mia ex baby sitter. Ora si prende cura dei miei nipoti, i figli di mia sorella, ma per stasera la presto a te.>> Vorrei dirgli che le persone non sono oggetti che si prestano, ma lui ricomincia a parlare: <<Coraggio bellissima, scendi. Sono sotto casa tua. Muoio dalla voglia di vederti.>>

Mi osservo da capo a piedi. Ho un paio di leggins neri e una maglietta extra large che mi arriva al ginocchio, i capelli accatastati sulla testa come un nido e non ho un filo di trucco. E poi non se ne parla, non posso lasciare Maria con una sconosciuta.

E all'improvviso mi viene in mente Sebastiano. Mi chiedo dove sarà in questo momento, sicuramente nel letto stretto stretto con la sua Diletta. E fa così male questo pensiero da togliermi l'aria. Mi fa impazzire.

E infatti impazzisco davvero. <<Dammi dieci minuti.>> E riaggancio.




Dante parcheggia la macchina nell'enorme cortile di una villa ultra-costosa che sorge sulle rive del lago di Bracciano. A quanto pare stasera c'è la festa di compleanno di un suo amico di famiglia, proprietario appunto della casa, e dall'interno proviene musica altissima e risate.

Mi slaccio la cintura di sicurezza, mentre Dante mi apre lo sportello e mi porge la mano per aiutarmi ad uscire dall'abitacolo. I tacchi alti che indosso mi fanno sprofondare nel terreno, quindi mi aggrappo al suo braccio come un koala e lui mi sorride, baciandomi la fronte.

Durante il tragitto ho già chiamato Rina, la baby sitter, almeno dieci volte. Maria dorme bella beata nel suo lettino ed io stasera voglio solo rilassarmi e non pensare a niente.

Entriamo nell'enorme salone di questa splendida villa e per poco non ci rimango secca. Sembra di trovarsi a Buckingam Palace. Bè, okay, non esageriamo. Piuttosto sembra il set della casa dei Cohen in The O.C. Solo i copridivani costeranno quanto tutto il mio appartamento e ciò che contiene.

Dante mi porge un bicchiere di cristallo riempito con del Ferrari d'annata e poi mi allunga il braccio, invitandomi a seguirlo in quell'enorme salone pieno di gente vestita elegante e con acconciature da urlo. Io ho indossato un semplice vestitino nero che mi lascia scoperta la schiena e che arriva a metà coscia, preso in prestito e mai più resistituito all'armadio di Rosita.

Sono proprio di un altro mondo, non c'entro nulla in questo ambiente e mi sta benissimo così.

Abbandono il bicchiere di cristallo su uno dei centomila tavolini di vetro presenti e mi fermo al centro della sala. <<Non ci sarebbe della birra?>>

Dante si allenta la cravatta e mi sorride, imbarazzato. Imbarazzato e preoccupato dall'idea che qualcuno dei presenti possa additarlo come l'accompagnatore di una bifolca. <<Credo di sì, Cris. Sicuramente ce n'è in cucina.>>

Tolgo il braccio dal suo e sorrido. <<Vado a prendermene un bicchiere, torno subito.>> Non aspetto neanche che lui mi risponda, mi dileguo fuori da quell'enorme salone e mi addentro in un lunghissimo corridoio stile "Shining". Altro che casa dei Cohen, questo sembra l'Overlook Hotel.

Che diavolo mi è saltato in mente? Prima dico di voler lasciare Dante, e poi addirittura lo accompagno a questa stupidissima festa in pompamagna. Sono un'idiota e devo smetterla di pensare a Sebastiano, perché quando lo faccio combino solo disastri. Non posso più farmi condizionare in questo modo la vita da lui.

Mi fermo davanti alle scale. Accidenti, questa casa è enorme ed io non ho la più pallida idea di dove sia la cucina. Inoltre mi sono distratta mentre vagavo nei corridoi, e non so neanche come tornare indietro, ma non posso neanche telefonare a Dante per chiedergli di venirmi a prendere, sarebbe davvero troppo imbarazzante. Anche per me, che sono la regina delle figure di merda.

