Padmé - Marito e Moglie - Capitolo 25

Castello di Darth Vader, stanze private del Sith, Mustafar

-Non mi avevi detto che l'impero stava progettando un'arma di distruzione di massa - tuonò Padmé quando furono soli, chiusi nelle stanze di Vader.

-E tu non mi hai detto che eri riuscita a partorire e che il bambino è sopravvissuto - fu la risposta del signore oscuro dei Sith senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.

La morte non aveva cambiato l'indole di Padmé e nemmeno il fatto che lo sfidasse di continuo.

Una novità?

No, per niente, anzi, la novità sarebbe stata il contrario.

Padmé non aveva mai accettato quello che Vader era diventato e, a dire il vero non lo aveva accettato nemmeno lui.

Padmé si rifiutò di rispondergli voltandogli le spalle, forse per non fargli notare il sorrisetto comparso sulla labbra della senatrice, questo succedeva tutte le volte che Padmé riusciva a destare la parte buona di Vader la quale non era del tutto scomparsa sotto il peso dell'armatura.

-Perché non me l'hai detto? - Vader si lasciò cadere sulla sedia cercando di non guardare la figura evanescente di lei, il suo amore non si era spento e la presenza della donna non faceva altro che acuire il suo senso di colpa nei suoi confronti.

L'amava ancora profondamente sebbene cercasse di non pensarci, ma ogni cosa su Mustafar gli ricordava ciò che le aveva fatto e niente avrebbe mai potuto guarirlo da quel dolore se non un perdono che sapeva di non meritare affatto.

-Potrei porti la stessa domanda - affermò a sua volta Padmé questa volta girandosi verso suo marito.

-Ho fatto un errore dietro l'altro, Padmé, ma questo tu lo sai. Ma almeno se non vuoi dirmi dove è il bambino, perché so che non lo farai, almeno sta bene? - la richiesta di Vader era normale, quella di un padre che ha appena scoperto di essere tale, e che vuole risposte.

Padmé sapeva che doveva dirglielo, almeno dargli un indizio, dirgli che Luke e Leia stavano bene non avrebbe spinto Anakin ad andare a cercarli, tuttavia la donna si sentiva distrutta dal dovergli mentire, anche se non era proprio così, però lei non ce la faceva a fare finta di niente.

Anakin era l'uomo che amava, anche se odiava ciò che era diventato, non poteva negare i suoi sentimenti.

-Sta bene è al sicuro - fu la risposta di Padmé nonostante dentro stesse malissimo.

Vader lasciò andare un sospiro rassegnato per poi alzarsi dalla sedia e guardare fuori dalla finestra il rosseggiare delle fiamme dei fiumi incandescenti di Mustafar.

Si sentiva male come non mai, il suo dolore era un riverbero nella Forza che però aumentava ancora di più il potere del Lato Oscuro.

-Padmé, come sta Edoardo? Ho avvertito una scossa nella Forza -

Padmé si avvicinò a lui da dietro per poi abbracciarlo, lui avrebbe voluto ricambiare, ma ciò era impossibile, visto il fatto che lui era vivo e il suo angelo no.

-Ha avuto un attacco più potente degli altri, ora sta meglio - fu la risposta della donna.

Vader sospirò rumorosamente.

-Ti ha giurato di proteggere me e anche il bambino, perché glielo hai permesso, sapevi che era malato? - domandò il Sith.

Questa volta fu Padmé a sospirare.

-L'ho scoperto per caso, un giorno, durante una sessione in Senato più lunga del solito, è svenuto. Mi sono preoccupata e l'ho fatto trasportare al centro medico. Quando sono arrivata il medico mi ha detto che Edoardo era affetto da bruciasnague. Immagina la mia rabbia quando ho scoperto che lui lo sapeva e se lo era tenuto per sé. - dichiarò Padmé stringendo i pugni per la rabbia.

Si era infuriata tantissimo per il silenzio del cugino.

-Edoardo mi ha detto che voleva portare il fardello di quella malattia da solo, non voleva essere un peso ecco perché non ti ho detto niente quella sera, mi aveva fatto promettere di non dire niente a nessuno e così ho fatto - spiegò la ex senatrice.

Vader avrebbe voluto poter dire che era infuriato con Padmé, perché era questo che ci si aspettava da un Signore Oscuro dei Sith, invece no, non lo era per niente, anzi la capiva perché nella sua stessa situazione lui avrebbe agito nello stesso modo.

Edoardo era un ragazzo forte e intraprendente, ma prendeva sottogamba la pericolosità della sua situazione.

-Se continua così, morirà prima del tempo e questo non deve accadere - dichiarò Vader senza staccare lo sguardo dal paesaggio esterno.

-Non succederà, Anakin, vedrai -

-Non succederà perché morirò prima io di lui - quelle parole turbarono Padmé e sentí sua moglie, perché sì la considerava ancora sua moglie, stringerlo ancora di più.

-Cosa stai dicendo?

-La verità Padmé, se non mi uccide Palpatine mi ucciderà qualcun altro, so che l'imperatore sta cercando un nuovo apprendista, molto più giovane di quanto non sia io. La caduta nella lava ha più che dimezzato i miei poteri, inoltre per quanto io sia potente nel lato oscuro non sono come dovrei essere. Sono stato uno stupido, non posso abbandonare l'impero e non posso fare altro - dichiarò il Sith, che forse Sith non era mai stato.

-Non è vero che non puoi fare niente...non è da te arrenderti alla prima difficoltà. - affermò Padmé.

-Sono l'essere più odiato della galassia, il popolo cerca solo una scusa per farmi fuori - dichiarò Vader amaramente.

-Ti sbagli il più odiato è Palpatine...

L'ex Jedi si limitò a sorridere sotto la maschera.

-Se vuoi aiutare Edoardo inizierei a scoprire qualcosa in più sulla Morte Nera -

-E come pensi che io possa... - la frase rimase stroncata a metà, Padmé era scomparsa.

-Forse posso ancora vendicarmi - furono le sole parole di Vader.

Forse era la volta buona che faceva la scelta giusta.

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