Parte 12


Ai confini fra il mondo divino e quello degli umani, vi era una vasta distesa di prati, contornati da alti e forti alberi. Proprio lì, il semidio accompagnato dal suo ragazzo, erano in attesa.

Quando una vita veniva brutalmente strappata dal mondo dei vivi, e questa lasciava quel mondo con desiderio di vendetta, era proprio in quel luogo che si manifestava. Ravi aveva percepito l'arrivo di una di queste, per questo motivo, nonostante la preoccupazione e il nervosismo di ciò che sarebbe successo, si era recato di tutta fretta in quelle verdi distese.

Il corvino al suo fianco, percepiva gli stati d'animo dell'altro come fossero suoi. Sapeva però, quanto fosse deciso a compiere quel gesto. Sapeva anche che nessuna parola o gesto avrebbe potuto tranquillizzarlo. Si limitò così a restare al suo fianco e a sostenerlo con la sua presenza.

Il vento, che precedentemente soffiava gentile, scompigliando i loro capelli e accarezzando il fogliame intorno a loro, prese ad agitarsi, segnalando l'imminente arrivo.

<<Ci siamo>> bisbigliò l'azzurro, rivolto più a sé stesso.

<<Andrà tutto bene>> parlò Leo, posando una mano sulla sua spalla, riuscendo così a percepire i suooi muscolo sciogliersi, seppur di poco, a quel contatto.

Fu solo un istante, un battito di ciglia. E di fronte ad essi comparse un giovane ragazzo. Questo si guardò svariate volte attorno, cercando di riconoscere quel posto. Cosa vana, poiché era la prima volta che i suoi occhi si posavano su quella vista. Solo dopo si rese conto di non esser solo, accorgendosi dei due ragazzi davanti a lui.

<<Voi chi siete?>> chiese, la voce flebile e spaventata.

<<Sono quello a cui hai disperatamente chiesto vendetta nei tuoi ultimi istanti>> rispose il semidio, con voce profonda e decisa. E persino il corvino di meravigliò di come l'altro fosse riuscito a presentarsi e a gestire così velocemente la situazione.

Il ragazzo da parte sua sgranò gli occhi. Sua nonna gli raccontò, quand'era giovane, di una vecchia leggenda. La storia raccontava che se un uomo moriva nutrendo profondi sentimenti di vendetta, nei confronti di chiunque avesse messo fine alla sua vita, un dio avrebbe accolto il suo desiderio. Ma per lui non era altro che una storia. Pensò a come avrebbe reagito sua nonna sapendo che fosse tutto vero.

<<Quindi mi permetterai di vendicarmi?>>

<<Sì. Ma ad una condizione. Diverrai un mio guerriero e combatterai per me, per la durata di 1000 anni. Solo allora potrai decidere se occupare il posto che ti spetta o restare nelle mie fila>> spiegò.

Il ragazzo sembrò pesare l'offerta. Desiderava così tanto farla pagare a quelle persone, ma in cambio avrebbe dovuto vivere sotto gli ordini di qualcuno, e lui non era solito farlo. Ma proprio in quel momento i ricordi della sua famiglia passarono nella sua mente. E non ebbe più alcun dubbio.

<<Accetto>>

A quelle parole, Ravi avanzò lentamente verso il ragazzo, e quando fu a pochi centimetri di distanza, distese il suo braccio, posando la mano in prossimità del cuore. Prese un profondo respiro, poi velocemente premette la sua mano all'interno di quel giovane corpo, arrivando a sentire quel cuore ancora palpitante fra le mani, strappandolo via con un unico gesto, veloce e deciso. Il ragazzo cadde sulle ginocchia con il respirò pesante, cercando in qualche modo di sopperire quel dolore che, per sua sorpresa, passò velocemente. Alzò il viso e vide il suo cuore pulsare fra le mani del semidio.

<<Questo lo terrò io al sicuro. D'ora in poi obbedirai ai miei ordini, altrimenti ne pagherai le conseguenze. Ora puoi andare, hai solo 24 ore. Sfruttale bene Hongbin>> detto questo, posò un dito sulla sua fronte, spingendolo all'indietro.

