29. La cosa migliore della mia vita
Costume, asciugamano, crema solare.
Avevo messo tutto l'occorrente, per una giormata fantastica al lago, dentro la mia borsa di paglia. Ero emozionatissima.
Mancava poco alla mia partenza, così Travis mi propose di trascorrere una giornata noi due soli in una caletta nascosta di cui ne era a conoscenza solamente lui. Finalmente avremmo potuto straccorrere una giornata tranquilla, avvolta soltanto dalla gioia e dall'amore che provavamo l'uno per l'altra. Almeno credo... io ero ben a conoscenza dei miei sentimenti, ma lui?!
In quel momento di gioia decisi non pensarci ulteriormente, così scacciai via quel pensiero maligno. Non potevo e non volevo rovinare quel giorno magnifico, mi sentivo così emozionata che quella notte dormii a fatica e la mattina dopo non ero affatto stanca, anzi volevo partire immediatamente!
Mi misi a preparare tutto che era appena sorto il sole. La stanza era illuminata dai raggi del sole e sarebbe stata pure silenziosa, se mia sorella non russasse. Ebbene sì, quella notte dormì nel nostro alloggio per la prima volta dopo settimane. La sera precedente avevamo guardato film comici, strappa lacrime e molti altri mentre ci ingozzavamo di pop corn impregnati di burro e ridevamo insieme. Avevamo trascorso una bellissima serata, come non avevamo mai fatto; quella vacanza ci aveva insolitamente legate l'una all'altra e ne eravamo felici.
Ormai avevamo archiviato i rancori: io accettavo Brad e lei accettava Travis, cancellando il loro per così dire passato. Lei non gli portava rancore, lo riteneva solitamente "un periodo di passaggio della sua travagliata vita amorosa".
In realtà non aveva mai provato sentimenti veri nei confronti di Travis, doveva essere soltanto un passatempo estivo, come una scappatella.
Ero già pronta e mancavano circa due ore prima che partissimo. Mi sentivo carichissima.
Mi misi a sedere sul letto, già rifatto, mi guardai intorno e posai gli occhi su Liz che stava russando. Mi stavo annoiando, così le lanciai il mio cuscino facendola cadere dal letto. Risi come non facevo da tempo. Inutile dire che quando si rialzò mi fulminò con lo sguardo e mi lanciò di nuovo il cuscino. Caddi di schiena sul letto, sempre ridendo coma una pazza.
«Evy, ma stai delirando?», si rimise nel suo letto, mi guardò un attimo e disse: «Te non stai bene! Innanzitutto perché ti sei alzata così presto? E poi...», mi vide vestita e mi indicò. «... dove pensi di andare?»
«Allora...», ero emozionatissima. «Travis mi ha invitata a trascorrere una giornata con lui, mi porterà in un posto che conosce solo lui in riva al lago. Sarà fantastico! Finalmente, per la prima volta possiamo goderci una giornata serena, senza nemmeno un dramma!»
«Mi sembr perfetto, ma ricordati che stasera abbiamo l'ultima prova del vestuto!»
Roteai gli occhi. «Oddio, ti prego! Quando finirà questo incubo?! Verrò, non ti preoccupare!»
«Domani sera ci sarà il galà e poi sarà tutto finito!»
«Domani è l'ultimo giorno...», mi accorsi all'improvviso.
«Ebbene sì», ormai era più che sveglia.
«Quindi dovrò salutare tutti».
«Già...», fece lei.
Mi girai di fianco per vederla meglio, quando le chiesi: «Come farai con Brad?»
«A proposito...», si alzò dal suo lettp e si mise seduta accanto a me così mi misi anch'io a sedere, poi lei mi strinse le mani nelle sue e disse: «Le cose tra me e Brad si stanno facendo piuttosto serie come hai potuto notare pure te, talmente serie che ho deciso di trasferirmi a Seattle».
Cosa?! Avevo capito bene? Avrebbe abbandonato la sua vita mondana paragonabile a quella di Blair Waldorf per trasferirsi nella grigiosa Seattle per un uomo? Non me lo aspettavo da Liz. Le uniche parole che mi uscirono dalla bocca furono: «Wow!»
«Già: Wow!», fece emozionata.
«E come farai con il college?»
«Ho già tutto organizzato! Qui a Seattle hanno un eccellente corso di economia aziendale, mi sono già iscritta».
