Capitolo 13🧡💜🚂

Eugenio è stravaccato su un sedile blu di un vagone immerso nel silenzio e illuminato da una bianca e fastidiosa luce a neon. Si sorregge la guancia con una mano, osserva fuori dal finestrino il fugace bagliore dei lampioni che scorrono veloci davanti ai suoi occhi. Ha un espressione stanca e triste, la sua mente è pervasa dai molti pensieri contrastanti. Sbadiglia annoiato e assonnato.

Marcos e Samuel compaiono in fondo al corridoio, vanno a sedersi sui due posti liberi davanti al collega.

«Dove eravate finiti?» Si scosta dal finestrino.

«Siamo andati a prendere un caffè.» Marcos si mette comodo e beve un sorso dal bicchiere di carta. «Ti aiuterebbe a rimanere sveglio.»

«Io vorrei solo fumarmi una sigaretta.» Si strofina il viso.

Samuel lo osserva accigliato.

«Sono stanco e preoccupato», confessa a capo chino. Sta cercando disperatamente sua figlia. Vuole trovarla il più presto possibile e riportarla a casa. Vuole solo che questo incubo finisca presto. Tuttavia nutre un pizzico di sollievo nel sapere che Luana non è da sola in giro per il mondo, ma è insieme a quel ragazzo che non sopporta.

«È normale.» Marcos gli appoggia una mano calda sopra il ginocchio. «Li ritroveremo presto. Non possono essere andati molto lontano.»

«Sono soltanto dei ragazzini.» Gli sorride Samuel.

«Non mi fido di mia figlia, figuriamoci del ragazzo», sospira e si abbandona sullo schienale del sedile foderato. Sposta lo sguardo fuori dal finestrino. «Da dove cominciamo?»

Marcos beve altro caffè. «Direi che scendiamo subito alla prima fermata. Chiediamo alla gente del luogo se per caso li hanno avvistati in zona. Possono essere dappertutto, bisogna procedere con calma e cautela», gesticola con la mano libera. «Dobbiamo ispezionare ogni luogo, senza fretta e senza attirare troppe occhiate. Massima attenzione ai dettagli, non ci deve sfuggire assolutamente niente.»

«Molto bene», annuisce Samuel in senso di approvazione alle richieste del collega. Finisce di sorseggiare la bevanda amara. «Noi siamo qui per aiutarti e per sostenerti. Conta pure su di noi, qualunque cosa accada nelle prossime ore.»

«Grazie Samuel. Apprezzo moltissimo quello che state facendo per me e per la famiglia di Nicholas. Avete tutta quanta la mia stima e il mio rispetto.» Li guarda con gli occhi lucidi.

Marcos si alza e si va a sedere accanto a Eugenio. Gli dà una forte pacca sulla schiena e lo abbraccia.

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I tre colleghi si sistemano più comodamente sulle poltrone. Pian piano si appisolano e piombano in un sonno profondo tranne Eugenio che fissa il buio della notte.

Non è arrabbiato con sua figlia, ma è deluso e demoralizzato da sé stesso. Non è mai stato un bravo padre, non è mai stato un padre presente. Si ridesta come colto da un'illuminazione. Forse questo viaggio lo avrebbe aiutato a far sbocciare di nuovo il legame con sua figlia. A dimostrarle che anche se è assente e lontano dalla sua vita, continua a volerle bene. Ma soprattutto avrebbe dimostrato a Eloisa che poteva ancora contare su di lui e sul suo interesse nei riguardi della loro situazione famigliare. Questo è il suo compito, questo è il motivo per cui si è preso la responsabilità di cercarla da solo. Vuole dimostrare di essere ancora un padre per sua figlia e un marito di cui ci si può fidare. Nulla lo avrebbe ostacolato o fermato. È la sua unica occasione.

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Il sole splende alto nel cielo limpido e azzurro.

I ragazzi vengono svegliati dal dolce canto allegro dei passeri.

Nicholas apre lentamente gli occhi. Emette un sonoro sbadiglio. Si leva sgranchiendosi la schiena e le braccia. Nota il campo orami disfatto. Il gruppo di giovani avventurieri sta levando le tende e riempendo gli zaini dei loro averi.

«Luana svegliati.» La scrolla per una spalla.

Lei si volta, gemendo infastidita.

Brandon viene verso di loro.

Nicholas si alza e si pulisce i pantaloni sporchi di fili d'erba.

«Avete passato una notte serena?»

Luana spalanca gli occhi nell'udire una voce maschile poco familiare. Si mete seduta e si volta per guardare a chi appartiene.

«Certo.» Gli sorride e si avvicina di un passo. «Grazie mille per l'ospitalità e soprattutto per l'ottima compagnia che ci avete offerto.

Luana si leva dalla coperta umida.

«Credo che ci dobbiamo lasciare, non è così?» Il suo tono è velato di tristezza. Nicholas vede alcuni del gruppo allontanarsi verso il sentiero. È affranto, non vuole stroncare l'amicizia che si era creata la sera precedente. Era stato veramente un momento unico e irripetibile, no lo avrebbe mai dimenticato.

«Stiamo partendo. Volevo solo riavere la coperta.»

«Oh certo.» Nicholas la prende subito in mano e gliela porge.