Intravedo una ragazza che esce da una delle porte alla fine del corridoio, così mi avvento su di lei come un leone con la sua preda. <<Chiedo scusa, sapresti dirmi dov'è la cucina?>>

La ragazza sorride e si sistema i collant neri che le fasciano le gambe snelle ed estremamente lunghe. <<Bè, questo qui è il bagno>>, dice, indicandomi la porta da cui è appena uscita lei. <<La cucina è dall'altra parte della casa.>>

<<Accidenti, forse avrei dovuto lasciare delle briciole di pane lungo il tragitto.>> Sorrido anche io.

<<Coraggio, ti accompagno io, non vorrei che i tuoi parenti vadano a cercarti a "Chi l'ha visto".>> La ragazza mi porge la mano fresca di manicure. <<Sono Dalila.>>

Ricambio la stretta. <<Cristina, piacere.>>

Io e Dalila raggiungiamo finalmente la cucina e durante il lunghissimo tragitto parliamo un po' del più e del meno. Lei lavora in uno studio di moda ed è fidanzata con il migliore amico del padrone di casa. Viene dall'estrema periferia di Roma ed il suo abito glitterato è marcato H&M. Praticamente siamo anime gemelle.

Scoviamo la birra dal frigo e ce ne beviamo due a testa e nel frattempo io le racconto di come ho conosciuto Dante. Lei cambia espressione, ma prima che possa chiederle quale sia il problema, un ragazzone alto e muscoloso, con gli occhi blu e un tatuaggio raffigurante il Colosseo che gli spunta sul petto entra in cucina e prende Dalila in braccio.

A giudicare dal bacio per nulla casto che si scambiano, deve trattarsi di Tommaso, il suo fidanzato.

<<Wow, ti sono mancata eh?>>, le dice lei, togliendosi le tracce di rossetto dai lati della bocca.

<<Cristina, lui è Tommaso. Tommy, lei è Cristina, la ragazza di Dante.>>

<<Piacere.>> Lui mi porge la mano, mentre mi guarda dubbioso. Anzi, guardare è riduttivo. Mi sta esaminando, neanche fossi un'aliena.

<<Piacere mio>>, replico, a disagio.

<<Non sapevo che Dante avesse una nuova ragazza.>> Tommaso cinge le spalle di Dalila e si apre in un sorrisetto tirato. <<Stai attenta, ragazzina, che quello è tutto matto.>>

Dalila lo colpisce sullo stomaco. <<Tommy, piantala.>>

<<Va bene, va bene.>> Lui la prende per mano e sorride. <<Vieni, sono arrivati Seb e Diletta.>>

E per me è la fine. Dico davvero. Sipario, the end, hasta la vista, au revoir!

<<Scusami, Cris. Torno subito.>> Dalila e Tommaso spariscono fuori della cucina, lasciandomi sola e in preda al panico.

Devo assolutamente andarmene da qui, al più presto. Non posso incrontrarli. Non posso starmene qui tranquilla e salutarli come se nulla fosse, non dopo lo scontro che ho avuto con entrambi. Con Sebastiano fuori dall'ospedale e con Diletta al supermercato. Non posso, davvero, non sono codarda, semplicemente voglio sopravvivere.

Esco silenziosamente fuori dalla cucina e cammino furtiva nel corridoio. Sebastiano è davanti alla porta d'ingresso e sembra pensieroso. Ha un bicchiere in mano e annuisce, mentre quel Tommaso gli parla, ma sembra che stia pensando a tutt'altro.

Ed è bellissimo.

Non ci sono altre parole per descriverlo. Indossa una camicia di cotone azzurra a maniche lunghe e un paio di pantaloni bianchi. Ha una spruzzata di barba sul viso e ha i capelli scompigliati, come se si fosse appena alzato dal letto.

Ed io lo amo, lo amo da morire. E lo voglio. Lo voglio al punto che fa male.

La mano sottile di Diletta si stringe in quella di Sebastiano e l'anello che porta all'anulare a contatto con la luce luccica, accecandomi per un istante. Quando torno a guardarli sono mano nella mano, vicini e perfetti. Ed io sono una stupida.

<<Eccoti qui, ti ho cercata ovunque, ma dov'eri?>> La voce di Dante alle mie spalle mi fa sussultare. <<Mi stavo preoccupando, credevo ti fossi...>>

Lo bacio. Lo bacio per zittirlo, per zittire i miei pensieri, il mio cuore e tutto il dolore che sto provando. Lo bacio per vendetta, per disperazione, per conforto.

Semplicemente lo bacio e lui bacia me.

