Parte 8
Avevano trascorso l'intera nottata l'uno fra le braccia dell'altro, confessandosi tutti i loro pensieri e le loro paure più nascoste. Si appartenevano, e si erano ripromessi di essere l'uno accanto all'altro, qualunque sia la situazione, sarebbero rimasti insieme. Il cielo cominciò a schiarirsi intorno a loro, segno che avrebbero dovuto separarsi a breve. Gli dei erano soliti riposare durante il giorno, e Leo avrebbe ripreso la sua forma animale. Si trovavano ancora in riva a fiume, il minore seduto ai piedi di un grande albero e il corvino accomodato fra le sue braccia, con la schiena sul suo petto.
<<Il sole sta sorgendo>> esclamò il semidio osservando il cielo.
<<Dovremmo rientrare, hai bisogno di riposare>>
<<Voglio restare così ancora per un po'>> strinse il ragazzo fra le sue braccia, facendosi cullare dal suo profumo.
<<Ravi, hai bisogno di riposare, è stata una giornata intensa e dobbiamo trovare una soluzione per la creazione dell'esercito>>
<<Tutto cambierà, già da domani. Ormai la guerra è iniziata. Non puoi lasciarmi altri cinque minuti di pace?>> piagnucolò. Il corvino si voltò tra le braccia dell'altro, guardandolo intensamente negli occhi. Anche lui era preoccupato per ciò che sarebbe successo da quel momento in poi, ma conosceva bene l'animo del suo ragazzo, era molto forte ma pur sempre sensibile. Aveva preso la sua decisione, sarebbe stato per lui forza e scudo. A differenza del semidio, la tigre non era immortale, ma ciò non lo avrebbe fermato dal proteggere la persona che amava di più al mondo. Le ferite, le sofferenze, si sarebbe preso carica di ogni peso, anche a costo della sua vita.
<<Non importa cosa accadrà. Non importa quante lotte dovremo affrontare. Finché saremo noi due, avremo sempre la nostra pace>> gli sorrise. Sperava di riuscire ad alleggerire ogni sua preoccupazione, anche se per poco.
<<Da quando sei così romantico?>> lo prese in giro stringendolo ancora di più a sé.
<<Non ti ci abituare. Ora alzati su, dobbiamo andare>> disse prendendolo per mano e sollevandolo da terra, cominciando così ad avviarsi verso la loro casa.
<<Domani mi recherò nell'antica biblioteca. Forse, in qualche vecchio libro, potrò trovare qualcosa di interessante>>
<<Aish, quei libri mi danno il mal di testa>> piagnucolò il minore.
<<Andrò da solo. Tu andrai dal vecchio maestro. Quel vecchio conosce cose che noi nemmeno possiamo immaginare>> affermò facendo voltare il semidio con gli occhi sgranati. <
<<Cosa? Perché devo andarci io?>>
<<Tu sei un semidio, io un semplice famiglio. È compito tuo. E poi è inquietante, mi vengono i brividi ogni volta che lo vedo>>
<<Trauma infantile?>> rise il semidio, conoscendo perfettamente il motivo delle parole del corvino.
<<Beh, qualcuno da bambino combinava sempre guai in giro, per coprirlo mi sono guadagnato più colpi in testa da quel suo bastone di una pignatta>> rispose in modo ironico.
<<Nessuno ti ha mai chiesto di coprirmi>>
<<Lo so. Semplicemente volevo farlo. Comunque niente storie, io andrò in biblioteca e tu dal maestro>>
Il corvino si voltò verso il campo che avrebbero dovuto attraversare, per poi voltarsi nuovamente verso il semidio.
<<Lo facciamo?>> affermò in sfida.
<<Pronto a perdere?>>
<<Comincia a correre, ti darò un piccolo vantaggio>>
Era un gioco che facevano spesso sin da bambini. Ovunque si trovassero, quando arrivava il momento di tornare a casa cominciavano a correre, chi fosse arrivato per ultimo avrebbe avuto una penitenza. Ma in quel momento Leo sembrava molto sicuro di sé, anche se il piccolo non riusciva a capire il motivo. Nonostante ciò cominciò a correre, il vento gli scompigliava i capelli, si sentiva libero. Il sole si alzava sempre più nel cielo, e in quel momento un lampo attraversò la mente del ragazzo.
"Aspetta...vuoi vedere che..." Non fece nemmeno in tempo a concludere il suo stesso pensiero che sentì dei pesanti passi raggiungerlo, sforzò le sue gambe per aumentare il suo vantaggio, ma fu inutile. Un ruggito al suo fianco lo richiamò, facendogli voltare il capo offeso, senza però rallentare la sua corsa. La tigre correva sinuosa e elegante al suo fianco. Quel ragazzo era un qualcosa che non sarebbe mai riuscito a capire. La sua bellezza, sia nella sua forma umana sia in quella animale era capace di mandarlo in estasi. I suoi occhi gialli così profondi, la sua pelliccia che veniva scossa dal vento.
"Così non vale..." il ragazzo sentì risuonare una risata nella sua mente, pensò che fosse il suo più bello che avesse mai sentito.
"Ti ho anche concesso un vantaggio, non è colpa mia se sei lento"
"Beh poco importa, ti batterò comunque" rispose deciso.
"Stai sfidando la velocità di una tigre?" lo prese in giro. Il semidio si voltò con un ampio sorriso sul viso, annuendo a quelle parole, facendo scuotere la testa al felino. "Hai firmato la tua sconfitta" rise, aumentando la sua velocità, e di conseguenza la distanza con il ragazzo, raggiungendo rapidamente la loro abitazione. Si fermò fuori dal grande portone, sedendosi elegantemente in attesa del suo compagno, che arrivo dopo qualche minuto, piegandosi sulle ginocchia in ricerca di ossigeno.
"Mai, e ripeto, mai sfidare le abilità di un felino" lo schernì avvicinandosi a lui.
"Non vantarti troppo, arriverà il giorno in cui riuscirò a batterti anche in questa tua forma"
"Se lo dici tu ragazzino" rise "Ora va a riposare" ordinò.
"Da quando un famiglio da ordini al suo padrone?"
"Da quando per padrone si parla di te"
Il semidio portò la sua mano sulla testa dell'animale, accarezzando dolcemente la sua pelliccia, beandosi del suo calore, anche se per poco tempo. Quest'ultimo fece le fusa al quel tocco. Da cucciolo, in molti nel mondo degli dei, lo avevano trattato diversamente. C'era chi lo apprezzava e gli donava affetto, ma c'era anche chi lo aveva spesso allontanato. Ma solo quel ragazzo era riuscito a farlo sentire amato così com'era.
"Bastano due carezze e diventi un gattino, altro che tigre feroce" lo prese in giro il semidio. L'animale alzò i suoi occhi, puntandoli in quelli dell'altro, avvicinandosi lentamente fino a ruggire fortemente, facendo scivolare l'altro a terra per la sorpresa.
"Va bene, va bene, vado" rise dirigendosi verso le sue stanze, mentre la tigre ridendo sotto i baffi prese la direzione opposta.
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