Capitolo 8 🧡💜🚂
I primi raggi del sole illuminano la stanza da letto diffondendo un dorato calore.
Nicholas apre gli occhi e sbadiglia.
Rivolge il suo sguardo assonnato fuori dalla finestra. È l'alba di un nuovo giorno.
Luana riposa serena con la testa appoggiata al suo petto, il respiro calmo e regolare.
Le scosta una ciocca di capelli dal volto. Questo è il più bel risveglio della sua vita. Starebbe lì fermo ad ammirarla per ore.
Il suo stomaco brontola rumorosamente da sotto la trapunta. Sbuffa spazientito.
Sposta delicatamente Luana dal suo corpo che si gira sull'altro fianco lamentandosi nel sonno.
Scende piano dal letto e in punta di piedi si veste in fretta, ma senza fare alcun rumore.
Prende le chiavi e il portafoglio da sopra il tavolino. Li infila nella tasca posteriore dei jeans e sgattaiola fuori, chiudendo a chiave la porta.
Inspira una boccata d'aria fresca che profuma di pino mugo.
Nicholas si dirige verso la strada percorsa la sera prima verso il locale, con la speranza che fosse aperto.
Arriva al parcheggio. Questa mattina ci sono dei furgoncini pitturati di vernici azzurro pastello, disegnati di margherite dai petali bianchi e rosa. Gruppi di giovane gente dai lunghi e chiari capelli e dagli abiti variopinti conversano animatamente, fumano qualche sigarette e ascoltano musica.
Nicholas non presta particolare attenzione ed entra di corsa nel ristorante.
All'interno ci sono altre persone vestite che stanno facendo colazione, conversano e ridono fra di loro.
Nicholas si avvicina al bancone. Attende che qualcuno arrivi a servirlo.
Dalla porta della cucina spunta la cameriera di ieri sera. Appena lo riconosce gli viene incontro con un gran e gioioso sorriso.
«Chi si rivede», finisce di pulire un bicchiere che va poi a riporre nella credenza insieme agli altri. Raggiunge il ragazzo.
«Abbiamo riposato al Motel qui vicino.»
«Mi fa tanto piacere.» Si pone di fronte a lui.
«Vorrei ordinare la colazione da portare via. È possibile per caso?»
«Tutto quello che desideri mio caro giovanotto.» Prende carta e penna. «Vuoi che ti mostri il menù o sai già cosa ordinare?»
«No, grazie.» Le sorride. «Desidererei due ciambelle con sopra la glassa al cioccolato e la granella di nocciole, due cappuccini zuccherati con della panna montata e un filo di caramello sopra.»
La cameriera si segna su un foglietto l'ordinazione. «Torno subito.»
«Va bene.» Gli fa eco da lontano. Si va a sedere a un tavolo vicino alla porta d'ingresso. Scruta i clienti che occupano i divanetti alla sua destra. Un uomo, dalla barba ramata, gli sorride e alza una mano in segno di saluto. Nicholas ricambia con un sorriso impacciato. Si domanda da dove proviene questa stramba gente e se anche loro sono in viaggio come lui e Luana.
«Ecco a te!» La cameriera ricompare con in mano due buste di carta. «C'è tutto quello che hai chiesto.» Li appoggia sul bancone.
Il ragazzo si alza dal tavolo e va verso la cassa. «Grazie infinite.»
«Ma figurati. Paghi in contanti come ieri sera?» La donna batte i numeri sul registratore di cassa.
«Sì». Tira fuori dal portafoglio delle monetine.
«Ecco a lei.» Gliele fa cadere sul palmo della mano.
Le conta con estrema rapidità. «Sì perfetto. Grazie mille.» La cameriera strappa lo scontrino con il resto in moneta e glielo porge. «Arrivederci.»
Nicholas rinfila il taccuino nella tasca. Prende le buste della colazione. «Grazie ancora e arrivederci!»
Prima di uscire dalla porta si arresta bruscamente e si volta un'ultima volta. «Mi scusi, posso farle una domanda?»
«Dimmi pure.» Si era messa a pulire il bancone con uno strofinaccio.
«In questo posto c'è qualcosa di particolare?»
La cameriera ci ragiona un attimo con gli occhi rivolti verso l'alto.
«Non viene mai quasi nessuno qui. Ma credo che tu sia capitato proprio il giorno giusto del mese. Da come si vocifera qui dentro, da stamattina, c'è il solito raduno di questa gente, un po' bizzarra, su in cima ai monti. C'è un sentiero ripido e sassoso da seguire.»
