Parte 18


Passarono settimane dall'attacco alla capitale, e quel giorno gli attacchi da parte di Alexis al mondo umano si fecero più frequenti, e in ognuno di essi la forza dei loro avversare cresceva, fortunatamente non abbastanza da metterli in troppa difficoltà. A questo si aggiunse l'idea che il nemico sapesse, o immaginasse, in quali citta si trovassero i guerrieri, e così scegliere di attaccare luoghi lontani da essi. Fortunatamente i Mujeonghan più vicini ai luoghi attaccati, grazie anche all'efficace lavoro di spionaggio di Hyuk, riuscivano a raggiungerli prima che queste creature potessero creare danni irreparabili.

Nel regno divino, nonostante le diverse vittorie ottenute, le cose non andavano per il verso migliore. Tutti gli dei erano venuti a conoscenza degli attacchi e dei grandi sforzi dei guerrieri che davano tutti se stessi per difendere gli umani e il loro mondo, nonostante non ne facessero più parti. Ma insieme alla loro ammirazione, negli dei, crebbe anche della preoccupazione poiché in nessun modo, nemmeno i più grandi messaggeri divini, che conoscevano ogni mondo alla perfezione, erano stati in grado di localizzare la posizione del ragazzo.

Erano settimane ormai che Leo era costretto a osservare il suo ragazzo visitare le antiche biblioteche e la casa del vecchio maestro senza tregua, nella vana speranza di ottenere buone notizie. Aveva provato in ogni modo a calmarlo, ma alle volte si rendeva conto di non trovare posto nella mente del minore.

Quel giorno non fu diverso dagli altri.

Leo, ancora nella sua forma animale, si trovava elegantemente disteso sul pavimento della sua stanza, seguendo il lento calare del sole. Era raro per lui svegliarsi al tramonto, ma in quegli ultimi giorni il pensiero del semidio era troppo forte in lui. Lo conosceva bene, nonostante fuori cercasse di mostrarsi il più forte possibile, sapeva della sua capacità di autodistruggersi all'interno. Aveva anche smesso di parlargli dei suoi pensieri, ed era questa la cosa che lo preoccupava più di tutto. Nonostante si trovassero nella stessa stanza, nonostante ogni tentativo del maggiore, i due erano arrivati ad essere due figure ormai parte dell'arredamento. Seduti in silenzio, il minore perso fra i suoi pensieri mentre l'altro l'osservava cercando un modo per avvicinarsi senza rischiare di essere respinto. Ripensando a tutti qui giorni in cui sentiva che l'altro si stesse allontanando sempre di più, prese una decisione, avrebbe preso la situazione in mano, e non gli avrebbe permesso di ignorarlo. Il sole scomparì sotto l'orizzonte, permettendo al corvino di assumere la sua forma umana. Senza indugiare oltre, deciso, si precipitò nella stanza del Semidio, sicuro di trovarlo lì. Non si premurò di bussare o annunciare il suo arrivo, non ne aveva mai avuto il bisogno, e certamente non avrebbe cominciato quel giorno. Arrivato a destinazione aprì la porta e dopo averla superata la richiuse, conservando la chiave in una delle sue tasche. Non si soprese di vedere il minore già sveglio, con lo sguardo perso fuori dalla finestra, e nonostante quella vista fosse per lui bellissima e degna di essere dipinta su una tela che possa esaltarne tutta l'essenza, l'unico sentimento che sentì scorrere fra le vene fu la rabbia.

<<Devi smetterla>> disse, costringendosi a mantenere un tono calmo.

<<Di fare?>> chiese, voltandosi verso lui, come se non sapesse di cosa stesse parlando.

<<Di distruggerti. Non ti rendi conto che stai portando la tua mente e il tuo corpo alla sfinimento? E per quale motivo poi? Siamo in guerra Ravi, e in guerra le cose non si ottengono facilmente, vanno combattute, vinte, e poi protette. Se fosse stato facile localizzare Alexis lo avremmo fatto e non avremmo avuto il bisogno di creare un esercito>> parlò, sputando fuori tutto ciò che pensava. Non avrebbe addolcito la pillola, voleva smuovere il ragazzo per poi riuscire a farlo tornare in se, e ci sarebbe riuscito solo facendogli capire una volta per tutte le sue false illusioni e speranze.

