16. La festa - parte 1
Mancava ancora circa un'ora alla festa.
Mi limitavo a starmene distesa sul letto con la tv accesa a farmi da sottofondo, mentre ero concentrata sullo schermo del mio cellulare.
Era Liz che mi aveva avvertita della festa ed ancora, a distanza di un'ora, ancora non si era fatta viva.
Intanto avevo tolto dalla scatola il mio nuovo vestito ed era appeso ad una stampella a prendere aria fuori dall'armadio, mentre lo fissavo.
Era immacolato, puro... non mi rappresentava affatto: non ero un angelo ed avevo un sacco di difetti. Non ero nè pura, nè immacolata.
Ero l'opposto e non sapevo nemmeno fingere, era più forte di me.
Ad un certo punto la porta sbattè, mentre ero ancora fissata su quell'abito, poi mi girai e scorsi Liz con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.
«Hey, sorellina!», mi fece tutta sorridente, quando notò che la stavo osservando.
Alzai un sopracciglio.
«Perchè sei così felice?!»
«Ho conosciuto un tipo», mi informò.
«Un tipo?», borbottai cercando qualcosa da mettere. «Raccontami di questo tipo, dai», le dissi e cominciai ad ascoltarla mentre mi cambiavo e mi mettevo la crema sul corpo.
L'aveva conosciuto in un locale di Seattle, in una delle sue serate in compagnia di Angel. Si chiamava Brad: capelli biondi, occhi verdi. Ma non sapeva di preciso quanti anni avesse, sapeva solo che frequentava la U.C.L.A. e che era in vacanza a Seattle con i suoi amici.
Finito il suo racconto, avevo già finito di cambiarmi e di incremarmi così mi distesi sul mio letto.
Non ero convinta di questo tipo.
Stavo guardando il cellulare, di Travis nemmeno l'ombra, quando all'improvviso disse tutta agitata: «E l'ho invitati alla festa di stasera!»
Alzai di scatto la testa verso lei con occhi sgranati. «Cosa?!»
Annuì tutta felice. «Quindi fatti carina che sarebbe l'ora di trovarsi almeno un fidanzato!»
La guardai male, poi dissi: «Va bene», alzando gli occhi al cielo.
Era al settimo cielo, a tal punto che cominciò a saltellare e battere le mani per poi lanciarsi in ginocchio sul suo letto. «Bene, ora possiamo prepararci per la festa più sensazionale dell'estate!», alzò, tutta entusiasta, un pugno in alto come se fosse super man.
Così cominciammo a prepararci: Liz si mise un vestito nero aderentissimo, senza spallaccini e con scollo a cuore; io, invece, indossai il vestito di mamma e ci abbinai dei tacchi bianchi un po' alti, che mi prestò Liz.
Non ero un tipo a cui facevano impazzire i tacchi, ma Liz insistette che mi mettessi in tiro per gli amici del "suo" Brad – diceva lei.
Alzai gli occhi al cielo per quell'affermazione.
«Dovevamo essere alla festa già mezz'ora fa!», mi lamentai seduta sul letto dietro di lei, mentre guardavo il suo riflesso dallo specchio.
Era da un'ora che si stirava quei capelli.
«Un minuto. Devo essere perfetta!», sorrise emozionata.
Sbuffai ed alzai, ancora una volta, gli occhi al cielo quando squillò il cellulare di Liz, mi girai verso di Liz poi verso il telefono, che stava squillando e vibrando sopra al comodino.
«Non rispondi?!», mi innervosii visto che fece finta di niente.
«Rispondi te».
Così, contro voglia e con un certo nervosismo che mi stava assalendo, andai a rispondere e quando lessi il nome sullo schermo mi inmervosii ancora di più.
Risposi.
«Pronto?!», risposi scocciata.
«Hey, Liz, piccola. Dove sei?»
«Non sono Liz!»
«Ah», e dopo un secondo di silenzio si schiarì la voce. «E chi sei?», mi domandò con un accenno di malizia.
Che schifo. Menomale gli interessava Liz!
«Sua sorella! Senti, arriviamo», ringhiai per poi riattaccare immediatamente.
Quel tipo... Brad mi innervosì ancora di più; ripetei nella mia mente quel nome con un tale disprezzo che potevo tranquillamente vomitare in quell'istante.
