Capitolo 5🧡💜🚂

Luana e Nicholas sono in treno. Viaggia senza sosta, continuando a correre veloce sulle rotaie.

I ragazzi sono stretti in un affettuoso e caldo abbraccio.

Due passeggeri lasciano i sedili liberi poco lontano da loro.

«Andiamo a sederci.» Si scosta delicatamente da lei. Per mano la conduce a occupare un posto.
Luana appoggia la testa sulla spalla di Nicholas e rivolge lo sguardo stanco fuori dal finestrino.
Rivoli d'acqua scendono lungo il vetro. Sta ancora piovendo, sebbene il temporale si sta allontanando verso il lontano e buio orizzonte.
Le nubi grigie che coprono il cielo sono leggere e tristi come l'umore di Luana. Prova una strana sensazione, non riesce a definirla abbastanza per poterla comprendere bene. Non aveva mai preso un treno, non aveva mai viaggiato, non era mai stata tanto distante dai suoi genitori, soprattutto dalla madre troppo oppressiva. Non si era mai chiesta perché è così maniaca del controllo, perché le addossa sempre troppa pressione e preoccupazioni per lo più inutili. Storce le labbra e appoggia una mano alla guancia sinistra per sostenere la testa pesante di dubbi, incertezze e domande che possono avere infinite risposte. Cosa stanno facendo i suoi genitori adesso? Cosa faranno quando capiranno che è scappata, per giunta in compagnia del ragazzo che odiano di più al mondo? Cosa ha in serbo questo viaggio? Perché ha deciso di seguire Nicholas? Sta cercando la felicità o sta cercando qualcos'altro, qualcosa, qualcuno che ha perso? È molto confusa non sa cosa sta facendo, non sa se è giusto o sbagliato... Non lo sa...

Un caldo raggio di luce spacca le nuvole ed esce allo scoperto come un barlume di speranza che potrebbe condurla a trovare le vere risposte che cerca.

Il sole emana un colore arancio fuoco in contrasto con il cumulonembo nero del temporale.
«Stiamo facendo la cosa giusta?»

Nicholas le rivolge un sorriso. Lui è già felice, felice di stare con lei, felice di fare questa nuova avventura con lei. Non teme nulla perché l'importante è stare insieme a lei. Vuole rivederla di nuovo felice. Questo è il suo nuovo sogno e l'avrebbe condotta ai confini del mondo pur di realizzarlo. «Sì, stiamo facendo la cosa giusta. Solo per noi.»

🚂💜🚂

I genitori di Luana sono esausti dalla loro giornata lavorativa. Sono stravaccati sul divano, la televisione accesa in sottofondo su un canale di programmi d'intrattenimento.

«Comincio a essere in pensiero.» Eloisa si appoggia sulla spalla del marito ed emette un sonoro sbadiglio. «Dove può essere andata?»

Eugenio allunga un braccio attorno alla schiena della moglie. Ha intuito una leggera preoccupazione nel tono di voce. Si avvicina di più a lei per confortarla ma mantenendo la sua solita apatia e indifferenza. Si è allontanato da loro già da tempo ormai, ha smesso di amarle. È Eloisa a occuparsi di tutto, lui è diventato invisibile, conta solo per portare a casa lo stipendio e pagare le bollette. Non è più un marito, tantomeno un padre per quanto tenta di ricordarsi ancora. «Sarà con Nicholas in giro da qualche parte», prova a ipotizzare. Si sfrega la barba.

«La deve smettere di comportarsi come vuole lei.» Eloisa è stufa marcia di preoccuparsi da sola per la figlia e frustrata perché non riesce più a condizionarla e a proteggerla come quando era una bambina. Ha sempre paura per lei, per la sua vita e per il suo futuro. Ha paura di perderla, in fondo come era già successo...

💜🚂💜

Nicholas sveglia Luana che si è appisolata.

Si stacca dalla sua spalla. Si sgranchisce il corpo. Avverte una strana sensazione: un miscuglio di ansia e angoscia le assale da dentro l'anima.

«Vieni. Dirigiamoci verso l'uscita.» La prende per mano e l'aiuta a rialzarsi.

I ragazzi si trovano davanti alle porte sigillate del treno che sta rallentando la corsa.

Si ferma emettendo un fastidioso cigolio.