«E mamma e papà? Sono già al corrente di tutto?»
«Certo, loro mi hanno aiutato!»
Perchè non mi aveva detto niente? L'avrei aiutata volentieri, del resto eravamo sorelle.
Notò che abbassai lo sguardo, così aggiunse: «Evy, sei stata l'ultima a saperlo solo perchè in quel periodo, in cui ho preso questa decisione, eri distrutta a causa di Travis e non volevo stessi peggio. Volevo che fosse una notizia felice e non volevo farti avere l'idea che ti abbandonassi», mi rassicurò.
Annuii per poi abbracciarla forte.
«Saranno fieri i nostri genitori: io Seattle, te ad Oxford!»
«Già».
Stavo mettendo le ultime cose in borsa, quando sentii bussare alla porta.
Era Travis.
Appena mi vide rimase un attimo in silenzio, mentre mi guardava poi mi disse: «Pronta?», mi fece entusiasta.
Gli sorrisi, mentre annuivo. Anche se ero felice, la malinconia di lasciare tutto mi accompagnava come un'ombra. Non riusvo ad allontanare quel pensiero angosciante.
Avrei lasciato Travis... avrei lasciato lo spumeggiante Cameron... avrei lasciato Taylor, Charlie e Jake... Anche se con loro non avevo instaurato un legame profondo, li consideravo conunque miei amici. Avrei lasciato quel villaggio, che mi aveva regalato emozioni contrastanti per la prima volta dopo anni che lo frequentavo.
Stavamo camminando lungo il sentiero, che portava verso il lago. Ero pensierosa. Ad un certo punto, evidentemente accorgendosi della mia preoccupaziome, mi prese per mano, io mi voltai verso di lui per sorridergli.
«Come stai?»
«Bene, grazie».
«Evelyn ormai ti conosco, dimmi la verità».
«Sono preoccupata per domani... insomma, è l'ultimo giorno», gli spiegai. Lo sentii respirare, non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi.
«In realtà sono anch'io preoccupato, Evelyn, ma non rivinarti questa giornata e poi stasera Cam ha organizzato una piccola rimpatriata per salutarci tutti!»
«stasera non posso, ho la prova del vestito! Ma quando abbiamo finito verrò senz'altro!»
«Vestito?!»
«Sì, per il galà. Storia lunga».
Avevamo avuto talmente tanti problemi, che mi ero totalmente scordata di informatlo del ballo e più che altro di invitarlo... non potevo farlo all'ultimo minuto, ma forse ora che le cose tra noi si erano aggiustate avrebbe accettato il mio invito.
«Ah, sì. Il villaggio è tappezzato di manifesti, che cazzata. Una stupida festicciola per i membri onorari! Bah, non le capisco queste cose!»
Il mondo mi cadde addosso.
Quel minimo di coraggio che avevo racimolato, volò via come una manciata di polvere. Qualche giorno prima avrei conocordato con lui ma adesso; adesso era tutto diverso, ora che avrei potuto invitarlo!
Travis Morgan sei proprio un cretino!
Ero nuovamente immersa nei miei pensieri. Strano, eh?
Lui non diceva niente, mentre camminavamo e io facevo lo stesso almeno non avremmo litigato per l'ennesima volta!
Scendemmo le scalette, passeggiammo lungo la spiaggia del lago ma tutto era monotono.
Dove era questa spiaggetta tanto acclamata?
Stetti zitta, ancora. Di solito parlavamo ad ore senza stancarci, ma quella mattina era diversa: ci bastava il silenzio per essere felici insieme, per amarci.
Era quella situazione onirica, che mia nonna mi narrava sempre quando ero una bambina.
"Se ami veramente una persona il silenzio tra di voi è sufficiente per rendervi felici e completi tra di voi. Potreste stare in silenzio per ore leggendo o semplicemente ammirando le stelle e non vi annoiereste mai".
Amavo lui e quello che mi faceva provare, come mi faceva sentire e come riusciva a farmi essere una persona migliore.
Ad un certo punto svoltò verso la scogliera, oltrepassò un enorme pietra ed imboccò un sentiero nascosto nella roccia, come se fosse stata scavato ma non dall'uomo.
