|CAPITOLO 55|

TOBIAS

DEVO VEDERLA CON I MIEI occhi... Immediatamente. Non so quanto tempo sia passato da quando Cara mi ha detto che cos'è successo. Io e Christina camminiamo fianco a fianco, seguendo i passi di Cara. Non ricordo il percorso dall'ingresso alle camere d'ospedale, solo poche immagini confuse e pochi rumori che riesco a percepire attraverso la barriera che si è formata dentro la mia testa.
Lei è sdraiata su un letto con un sacco di macchine che la monitorano, in modo tale da vedere se il suo cuore forte e coraggioso batte ancora dentro al suo petto. La sua vita è appesa ad un filo, o meglio, a dei tubi che la nutrono, la fanno respirare, perchè in questo momento lei non può farlo autonomamente. E, per un istante, penso che stia dormendo, non in un modo profondo come in un coma, ma semplicemente come se adesso fosse notte e lei stesse riposando nel suo letto. Ho quasi la totale convinzione che -quando la toccherò- si sveglierà, mi sorriderà e mi darà un bacio sulle labbra. Ma quando le prendo la mano e la sfioro con le mie labbra gelide per la neve fuori, lei non reagisce, come una statua di marmo. Il suo corpo inerte e fragile è avvolto nel pigiama da ospedale. I capelli sparsi sul cuscino. Il suo viso cosí sereno.
Christina singhiozza e tira su con il naso. Io stringo la mano di Tris che ho sfiorato con le labbra, pregando di poterle infondere abbastanza vita da farla svegliare attraverso la mia stretta.
Non ho idea di quanto tempo mi ci voglia per realizzare che lei forse non si sveglierà più, ma quando lo capisco sento le forze abbandonarmi. Cado su una sedia lì accanto al letto e piango, credo... O almeno è quello che vorrei fare. Tutto dentro di me grida con la speranza che si svegli per chiederle ancora un bacio, ancora una parola, ancora uno sguardo, ancora.
Prima che se ne vada per sempre. Per l'eternità.

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