«Grazie.»

Camilla raggiunge di corsa il compagno. «È stato bello. Fate un buon viaggio.» Li saluta. «Buona fortuna.»

Luana con le guance arrossate si pone di fronte alla ragazza. «Grazie per avermi fatto suonare la tua chitarra.» Camilla apre le braccia per stringerla a sé. «Vedrai che ritornerai a sorridere e riscoprirai la felicità.»

«Lo spero molto.»

«Addio Luana.» La bacia in fronte. Si fa passare la coperta da Brandon, in fretta la ripiega e si volta di spalle, allentandosi.

Brandon da una pacca sulla spalla a Nicholas «Addio.» Si dilegua, seguendo la ragazza.

I ragazzi rimangono lì a osservarli mentre spariscono dentro al bosco.

Luana si volta verso Nicholas. «E noi adesso che facciamo?»

Nicholas le porge la sua mano. Lei gliela stringe.

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I ragazzi sono davanti alle porte aperte di un treno dipinto di arancio.

Si scambiano un'occhiata e mano nella mano salgono sulla carrozza.

Intorno a loro ci sono pochi pendolari, alcuni intenti a leggere, altri a fissare lo schermo del cellulare. Nessuno chiacchiera, ognuno è isolato e immerso nei suoi pensieri.

Vanno ad accomodarsi in fondo su due sedili liberi.

Il sole splende alto nel cielo e riscalda il finestrino vicino a Luana. Osserva i pini del bosco e il suo opaco riflesso. Il suo volto è più colorito, le sue guance sono sfumate di rosa, ma i suoi occhi sono ancora tristi e spenti come il suo cuore e la sua anima.

Dopo molto tempo si è sentita di nuovo a suo agio con altre persone, non si erano azzardate a giudicare lei e la sua musica. L'avevano accolta e accettata e questo l'aveva fatta stare bene. Si era resa conto che forse non tutti la ritenevano un disastro e che, come chiunque altro, anche lei poteva divertirsi e poteva riscoprire la felicità. Nonostante questo dentro di sé ha un vuoto incolmabile. Le manca da morire la sua chitarra. Come farà a sopravvivere senza la sua musica, senza fare musica? Crede che non riuscirà a resistere a lungo, potrebbe impazzire da un momento all'altro. Lei ha bisogno della musica per vivere. Ha perso la sua chitarra e ha perso la sua musica. Trae un lungo sospiro per alleviare il peso che le si è creato nel petto. Non l'ha detto ancora a Nicholas.

È seduto comodo vicino a lei con le gambe divaricate. Le rivolge uno sguardo preoccupato nel notare i suoi occhi lucidi e la sua espressione persa e triste. «Tutto bene?»

«No», confessa subito, con voce tremante, senza distogliere lo sguardo dal mondo esterno.

«Ho dimenticato...» Lo fissa intensamente finché le prime lacrime cominciano a scendere involontarie lungo il suo viso per poi irrompere in un disperato pianto.

Nicholas si avvicina subito e l' abbraccia forte. Le avvolge la vita con un braccio e con la mano sinistra le accarezza la testa per tranquillizzarla il più possibile, ma i suoi singhiozzi sono carichi di straziante dolore. Le prende il volto fra le mani. «Cosa è successo? La guarda sconvolto, sta tremando pure lui.

«Ho abbandonato la mia chitarra in stazione prima di partire», singhiozza. «Voglio morire.» Nicholas non risponde e l'abbraccia di nuovo, cerca di confortarla e cullarla fra le sue braccia.«Scusa, non me ne sono accorto nemmeno io.» La stringe ancora di più a sé.

Luana si scosta da Nicholas. «L'ho persa per sempre», sussulta e tira su con il naso.

«La ritroveremo, stai tranquilla.» Le accarezza una guancia.

«Non è vero. Qualcuno sicuro l'avrà trovata e l'avrà fatta sua, come giusto che sia, perché io quella chitarra non la merito più.» Si asciuga il viso con il polsino della felpa di Nicholas.

Nicholas le poggia una mano sul ginocchio. «La cercheremo insieme o te ne regalerò una tutta nuova.»

«Non puoi comprarmene una nuova.»

«Perché?»

«Nessuna altra chitarra riuscirà mai a sostituire la mia chitarra blu. Il mio sogno, la mia vita.»

Nicholas non poteva darle torto. Le prende e le stringe le mani. «Nulla è perduto. Al ritorno troveremo una soluzione. Insieme. Te lo prometto con tutto il cuore che ritornerai a suonare la tua chitarra.» L' abbraccia di nuovo.«Stai tranquilla.» La rassicura accarezzandole la schiena.

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Il treno sfreccia in mezzo alla foresta sempre più ombrosa, attraversa anche oscure gallerie finché il limpido sole riappare per illuminare un lago dalle acque azzurre e cristalline.

Luana si affaccia al finestrino, ammira, a bocca aperta, l'incanto della sua naturale bellezza. Con una mano apre il finestrino e mette fuori il viso. Viene inebriata dal profumo dei pini. Si fa accarezzare la pelle dal vento forte e freddo. I  suoi cappelli si muovono come le onde del mare. Assapora un breve attimo di libertà.

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