8. È la verità!

Fin da quando ero arrivata, la mattina erano stati i raggi del sole a svegliarmi ma quella mattina no. Quella mattina mi svegliò la voce squillante di mia sorella, che non faceva altro che strillare.
Sbuffai girandomi nel letto.
Avevo un mal di testa atroce ed in più quel sapore amaro che avevo in bocca non aiutava per niente, ma lei continuava a blaterare così mi decisi ad aprire gli occhi. Appena la luce si infiltrò nei miei occhi, io mal di testa si fece sempre più acuto costringendomi a stringerli riducendoli a due misere fessure.
Liz se ne accorse.
«Stai bene?», si fermò ai piedi del letto, proprio davanti a me ed infiancata.
Annuii mentendo, non stavo bene per niente. Avevo bisogno di una doccia e di un'aspirina... forse due.
Sembrò perplessa, poi scosse le spalle. «Non importa, devi vestirti. I ragazzi ci aspettano in spiaggia».
Mi accigliai. «I ragazzi?!»
«Sì! Ho parlato questa mattina con Travis, siamo usciti insieme, ed abbiamo deciso di stare insieme nel pomeriggio».
Aspetta... pomeriggio?!
«Scusa, ma che ore sono?», la interruppi.
«Le tre e mezza».
Ma perchè nessuno mi chiamava mai?!
«Perchè non mi hai chiamato? Mamma e papà saranno furibondi che non ho sono venuta a pranzo!»
«Oh, ma loro ci hanno rinunciato da quando sono arrivati i loro amichetti», mi informò.
«Cosa?!»
«Sì, non gli importa più di fingere la famigliola perfetta. Preferiscono fare la coppia ricca che passa le vacanze con dei loro coetanei».
Che dire... ero infastidita e sbigottita.
«Ed Angel?»
Si voltò verso di me con un sorriso smagliante sul viso. «Oh beh, lei è diventata mia amica ed in più oggi pomeriggio verrà con noi».
Strabuzzai gli occhi. «Cosa?!»
«Sì, è simpatica».
Sì... se lo diceva lei...
Alla fine mi decisi di scendere dal letto e a prepararmi. Mi misi un costume e triangolo nero e sopra un semplice vestito bianco. Mi piaceva andare al lago ma l'idea che ci fosse Angel ed anche i ragazzi mi incuteva timore – avevo paura che Liz venisse a sapere della sera prima –.
Se fosse venuta a saperlo di sicuro si sarebbe arrabbiata di brutto, si sarebbe ingelosita e si farebbe pippe mentali su me e Travis.
Ormai la conoscevo.
Scendemmo in spiaggia insieme. Gli altri erano già lì, tranne Angel. Appena Liz vide da lontano Travis, seduto ad un tavolo da picnic, gli corse incontro e lo abbracciò. Io invece me la preso comoda e camminai con un sorrisetto finto stampato in faccia, mentre, in continuazione, mi aggiustavo gli occhiali da sole avevo indossato a causa del mal di testa.
Arrivata lì da loro mi salutarono tutti in modo solare e con un gran sorriso stampato sul volto, anch'io feci lo stesso anche se percepivo lo sguardo scrutatore di mia sorella su di me. Ma quel momento di tensione passò presto, quando Travis le chiese di fare una passeggiata. Lei, ovviamente, accettò.
Così mi lasciarono sola con Cameron, Jake, Charlie e Taylor.
«Allora, che avete fatto te e Travis quando ti ha riportato in camera tua?!», mi fece l'occhiolino Jake ridacchiando.
«Niente», scoppiai a ridere per quella ridicolezza.
«Ragazzi, non importunate una ragazza incinta!», si intromise Cam.
Gli diedi una gomitata sul fianco. «Non sono incinta!», poi mi girai verso i ragazzi. «Non credetegli, sicuramente sarà ancora ubriaco!»
«Può darsi», fece Taylor alzando le spalle, ci fece tutti scoppiare a ridere.
Ci sistemammo a terra, sulla sabbia, distesi il mio asciugamano mentre gli altri tre, che se n'ero scordati, si accomodarono sul mio.
In quattro in un asciugamano di piccole dimensioni non era un comfort, diciamo!
Ogni tre per due sentivo una gomitata su un fianco seguita da uno «Scusa».
Menomale che volevo rilassarmi eh!
«Sentite... ma quei due dove sono andati a finire?!», fece ad un certo punto Charlie guardando nella direzione, dove si erano incamminati.
Già, dove erano?
«Si saranno appartati quei conigli», fece Taylor.
«Di sicuro l'ha portata alla grotta», disse Cameron.
Mi girai di scatto verso il moro accanto a me, lo guardai un attimo e poi collegai.
Erano andati nella direzione in cui eravamo andati io e Travis qualche sera fa...
«Perchè mi guardi in quel modo?», si accorse Cameron. «Mica sarai gelosa?!»
Scossi la testa. «Stavo solo ragionando...».
«Okay...».
Anche se era tardo pomeriggio il sole era forte ed era caldo, ma non era umido.
Avevo caldo, talmente tanto che mi sentivo soffocare così alla fine dissi: «Ragazzi, andiamo a fare il bagno?»
«Sii!», fece Chiarlie
«Se resto qui un'altro minuto mi viene una sincope», se ne esce Jake facendomi ridere.
«Andiamo», fece Cameron per poi porgermi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Ci alzammo tutti e quattro e ci avvicinammo alla riva, arrivati lì misi un piede dentro l'acqua: era più fredda di quanto mi aspettassi.
Sembrava quasi un brodo.