«Chi era?», si accigliò Liz girandosi verso di me.
«Brad».
Quando pronunciai quel nome i suoi occhi si illuminarono come non li avevo mai visti, forse era vero amore quello che lei provava per quel tipo.
«Cosa ti ha detto?»
«Che è già alla festa», mi sedetti.
«Dobbiamo sbrigarci!», fece all'improvviso con affanno, per cominciare a camminare con quei suoi tacchi vertiginosi da una parte all'altra della stanza, cercando qualcosa ma non capivo cosa.
«Liz», provai a richiamare la sua attenzione.
«Ma dove sono?», borbottò tra sè ignorandomi completamente.
«Liz!»
Niente.
«Liz!», urlai alzandomi in piedi e finalmente attirai la sua attenzione. «Cosa stai cercando?»
«Eccoli!», fece tutta sorridente tirando sù, per farmi vedere, un paio di orecchini d'argento.
Li mise.
Erano gli orecchini della nonna, quando morì li regalò a Liz mentre a me lasciò la sua collana di diamanti che tengo chiusa in una cassaforte.
Finalmente eravamo pronte, così percorremmo la nostra solita stradina nascosta in un pezzetto in un boschetto per poi dirigersi agli alloggi del personale e dopo la spiaggia.
Era un passaggio molto comodo per le scappatelle.
Fin dagli alloggi del personale sentivamo la musica provenire dalla spiaggia, illuminata da un falò al centro di essa, ed in sottofondo le risate delle persone ed a tratti i cori mentre camtavano a squarciagola canzoni che per loro erano speciali.
La ghiaia del vialetto non aiutava con i tacchi, che avevo indossato, ma finalmente arrivammo. Subito un'ondata di gente e la musica alta ci sovrastò, mentre cercavamo gli "amici" di mia sorella ed il "suo" Brad. Anche se non sapevo quale fosse la sua faccia mi guardavo intorno insieme a mia sorella, non so perchè, ed ad un certo punto sentii la bionda prendermi per mano e trascinarmi.
Stavo per cadere, poi si fermò ed alzai lo sguardo suo ragazzi che ci stavano circondando.
Erano belli.
Finalmente conobbi il famoso Brad!
Lo vidi accanto a mia sorella, che lo stava abbracciando.
Era bello anche lui, aveva ragione Liz.
Aveva i capelli biondi, la pelle chiara ma leggermente abbronzata e due occhi verdi intensi. Sul viso aveva stampato un sorriso furbo ed allo stesso tempo dolce.
Forse era un bravo ragazzo, ma aveva un qualcosa che non mi convinceva.
Ci scambiammo uno sguardo: il suo malizioso, il mio indagatore.
Non volevo che Liz stesse male come con Travis.
Poi mi venne in mente... dove era? Era già arrivato? No, lui arrivava sempre a metà della festa quando tutti erano troppo ubriachi.
Sapevo perfettamente che ancora non era arrivato, ne ero convinta, ma continuavo a guardarmi intorno, a destra e a sinistra poi dietro e ricominciavo.
«Cerchi qualcuno?», sentii una voce al mio fianco, mi girai e vidi uno degli amici di Brad che mi stava sorridendo. Quegli occhi castani mi stavano scrutando, accompagnati da un sorriso furbo.
Ero sorpresa. «Ehm, no», risposi in affanno e deglutendo.
Alzò le spalle. «Sono Tom», allungò una mano presentandosi, la fissai un attimo non sapendo cosa fare poi la strinsi.
«Evelyn».
Finalmente lo guardai negli occhi, guardandolo male, poi ritornai a evitarlo.
Brad e Liz stavano chiacchierando e ridendo per conto loro, mentre gli altri ragazzi chiacchieravano leggermente separati; quel Tom, invece, si ostinava a stare al mio fianco.
Perchè non capiva che non mi importava niente di lui?
Lo ignorai facendoli capire, o almeno credevo, di non avere alcuna speranza così continuai a guardarmi intorno alla ricerca di Travis.
«Di dove sei?», mi domandò ad un certo punto.
Ma era stupido?!
Alzai gli occhi al cielo sbuffando, forse avrebbe capito di lasciarmi in pace.
«New York», risposi in fretta non degnandolo si uno sguardo, mi affannavo sempre di più nella ricerca del biondo in mezzo alla folla.