Luana e Nicholas scendono dal treno e attraversano un sottopassaggio.

Ha smesso di piovere. L'arcobaleno sovrasta il cielo all'orizzonte creando un contrasto di colori con il blu del cielo.

Luana si sofferma ad ammirarlo a bocca socchiusa. «È bellissimo.» Le piacerebbe tanto che la sua anima si dipingesse di nuovo di quei colori vivaci e brillanti invece di tutto quell'inchiostro nero che la sta opprimendo.

«Hai fame?» Nicholas fa cenno con il capo verso un locale non molto distante.

«Un po'.» Lo stomaco le brontola.

La prende per mano e insieme attraversano l'asfalto inzuppato d'acqua.

L'aria si è fatta più fredda; Luana si stringe le mani attorno alla pancia, lasciando Nicholas.
Il ragazzo, invece, l'attira con un braccio tenendola stretta il più possibile a sè.

Giungono davanti a un ristorante. L'insegna a neon "Californian Restaurant" è illuminata da una luce rossa, contornata da altre lucine circolari di un giallo caldo.

«Entriamo.» Nicholas sale i gradini dell'ingresso insieme a Luana.

La campanella della porta tintinna per avvisare l'arrivo dei clienti.

All'interno non c'è nessun consumatore e nemmeno un cameriere al bancone posto di fronte all'entrata.

Nel ristorante permane il silenzio totale.

Luana fissa il soffitto cosparso di dischi neri in vinile.

Nicholas va ad accomodarsi a un tavolo che si affaccia sul parcheggio. Si siede su un divanetto con lo schienale morbido e comodo.

«Ho una fame assurda», prende in mano il menù posto al centro del tavolo.

Luana si siede di fronte a lui e inizia a sfogliare le pagine plastificate del menù. Le immagini sembrano invitanti e la sua pancia brontola di nuovo.
Nicholas emette un risolino.

Luana stringe le braccia attorno al ventre. Abbassa lo sguardò imbarazzata.

«Non preoccuparti. Prima o poi arriverà qualcuno.» Le accenna mezzo sorriso di conforto.

«Ne sei sicuro? Perché io non vedo proprio nessuno interessato alla nostra presenza.»

Chiude il menù e volta la testa verso l'esterno. Guarda pensierosa il vetro impolverato della grande finestra. Fuori non c'è nessuno, solo tre auto e una bicicletta bluastra mezza arrugginita abbandonata da qualcuno.

D'un tratto giungono dei sordi brusii.

Da una porta laterale, in fondo al locale, sbuca una cameriera tozza con il grembiule bianco e con sotto la gonna e la t-shirt nere.

Luana distoglie lo sguardo dal parcheggio esterno.

Si presenta al tavolo accogliendo i ragazzi con un grande sorriso luminoso.

Ha i capelli scuri, corti e arricciati in voluminosi boccoli le incorniciano il paffuto viso dalla pelle rugosa. Gli occhi tondi e azzurri sono sfumati da un ombretto perlato. Le sue labbra sono vellutate e di un color ciliegia. Prende dalla tasca del grembiule un blocchetto di fogli e una biro.

«Salve ragazzi. Volete ordinare qualcosa?» Trasmette subito simpatia ai due giovani clienti.

«Io prendo un maxi hamburger e una porzione media di patatine fritte», risponde Nicholas, chiudendo il menù sul tavolo.

«Anch'io», ripete Luana con timidezza.

«Può portare gentilmente anche del ketchup? Grazie», aggiunge il ragazzo.

«Ma certo. Volete anche qualcosa da bere?»

Nicholas scambia un fugace sguardo d'intesa con Luana. «Due Coca Cola medie, per cortesia.»

«Va bene. Sarà pronto a momenti.» Mette la penna dentro la tasca del grembiule.

«Grazie.»

«Grazie a voi.» Si dilegua in fretta, scomparendo oltre la porta della cucina.

Nicholas sollevato dal fatto che fra poco la sua pancia sarà sfamata, dedica la concentrazione verso Luana.«Come ti senti?» Si protende verso di lei.

«Non saprei.» Si abbandona sullo schienale «È tutto così strano.» Abbozza una mezza smorfia di incertezza. «I miei saranno arrabbiatissimi.»

