Chapter 2 - Shadow
La luce del bagno si accese come al solito, lanciando un leggero bagliore tra le oscurità della notte.
Shadow era abituato ormai, era come un appuntamento che caratterizzava le sue notti da una settimana buona.
Si trovava dall'altra parte della strada rispetto alla finestra interessata, sopra al tetto di una casa e avvolto dall'oscurità.
Non si riteneva un maniaco o uno stalker, semplicemente osservava attentamente un'anima spezzata che lottava contro i propri demoni. Lui ne era un esperto a riguardo, sapeva perfettamente come conviverci e tenerli a bada, nonostante fosse più facile a dirsi che a farsi.
I rimorsi lo tormentavano a ogni ora del giorno e della notte, tuttavia era diventato più facile cacciarli in un angolo e ignorarli, per quanto spesso potessero far male.
Il ragazzo si guardò intorno prima di posare lo sguardo sull'amica al suo fianco, una leggera brezza primaverile gli scompigliò i capelli biondi leggermente lunghi.
Le case della via parevano tutte uguali, le stesse costruzioni in stile vittoriano si estendevano lungo l'apparato residenziale. Perfino i colori erano gli stessi, al massimo cambiava qualche tonalità o sfumatura dell'intonaco. Anche i giardini erano identici, con i cespugli a separare una proprietà dall'altra.
Odiava quel posto, lo faceva sentire chiuso in un'omologazione che non gli apparteneva e lo soffocava.
Per fortuna, la giovane al suo fianco abitava esattamente di fronte alla nuova arrivata in città, così non sarebbe stato un problema darle un'occhiata e tenerla sotto controllo senza destare troppi sospetti.
«Ti stai logorando ancora di più l'anima per lei» gli disse la ragazza vicino a lui, attirando la sua attenzione. «Non la conosci nemmeno, potrebbe essere una sociopatica» commentò con un sorriso leggero e un pizzico divertito, increspando le labbra sottili e screpolate a causa del vizio di mangiarne le pellicine.
«Non credo proprio, sai?» Replicò il ragazzo, facendo una piccola risata. «A meno che non soffra d'incontinenza notturna e ci rimanga per una buona ora ogni notte, credo che i rimorsi e gli incubi la visitino regolarmente» decretò alla fine Shadow, osservando attentamente l'altra.
I lunghi e lisci capelli biondi, uniti agli occhi chiari e limpidi come il mare in estate, erano il segno più evidente di quali fossero le sue origini. Le lentiggini, spruzzate in tutto il corpo, parevano creare un disegno evidente solamente se si univano insieme tutti quanti i puntini. Indossava una canotta nera con un paio di pantaloni della tuta del medesimo colore. Il viso era assonnato e gli occhiali le ricadevano leggermente sul naso aquilino.
L'aveva conosciuta per caso, eppure non ne poteva fare più a meno. Era la sorella minore che non aveva mai avuto, quella persona che gli aveva fatto capire che cosa vuol dire condividere, non essere sempre e costantemente soli.
«È una fortuna che tuo padre sia il preside della scuola» disse Shadow all'improvviso, alzandosi in piedi. «Almeno abbiamo trovato chi stavamo aspettando.»
«Cosa ti dice che sia veramente lei l'anima che stavamo cercando?» Gli chiese Gilda, l'accento tedesco ancora forte nelle parole delicate dell'inglese.
«Niente,» rispose semplicemente il ragazzo, scrollando le spalle senza distogliere lo sguardo dalla finestra illuminata. «Dovremo scoprirlo, ce lo dirà lei.»
«E in che maniera?» Replicò l'altra, alzandosi anche lei in piedi, attraverso i quali, essendo privi di protezione, penetrò il gelo della notte a causa delle tegole sul tetto.
«Dovremo avvicinarci a lei, tentare di rompere le barriere che la circondano» spiegò il giovane, passandosi poi la lingua sulle labbra. «Un modo lo troveremo» concluse serio e con il sorriso oramai scomparso dalle labbra, dirigendosi verso la parte della casa in cui avrebbe trovato una scala, unica sua via per scendere e tornare alla propria abitazione.
Non sapeva come esplicarlo, ma era certo che finalmente avessero trovato il tassello mancante, la pedina che avrebbe dato un senso a tutto quanto.
Era ancora presto per dirlo con certezza, però Shadow era certo che fosse proprio quella ragazza l'anima tanto attesa.
Trovare qualcuno come loro non era facile, necessitava di essere uno spirito puro, colpevole di aver compiuto un crimine orribile e legato alla morte.
Ma allo stesso tempo che fosse innocente, senza colpa.
Era sicuro che finalmente l'avessero trovata, non era un caso che si fosse trasferita proprio di fronte all'abitazione di Gilda, doveva essere a tutti costi un segnale.
Presto si sarebbero incontrati, le avrebbe preso la mano e guidata attraverso il mondo in cui entrambi vivevano, caratterizzato da una società che ha il bisogno di puntare il dito per sentirsi meglio, più "pulita".
Non a caso i grandi episodi della storia riprendevano questa parola nel nome con cui venivano ricordati. Dal famoso detto: "me ne lavo le mani" legato a Ponzio Pilato e ciò che fece nei confronti di Gesù Cristo, al caso italiano delle tangenti "Mani Pulite" del 1992.
L'uomo aveva sempre tentato di liberarsi delle proprie colpe e accuse lavandosele via, eliminandole come si fa con le macchie.
Tuttavia, lui aveva in mente di cambiare questa concezione, aiutare a capire chi non riusciva a farlo da solo che non erano pedine della società, non dovevano essere obbligati a ripulirsi di una colpa che non meritavano del tutto.
Fantocci su cui gettare le colpe di qualcun'altro.
«Shadow, posso farti una domanda?» Gli domandò Gilda, nel contempo che l'altro iniziava a scendere i primi gradini, il tetto gli arrivava poco sopra l'ombelico.
«Certo, tutte quelle che vuoi» la rassicurò il ragazzo, sforzando un sorriso gentile.
«Cosa vedi in quella ragazza?» Il quesito era chiaro e cristallino, non era una ragazza che faceva tanti giri di parole, tendeva a essere sempre schietta e andare dritta al punto della questione.
Semplicemente odiava tergiversare, pensava fosse una perdita di tempo.
«Me stesso» rispose semplicemente lui.
Mille brividi gli percorsero il corpo e le lacrime iniziarono a formarsi, pungendogli gli occhi e costringendolo a sbattere le palpebre più volte.
Shadow era consapevole di quali emozioni, incubi e paure si potesse avere quando un episodio traumatico colpiva la propria vita, lui stesso ne portava ancora le cicatrici sul cuore.
Ti chiudi a riccio, non riesci più a fidarti di nessuno e l'unica cosa che vorresti veramente fare è scomparire.
Non aveva la minima idea di quante volte si fosse alzato pure lui nel bel mezzo della notte, madido di sudore e con il respiro affannato a causa degli incubi.
Succedeva ancora.
Non proferirono altra parola se non per darsi la buonanotte e salutarsi, il giorno dopo sarebbe stato l'inizio di tutto.
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