Dopo una sensazione di caduta nel vuoto, Hongbin riaprì gli occhi, accorgendosi di trovarsi nella sua città natale. Goryeo, un tempo così pacifica, ora macchiata dalla cupidigia. Percorse le strade, ormai svuotate dalla notte, fino alla residenza del primo ministro. Sguainò la sua spada, e quasi sorrise a riconoscerla. Si fece strada tra le guardie della casa, raggiungendo la camera da letto del ministro ormai sveglio dai rumori della lotta.

Questo a riconoscere il ragazzo cominciò a tremare, incredulo.

<<Come puoi essere qui. Tu sei morto>> urlò in preda al panico.

<<Hai ragione, sono morto. Ma esistono forze molto più potenti di te e di me, in grado di fare l'impossibile>> lo schernì avvicinandosi lentamente.

<<Risparmiami, ti prego>> lo pregò, sperando di trovare clemenza in quel ragazzo una volta così buono e gentile con il prossimo.

<<Risparmiarti? Dove ho già sentito questa parola?>> rispose, fingendo di pensare <<Ora ricordo. Furono le parole di mio padre quando tu assaltasti la mia casa. Hai utilizzato mia sorella, come dama del palazzo Damiwon, era molto utile per te. L'hai minacciato usando noi, la sua famiglia, costringendola ad agire per i tuoi scopi. L'hai costretta ad avvelenare il re Hyejong. Ma non ti bastava solo lei. Alla morte del re hai costretto mio fratello a partecipare alla ribellione, solo per portare Wang Yo sul trono, questo perché avresti avuto un legame con il nuovo re, aumentando così il tuo prestigio>> urlò, portando la punta della sua spada sul cuore dell'uomo.

<<Abbi pietà>> pregò nuovamente l'uomo, ormai sull'orlo del pianto. Temendo per la sua vita.

<<Non ho finito>> lo ammonì <<Al raggiungimento del tuo obbiettivo, hai pensato di liberarti di chiunque avrebbe potuto intralciare il tuo cammino. Non è bastato però liberarti di mia Chanryu e Jung. Temevi che tutta la mia famiglia chiedesse vendetta, hai pensato così di ucciderci tutti. La mia famiglia però non avrebbe potuto fare nulla. Chi avrebbe mai potuto credere ad un'umile famiglia che denunciava il grande e potente primo ministro? Su una cosa però non sbagliavi. Sono stato io a chiedere vendetta, non alle guardie o al re, ma a qualcuno di molto più in alto. E mi ha ascoltato, per questo ora sono qui>> spiegò, continuando ad aumentare la pressione della sua spada sul quel corpo ormai invaso dagli spasmi del terrore.

<<Pagherai per quello che hai fatto. Impedirò che tu possa usare ancora qualcuno come se fossero semplici pedine sulla tua scacchiera. E lo farò proprio con questa spada. La riconosci?>> chiese. E l'uomo abbassò lentamente gli occhi, sgranandoli poi al riconoscere l'arma <<Sì, è proprio la stessa lama che tu hai usato per trafiggere il mio cuore. Ma ora, sarà il tuo ad essere trafitto>>

<<Diventerai un assassino. L'itero regno sarà sulle tue tracce, non ci sarà modo per te di fuggire>> tentò di spaventarlo l'uomo. 

 Ma negli occhi del ragazzo non c'era spazio per la pietà, non per l'uomo che aveva causato la rovina di tutte le persone che amava. Precedentemente aveva assistito ad altre famiglie andare in rovine per i suoi desideri di potere. Ma era un semplice commerciante, non avrebbe mai potuto intaccare un uomo così influente. In quel momento però le cose erano diverse. Si era condannato con le proprie mani. E il ragazzo avrebbe fatto in modo che nessun altro avrebbe sofferto come loro per mano sua.

<<Io non ho più nulla a che fare con questo mondo. Io, grazie a te, non ne faccio più parte>> sibilò, rubando poi la vita di quell'uomo crudele che, per tutta la sua vita, calpestò chiunque lui ritenesse al di sotto del suo livello. Persino il re stesso.

Lasciò quella residenza, tornando ad osservare le strade che, da lì a poco, si sarebbero riempite di lavoratori che avrebbero aperto le loro botteghe e i nobili che ci avessero passeggiato. Con la mente salutò quel posto che, per tanti anni, era stata la sua casa. Osservò il sole che si alzava lento nel cielo, e una lacrima solcò il suo viso. "È tutto finito" si disse, prima di svanire in una nuvola di fumo.  

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