4. Un posto tranquillo

Quella mattina fu un raggio di sole a svegliarmi e con difficoltà aprii gli occhi stropicciandomeli. Le tende delle finestre erano tutte aperte, permettendo alla luce di entrare nella stanza.
Ancora intontita, mi girai verso il letto di Liz che trovai vuoto. Dove era finita?
La sera prima eravamo tornate insieme verso le quattro del mattino.
Mi misi a sedere ed afferrai il cellulare, che era appoggiato sul comodino accanto al letto, e vidi tre chiamate perse da parte di mamma così la chiamai.
Rispose dopo il primo squillo.
«Evy, dove siete finite?! Perchè non vi siete presentate a pranzo?!»
Sgranai gli occhi. Pranzo?! Ma che ore erano?! Così scostai il telefono dall'orecchio, ignorando le sue urla isteriche, per vedere sullo schermo che ore fossero.
Erano le tre del pomeriggio.
Cazzo...
«Ehm, scusa mamma», dissi in difficoltà cercando una scusa valida. «Non mi sentivo tanto bene e Liz è voluta restare qui con me».
«Potevate avvertire! Vostro padre era preoccupato!», strillò.
«Scusa, mamma. Ora devo andare, ci vediamo a cena!»
Dovevo assolutamente cercare Lizzie.
«Puntuali!»
E senza salutarla le attaccai in faccia, tanto quello che le importava veramente era che arrivassimo in orario.
Mi alzai dal letto e mi misi a pensare dove potesse essere Liz. Di sicuro era con Travis, così, senza nemmeno preoccuparmi di come fossi vestita o del mio aspetto orribile, uscii dal bungalow e mi incamminai verso quello accanto.
Bussai alla loro porta.
La prima volta non aprirono, poi alla seconda sentii dei passi avvicinarsi alla porta ed un Cameron assonnato aprì la porta.
«Hey...», biascicò appoggiato allo stipite, con gli occhi ancora mezzi chiusi e rigorosamente in boxer.
Arrossii un po' in imbarazzo. «S-sto cercando Liz».
«Ah, pensavo cercassi me».
«Ricordati di ieri sera», gli ricordai.
Si accigliò. «Sai ero un po' ubriaco quindi rinfrescami le idee».
Lo guardai male. «Il patto che abbiamo fatto di non prenderci più di mira e di essere solo amici!»
«Ah, quello! Me lo ricordo perfettamente!»
Rimasi allibita di quello che disse.
Ma mi sta prendendo per il culo?!
«Dai mi aiuti a cercare Liz?»
«È con... eccola!», indicò dietro di me, mi girai e la vidi arrivare tutta sorridente al fianco di Travis.
Ma che cazzo...
Infuriata mi diressi verso di lei, che mi guardò confusa.
«Evy!», mi salutò sorridente.
«Mi hai fatto prendere un colpo!», sbraitai su tutte le furie. «Potevi almeno lasciarmi un biglietto o qualcosa del genere! Potevi anche essere morta che galleggiavi in mezzo al lago!», sbottai sentendo le risate del biondo al mio fianco.
Lo fulminai con lo sguardo mentre lui continuava a sbellicarsi dalle risate, come se non fosse niente.
«Non pensi di esagerare?!», mi fece il biondo.
«No!», lo guardai in cagnesco.
«Okay, andiamo Evy», mi fece mia sorella prendendomi per un braccio. Poi si girò verso Travis e gli disse: «Ci sentiamo più tardi!»
Travis le sorrise maliziosamente, invece io lo guardai male.
Non mi piaceva quel ragazzo.
Quando entrammo nel bungalow calò il silenzio tra di noi, non c'era mai stato questo clima freddo. Eravamo sempre state unite anche se litigavamo continuamente, ma non ci comportavamo mai in questo modo.
«Quindi uscite insieme», constatai guardandomi, per la prima volta in quella mattina, allo specchio.
Ero un mostro.
Il mascara, che avevo tolto male la sera prima, era tutto colato e notai anche delle macchie nere sul cuscino bianco.
«Sì, è così figo...», confessò sognante provocandomi una smorfia.
«Sei sicura di voler iniziare una nuova storia?»
«Perchè?», si accigliò mentre sbatteva il cuscino.
«Insomma, ti sei appena lasciata con Drake. Pensavo ti volessi prendere una pausa».
