Parte 16
Nel salone del dio Hwuanung
<<Allora figlio mio, come va con il tuo esercito?>>
<<Procede padre. Ho più uomini di quanti potessi immaginare nonostante il poco tempo passato>>
<<Quanti uomini?>> s'intromise il vecchio maestro.
<<Un migliaio>>
<<Sono ben preparati?>> chiese nuovamente il dio.
<<Si signore. Inizialmente hanno avuto dei problemi a controllare le loro nuove capacità. Per un umano non è solito avere dei sensi così sviluppati. Ma alcuni di solo si sono incontrati, seppur casualmente, e si sono addestrati in gruppo. Devo dire che sono migliorati tantissimo>> rispose il corvino solennemente.
<<Però c'è qualcosa di strano>> si accodò Ravi, continuando solo dopo aver ottenuto l'attenzione dei presenti <<Sono passati ormai mesi da quando Alexis ha rubato quello scettro, eppure non c'è stato alcun movimento da parte sua>>
<<Forse ho una spiegazione per questo>> affermò il vecchio <<Lo scettro che il ragazzo ha rubato è molto particolare. Il vecchio possessore di quei poteri era così concentrato su se stesso che lavorò e studiò molto per studiarli in ogni minimo dettaglio, cercando poi il modo per potenziarli e controllarli con la massima destrezza. Contro ogni aspettativa ci riuscì, ma tutta quella potenza portò con se la voglia di dominio. Cominciò così a sfidare gli altri dei per conquistare anche i loro poteri, fra le sue conoscenze vi era anche il modo per sottrarre i poteri agli altri. Per questo motivo decidemmo poi di bandirlo. Sicuramente in questo tempo Alexis si è impegnato per riuscire a controllare quella forza così grande, anche se non credo che una persona priva di potere possa riuscire a controllarla tutta>> spiegò.
<<Se è in grado di appropriarsi dei poteri dei suoi nemici allora non potremmo mai affrontarlo alla pari>> si allarmò il semidio, pensando subito ai suoi guerrieri. Nonostante li vedesse ben poco, e solo attraverso lo specchio delle dimensioni, teneva molto a quei ragazzi. Conosceva quanto avessero sofferto nella loro vita passata, e seppur ora molti di loro vivessero insieme felicemente, non riusciva ad accettare l'idea che potessero soffrire ancora in una guerra che non avrebbe dovuto riguardarli, o meglio, che non avrebbe dovuto esserci. Ma, consapevole del fatto che prima o poi sia lui che Leo avrebbero dovuto scontrarsi con lui, la sua preoccupazione principale fu proprio il corvino. Egoisticamente gli aveva chiesto di essere al suo fianco durante quella guerra, non pensando alle avversità che avrebbero dovuto incontrare sul loro cammino. A differenza sua sia il ragazzo era mortale, nonostante non fosse una creatura propriamente umana.
<<Questo non è detto. Non siamo sicuri che sia capace di utilizzare totalmente quel potere. In più non possiamo sapere se attaccherà personalmente o manderà qualcuno mentre supervisionerà tutto. Dopotutto anche noi abbiamo qualcuno che combatterà per noi>> suppose Leo, esponendo ciò che il discorso dell'anziano gli aveva dato modo di pensare.
All'improvviso le porte del salone si aprirono velocemente, creando un forte rumore che risuonò fra le pareti, catturando immediatamente l'attenzione dei presenti.
<<Abbiamo un problema!>> urlò, il ragazzino, percorrendo lo spazio dalla porta fino agli altri che lo guardavano agitati correndo animatamente.
<<Tu chi saresti?>> chiese curioso il dio, sicuro di non aver mai visto il ragazzo prima di quel momento.
Il castano solo in quel momento si rese conto di trovarsi al cospetto del dio più famoso e importante dell'interno mondo divino. Scattò velocemente assumendo una posizione composta e si inchinò goffamente, facendo ridacchiare gli altri.
<<Faccio parte dei Mujeonghan, sono incaricato allo spionaggio poiché posso visitare sia il mondo umano sia quello divino, sono un mutaforma, il mio nome è Hyuk, sua altezza...sua maestà...sua...divinità>> parlò velocemente, senza respirare, facendo ridere dolcemente il dio per la sbadata presentazione. A quella reazione il minore si tranquillizzò, capendo che il dio non fosse così temibile come avrebbe dovuto essere, o come lui credeva.
<<Cosa succede Hyuk?>> chiese Ravi.
<<Giusto>> affermò, ricordando il motivo per cui era corso fin lì <<Abbiamo un problema>> urlò nuovamente.
<<E questo lo abbiamo capito>> lo canzonò Leo, ricevendo un broncio da parte del più piccolo in risposta.
<<Dicevo.... Ero nel mondo umano, e stavo facendo una delle mia solite passeggiate, era tutto tranquillo fino a che, appena imboccata una stradina ho sentito un odore strano. Non apparteneva agli uomini, ma nemmeno a creature divine, così mi sono incuriosito e ne ho cercata la fonte, fino a che non sono arrivata ad un gruppo ben numeroso di persone. Inizialmente non riuscivo a capire chi fossero, poi uno di loro mi ha visto e dopo averlo guardato negli occhi ho capito fossero demoni, ma avevano l'aspetto di semplici umani, e in più portano tutti uno strano marchio sul dorso della mano>> spiegò frettoloso e agitato.
<<Che tipo di marchio?>> chiese subito il maestro.
<<Un triangolo, con all'interno una fiamma>> spiegò, voltandosi verso il suo interlocutore.
<<Sono loro, sono scagnozzi di Alexis, il simbolo del dio a cui appartenevano quei poteri era proprio una fiamma racchiusa in un triangolo>> si allarmò.
<<Dove?>> chiese il semidio.
<<Gaegyeong>>
<<Nella capitale, è pieno di persone lì, è troppo pericoloso combattere proprio al centro della capitale>>
<<N, Hongbin e Ken dovrebbero essere lì, credo sia meglio mandare loro, sono tra i più forti al momento>> s'intromise Leo.
<<Sì>> concordò Ravi <<Vai a cercarli, e comunicagli ciò che hai detto a noi, fai in modo però che riescano a farsi seguire fino al bosco fuori dalla capitale, non voglio che succeda qualcosa agli umani>> ordinò. Il messaggero annuì immediatamente per poi sparire. Guardandosi semplicemente negli occhi, senza proferir parola, i due ragazzi corsero nella biblioteca dove era custodito lo specchio delle dimensioni. Non avrebbero potuto partecipare al combattimento sulla guerra, ma avrebbero comunque sorvegliato i loro guerrieri.
<<Andrà tutto bene, se la caveranno>> lo tranquillizzò Leo, notando il nervosismo dell'altro.
<<Lo spero veramente>> annuì l'altro, senza però distogliere lo sguardo dallo specchio.
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