Vader - Sussurri nella Forza - Capitolo 24

Castello di Darth Vader, Mustafar

Edoardo stava male. Se nelle volte precedenti era stato solo un dubbio adesso era una certezza, Vader lo sentiva come se il ragazzo fosse a pochi passi da lui.

Eppure sapeva per certo che non era così, Edoardo era lontano non riusciva a capire dove, ma non era sicuramente così vicino.

-Mio signore, il dottor Krennic è qui- affermò una delle guardie fermandosi sulla porta della stanza del Signore Oscuro dei Sith.

-Arrivo subito - fu la risposta dell'uomo, sbuffando appena.

Krennic era il direttore del dipartimento di ricerca armi avanzate dell'impero, disposto a tutto pur di ottenere quanto più potere possibile e del quale Vader non si fidava affatto, a dire il vero erano pochi gli ammiragli che godevano della sua fiducia.

Era più probabile che lui li disprezzasse, ma a dire il vero disprezzava anche se stesso.

Si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e seguí la guardia fino all'hangar.

Krennic tremava da capo a piedi, e Vader lo sentiva e si divertiva, sotto un certo punto di vista gli piaceva vedere gli ufficiali che avevano paura di lui, tanta boria per niente.

-Direttore Krennic - cominciò a dire il Sith.

-Lord Vader - dichiarò Krennic a mo di saluto, ma il cavaliere oscuro sentiva chiaramente che aveva la voce tremante.

-Beh sembra turbato -

-No, sono solo un po' pressato, ho molte cose da seguire - fu la risposta dell'uomo.

Vader osservò attentamente il direttore.

Era un uomo sui quarantacinque, capelli brizzolati, occhi chiari, vestiva la classica uniforme degli ufficiali, solo che la sua era bianca e non verde oliva come quella di tutti gli ufficiali, segno che non era un vero e proprio militare.

Forse per questo Vader provava così grande disprezzo per lui.

O forse no.

-Le mie scuse, ma lei ha anche un sacco di cose da spiegare - fu la risposta di Vader, la voce del secondo in comando dell'impero subí un'inversione ironica.

Krennic aveva molto a cui pensare? E lui cosa avrebbe dovuto fare?

Il direttore non sapeva cosa volesse dire avere troppe cose a cui pensare, Vader invece capiva benissimo cosa volesse dire avere troppi pensieri, di quelli che non ti lasciano in pace nemmeno quando si dorme.

Non solo i suoi pensieri riguardavano Padmé, ma ora anche Edoardo, del quale non aveva più notizie, il che si era aggiunta alle sue, già iperpresenti, preoccupazioni.

Darth Vader che si preoccupava per qualcuno?

Se la voce si fosse sparsa per lui sarebbe stata la fine, infatti quei pensieri se li teneva per sé, senza confidarli a nessuno, se non ad un anonimo taccuino che teneva ben nascosto nella sua stanza lì nel suo castello.

Il luogo che più odiava in tutta la galassia era quello dove custodiva i suoi segreti più intimi, compresi i rimandi alla sua vecchia vita.

Per quanto si sforzasse, non riusciva veramente a lasciarsi alle spalle Anakin Skywalker.

Erano due lati della stessa medaglia e Vader non poteva ignorare quella fiammella che ancora ardeva dentro di lui e che non accennava a spegnersi.

Anakin non sarebbe mai veramente morto perché, altrimenti anche lui, Darth Vader, sarebbe stato trascinato nell'oblio insieme al Jedi.

Lo Jedi e il Sith, legati per sempre, un legame che nemmeno Palpatine era riuscito a distruggere, così come non era riuscito a recidere il suo legame con Padmé.

Perché Vader sapeva che il suo angelo non lo aveva abbandonato, anche se lui, si meritava di essere abbandonato da lei, anche se Edoardo gli aveva confermato che Padmé era viva dopo aver lasciato Mustafar, e che il bambino era sopravvissuto.

Avrebbe voluto ribaltare la galassia e trovarlo, ma se avesse preso il bambino, Palpatine avrebbe avvertito la sua presenza e Vader non voleva che suo figlio finisse nelle mani di quel dannato del suo maestro.

No, Edoardo aveva fatto bene a non dirgli dove si trovava il bambino.

Doveva rimanere al sicuro, lontano da lui, anche se questo lo faceva soffrire, perché, per quanto degenere, lui era pur sempre un padre...avrebbe tanto voluto vederlo, ma sapeva che se ciò fosse successo lui avrebbe voluto portarlo via e non poteva accadere.

No, doveva togliersi dalla testa che aveva un figlio, certo come se fosse facile.

- Ho consegnato l'arma all'imperatore come richiesto, merito un udienza per accertarmi che egli comprenda il suo notevole potenziale - dichiarò Krennic con voce spezzata dalla paura, forse perché Vader si era avvicinato troppo.

-Ha un potenziale nel creare problemi, questo è certo - dichiarò Vader imperscrutabile.

-Una città distrutta, un impianto imperiale attaccato - continuò il Sith irritato.

-È il governatore Tarkin che ha suggerito questo collaudo - affermò Krennic girandosi per seguire i movimenti di Vader, che nel frattempo lo aveva sorpassato.

-Non l'ho convocata per scodinzolare, direttore Krennic - dichiarò Vader voltandosi di nuovo verso l'uomo che non aveva smesso di tremare per la paura.

-No - rispose Krennic.

-Non c'è nessuna Morte Nera, il senato sa che Jedha é stata distrutta da un disastro minerario.

-Sí, m'lord.

-Mi aspetto che farà di tutto per assicurare all'imperatore che Galen Erso non ha in alcun modo compromesso quest'arma, in alcuna maniera. - Krennic si era fatto piccolissimo e Vader quasi quasi si compiaque del terrore che riusciva a scatenare, la sua arringa non era ancora finita.

-Quindi sono ancora al comando? - domandò Krennic.

Ecco Vader lo sapeva. Era questa la vera preoccupazione del direttore.

Lo aveva già capito da tempo.

-Lei parlerà all'imperatore della... - la voce del direttore si fece più bassa, forse perché Vader lo stava lentamente strozzando con la Forza.

-Stia attento a non soffocare nelle sue stesse ambizioni, direttore - lo minacciò Vader lasciando la presa della Forza sulla gola di Krennic.

Il Sith sentí lo sguardo del direttore seguirlo fino a che non si chiuse la porta alle sue spalle, occultandolo alla vista.

-Sei il solito esagerato, Anakin - dichiarò la voce di Padmé e il Sith sobbalzó.

-E tu non sei veramente qui - fu la risposta di Vader.

-Invece sì -

Padmé comparve davanti a lui, in tutto il suo splendore.

L'aura che la circondava era blu, indossava l'abito del giorno in cui l'aveva rivista la prima volta dopo dieci anni, ed era sempre bellissima.

I capelli erano pettinati in una elaborata acconciatura, la stessa di quella volta.

E anche il carattere della sua amata non era cambiato, erano passati cinque anni da allora...troppo poco tempo.

-Dobbiamo parlare, angelo, ma non qui - dichiarò Vader.

Lei annuì.

Era vero, dovevano parlare e in fretta.

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