«Lascia stare i tuoi. Comincia a concentrarti su te stessa.»

Emette un lungo sospiro. Comincia a osservarsi intorno.

Le pareti del locale sono dipinte di un tenue color crema. Ogni tavolo rettangolare è di legno, le sedie e i divanetti sono rivestite di pelle rossa. Il lucido pavimento è composto da mattonelle a scacchiera bianche e nere. Sulle pareti sono appesi quadri vintage stile anni 50' che ricordano la California. Il bancone si estende orizzontalmente per tutta la lunghezza del locale. Dietro vi sono posti numerose credenze di vetro contenenti una moltitudine di bicchieri variopinti di varie forme emisure. In altre sono poste un fila di lattine di bevande zuccherate e di bottiglie verdi di birra. In fondo alla sala c'è un frigorifero bianco con attaccati diversi stickers, conserva al freddo dessert e gelati. Dalla parte opposta del locale c'è un un jukebox in disuso, messo solo per far scena.

«Comunque, non saprei...»

«Cosa?» Nicholas appoggia i gomiti al tavolo, il mento sorretto dai dorsi delle mani.

«Questo viaggio mi eccita, ma anche mi spaventa molto. Non sono mai stata lontano da casa. E se ci capitasse qualcosa di brutto? Se capita che finiamo nei guai. Se...»

Non finisce la frase che la interrompe. Allunga una mano per invitare a compiere lo stesso gesto «Non ci capiterà niente di spiacevole.»

Luana appoggia il palmo della sua mano su quella di lui.

«Non sei da sola, ci sono io.» Gliela stringe forte.

Luana accenna un lieve sorriso. Lui riesce sempre a rassicurarla.

«Ti fidi di me?»

La cameriera rispunta da dietro il bancone con i mano due vassoi fumanti. Si ferma davanti ai ragazzi. «Ecco a voi i vostri piatti.» Li appoggia sul tavolo. «Buon appetito», dice con tono gentile.

«Grazie», rispondono insieme i giovani.

💜🚂💜

L'orologio ticchetta le dieci di sera.

«Vado e letto.» Eloisa si alza a fatica dal divano sfondato. Si aggrappa allo schienale della sedia e si sgranchisce le gambe dolenti.

«Io rimango qui, a guardare ancora un po' la televisione.»

La moglie si avvia verso lo stretto corridoio. Passa accanto alla stanza della figlia. Si sofferma a osservare il letto coperto da una soffice trapunta color lilla. Appoggia la nuca allo stipite. Sopra c'è Nanna, la sua orsacchiotta. Eloisa entra e la prende in mano. È morbida rivestita in fini e corti fili di pelliccia sintetica color rosa pastello. Ha due grandi occhi verdi nocciola. Un piccolo naso rosa e un sorriso appena accennato. Al collo porta un voluminoso fiocco di seta color porpora con legata sopra una campanella d'argento. Sua madre gliela aveva regalato quando era molto piccola, era stato il suo primo giocattolo, il suo primo peluche. Nella sua mente riaffiora un ricordo: ogni sera quando sentiva quel campanello suonare correva subito da lei perché aveva visto qualche mostro nel buio o perché aveva fatto qualche incubo. Le accarezza una guancia. Dentro di lei avverte una mancanza, un vuoto al centro del petto. Qualcosa che si è rotto. Un filo che si è spezzato da tempo.

La lascia sul letto e scompare in fondo al corridoio nella camera da letto matrimoniale.

💜🚂💜

Fuori è scesa la notte.

La cameriera prende con sé i piatti sporchi. «Desiderate qualcos'altro? Un dolce, un caffè?»

«No, siamo apposto così. Grazie lo stesso», risponde Nicholas.

La donna raccoglie anche le posate e porta tutto in cucina.

Il ragazzo tira fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans.

Luana gli lancia un'occhiata allarmata. Lei non ha alcun soldo con sè.

«Tranquilla. Pago io.» Striscia il sedere sul divanetto e si incammina verso la cassa per pagare.

Decide di alzarsi anche lei e si dirige verso la porta d'ingresso del ristorante.
Nicholas si pone di fronte alla cassa. I suoi occhi cadono su dei volantini pubblicitari. Su alcuni c'è scritto l'indirizzo di un nuovo Motel appena inaugurato, situato nelle vicinanze. Prende il cellulare e si salva l'indirizzo su Google Maps.
«Posso pagare in contanti?»

