Capitolo 3 🧡💜🚂
Nicholas trae un lungo respiro. Si dirige verso l'interno della stazione ferroviaria.
Di fronte a lui si piazza il binario uno. È deserto.
Si leva un vento caldo. Un treno merci gli sfreccia davanti. Spaventato, indietreggia veloce.
Altri treni merci passano rapidi impedendogli la visuale.
Sbuffa irritato. Si arruffa i capelli e si volta per andarsi ad accomodare su una sedia.
Attende speranzoso d'incontrarla da qualche parte.
L'orologio della stazione batte le sette di sera e Luana non è da nessuna parte.
Passa un'altra mezz'ora abbandonante, ma Nicholas non si azzarda a muoversi.
La voglia di vederla lo sta lacerando dentro. La sua gamba destra trema d'impazienza e non riesce a smettere di mordersi il labbro inferiore. Non sa se è una buona o cattiva idea.
I treni merci interrompono il loro passaggio. Alza il capo ed eccola, come tutte le altre volte, con la testa incappucciata, gli occhi rivolti verso il basso e le mani che accarezzano la chitarra. Ai piedi porta le Dr Martens bordeaux, un paio di jeans neri e una camicia scozzese verde scuro.
Ha il cuore che batte forte nel petto.
Decide di raggiungerla.
Si desta in piedi e scende nel sottopassaggio.
💜🚂💜
Nicholas si ritrova a pochi passi da lei.
Non vuole che si accorga subito della sua inaspettata presenza. Si avvicina molto lentamente, cercando di non far alcun rumore.
Allunga le mani per infilarle sotto le braccia di lei. Sporge il viso in avanti e le schiocca un bacio sul collo.
Luana sgrana gli occhi e rabbrividisce violentemente. Il suo cuore sobbalza e le sue guance diventano due tonde mele rosse.
«Ciao Luana.» Le sussurra all'orecchio.
Si volta di scatto, levandosi dal suo posto.
Nicholas viene ipnotizzato dai suoi occhi lucidi, in cui è riflessa la sua anima colma di disperazione.
«Ah sei tu...», sussurra sorpresa. Si immobilizza davanti a lui.
«Ti cerco ovunque ma ti ritrovo sempre qui.» Si va a sedere sulla panchina.
Anche Luana si risiede. Riporta il triste sguardo verso le rotaie.
Nicholas le appoggia una mano sulla coscia.
«È l'unico posto in cui riesco a stare bene», deglutisce. «Lontana da tutti.»
«Anche da me?» La guarda dritta negli occhi.
Lei solleva il mento, ma non risponde. Non ha il coraggio.
«D'accordo.» Nicholas rassegnato si leva dalla panchina, non voleva recarle altro disturbo.
Luana lo afferra per il braccio trattenendolo. «Scusa.» La sua voce è rotta, velata di mortificazione.
Nicholas si risiede, riluttante. Si sfrega i palmi delle mani e trae un profondo respiro.
«Ogni giorno è sempre peggio. Stare da sola mi fa stare meglio. Mi da un po' di sollievo. Riesco a respirare e a non affogare nella mia sofferenza quotidiana.»
«Ti lascio da sola quanto vuoi, ma devi capire che ho bisogno di vederti ogni tanto.» Si gira di lato. «Vorrei essere più presente per te, vorrei tanto aiutarti.» Le accarezza il braccio destro. «Vorrei tanto cancellare tutto il male che ti assale ogni giorno. Vorrei tanto vedere quanto sei bella quando sorridi.»
«È una situazione troppo complicata.» Tenta di troncare il discorso. Non vuole rovinare la vita perfetta di Nicholas con i suoi problemi.
«Lascia almeno che ci provi, per favore.» La supplica. Si avvicina di più prendendole la mano. «Io ti voglio tanto bene.» Si protende a un soffio dalla sua guancia. «Voglio vederti felice.» La voce assume un tono incrinato.
«Mi dispiace di essere una delusione. Sono triste e molto, molto confusa. Ho la testa attanagliata di pensieri negativi. Non so cosa fare con i miei genitori e la scuola. Io voglio inseguire i miei sogni. Voglio dedicarmi solo alla musica. È la mia unica salvezza.»
«E allora fallo.» La incita con tono deciso.
«Non posso», dondola le gambe avanti e indietro. «Non ci riesco», scuote il capo. «Mi manca il coraggio.» Luana emette un sospiro pesante.
«La vita è una. È solo tua.» Le preme l'indice sul petto. «Sei tu che devi scegliere cosa fare nel tuo presente e cosa fare per il tuo futuro. Anche se sono i tuoi genitori non hanno alcun diritto di decidere per te.»
«Ho mollato.» Luana si è già arresa da tempo. Che senso ha lottare se nessuno ti ascolta? Se nessuno ti capisce? Se per gli altri conti meno di niente? Se non sei destinata brillare?
«Ci devi provare», insiste «Lo devi fare per te stessa. Altrimenti ti sentirai morta per il resto della vita.»
Luana è già morta dentro.
«Quando sarai vecchia rimpiangerai tutto.»
Alza il viso e guarda Nicholas dritto negli occhi. «Sono stanca. Voglio solo scappare e non tornare più.» È una buona soluzione, non sarebbe più stata un peso per nessuno. I suoi genitori non si sarebbero più preoccupati e lei avrebbe riabbracciato la serenità e la libertà.
Un'idea fugace illumina la mente di Nicholas. Abbozza un lieve sorriso che rivela la fossetta sul lato sinistro della bocca. «Andare alla ricerca della felicità», sussurra.
L'orologio della stazione rintocca le otto mezza.
«È meglio che vada.» Nicholas si liscia i jeans. «Si sta facendo tardi. Ci vediamo lunedì a scuola?»
«Sì, certo», svogliata fa spallucce, come se le importasse di quel posto sporco e orribile.
Nicholas le stampa un bacio sulla guancia.
Si leva dalla panchina e prima di voltare le spalle la saluta un'ultima volta.
Luana ricambia con un lieve cenno della mano.
Prende la chitarra che aveva appoggiato tra le gambe e la ripone nella custodia.
Si alza in piedi e lascia il binario scendendo a passo pesante le scale del sottopassaggio.
La stazione è illuminata dalle luci che si accendono subito dopo il tramonto.
Alcune persone stanno aspettando il treno per ritornare a casa, altre si dirigono verso l'uscita in fretta e furia.
Il sole è scomparso all'orizzonte. Il cielo blu è coperto da nuvole gonfie e grigie. Un soffio di freddo vento le fa accapponare la pelle. Si stringe di più nella felpa nera.
Attraversa la strada e si dirige, riluttante, verso casa.
Piccole gocce di pioggia cominciano a picchiettare e a bagnare l'asfalto del marciapiede.
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