«Grazie, molto gentile. Arrivederci.» Nicholas apre la porta del ristornate.
Esce dal locale con i sacchetti della colazione calda. Ritorna al Motel con un piccolo sorriso malizioso sul volto.
Rientrato in stanza.
Luana sta ancora dormendo beata come una principessa.
Sale con le ginocchia sul letto e si avvicina a lei. «Mia dolce piccola è ora di svegliarsi.» Le sussurra all'orecchio. Le bacia la guancia scoperta.
Luana viene scossa da un freddo brivido lungo la schiena. Geme infastidita e affonda la testa nel cuscino. Lentamente apre le palpebre e si gira a pancia in su. Si strofina gli occhi arrossati e assonnati. Davanti c'è Nicholas che la guarda radioso. «Buongiorno.» Le accarezza una coscia nuda.
«Ciao», pronuncia debole, sbadigliando. Appoggia la schiena contro la testiera del letto.
«Dormito bene?»
«Sì.» Si sgranchisce e si sbarazza delle coperte. Le giunge un profumo amaro. Arriccia il naso, confusa.
«La colazione è già pronta.» Nicholas mostra a Luana le due buste di carta.
«Ma dove?» Le indica sorpresa con l'indice.
«Sono uscito finché tu dormivi. L'ho comprata al ristorante, quello dove abbiamo cenato ieri sera.»
«Grazie, ma non dovevi.»
«Non devi ringraziarmi.» Le porge un sacchetto. «L'ho fatto solo per te.»
Luana si alza dal letto e sgattaiola in bagno. Apre l'acqua del rubinetto e si sciacqua le mani e si rinfresca il viso. Prende l'asciugamano. Alza lo sguardo sullo specchio ovale e incrocia il suo riflesso. Le cade l'asciugamano sul pavimento lucido e piastrellato. I capelli arruffati e spettinati le incorniciano il viso. Gli occhi hanno perso la loro naturale luminosità, sono grigi e cupi. La bocca screpolata incurvata in un smorfia svogliata e annoiata. Si allontana. Osserva il suo corpo troppo magro, la pelle chiara macchiata di piccole lentiggini rosa. Ha lo sguardo perso, immensamente triste. Nella sua mente riecheggiano le parole delle sue compagne di classe: "È vuota, spenta ed esteticamente sporca." Spenta e vuota come un fantasma. Brutta, sciupata. Consumata dal dolore, dalle incertezze e dalle paure. Senza più voglia di vivere, senza più un briciolo di felicità. È un fiore appassito, una rosa nera secca e morta. Una sola e insignificante lacrima scende dalla guancia sinistra. Perché è così diversa? Perché non può essere bella e brava come le sue coetanee? Perché non può essere brava e intelligente? Perché non può essere felice come gli altri? Più si guarda in quello specchio, più si odia. Hanno tutti quanti ragione: come si fa sopportare, ad amare una ragazza come lei, priva di gusto, di talento?
Si asciuga la lacrima e si veste in fretta. Per il momento è meglio non pensarci più. Fa troppo male.
Ritorna in camera e si risiede sul letto a gambe incrociate come se non fosse successo niente. A capo chino apre la busta e addenta un pezzo di ciambella.
Nicholas fa lo stesso.
I ragazzi si gustano la colazione in silenzio.
Luana si volta verso di lui. «Che c'è?»
Sorride divertito. «Ti sei sporcata una guancia», continua a ridere.
Ha una striscia di cioccolato sulla guancia.
«Aspetta.» Prende una salvietta riposta dentro il sacchetto e con delicatezza le pulisce il lato del viso. «Ecco fatto.» accartoccia il sacchetto della colazione.
Luana un po' imbarazzata, affonda la testa nel bicchiere di cappuccino. «Cosa facciamo?»
«Non lo so. Usciamo e vediamo», accartoccia il sacchetto della colazione.
Luana abbassa lo sguardo distogliendolo da Nicholas che percepisce il suo cambio d'umore e la sua costante preoccupazione.
«Da qualche parte dovremmo pur andare.» Lancia la busta dritta nel cestino posto in angolo della porta. «Adesso ci alziamo da questo letto. Prendiamo su le nostre cose, usciamo dal Motel e ce ne andiamo a spasso.»
«Sì, ma dove?» Si alza anche Luana.
«Questo lo deciderà il destino.»
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