«Ti ricordo che sono io che l'ho lasciato perchè mi ha tradito, quindi ho tutto il diritto di fare quello che mi pare», puntalizzò.
Tirai su le spalle senza andare oltre.
Quando finii di rifare il letto e di essermi fatta un lunga e rinfrescante doccia, erano circa le sei così decisi di uscire a fare una passeggiata.
«Dove vai?», mi fece Liz che era distesa sul suo letto.
«Vado a farmi un giro», dissi uscendo. «Puntuale!», presi in giro nostra madre sentendo la sua risata da dentro l'alloggio.
Con il sorriso stampato sul viso percorsi quei sentieri, che a tratti erano dentro a dei pezzetti di bosco ed ogni tanto si potevano intravedere delle panchine. L'aria era fresca, tipica della montagna ma allo stesso tempo era piacevole a contatto con la pelle.
Stavo bene in mezzo alla natura con me stessa, era un'occasione per pensare e stare un po' da sola. Camminai ancora finchè non notai una panchina rivolta verso un dirupo, da cui scendevano delle scalette di legno che portavano al lago. Mi avvicinai e mi sedetti lì da sola con il solo silenzio della natura a farmi compagnia.
Il tramonto era ancora lontano essendo in estate e non sembrava di essere solo alle sei e mezzo di sera, bensì alle due del pomeriggio. Mi piaceva quella sensazione di solitudine e beatitudine che quel posto mi dava, sentivo di poter essere me stessa senza che nessuno mi giudicasse.
Lì non avevo bisogno di parlare, potevo stare lì seduta in silenzio osservando l'orizzonte e sentendo le onde del lago infrangersi contro la scogliera.
«Buh!», sentii alle mie spalle una voce e delle mani che si appoggiarono sulle mie spalle facendomi prendere paura.
Saltai in piedi per lo spavento e, quando mi girai di scatto, vidi Travis sbellicarsi dalle risate. Era la seconda volta quel giorno che rideva di me.
«Ma sei scemo!», sbottai arrabbiata.
Mi rimisi a sedere sulla panchina ed incrociai gambe e braccia guardando davanti a me, ignorando il biondo sedersi accanto a me.
Finalmente smise di ridere di me.
«Che fai qui da sola?», mi fece tornando serio.
«Niente», risposi irritata.
Come potevo essere gentile con lui se rideva continuamente di me?!
«È noioso fare niente», storse la bocca appoggiando il braccio sullo schienale della panchina.
«Beh, a me piace!», ribattei.
«Ma te devi sempre ribattere?!»
Annuii lanciandogli uno sguardo; lo vidi sorridere.
«Ti piace mia sorella?», dissi ad un certo punto prendendolo di sorpresa.
Alzò le spalle. «Penso di sì».
Mi girai verso di lui con un'espressione seria in viso. «Senti lei ha sofferto molto a causa dei ragazzi, quindi per favore non farla soffrire».
«Perchè ti interessa tanto?»
«Perchè è mia sorella! Mi sembra ovvio!»
«Non mi sembra che lei si preoccupi se te sei qui sola, triste e pensierosa».
Abbassai gli occhi per non incrociare i suoi, che mi stavano scrutando.
«Io non sono triste! Mi piace stare sola e basta».
«A nessuno piace stare soli!»
Alzai gli occhi al cielo. «Beh, allora non mi conosci! A me piace stare sola!», puntualizzai stufandomi di stare lì. Dal mio posto paradisiaco era diventato un inferno, grazie a lui.
Mi alzai di scatto per sfuggire a quella tortura.
«Ora devo andare», dissi incamminandomi lungo il sentiero.
«Anch'io devo andare», fece seguendomi e camminando al mio fianco. «Domani porto tua sorella al lago», fece ad un certo punto.
«Okay...».
Non mi interessava niente, che diamine!
«Ho visto che passi molto tempo con Cameron», fece poi.
«Sì, siamo amici».
«Da quando?»
«Da ieri sera», risposi secca.
Non avevo voglia di continuare quell'inutile conversazione, così rimanemmo zitti finchè non arrivammo davanti ai nostri bungalow.
«Ciao», feci.
«Ci vediamo domani, Evelyn», mi scoccò un bacio sulla guancia e poi se ne andò lasciandomi lì da sola.
Inutile dire che arrossii a causa di quel bacio.

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