Parte 23


<<Forse...forse...c'è ancora una speranza>> sussurrò.


Alle parole della donna il silenzio calò nella sala e l'attenzione di tutti i presenti fu su di lei.

<<Cara io non credo che>> provò a parlare il dio, ma fu subito interrotto dalla moglie.

<<Dobbiamo provare, non possiamo arrenderci così>>

<<Ma sai bene come è fatto>>

<<Non puoi sapere come andrà se non ci provi, ed è nostro dovere provarci>> replicò ancora lei decisa. Sapeva che il marito aveva ragione, sapeva come fosse fatta quella persona, ma l'idea di non fare nulla e accettare la morte del ragazzo così passivamente non era un'opzione per lei accettabile.

<<Si può sapere di che state parlando?>> parlò finalmente Ravi che fino a quel momento era rimasto in silenzio a spostare lo sguardo da un genitore all'altro senza capire il centro della discussione.

<<C'è qualcuno che potrebbe aiutarci a riportare in vita Leo>> disse seria la donna.

<<Ma non è facile. Lui è più interessato alle nuove invenzioni che alla vita o alla morte di una persona. Non deciderà di aiutarci per gentilezza. Per ricevere il suo aiuto bisogna catturare il suo interesse>> spiegò il padre, visibilmente preoccupato di poter dare false speranze al figlio, il lampo di speranza vivo nei suoi occhi gli fece capire che non ci sarebbe stata parola in grado di fermarlo, aveva già deciso.

<<Chi è?>> chiese serio.

<< Lo chiamano Unmyeong, destino, perché può cambiare il fato di un uomo. Non è coinvolto nel ciclo della vita e della morte, è eterno. Non è né passato, né presente, né futuro. È al di sopra del tempo, c'era prima di noi e ci sarà dopo. Sappiamo chi è ma non cos'è. Questo recitano i pochi testi che parlano di lui, ma oltre a questo non si sa veramente nulla di lui. Vive in un luogo, nell'universo, sconosciuto. Da lì osserva i mondi come uno spettatore annoiato, e non importa ciò che accada lui non si interessa né si inserisce nello scorrere degli avvenimenti>> disse sua madre, recitando le parole stampate sui libri che aveva letto nelle giornate passate a godersi la tranquillità del suo giardino.

<<Come posso trovarlo?>> domandò. Non importava in che modo, ma era deciso, lo avrebbe trovato e lo avrebbe convinto ad aiutarlo.

<<Figlio mio, lui è....particolare, strano a modo suo, sei sicuro di voler chiedere il suo aiuto?>> chiese il padre sospirando, non voleva che la speranza viva in lui venisse malamente distrutta da quell'essere che mai si era interessato a qualcosa o avesse offerto il suo potere. Certo non che loro avessero mai chiesto il suo intervento fino a quel momento. Aveva semplicemente sentito parlare di quella persona tramite i testi o dalle parole dei grandi maestri, ma non conosceva nessuno che avesse veramente avuto a che fare con lui perciò non poteva negare di essere preoccupato.

<<Se c'è anche la più misera delle possibilità di farlo tornare da me sono disposto a tutto>> affermò Ravi, più deciso che mai.

Il dio osservò attentamente il figlio, riuscì a sentire la sua anima prendere la sua forma animale e espandersi forte e autoritaria nella stanza, circostanza che accadeva solo nel momento in cui una divinità era disposta a qualsiasi cosa per raggiungere il suo obbiettivo. Anche gli occhi di quella tigre, vista solo nel giorno della sua cerimonia d'inserimento nel mondo divino, erano decisi come quelli di un predatore pronto ad attaccare la sua preda senza lasciarle alcuna via di scampo. Fu in quel preciso momento che capì la vera forza del legame nato fra quei due ragazzi tanto giovani quanto innamorati l'uno dell'altro, disposti a proteggersi anche a costo della propria vita.

<<Per quanto sia un essere divino è pur sempre un uomo. A quanto ho sentito passa il suo tempo divertendosi sul mondo umano>> disse il padre.

<<Come lo riconoscerò?>> chiese ancora.