«Certo, come desideri.» La cameriera apre il registratore.

Il ragazzo prende una banconota dal portafoglio in cuoio blu e paga la cena.

«Aspetta un secondo che ti faccio la ricevuta.» Gli porge lo scontrino. «Tieni.»

«Grazie.» Nicholas lo ricaccia in tasca insieme al portafoglio. «Buona serata.» La saluta con un cenno della mano.

«Grazie a voi. Arrivederci ragazzi.» Ricambia il saluto con un grande e candido sorriso.

Luana apre la porta ed esce dal locale.

Nicholas getta lo scontrino in un cestino. Prende una sigaretta e se l'accende. Fa un tiro lento.

I lampioni arancioni illuminano parzialmente il parcheggio riflettendo sull'asfalto ancora bagnato, un alone lucido sfumato d'arancio.
Il cielo è di un blu scuro privo di stelle. L'aria è umida e fredda.

Che desolazione pensa Luana, guardandosi intorno. Il suo corpo è attraversato da infiniti brividi di freddo. «Che facciamo adesso?»
«Poco distante da qui c'è un Motel. Passeremo la notte lì.»

Nicholas supera Luana e si incammina verso la strada aiutato dal navigatore del cellulare.

Luana incerta e infastidita dalla fredda temperatura si pone al suo fianco. Non riesce a capire come fa a essere sempre sicuro di sé, di come non ha mai paura di affrontare la vita, di come non ha mai paura di vivere e di lasciarsi andare. Lo invidia molto per questo. Nicholas afferra la mano di Luana, ormai felice di essere lontano da casa, felice di star facendo la cosa giusta. Felice di averla finalmente portata lontana dai suoi genitori.

Ora più nulla li avrebbe fermati.

💜🚂💜

Eugenio guarda l'orologio: sono le undici e un quarto. Sta pensando alla figlia che deve ancora rientrare, ma non è preoccupato, né arrabbiato come la moglie. Non prova niente.

Spegne la sigaretta e si alza dal divano emettendo un gemito di dolore. «Maledetta vecchiaia che avanza.»

Spegne tutte le luci del salotto si corica anche lui.

Eloisa è sotto le bianche lenzuola intenta a finire un cruciverba, illuminata da quella fioca luce gialla emessa dalla lampada color carta da zucchero posta sopra il comodino.

Va in bagno a lavarsi i denti e indossa il pigiama.

Ritorna in stanza e si intrufola tra le coperte ruvide.

Prende in mano il romanzo giallo che sta leggendo e lo sfoglia fino a trovare il segnalibro.

«Dove sarà finita?» Si domanda per l'ennesima volta la madre, sempre più in apprensione per la figlia. La paranoia ha invaso ormai la sua mente. Si agita nel letto, ha il respiro corto, affannoso e le duole il petto.

«Non lo so», sbotta il marito seccato e troppo concentrato sul libro.

«Il mio istinto dice che è da qualche parte, là fuori, e che non vuole ritornare a casa.»

Eugenio non la degna di uno sguardo.

Eloisa lo guarda di lato. «E se è scappata come ha detto?»

«Dove vuoi che sia andata... Non ha nemmeno un soldo.» Chiude il romanzo e lo appoggia sul comodino, frustrato per non aver concluso nemmeno stasera la lettura del penultimo capitolo.

La moglie in silenzio si sistema meglio sotto le coperte «Perché devo avere una figlia del genere...»

Il marito, invece, sospira. «Buonanotte.» Si gira dall'altra parte del letto, dandole le spalle.

Eloisa spegne la sua di abat jour. «Buonanotte.»

Nella camera da letto piomba il buio e il silenzio più assoluto.

Eugenio russa rumorosamente immerso nei suoi sogni più tranquilli.

Eloisa è sveglia e vigile con gli occhi sgranati contro il buio e la testa affondata nel cuscino, le orecchie tese che aspetta il ritorno di Luana. Il suo corpo che freme d'agitazione. Si rigira e si rigira nel materasso, sbuffando. Si strofina i pantaloni e si mordicchia le unghie troppo tormentata da pensieri negativi.

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