«Stai attenta, in alcuni tratti è scivoloso. Vieni», mi afferrò la mano per farmi strada. Camminammo per circa dieci minuti in quel corridoio naturale, finchè non entrammo in un'insenecatura dove c'era una grotta, all'interno della quale c'era una spiaggetta ed una piscinetta naturale.
«Travis è bellissimo!», feci stupita.
«Vero?!»
«Ma come hai fatto a trovare questo posto?», gli domandai.
«Storia lunga».
Lo guardai male. «Ho abbastanza tempo per ascoltarla».
«E va bene».
Stendemmo un asciugamano abbastanza grande per entrambi nel piccolo spazio di sabbia accanto alla piscinetta, poi ci stendemmo l'uno accanto all'altra. Appoggiai la testa sul suo petto, mentre lui incastrò il braccio sotto la mia testa per abbracciarmi.
«Comincia, sono tutta orecchie».
«C'è una cosa che non ti ho mai detto...».
«Cosa?», mi accigliai, lui mi fulminò con lo sguardo per farmi capire di stare zitta e di farlo parlare.
«Sono già venuto in questo villaggio. Tanti hanni fa, quando avevo più o meno dieci anni. Ero venuto in vacanza con i miei zii, fu la migliore vacanza della mia vita. Mia madre era stata arrestata per stato di ebrezza, così mi presero in affidamento i miei zii nel periodo in cui lei stava facendo la terapia. Mi portarono qui, per allontanarmi da quell'ambiente pesante per un bambino, e trascorsi la migliore estate della mia vita poi, l'ultimo giorno, mio zio mi portò qui e mi mostrò questo meraviglioso posto dicendomi: "Sai Travis, nella vita le cose migliori sono nascoste ai nostri occhi. Dobbiamo faticare per trovarle e certe volte nemmeno ci accorgiamo di averle sotto gli occhi, ma prima o poi arriverà una cosa speciale che ti stravolgerà la vita". Ed ora che ci penso, Evelyn, credo che tu sia la cosa migliore della mia vita».
Sentii le lacrime agli occhi per la commozione.
«Oh, Travis», lo abbracciai commossa.
Avevo il cuore colmo di felicità.
«È la verità, Evelyn», ci guardammo dritti negli occhi sorridendoci a videnda. Mi accarezzò una guancia poi, finalmente, ci baciammo.
Trascorremmo l'intera giornata in quel luogo magico, facemmo il bagno nella piscinetta e solo al tramonto ce ne andammo contro voglia. Saremmo rimasti lì per sempre, in quel piccolo paradiso, se avessimo avuto l'occasione. Passeggiammo mano nella mano mentre rincasavamo, lui mi portava la borsa.
Che magnifica giornata. Ce la godemmo fino infondo tra risate, aneddoti divertenti e vecchi ricordi felici.
«Tuo zio ora dove vive?», gli domandai ad un certo punto presa dalla curiosità.
«È morto di infarto, tre anni fa. A quel vecchio stronzo piacevano gli hamburger», disse con una risata finale.
Io, invece, rimasi a bocca aperta. «Ma...».
«E dai, mi è rimasto un bel ricordo di lui, non voglio piangermi addosso tutta la vita. Preferisco ricordarlo con la sua indola buffa e profonda».
Arrivammo davanti al mio bungalow e ci lasciammo la mano.
«Allora, stasera fai un salto alla festa?», si mise le mani in tasca ai pantaloni.
«Certo», gli sorrisi.
Lo baciai a stampo sulle labbra un'ultima volta, mi sorrise poi salii i gradini del portico ed aspettai che entrasse dentro il suo alloggio. Prima di entrare si voltò verso di me e mi sorrise un'ultima volta, poi sparì. Mi sentivo il cuore come una piuma; ero talmente felice che entrai dentro casa saltellando, quando vidi davanti a me Liz con indosso il suo abito color glicine per il galà, mia madre emozionata che la guardava e Jasmine, la sarta, inginocchiata con in mano ago e filo.
«Evy!», mi venne incontro mamma. «Vieni, provati il tuo vestito!», prese in mano una gruccia ricoperta da una busta trasparente in celofan al cui interno stava il mio abito, lo afferrai e poi mi spinse in bagno. «Muoviti!», aggiunse in trepida attesa dietro la porta.
Attaccai l'enorme busta all'attaccapanni dietro la porta e levai la platica per vedere meglio il mio vestito.