<<Non conosciamo il suo aspetto, ma quando lo troverai saprai che è lui>>

Il ragazzo annuì, e senza dire altro si teletrasportò sul mondo umano portando i suoi guerrieri con sé. I ragazzi si ritrovarono per le strade di Goryeo, percorse da giovani e adulti in cerca di divertimento e qualcosa con cui passare il tempo dopo una lunga giornata di lavoro o solo per scansare via la noia. Il semidio si guardò intorno, era la prima volta che metteva piede nel mondo umano, così diverso dal mondo divino. Si risvegliò scuotendo la testa, non era il momenti per perdersi ad ammirare il paesaggio, aveva un compito. Si ripromise che un giorno sarebbe tornato a visitare il mondo umano, ma lo avrebbe fatto con Leo al suo fianco, perché sì, non avrebbe accettato un "no" come risposta da quella persona.

<<Bene, come lo troviamo?>> domandò Ken guardandosi intorno.

<<Pensate a quello che ha detto mio padre. Dove va un uomo per divertirsi nel mondo umano?>> chiese di rimando Ravi.

Hakyeon e Hongbin si guardarono prima di rispondere all'unisono.

<<Gyobang>>

<<Che posti sono?>> chiese Hyuk curioso.

Ken e Hakyeon risero sotto i baffi alla domanda del minore, notando che anche il semidio fosse in attesa di una risposta, ma preferirono lasciare che fosse Hongbin a rispondere. Vederlo imbarazzato era estremamente divertente per i due.

<<Beh...sono..ehm...case del piacere>> rispose arrancando.

<<Cioè?>> chiese ancora il minore. Per un momento Hongbin aveva dimenticato che Hyuk venisse dal mondo divino e che nonostante passasse molto tempo nel mondo umano certamente c'erano molte cosa di cui non conoscesse l'esistenza, la voglia di sotterrarsi poiché toccasse a lui spiegargli cosa succedesse in quelle mura lo colpi come un secchio d'acqua fredda mentre pensava ad un buon modo per vendicarsi dei due che ridevano alle sue spalle.

<<Vedi...sono posti in cui...si va per...beh un uomo alle volte ha dei bisogni e lì...diciamo che ci sono delle donne che sono disposte ad aiutare>> balbettò, aggiungendo gesti sconnessi.

<<In pratica dei posti in cui si va per far sesso?>> chiese conferma Hyuk. Il maggiore annuì, leggermente sorpreso dal fatto che il ragazzo avesse espresso quella frase con totale tranquillità.

<<Andiamo allora>> disse il semidio, ma Hakyeon lo fermò.

<<Non è così facile, qui a Goryo ce ne sono diverse>> disse.

Ravi pensò che avrebbero potute controllarle tutte, non sarebbe tornato indietro senza aver trovato ciò che cercava, ma poi si ricordò le parole di suo padre " saprai che è lui", pensò che essendo una creatura divina avrebbe certo avuto un tratto distintivo dagli umani. Chiuse gli occhi e affinò i suoi sensi, lasciò che la sua aura si propagasse per le strade della città, come fossero soffi di vento, accarezzando chiunque incontrasse al suo passaggio fino a quando una sensazione estranea ma al tempo stesso familiare lo raggiunse.

<<C'è qualcosa da quella parte?>> domandò, voltandosi e indicando una strada davanti a sé.

<<Sì, e proprio dietro quella casa>> confermò Ken.

<<Lui è lì>> disse serio.

I ragazzi raggiunsero la grande casa indicata dal castano. La struttura davanti a loro si innalzava come una semplice casa se non fosse stato per le innumerevoli lanterne e i veli rossi che la addobbavano. Al loro ingresso notarono che gli unici colori presenti fossero il rosso e il marrone dei tetti. Ogni angolo di quella casa profumava di tentazione e piacere e lo sguardo delle giseng che passeggiavano o si intrattenevano con i clienti non negava quelle intenzioni, dopotutto queste erano maestre d'arti, formate principalmente per essere di compagnia di uomini di alto rango o chiunque le richiedesse. Percorsero i vari corridoi e i piccoli passaggi che collegavano un lato della casa ad un altro, alla ricerca del loro obbiettivo quando dei rumori provenienti dalla stanza alla loro destra attirò la loro attenzione. Senza far troppi complimenti Hakyeon e Hongbin si pararono davanti al semidio e aprirono le porte. Ciò che videro per loro fu abbastanza normale, ma Hyuk e Ravi non erano abituati a certe visioni.

