6. Ti odio!
Un raggio di sole mi colpì il viso quando mi svegliai, istintivamente chiusi le mani a pugno raccogliendo della sabbia nei palmi.
Ma che cazzo...
Scossi la testa tirandomi a sedere per bene, avevo un mal di testa allucinante e quando aprii gli occhi mi accorsi di essere nella grotta di ieri sera.
Mi guardai intorno e di Travis nemmeno l'ombra.
Dove era finito?
Mi aveva abbandonata lì!
Su tutte le furie mi alzai in piedi levandomi da dosso la sabbia appiccicatasi sui miei vestiti, quelli che avevo il giorno prima.
Maledetto!
Poteva capitarmi di tutto!
Mi incamminai lungo la spiaggia digrignando i denti solo al pensiero di quello che mi aveva fatto, ed intanto lo stavo insultando a morte dentro la mia testa.
Una coppia di anziani mi passò accanto, e vedendomi in quello stato, mi guardarono male.
«Fatevi gli affari vostri!», gli ringhiai suscitando la sorpresa di entrambi.
Che vadano al diavolo!
A grandi falcate raggiunsi le scalette più vicine al mio bungalow, salii gli scalini a due a due ed arrivai in pochi minuti all'alloggio.
Stavo per salire le scalette, quando vidi Travis uscire dal bungalow accanto. Appena mi vide sembrò spaventato, anche perchè lo stavo fulminando con lo sguardo ma allo stesso tempo, con chalance, si avvicinò a me dicendomi: «Buongiorno».
«Buongiorno?! Buongiorno?!», ringhiai quasi urlando, i pugni serrati lungo i fianchi. «Mi hai lasciato lì da sola, cazzo!»
«Non si dicono le parolacce, signorinella!», mi puntò il dito contro.
Mi stava prendendo per il culo?!
Non lo reggevo più: era chiaro che lo odiassi!
Lo odio con tutta me stessa!
«Non ti provare ad avvicinarti a me! Ti odio!»
«Hey, cosa succede?!», ad interrompere la mia sfuriata fu la voce di mia sorella. Mi girai verso di lei e la vidi in piedi sul portico a guardarci, mentre io e Travis eravamo l'uno davanti all'altra.
«Niente!», ringhiai raggiungendola.
«Ci vediamo in giro, Evelyn!», mi salutò Travis con un cenno della mano.
Mi girai verso di lui ancora più imbestialita. «Non ci contare!», ringhiai per poi entrare dentro al bungalow.
Quanto lo odiavo!
Andai in bagno per lavarmi, tutto quello che volevo era farmi una lunga e rilassante doccia e riposarmi tutta la mattina.
O almeno quello che ne restava.
Mi stavo togliendo con la spazzola gli ultimi granelli di sabbia dai capelli, quando vidi alle mie spalle Liz appoggiata allo stipite della porta.
«Sbrigati che dobbiamo andare», mi fece.
Sgranai gli occhi e mi voltai verso di lei. «Dove dobbiamo andare?», domandai pietrificata.
«Non ricordi? Alla gita con gli amici di mamma e papà».
Me n'ero dimenticata...
Oddio no!
Feci una smorfia abbandonando l'idea di rilassarmi tutta la mattinata, in quel momento l'unica cosa che poteva consolarmi era una doccia.
E così feci, poi quando ebbi fatto mi vestii ed ero pronta.
Uscimmo dal bungalow e lì davanti ci trovammo i nostro genitori, già pronti, che stavano chiacchierando con i loro amici. Poi da parte c'era una ragazza da lunghi capelli biondo chiaro, alta più di me e somigliante ad una modella.
Io e Liz ci scambiammo uno sguardo fugace sapendo che fosse la loro figlia.
Ci avvicinammo al gruppo, ed interrompendo le risate tra gli adulti, li salutammo.