Era stupendo, così lo indossai immediatamente. Di un tessuto leggero e lucido color rosso fuoco, pareva cadere morbido sulle mie curve; mi calzava a pennello ed adoravo le maniche alle estremità delle spalle. Il particolare che lo rendeva unico ed elegante ai miei occhi, però, era lo scollo a cuore che donava una forma piena al mio piccolo seno.
Lo guardavo adorante mentre mi soecchiavo, toccavo delicatamente quel tessuto lungo fino ai piedi e così morbido che mi mandava in estasi.
«Sei pronta, tesoro?», mamma bussò alla porta, così aprii lasciando tutti quanti di stucco.
«Tieni, metti queste», Jasmini mi passò un paio di tacchi dello stessa tonalità di rosso del vestito, la ringraziai e indossai anche quelli poi mi guardai nello specchio di camera per vedermi meglio da capo a piedi.
Liz si avvicinò da dietro mettendomi le mani sulle spalle e la testa su una di esse e disse: «Sei bellissima, sorellina», mi scoccò un bacio sulla guancia e se ne andò.
«Non ti sedere per l'amor del cielo, Liz!», sentii mamma urlarle.
«Vieni, fammi vedere se è tutto a posto», mi disse Jasmine mentre mamma e Liz little gavano, così mi fece mettere in piedi su una specie di piedistallo di legno mentre lei si inginocchiò, munita di ago e filo, per controllare che tutto fosse perfetto.
«È bellissimo», le dissi continuando a guardare il mio riflesso allo specchio.
«Oddio, Evy sembri un angelo!», mi venne incontro mamma.
Le sorrisi.
«È tutto a posto, Jasmine? Oddio, non possiamo permetterci alcun imprevisto! Non c'ê tempo!»
«Mamma stai calma, è tutto perfetto!», cercò di tranquillizzarla Liz.
«Liz ha ragione, mamma», concordai.
Jasmine si alzò in piedi aggiustando il leggero strascico del mio vestito. Rivolse a mamma un sorriso e tutte noi capimmo che tutto era come doveva essere, così mamma tirò un sospiro di sollievo e abbracciò la sua cara amica. «Grazie di tutto», le disse.
Prima che se ne andasse, la ringraziammo calorosamente promettendole che saremmo tornate a trovarla per le feste natalizie. Eravamo tutte emozionate per il giorno dopo, in particolare mamma che stava per andare in iper ventilazione da un momento all'altro.
Erano quasi le dieci, tutte se n'erano andate e rimanemmo solo io e Liz finalmente.
Dal nostro alloggio potevamo sentire le risate dei ragazzi in quello accanto al nostro. Ora che avevamo via libera, potemmo cambiarci ed andare da loro per salutarci e per goderci l'ultima serata passata insieme.
Mi infilai un leggero vestito bianco in lino che cadeva morbido, mentre Liz si mise un paio di shorts di jeans ed un top; eravamo pronte, così andammo. Dentro la casa, tutti erano felici, io, invece, mi sentivo malinconica perchè non mi sentivo pronta per lasciarli.
C'erano tutti: Travis, Cam, Taylor, Charlie, Jake e perfino Brad con il suo amico Tom. Che fortuna...
Quando entrai andai dritta da Travis per abbracciarlo e scoccargli un bacio sulle labbra.
«Passionale la ragazza!», fischiò Brad beccandosi una gomitata da Liz e, una inaspettata, occhiataccia da parte di Travis. Lo guardai sorpresa e gli sorrisi di sottecchi: era geloso. Poi proseguii con il mio giro di saluti abbracciando tutti tranne Brad e Tom, con cui non era molto a mio agio e poi perchè non mi stavano simpatici.
«Hey, ma a me non mi abbracci?!», fece Brad scherzando. Ma era già ubriaco?!
«Questo qui mi sta innervosendo», ringhiò Travis a bassa voce ma affinché tutti lo potessero sentire, così lanciai uno sguardo a Liz che capì subito e ricompose immediatamente il suo uomo.
Dopodiché ci sedemmo sparsi nel piccolo salotto: io mi misi sulle gambe di Travis che mi teneva una mano sulla coscia, accanto a noi, sul piccolo divanetto, c'erano Cameron e Taylor; Charlie era seduto sull'altro divanetto insieme a Tom, mentre Jake era a terra, accanto a tavolincino, che si scolava una birra; infine, c'erano Brad e Liz, anche loro seduti a terra. Brad era appoggiato con la schiena al muro con Liz appoggiata al suo petto.
