Edoardo - Terre di frontiera- Capitolo 43

Raffineria imperiale, Kashyyyk, Orlo Esterno

Edoardo non sapeva cosa stesse succedendo intorno a lui, si sentiva come se il mondo avesse cessato di esistere, come se lui avesse cessato di esistere.

Era forse quella la morte?

No, non poteva essere quella, aveva ancora tanto da fare, anche se sapeva di avere il tempo ancora più contato di tutti gli altri, non poteva arrendersi, non poteva lasciare i suoi amici nei guai, anche se non sapeva esattamente cosa stava accadendo intorno a lui, visto il suo stato di incoscienza.

Come stavano i suoi amici?

Erano riusciti a superare le Terre Buie e a raggiungere la Mantis?

Oppure erano ancora nella raffineria bloccati da qualche soldato?

Non lo poteva sapere e questo lo irritava.

Voleva essere certo che i suoi amici fossero al sicuro, non avrebbe mai sopportato la possibilità che succedesse loro qualcosa senza che lui avesse fatto tutto il possibile per impedirlo.

Si guardò intorno, era sdraiato su un prato dall'erba smeraldina, una leggera brezza faceva piegare i fili d'erba mentre farfalle colorate si alzavano in volo, alla luce di quello che sembrava il sole.

Non molto lontano si sentiva il rumore dello scorrere di un fiume.

Edoardo si mise seduto, osservando meglio ciò che lo circondava e notando, in un punto abbastanza lontano da lui, due imponenti porte in oro e argento chiuse da pesanti catene, le quali imbrigliavano la luce rendendo difficile per Edoardo fissarle per troppo tempo.

-Che posto è questo? - domandò il giovane, pensando di essere solo.

-Diciamo che questa è la Terra di Frontiera, dove si transita prima di passare dall'altra parte - arrivò la risposta da una voce che lui conosceva fin troppo bene.

-Cugina - sorrise Edoardo girandosi verso di lei.

-Ciao, piccolo - Padmé si avvicinò con un sorriso rassicurante in volto.

Il giovane non mancò di notare che la cugina aveva cambiato abito, per l'ennesima volta.

Questa volta indossava un abito color del sole, lo stesso con il quale aveva fatto il pic-nic con Anakin su Naboo.

Perfettamente in tema con quel luogo che sembrava paradisiaco.

-È arrivato il momento anche per me? - fu la domanda di Edoardo.

Padmé gli accarezzò il collo senza smettere di sorridere.

-No, non è ancora il momento per te, se così fosse il portone che c'è là in fondo sarebbe aperto, no, tu ne hai ancora molto da vivere - fu la risposta di Padmé.

-Papà mi aspetta dall'altra parte, quindi -

-Sí, ed è orgoglioso di te, voleva che tu lo sapessi -

Padmé gli cinse le spalle del cugino cercando di essergli in qualche modo di conforto.

-E queste farfalle? - domandò il ragazzo indicandole.

-Sono i frammenti delle anime che arrivano qui dopo la morte, per ognuno che giunge qui sono di colore diverso, quando sono arrivata io erano blu come i suoi occhi - furono le parole di Padmé ed Edoardo non mancò di notare quanto la voce di sua cugina si fosse incrinata.

Anakin le mancava più di quanto fosse disposta ad ammettere.

Il ragazzo pensò per mezzo secondo a suo padre, gli mancava molto, ma sapeva che Richard non vorrebbe che il figlio lo raggiungesse prima del previsto.

-Che ne è dei miei amici? - domandò Edoardo torcendosi le mani con fare nervoso.

-Stanno combattendo, sono rimasti intrappolati nella raffineria - rispose Padmé con la voce rotta dalla preoccupazione.

-Non posso restare, devo tornare da loro, hanno bisogno di me - dichiarò il ragazzo.

-Dovrai mettere tutta la tua forza e il tuo coraggio, perché questa volta non sarà così semplice tornare al mondo. - rispose Padmé.

-Farò del mio meglio, non posso abbandonarli, non ora! -

-Così mi piaci -

-Però avrò bisogno di te, cugina, la tua forza mi sarà utile -

-Conta su di me, piccolo - sorrise Padmé prendendo la mano di Edoardo tra le sue.

Il ragazzo chiuse gli occhi, cercando di riprendere il contatto con il suo corpo terreno.

In un attimo gli sembrò che la terra gli mancasse sotto i piedi.

Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, il tocco delle mani di Padmé divenne sempre più debole e di colpo i suoi occhi si aprirono e quello che vide gli fece più male di una pugnalata.

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