«Prendiamo la rincorsa?», ci domandò Taylor.
Mi girai di scatto verso di lui ed annuii con forza per poi raggiungere gli altri due a riva.
Ci mettemmo uno al fianco dell'altro – io ero accanto a Jake –, ci prendemmo per mano e cominciammo a correre verso l'acqua finchè non ci schiantammo dentro. Ci tuffammo e nuotammo fino a quando non toccavamo più, poi uscimmo per asciugarmi. Appena raggiungemmo il mio asciugamano, ormai diventato la piazza di risposo di tutti, vidi in lontananza Travis e Liz che si tenevano per mano.
«Ragazzi...», ebbi la loro attenzione poi, per fargli capire, con la testa indicai i pincioncini.
«Uoooo», cominciarono a gridare i tre guardandosi uno con l'altro.
Finalmente i due ero davanti a noi, Travis incrociò il mio sguardo severo e subito lasciò la mano della bionda ed andò a sedersi sull'asciugamano al fianco di Cameron. I due si scambiarono una stretta di mano e, subito dopo, cominciarono a confabulare. Mi voltai verso mia sorella che guardava stupefatta il biondo per il gesto.
Poverina.
Decisi di distrarla da lui.
«Angel?», le domandai prendendola a braccetto e allontanandola dal gruppetto.
«Mi ha chiamato prima, ha detto che non poteva venire».
Annuii. «Dove siete andati?», la guardai sorridendole.
«Abbiamo passeggiato tanto, è così dolce!», mi confessò con occhi sognanti.
«Non ci siete fermato da nessuna parte?», indagai. Volevo sapere se quel bastardo l'aveva portata nel suo covo dell'amore, dove portava tutte... mia sorella non doveva essere una delle tante! Assolutamente no!
Scosse la testa. «No! Abbiamo parlato tanto e... mi ha preso la mano», mi sorrise agitata. «Poi...», aggiunse ma non andò avanti.
«Cosa?!», la esortai.
«Mi ha chiesto di uscire stasera!», mi confessò felice.
Sgranai gli occhi. «Ma è meraviglioso, Liz!», la abbracciai.
Non era meraviglioso, quel bastardo la stava solo usando!
Feci finta di essere felice per lei per non farla rimanere male, così ritornammo dagli altri. Mi sedetti in un angolino dell'asciugamano, al fianco di Cameron. Ormai avevamo legato tantissimo.
Quella parte di spiaggia non era frequentatissima, ma da lontano vidi due figure avvicinarsi. Più erano vicini, più mi accorsi che erano mamma e papà.
Cazzo...
Affannosamente mi misi a cercare con lo sguardo Liz e la trovai a chiacchierare con Jake, così mi misi a chiamarla: «Liz!»
Si girò di scatto. «Cosa?»
«Ci sono Karen e Bob
La vidi sgranare gli occhi e affannosamente vagare con lo sguardo per la spiaggia, finchè non individuò i due.
«Chi sono?», si accigliò Cameron.
«I nostri genitori...», cominciai a guardarli in cagnesco quando si accorsero della nostra presenza.
«Evelyn Katherine Stratford!», urlò Karen puntando i piedi per terra.
Alzai gli occhi al cielo per poi alzarmi ed andargli incontro.
«Ciao, papà», mi voltai verso papà ignorando la strega.
«Non mi evitare, signorina!», gridò isterica.
«Stai calma, mamma!», alzai la voce alterandomi.
«Non mi dire come devo essere, Evy! Ti stai comportando malissimo ultimamente!», mi sgridò.
«Io?!»
«Sì te, signorina! Fai tardi ai pasti, ti comporti male ed ora vai in giro con quegli individui per niente alla tua altezza!»
«Ma come ti permetti?! Loro sono miei amici, veri amici e mi vogliono bene! Più di quanto tu non me l'abbia mai voluto!», gridai indignata.
«Non dire cavolate!»
«Non dico cavolate, dico la verità! È da quando siamo arrivati che facciamo finta di essere una famiglia perfetta, ma ti dico solo una cosa: pranzare e cenare insieme non vuol dire essere felici! Ci evitate e fate finta che non esistiamo! Quindi non mi venire a dire a me chi posso frequentare e chi no, perchè te sei l'ultima persona al mondo che me lo può dire! Non mi considero nemmeno vostra figlia! Ci fate sentire come degli errori e non ne posso più!», mi sfogai come non avevo mai fatto in vita mia. Di sicuro tutti mi avevano sentita, ma non mi importata. Mi sentivo tremante in tutto il corpo, avevo caldo e sentivo le lacrime scendermi lungo le guance, mentre vedevo mia madre e mio padre guardarmi sbalorditi. Non mi ero mai sfogata in vita mia, ero sempre stata in silenzio ed ora ero esplosa.
Ero sicura che li avevo feriti ma quella era la verità; non mi avevano mai fatta sentire loro figlia, come anche Liz, e sembrava fossimo entrambi degli errori giovanili.
Mi sentivo inutile e disprezzata.
Con quel dolore dentro mi incamminai verso l'asciugamano – le lacrime che continuavano a scendere –, afferrai il mio vestito e cominciai, tutta tremante, a raggiungere le scalette per potermene andare via da quel posto.
Avevo bisogno di starmene da sola.
Sentii una voce dietro di me. Era Travis.
Ma non avevo la forza di girarmi ed affrontare tutto, addirittura barcollavo talmente ero scossa.
Continuò a chiamarmi, insisteva e per non sentire più la sua voce cominciai a correre il più lontano possibile.

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