Tutti avevamo in mano una lattina di birra, compresa io. Bevvi a piccoli sorsi la bevanda e quando gli altri erano alla seconda lattina, io ero ancora alla prima.
«Muoviti a bere!», mi fece Tom, lui aveva appena iniziato la terza.
«Sto bene così, grazie!», gli risposi a tono. Cominciavano tutti ad essere alticci, tranne me e Travis; lui aveva bevuto tre birre ed ancora era sobrio e vigile. Le possibilità erano due: reggeva bene l'alcol oppure era talmente abituato che non gli faceva effetto una birra da pochi dollari.
Ridevamo tra di noi delle stupidate che ognuno diceva. Cameron cominciava ad essere piuttosto alticcio, che cominciò a raccontare barzellette, che sicuramente si stava inventando sul momento, a cui rideva solo lui.
«Ora comincia», disse Travis divertito.
«Allora», cominciò puntualmente Cameron ridacchiando tra sè, mentre tutti lo guardavano in modo divertito. «Ci sono due pecore che scopano ed arriva un'altra che gli dice "ma che fate?" e una di quelle due dice "facciamo la pecorella!"», l'effetto non era quello sperato: infatti il moro scoppiò a ridere in una sonora risata, mentre tutti noi lo guardavamo male in silenzio religioso.
«Amico, fattelo dire: le tue battute fanno cagare!», intervenì Tom trangugiando l'ennesimo sorso di birra.
Tutti noi annuimmo, ma Cameron disse: «Ve ne racconto un'altra allora, questa è stratosferica!»
Cominciò il delirio, dovevamo placarlo.
Tra i «No!» disperato e i «basta!», Travis intervenì salvandoci. «Cameron, penso sia l'ora di andare a dormire per te. Dai, vieni», si alzò in piedi il biondo facendomi mettere seduta sul sofà, poi prese per un braccio l'amico che non sembrava voler collaborare.
«No, daii! Mi sto divertendo!», piagnucolò il moro, mentre Travis lo stava letteralmente trascinando nella sua stanza. «Evy, aiutami tu!»
Oddio no. Sospirai alzandomi, li raggiunsi e mi caricai un braccio di Cam sulle mie spalle gracili.
Sembrava di essermi caricata di un sacco di cemento.
Quando arrivammo davanti la loro camera, Travis aprì la porta con un calcio poi buttammo sul letto Cameron che piagnucolava, mentre si aggiustava sul materasso. Ben fatto!
Uscimmo, Travis si chiuse la porta alle spalle ma, mentre stavo ritornando in salotto, mi bloccò un braccio facendomi voltare verso di lui, mi prese per i fianchi e mi bacio appasionatamente.
«E questo?», gli chiesi a due centimetri dalle sue labbra carnose, ora più arrosate e gonfie come lei mie del resto.
«Ne avevo voglia», mi sorrise per poi ricominciare a baciarmi, poi ad un certo punto si fermò.
Avevo le braccia legate dietro al suo collo e stavo attendendo che parlasse.
«Resti a dormire qui stanotte?»
Ci pensai un attimo e mi accorsi che sarebbe stata la prima volta che dormivamo insieme nel suo letto.
«Va bene», lo baciai un'ultima volta. «Ma non disturberemo Cam?», aggiunsi.
«Nah, lui dorme come un ghiro. Nemmeno se ne accorgerà».
Alzai le spalle, poi tornammo dagli altri mano nella mano e, quando entrammo nel salotto, notai immediatamente che Tom si era seduto al posto di Cameron, così da stare accanto a me e Travis. Con la coda dell'occhio controllai Travis e lo vidi fulminare Tom, praticamente come aveva fatto per tutto l'arco della serata.
«Potresti ritornare al tuo posto?», poteva apparire come una domanda ma in realtà era un vero e proprio ordine da parte di Travis, che si stava alternando sempre di più.
«Perchè dovrei? Sto più comodo qui», gli rispose l'altro.