<<Leo>>

<<No. Non ci provare nemmeno. Non starò più zitto e in disparte mentre ti consumi dentro e non mi permetti di aiutarti>> lo bloccò, torreggiando deciso sull'altro <<Lo so, è dura, e lo sarà sempre di più a lungo andare. Ma perderti fra i tuoi pensieri cercando in loro una risposta non ti aiuterà a far tornare tutto alla normalità, non proteggerà gli umani, non proteggerà i tuoi guerrieri e non proteggerà noi>>

Il ragazzo lo sapeva. Leo aveva ragione, ogni sua parola, ogni pensiero, anche quelli che nonostante tutto gli stesse nascondendo per non farlo preoccupare ulteriormente. Negli ultimi tempi si era allontanato da lui, il suo intento non era quello di ignorarlo, bensì quello di proteggerlo dai suoi pensieri. Sapeva quanto questi fossero sbagliati, ma nonostante questo non era in grado di accantonarli, e con essi non voleva oscurare il corvino, la sua unica fonte di felicità. Quella stessa fonte che, senza accorgersene, stava uccidendo con le sue mani.

<<Mi dispiace>> sorrise amaramente.

<<Quante volte ti ho detto che io sono al tuo fianco? Quante volte ti ho detto che devi combattere da solo? Perché ti sei chiuso in te stesso? Perché nonostante i provi in tutti i modi ad esserti di sollievo sembra che in realtà ti stia guardando attraverso un vetro che non mi permette di toccarti?>> la sua intenzione era quella di liberare, in modo deciso, il minore da ogni cosa lo affliggesse. Ma spinto dalle sue parole, si ritrovò anche ad esprimere le paure che in quei giorni vivevano in lui.

<<Quindi è di questo che hai paura?>> chiese, posando la mano sulla guancia dell'altro <<Credi davvero che io possa lasciarti andare? Nulla, e ripeto, nulla potrà mai separarmi da te. E se mai si venisse davvero a creare un muro io lo butterò giù. Perché tu, sei l'unico a cui appartiene il mio cuore. Sei l'unica cosa di cui ho bisogno>> concluse, prima di attrarlo a se e baciarlo, riversando in quel contatto tutte le parole non dette in quei momenti di silenzio che li aveva avvolti. Fu come ritrovare l'acqua dopo innumerevoli giorni sotto il sole cocente in un deserto. Quel bacio, inizialmente casto e puro, percorse a passi svelti la strada intraprendendo il percorso della passione.

Approfondendo sempre di più quel contatto il minore guidò l'altro verso il letto, aiutandolo a distendersi per poi seguirlo e sovrastarlo. Le mani del maggiore, inizialmente intrecciate fra i capelli dell'altro, scesero accarezzando i muscoli della sua schiena. Il bisogno di ossigeno li costrinse a staccarsi, seppur malvolentieri, e a guardarsi negli occhi. In quel momento non ebbero bisogno di parole, perché entrambi volevano la stessa cosa. Diventare un'unica cosa con l'altro. Ravi andò a torturare il collo del corvino, premurandosi al tempo stesso di sfilare via ogni indumento che gli impediva di poter essere a contatto con quella pelle bramata. Leo però non fu da meno, velocemente privò l'altro dei suoi abiti, e lasciò vagare il suo sguardo su quel corpo perfetto. Le loro erezioni, e stretto contatto, aumentarono sempre di più, facendo riempire la stanza di gemiti. Era la prima volta per entrambi, e il minore non voleva ricordarla come un avvenimento doloroso, così con attenzione e dolcezza preparò l'altro il più possibile. Nonostante questo però, quando lentamente entrò in lui notò sul suo viso una smorfia di dolore seguita da un gemito strozzato.

<<Passerà presto, te lo prometto>> lo rassicurò, riempiendolo di dolci baci e morbide carezze. Funzionò, poiché sentì l'altro rilassarsi sotto il suo tocco, così cominciò a muoversi, lentamente, lentamente, per poi aumentare la velocità solo dopo aver appurato che l'unica sensazione che il maggiore provava fosse il piacere. Il semidio conosceva la dolcezza della voce dell'altro, svariate volte gli aveva chiesto di cantare per lui, amava essere cullato da quella voce così soave. Ma i gemiti che il ragazzo emetteva senza sosta stava portando l'altro a perdere la concezione di tutto ciò che li circondasse. Spinto dalla certezza che l'altro approvasse ogni sua mossa, aumento il ritmo delle sue spinte, fino a che non riuscì a toccare quel punto che fece alzare ancora di più il volume dei suoi gemiti, e che lo costrinse ad aggrapparsi a lui in sostegno. Qualche altra spinta ancora, qualche bacio rubato e i due raggiunsero il culmine del loro piacere insieme, chiamando il nome dell'altro.

Entrambi ansimanti, si distesero l'uno affianco all'altro e il minore circondò il corvino con le sue braccia, per stringerlo forte a se. Rimasero in silenzio per un po', scambiandosi di tanto in tanto qualche sguardo seguito da dolci sorrisi.

<<Promettimi una cosa>> ruppe poi il silenzio il corvino <<Promettimi che qualsiasi cosa accada non mi lascerai mai indietro>>

Il minore sorrise, felice di averlo affianco.

<<Mai>> 



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