Dove era?
«Bella, una volta-».
«La lasci in pace?»
Al suono di quella voce, che interruppe il mio disturbatore, sgranai gli occhi sorpresa e mi girai di scatto verso il moro alle mie spalle.
«Cameron!», lo abbracciai saltandogli al collo, poi gli scoccai un bacio sulla guancia.
Rise staccandosi. «Come sta il piede, bambinetta?»
«Bene, grazie!», risi anch'io muovendo il piede facendogli vedere.
«Non sembra tu ti diverta, vuoi venire con me a divertirti?», mi fece.
Annuii felice pronta per seguirlo, quando la voce di mia sorella interruppe i miei piani.
«Evy!»
Mi girai verso di lei.
«Dove vai?»
«Con Cameron», risposi ovvia.
«E andate da Travis?», mi guardò male fulminando prima me, poi il moro alle mie spalle.
«No, Travis arriverà dopo la festa», la informò Cam.
Liz lo guardò pensandoci, poi finalmente mi lasciò andare.
Finalmente potei seguire il moro ed appena fummo lontani da mia sorella, lo fermai in mezzo alla folla con le persone che ballavano intorno a noi.
«Travis non viene, sul serio?»
«In realtà, verrà tra mezz'ora», confessò.
Annuii, poi ricominciò a camminare ed io lo seguii finchè non arrivammo al tavolo delle bevute, dove c'erano gli altri: Jake, Charlie e Taylor.
«Ragazzi!», li salutai immensamente felice di rivederli, per poi abbracciargli uno ad uno.
«Piccola Evy, come va il piede?», mi domandò Charlie spettinandomi, inutile dire che lo fulminai.
«Bene, grazie», gli sorrisi per poi sentire il braccio di Cameron circondarmi le spalle, lo guardai in cerca di spiegazione ma lui se ne uscì con un sorrisetto furbo, poi alzò il suo bicchiere colmo di alcol.
Cominciavo ad avere paura.
«Ragazzi, la piccola Evy non si stava per niente divertendo con quella strega di sua sorella», gli lanciai una gomitata. «Scusa ma è la verità!», lo fulminai. «Quindi ora dobbiamo farla divertire come non ha mai fatto in vita sua!», alzò ancora di più il bicchiere in aria.
«Sii!», gridarono in coro i tre ed alzarono il bicchiere in aria anche loro, per poi congiungerli in un brindisi.
Avevo paura.
Li guardai titubante, poi vidi Taylor avvicinarsi al tavolo delle bevute e prendere un bicchiere rosso, che, subito dopo, mi porse. Guardai un attimo dentro al bicchiere vedendo una bevanda ambrata con del ghiaccio.
Scotch?! No, è costoso per dei ventenni in vacanza.
«Cosa è?», provai a chiedere.
«Bevi e taci!», mi ordinò Charlie.
Lo guardai male e bevvi tutto d'un fiato.
Altro che scotch, era ancora più forte.
Strizzai gli occhi mentre la gola mi bruciava e sentivo la testa girarmi, del resto non lo reggevo l'alcol.
Mi venne tolto di mano il bicchiere – da non so chi – e mi venne messo in mano un altro, con la medesima bevanda.
«Penso mi abbia già fatto effetto quel bicchiere», biascicai sbattendo le palpebre.
Sentivo la testa girare, stavo per cadere all'indietro quando sentii Jake tenermi le spalle per sorrggermi.
«Vuoi divertirti, Evy?!»
Annuii.
«Allora, bevi!»
Annuii e giù il secondo bicchiere.
La testa mi girava ancora di più, mi levarono il bicchiere ed ecco il terzo stracolmo stretto nella mia mano.
Devo lasciarmi andare, così, senza nemmeno ordinarmelo, mi scolai il terzo bicchiere e dopo di esso accipicchia se mi girava la testa.
Mi sentivo leggera e spensierata... non sentivo nemmeno il dolore che mi provocavano quegli odiosi tacchi.
«Okay, basta bere», Cameron mi tolse il bicchiere di mano e lo buttò a terra.
«Oddio, quanta musica...», biascicai.
«Andiamo a farci un giro», disse Cameron ancora tenendomi le spalle, annuii e cominciò a camminare sorreggendomi.
Barcollavo a destra e a sinistra, ma ero felice.