Tom era brillo, Travis non lo era di alcol ma di rabbia; so perfettamente che i battibecchi da "ubriachi" finiscono sempre in una rissa in cui uno ne esce messo piuttosto male. Ora io non sapevo come fosse Tom nelle risse, ma conoscevo Travis e non volevo che gli spaccasse la metà delle ossa del cranio.
In qualche modo dovevo placarli.
«Basta, ragazzi! C'è abbastanza posto per tutti! Dovete farla finita di battibeccare, state rovinando la serata a tutti!», dissi mettendo le mani avanti, dopodiche tutto tornò alla normalità anche se quei due si lanciavano continuamente sguardi di sfida. Li ignorai, tanto avevano smesso di rivolgersi parola; se si limitavano a degli sguardo mi andava più che bene.
A fine serata ormai gli animo si erano calmati. Brad e Liz dimostravano di essere una coppia molto unita e sempre più affiatata, io e Travis vivemmo la nostra prima giornata serena e ne eravamo felici. Quando arrivò il momento di salutarci, lo facemmo con grandi abbracci e promesse di rivederci il prima possibile, chiaramente questa promessa non valeva per Tom che era uscito prima di tutti e non aveva salutato nessuno. Che bastardo!
«Liz, io resto a dormire qui», la informai quando ormai era sulla porta. Ci guardò un attimo ad entrambi, Travis mi circondò le spalle e Liz gli lanciò un sorriso. Mi aspettavo una risposta acida da parte sua, invece mi sorrise anche a me. «Per te va bene?!», le domandai.
«Certo, così Brad resterà con me!», lo baciò felice. Ecco la Liz che conoscevo, sembrava strano che non ci fosse niente dietro. «Arriverderci», e se ne andarono, così rimanemmo solo io e Travis perchè Taylor, Jake e Charlie si erano già ritirati. Sentii il biondo afferrarmi per i fianchi, mi baciò sul collo e poi mi prese per mano per portarmi in camera sua. Cameron russava come un trombone, ma sembrava non accorgersi di noi. Potevamo far scoppiare una bomba e non se ne sarebbe mai accorto!
Mi misi a sedere sul letto del biondo, memtre lui si spogliava e rimaneva in boxer.
Lui dormiva in quel modo.
Poi lo vidi trafficare in un cassetto tirando fuori da esso una maglietta nera, che mi lanciò in grembo.
«Indossa questa per dormire».
Annuii e cominciai a spogliarmi, mentre lui mi guardava da capo a piedi facendomi sentire in imbarazzo. Sentivo le guance andarmi a fuoco, mi vergognavo della mia nudità ma non volevo farmi vedere fragile da lui, dai suoi occhi indagatori. Quando ebbi finito, rimasi immobile non sapendo cosa fare poi lo vidi avvicinarsi a me e ci stendemmo sul letto.
La testa appoggiata al cuscino e lui accanto a me, che mi guardava. Anche se eravamo a pochi centimetri di distanza, per me erano metri così mi abbracciai a lui con la testa appoggiata al suo petto, un braccio sull'addome ed una gamba intrecciata alle sue.
«Sembri un koala», mi fece notare ridendo, risi anch'io. La sua risata era bellissima, così limpida e profonda.
«Cosa farai quando tornerai a Chicago?», gli domandai ad un certo punto in preda alla curiosità.
«Ricomincerò a lavorare suppongo, riprenderò la mia vita», sospirò malinconico.
Calò il silenzio tra di noi, un silenzio triste e in preda alla malinconia.
«Mi mancherai, Evelyn», sussurrò ad un certo punto, poi mi baciò la nuca.
Sentivo il cuore in gola, mi mancava il respiro e le lacrime minacciavano di uscire dai miei occhi che vedevo sempre più appannati, quando ne uscì una.
Sentii il suo respiro farsi pesante, alzai la testa e vidi i suoi occhi chiusi.
Si era addormentato.
Avrei dovuto addormentarmi anch'io per essere riposata il giorno dopo; il giorno più lungo e malinconico della mia vita.
Come avrete potuto notare, il capitolo è molto più lungo rispetto agli altri. Non mi piace scrivere capitolo troppo lunghi, perchè ho paura di annoiare i lettori ma essendo il PENULTIMO CAPITOLO volevo farlo il più completo e soddisfacente possibile!
Qui sotto vi lascio il vestito di Evelyn per il galà ⬇️:
Al prossimo capitolo!
Giulia❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top