Sul pavimento due uomini ubriachi rotolavano sui morbidi tappeti, emulando una lotta, ma visibilmente troppo ubriachi per colpirsi veramente. Su un grande divanetto delle ginseng ridevano fra loro mangiando eroticamente della frutta, i vestiti lasciavano le spalle scoperte, una vista in contrasto con la loro posa elegante. Al centro, circondato da quelle ragazze qualcuno sedeva comodamente sorseggiando del vino rosso mentre rideva sonoramente alla vista dei due uomini. Bastò che Ravi posasse solo una volta lo sguardo su quell'uomo per capire di aver trovato ciò che cercava. I capelli grigio scuro ricadevano al viso in modo ribelle ma elegante, gli occhi grandi e lineari circondavano delle iridi dal colore del cielo che entravano in contrasto con il nero pece delle pupille, gli zigomi erano ben pronunciati e le labbra erano incurvate all'insù per la poco elegante risata. I suoi abiti ricordavano quelli di una divisa militare nera e porpora.

<<A quanto pare ho visite>> disse smettendo di ridere, in tono fin asciutto e apatico per il suo viso dall'aspetto così giovane, guardandoli.

<<Io sono->> provò a parlare Ravi, ma fu prontamente bloccato.

<<So chi sei>> disse portandosi bicchiere alle sue labbra riportando l'attenzione ai due uomini che si urlavano contro parole sconnesse e ringhi, ridendo di loro.

<<Sono qui per->> riprovò a parlare ma fu nuovamente bloccato dall'altro con un gesto della mano dell'altro che rilasciò un verso divertito quando uno dei due lottatori provò nuovamente a colpire l'altro mancandolo.

Ravi in quel momento capì cosa suo padre avesse cercato di dirgli sull'uomo. Tutte quelle grandi parole utilizzate per descriverlo, il ragazzo però lo classificò solo come una persona annoiata e menefreghista che apprezzasse qualsiasi cosa potesse intrattenerlo. Un suo cenno bastò per farsi capire dai suoi guerrieri. Hakyeon e Hongbin recuperarono i due uomini e li sbatterono con poca delicatezza fuori dalla stanza mentre Ken, gentilmente, scortò le ragazze presenti fuori per poi sbattere rudemente loro la porta in faccia.

Lui sollevò lo sguardo serio ma curioso per puntarlo sul ragazzo che, fiero, sorrideva alzando solo un angolo della bocca. Se non voleva dargli la sua attenzione se la sarebbe preso da solo. Da quel momento in poi sarebbe iniziata una lotta, e Ravi non aveva alcuna intenzione di perdere.

<<Non siamo nel tuo mondo ragazzino, non puoi venire qui e togliermi il divertimento per puro capriccio>> lo riprese senza vera convinzione.

<<Sei tu Unmyeong non è vero?>> chiese.

<<Sono tanti i nomi con cui mi chiamano>> rispose l'altro, riempiendo nuovamente il bicchiere con del viso e allungando le gambe sul tavolino.

<<Ho sentito tante cose su di te, ho bisogno del tuo aiuto>>

<<Solo cose positive spero>> rispose sorridendo, evitando volontariamente la seconda parte della frase, cosa che non fece piacere al ragazzo.

<<Ascoltami>> ringhiò il ragazzo <<Fino a che te lo chiedo con le buone>> lo minacciò.

<<Altrimenti cosa farai? Mi scatenerai contro il suo esercito?>> lo schernì con aria giocosa.

I suoi guerrieri sfoderarono le armi, non sapevano quali fossero gli effettivi poteri della persona davanti a loro, ma pensarono che essere pronti ad ingaggiare una lotta non sarebbe stata un'idea cattiva, anche perché per la sua decisione Ravi avrebbe anche potuto decidere di trattarlo con la forza.

Successe tutto così velocemente che i ragazzi non capirono come avesse fatto. Si ritrovarono trattenuti da una forza invisibile che gli impediva ogni minimo movimento, persino respirare sembrò così difficile mentre le loro armi volteggiavano a mezz'aria accanto a quella figura che sorrideva soddisfatto, eppure avrebbero potuto giurare che non avesse mosso un muscolo.

<<Non fare mosse di cui potresti pentirti ragazzino, non ti conviene giocare con me>> disse con aria di superiorità guardandolo di sott'occhio.

In quel momento Ravi capì che la forza non avrebbe potuto nulla contro di lui, avrebbe dovuto cambiare tattica e riuscire a guadagnarsi il suo aiuto.

<<Ti prego, solo tu puoi aiutarmi>> disse il ragazzo prendendo posto davanti a lui <<C'è stata una->>

<<Lo so lo so, c'è stata una guerra perché tuo cugino, povero piccolino, voleva una bacchetta magica da sventolare in giro, avete combattuto e il tuo famiglio nonché tua dolce metà, oh si vi ho visti e siete carini insieme, si è sacrificato per fermarlo e salvare il mondo. Brutta storia>> lo interruppe ancora una volta, marcando i commenti personali.