«Ragazze, vi presento nostra figlia», ci fece la donna per poi avvicinarsi alla bionda, la prese con le spalle e ce la fece vedere come se fosse un trofeo da mettere in mostra. «Lei è Angel!»
Per poco non scoppiai a ridere.
Ma che razza di nome era?!
Io e Liz ci scambiammo l'ennesimo sguardo, anche lei era nella mia stessa situazione: eravamo sul punto di scoppiare a ridere come mai prima d'ora.
Non è che si è sbagliata con il nome del cane?!
Decisi di smetterla di fare la stronza e di troncare quella stupida risata, così mi feci avanti e, da ragazza matura, le porsi la mano presentandomi.
«Piacere, sono Evelyn!»
E così fece pure Lizzie: «Ciao, sono Elizabeth».
Era da tanto tempo che non sentivo il suo vero nome.
Lei in cambio ci sorrise, lo stesso sorriso perfettino della madre, poi si scostò i lunghi capelli dietro le spalle e ci passò avanti dandomi una spallata.
Ma chi si credeva si essere?
«Andiamo?», fece il padre di Angel incoraggiandoci a seguirlo.
Non ero molto sicura, ma più che altro non avevo nessuna voglia di passare la mattinata insieme a loro.
Sentii Angel sospirare. «Preferivo essere a Malibu ma va bene», si scostò per l'ennesima volta i capelli dietro la spalla e cominciò a camminare, come tutti noi.
Alzai gli occhi al cielo.
Ci dirigemmo verso le scalette della spiaggia, ne percorrenmo un pezzo ed arrivammo al molo, dove erano ormeggiate delle piccole barche e dei motoscafi.
Vidi papà e il suo amico salire su una piccola barca.
Ero nervosa.
Ero andata in aereo, in treno... insomma in qualunque mezzo, ma non ero mai salita su una barca e l'idea di salire su quel pezzo di legno poco stabile non mi convinceva più di tanto.
«Paura, piccola Evy?!», mi sussurrò Angel ritrovandomela al mio fianco.
Mi accigliai scuotendo la testa in senso di negazione.
«Beh, la tua faccia dice il contrario», rise un pochino sorpassandomi. «Papà, guidi io!», dissi salendo sulla barchetta.
Di male in peggio devo dire.
Alla fine salii sulla barca, con qualche difficoltà ma lo feci, e per essere sicura di non cadere in acqua mi sedetti in un angolino bello comodo e tranquillo mentre gli altro ridevano e scherzavano. Cominciarono a mangiare accompagnando il cibo costoso con dell'altrettanto costoso champagne.
Io non avevo fame, anzi avevo una persistente nausea che avevo paura si tramutasse in vomito.
Mi guardavo intorno un po' sperduta ed impaurita, non mi sentivo affatto a mio agio; quando vidi da lontano Angel guardarmi da lontano, poi si avvicinò sedendosi al mio fianco.
«Stai bene?», si accigliò.
«No», scossi la testa. «Ho la nausea».
«Odio questo posto!», sputò acida.
«Non dirlo a me! Gli darei fuoco!»
La feci ridere. «Idem», fece.
Quella gita in barca sarebbe stata più lunga di quanto sperassi. A nessuno piaceva quel villaggio, ma gli unici che non se n'erano accorti erano i nostri genitori.
Fu solo verso le quattro del pomeriggio, che ognuno potè tornare ai propri alloggi.
Mi sentivo male, avevo sonno, ero stanca ed ero ancora arrabbiata nera con Travis per avermi lasciata da sola nella grotta. Oddio, speravo di non incontrarlo più ma sapevo perfettamente che sarebbe stato impossibile.
Lo odiavo.
E con quel gesto ne avevo avuto la conferma! Era un ragazzo superficiale, che usava le persone per i propri scopi e gli sarei dovuta stare alla larga il più possibile! L'unico problema era mia sorella che sembrava essere innamorata persa, lei non potevo costringerla a non vederlo!
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