Salimmo le scalette e ci ritrovammo in una parte del villaggio, dove non ero mai stata.
«Wow!», dissi.
Sembrava incontaminato, era tutto verde, non c'erano nemmeno dei sentieri. Una distesa di erba circondata da alberi, che sicuramente ombreggiavano durante il giorno.
«Sì, è molto bello», ridacchiò Cameron lasciandomi e cominciando a barcollare, più che a camminare.
Quando eravamo alla festa, non mi sembrava nè brillo nè ubriaco ma in quel momento era completamente di fuori.
Rideva e barcollava, poi si girava verso di me e si metteva a dirmi cose senza senso.
«Sai Evy, non volevo nemmeno venirci qui!», si buttò disteso in mezzo al prato.
«Perchè non volevi venirci?», biascicai in tono lamentoso buttandomi a terra distesa, scoppiando a ridere. «Oddio», ridacchiai. «Dai rispondimi, imbecille!»
«Allora non insultarmi!»
«E va bene!»
Si schiarì la voce. «Io gliel'avevo detto di andare in qualche città movimentata tipo Los Angeles ma a lui piaceva questo posto, voleva rilassarsi...».
«Sì, in mezzo alle vecchiette che ballano salsa!», mi lamentai.
«Quanto sei buffa!», scoppiò a ridere.
«È la verità! Ti sembra normale?!»
Continuava a ridere. «Mi hai fatto ricredere: con te è divertente!»
Gli sorriso scoccandogli un bacio sulla guancia. «Sono felice di essere tua amica!»
«Anch'io, piccola Evy!»
«Travis è strano alcune volte!», mi lamentai ad un certo punto.
«Alcune volte?!», alzò un soppracciglio. «È quasi sempre strano, in particolare quando chiama sua madre! Che casino!»
Mi accigliai chiedendo spiegazione.
«Piccola, io non posso dirti niente. Deve essere lui a spiegarti tutto».
Sbuffai voltandomi verso le stelle.
Si stava bene lì distesi in quel prato coperto da una leggera e fresca rugiada di mezzanotte, un leggero vento che mi rinfrescava le guance rosse e accaldate per via dell'alcol.
Le braccia lungo i fianchi, le mani che accarezzavano i freschi fili d'erba ed i capelli adagiati sull'erba a raggera.
Cameron al mio fianco: le braccia conserte sullo stomaco e lo sguardo perso nelle stelle. Anche lui aveva le guance rosse e la fronte era leggermente imperlata di sudore.
Mi girai di fianco per guardarlo meglio, appoggiando il viso sul braccio.
«Secondo te Travis è arrivato alla festa?», sussurrai per non rovinare quel momento di silenzio, quell'atmosfera.
Una leggera brezza mi scompigliò i capelli.
«Non lo so», si girò un attimo e gli vidi gli occhi lucidi.
Era ubriachissimo – quel pensiero, quella parola mi fece ridere tra me e me.
«Può darsi», alzò le spalle.
«Certe volte mi chiedo come ha fatto Travis a lasciare Liz per me», pensai ad alta voce rigirandomi verso le stelle.
Erano luminose e moltissime, non c'era nemmeno una nuvola.
Si stava d'incanto.
«Oh, ma a Travis non gli è mai interessata Liz».
Sgranai gli occhi girandomi verso il moro.
«C-cosa?»
«Già, l'ha usata per arrivare a te!»
«Chi può fare una cosa del genere?! Un mostro!», mi alzai di scatto a sedere. «Lui l'ha fatta soffrire, insomma pensavo che a lui piacesse all'inizio!», ero incredula.
Stavo impazzendo.
«Non gli è mai piaciuta, cioè all'inizio sì ma poi si è innamorato di te. Sul serio. Con lei voleva solo scoparci, per lui non valeva niente», alzò gli occhi al cielo.
Lo guardavo allibita.
Con lei voleva solo scoparci, per lui non voleva niente...
Che schifo.
«Devo andarmene», mi alzai di scatto in piedi allontanandomi in fretta.
Non sentivo più la testa girare, anzi ero lucidissima e incazzata nera.
«Dove vai?», mi urlò.
Mi girai e lo vidi mettersi a sedere.
«Da mia sorella, aveva proprio ragione su Travis. È uno stronzo!»
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