<<Se sapevi tutto perché non hai fatto qualcosa?>> s'intromise Hongbin.

<<Non mi piace intromettermi negli affari altrui. È mia opinione che ogni essere vivente, che sia umano o divino, debba prendersi carico delle responsabilità delle proprie azioni. Quello divino è quello che più di tutti dovrebbe farlo, il consiglio si è sempre pavoneggiato nelle sue toghe pompose della sua bravura e le sue conoscenze. Credono di sapere tutto, eppure non sono stati in gradi di occuparsi di quel potere così potente e di quel ragazzo che nulla chiedeva se non considerazione e affetto>> spiegò tranquillo, allungandosi per raccogliere un grappolo d'uva e mangiarlo chicco dopo chicco <<È stata una vostra negligenza, perciò vostra responsabilità>> concluse.

<<Ma sei anche tu un essere divino>> disse Hakyeon.

<<Ragazzo>> disse togliendo le gambe dal tavolino per chinarsi leggermente in avanti restando comunque seduto, indossando uno sguardo consapevole <<Se ci fosse una piramide d'importanza io ne sarei a capo. Se solo volessi potrei piegare mondi e universi al mio cospetto. Non mischiarmi con quella marmaglia che si crede migliore solo perché vive in un mondo fatato. Nulla togliere alla tua famiglia, vi ho osservati, vi conosco bene e potrei dire che non siete così male, ma comunque niente di che>> disse con nochalance.

<<Unmyeong>> lo chiamò il semidio, cercando la sua attenzione.

<<Quel nome è strano, chiamami Hoseok, mi piace di più>> disse. Era stanco di sentirsi chiamare "Signore", "Maestro", "Divino", "Destino", erano i soliti titoli che gli venivano affibbiati quando qualcuno cercava di entrare nelle sue grazie. Stupide allegorie che credevano gli facessero piacere quando in realtà gli facevano venir voglia di arricciare il naso all'odore di tanta falsità. Per questo motivo decise di darsi un nome, uno umano, un nome che designasse il suo essere, che solo in pochi avrebbero potuto conoscere.

<<Hoseok, aiutami a far tornare in vita Leo, so che tu puoi farlo>> gli chiese il ragazzo, e Hoseok potè sentire per la prima volta una sincera richiesta fatta con il cuore. La cosa, non poté negarlo, lo incuriosì. Le divinità avevano molti famigli, e non si facevano molti problemi quando uno di questi venisse a mancare, perciò non riusciva a capire perché il ragazzo tenesse così tanto al suo famiglio.

<<Perché dovrei aiutarti? Non potresti semplicemente trovarti un altro famiglio?>> domandò inarcando leggermente il sopracciglio.

<<No>> negò categorico <<Per me esiste solo lui. Non è solo un semplice famiglio per me, è la persona più importante della mia vita. L'unico che voglio avere al mio fianco. Senza di lui al mio fianco, senza le sue ramanzine, senza i suoi sorrisi io non posso andare avanti. Rinuncerei alla mia immortalità pur di riaverlo fra le mie braccia>>

Hoseok lo guardò attentamente, sul viso un sorriso incuriosito e al tempo stesso sorpreso. L'immortalità era il segno distintivo per eccellenza delle divinità, eppure quel ragazzo davanti a lui era disposto a disfarsene pur di riavere indietro colui che dice di amare così tanto.

<<Una divinità senza immortalità non è una divinità. Ma sarebbe divertente privarti di questo privilegio>> lo prese in giro con malizia. Voleva testarlo, capire quelle fossero le sue vere intenzioni o semplici parole di circostanza.

<<Facciamolo, tu avresti una piccola vittoria sul mondo divino e io avrei indietro Leo>> disse deciso, alzandosi in piedi.

Il grigio lo guardò attentamente, capendo le sue intenzioni. Scoppiò in una fragorosa e rumorosa risata, cominciando a rotolarsi sul grande divano fino a quando dei suoi occhi non scivolarono della lacrime che si preoccupo di asciugare solo una volta tornato seduto composto.

<<Voi divinità siete così stupidi>> disse ancora ridacchiando, ma in pochi secondi il suo comportamento cambiò ancora, diventando serio, intenso ed elegante.

<<Ti aiuterò, ma voglio qualcosa in cambio>>

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