Indietreggiamo fino a ritrovarci all'interno di uno studio. Dante chiude la porta con un calcio, mentre continua a baciarmi sempre con più impeto. Mi fa sedere sulla scrivania e infila le mani sotto al mio vestito. Io gli sbottono la camicia con mani tremanti e lui ne approfitta per abbassare le spalline dell'abito, mentre mi bacia il collo nascondendo la testa nell'incavo della gola.

E poi mi accorgo che sto piangendo. Che sto mandando a rotoli ogni cosa. Che non sono io.
Sento le sue mani che s'insinuano di nuovo sotto al vestito e raggiungono il bordo delle mie mutandine. <<Cris, ti desidero da morire. Non sai da quanto.>>

<<Aspetta...>>, cerco di dire, con le sue labbra che non la smettono di cercare le mie. <<Fermati.>>

<<Sei stupenda, hai un corpo meraviglioso.>> Continua a stringermi contro di sè, a strusciare su di me la sua eccitazione.

<<Ti ho detto di fermarti.>> Lo spingo via e mi asciugo le lacrime con un rapido gesto della mano.

<<Che succede?>> Sembra seccato e indispettito dal mio rifiuto. <<Non mi dirai che sei vergine, vero?>>

Sussulto, colpita dalle sue parole. Non sono vergine, ma dò valore ad un atto intimo come questo e non mi concedo a chiunque. E soprattutto non mi concedo per rabbia, per vendetta o per disperazione.

<<Devo andare.>> Mi alzo in piedi e raccolgo la borsetta dal pavimento. Devo andarmene subito.

<<Andiamo, Cris, che ti succede?>> Dante mi guarda esasperato. <<Ci stavamo divertendo, giusto? Non fare la difficile.>>

Apro la porta dello studio, mentre frugo nella borsa alla ricerca del mio cellulare. Svolto l'angolo del corridoio e finisco contro qualcuno. Quando alzo lo sguardo, il mondo mi cade sotto ai piedi.

Sebastiano sembra persino più in difficoltà di me. Fa per dire qualcosa, ma poi il suo sguardo si posiziona sulle spalline del mio vestito ancora calate sulle braccia e risale fino al mio viso, sulle mie labbra gonfie a causa dei baci.

Proprio in questo momento, Dante esce dallo studio mentre è intento a riabbottonarsi la camicia. Lo sguardo di Sebastiano si posiziona su di lui e un'espressione delusa si apre sul suo volto.

Dante lo saluta con un cenno della testa, ma Sebastiano torna a guarda me. Non mi toglie gli occhi di dosso. Ed io faccio altrettanto.

Vorrei spiegargli come sono andate le cose, vorrei dirgli che tra me e Dante non è accaduto nulla, che era una vendetta nei suoi confronti, che lo amo, che lo odio, che sto male e lo voglio.

Invece rimango in silenzio. E lui fa lo stesso.

<<Amora, vieni che c'è... Dante!>> La voce squillante di Diletta ci raggiunge ancora prima del suo corpo fastidiosamente perfetto. <<Che bello che ci sei anche tu.>> Poi mi guarda e si apre in un sorrisetto tirato. <<Ciao Cristina.>>

<<Diletta, sei sempre più bella.>> Dante si avvicina a lei e la bacia sulle guance. <<Allora, com'è andata poi con l'avvocato di tuo padre?>> E si allontanano verso la sala a braccetto.

Io e Sebastiano rimaniamo a guardarci per un tempo che mi sembra infinito, entrambi senza proferire parola, finché un ragazzo alto e biondo non ci interompe.

<<Ehi Seb! Vieni a vedere Tommaso che cazzo sta combinando con la mazza da golf.>> E lo trascina via.

Ed io mi trascino via.

Esco nel parcheggio e recupero il cellulare dalla borsa. Compongo il numero e aspetto uno, due, tre squilli.

<<Pronto, niña?>>

E scoppio a piangere. E torno a respirare dopo un'apnea infinita. <<Ti prego, Ros, vieni a prendermi.>>





*Angolo dell'autrice*



Bene bene, gente! Che ne pensate?
Il prossimo capitolo sarà davvero speciale. Ci sarà il confronto tra Cris e Seb e saranno fuochi e fiamme!
Fatemi sapere in un commento cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere sapere la vostra opinione.

BecLynn.

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