15. Il regalo

Entrai dentro il bungalow, Travis camminava dietro di me. Dall'entrata vidi una scatola bianca con un fiocco rosa sopra, appoggiata sul mio letto.
Mi accigliai mentre mi avvicinavo, anche Travis se ne accorse della scatola.
Quando arrivai davanti ad essa scorsi un biglietto bianco infilato nel nastro del fiocco di raso, con su scritto "Per Evy".
Sapevo già chi mi aveva fatto quel regalo, ma presi in mano lo stesso il biglietto e lo lessi:
"Per la mia piccola, spero guarirai presto. Un bacio, mamma".
«Di chi è?», mi domandò Travis che non riuscì a leggere il biglietto.
«Mia madre. È il suo modo per dirmi che mi vuole bene: chiama la sua segretaria e la spedisce a comprarmi qualcosa all'ultima moda», pronunciai quelle parole con un po' di disgusto.
Non avevo bisogno di tanti regali, volevo solamente che mia madre si comportasse in modo dolce e che fosse presente nella mia vita ma lei era fatta in quel modo.
«Wow. A casa mia, mia madre mi prepara un vassoio di biscotti, non penso sia paragonabile».
Mi girai verso di lui. «Non sarà paragonabile, ma preferirei un vassoio di biscotti al cioccolato», detto ciò presi in mano l'enorme scatole e la portai verso l'armadio per riporla dentro.
«Non lo apri?», mi chiese Travis sbalordito.
«Non mi interessa cosa ci sia dentro, non è un regalo fatto con il cuore. Il mio armadio a New York è pieno di queste scatole».
«Ma io sono curioso di vedere cosa c'è dentro!», ribattè fissando ogni mio movimento.
Sospirai, non volevo aprire quell'insulsa scatola ma lo accontentai; così rimisi sul mio letto la scatola e sfeci il fiocco, misi il nastro accanto alla scatola e la aprii. Dentro c'era un vestito bianco di pizzo con le spalline che cadevano sulle braccia, non era il mio genere ma era carino.
Appena lo vide, Travis fischiò. «Sarà costato uno sfacelo».
«Sicuramente! Conoscendo mamma l'avrà fatto fare su misura nel suo atelier».
Non che mi dispiacesse farmi fare vestiti su misura come volevo io, ma sapere che gli stilisti di mamma avessero tutte le mie misure era un po' da stalker.
Rimisi il vestito nella scatola, sicura del fatto che l'avrei indossato: sarebbe il primo regalo di mamma che indosso.
Dopo di che misi la scatola in un angolo della armadio, poi mi distesi sul letto e Travis si mise accanto a me.
Le nostre gambe si intrecciarono, appoggiai la testa sul suo petto sentendolo alzare ritmicamente mentre lui mi accarezzava la schiena formando dei cerchietti, che mi rilassarono.
Non sapevo mai come comportarmi quando stava insieme a Travis e questo mi turbava molto, non sapevo se potermi fidare di lui oppure stare sempre sulla difensiva dai suoi cambi comportamento radicali.
Stemmo lì per un po', in silenzio, approfittando del tempo libero per passarlo insieme finchè non sentii il mio cellulare squillare.
Un messaggio.
Mi alzai a sedere e lo presi dal comodino: era un messaggio di Liz.

Stasera festa in spiaggia, devi esserci.

Rimisi il cellulare sul comodino.
Non avevo per niente voglia di andare ad una festa, preferivo starmene da sola con Travis all'insaputa di tutti.
«Chi era?», mi domandò aggiustandosi i capelli biondi.
I suoi occhi celesti si erano rabbuiati.
Mi ributtai giù guardando il soffitto, mentre dissi: «Era Liz. Stasera c'è una festa in spiaggia».
«E?»
«E vuole che ci vada!», sospirai.
«E tu ci vuoi andare?»
Mi alzai di scatto a sedere girandomi verso di lui, guardandolo negli occhi aveva un espressione irritata.
«No! Ma sarebbe troppo sospetto se tutti ci andassero e invece noi no!», sentenziai. «Ne sapevi qualcosa te di questa festa?», gli chiesi poi.
Abbassò lo sguardo, facendomi sentire una stupida così mi alzai dal letto per non stargli ulteriormente vicino.
«Tu lo sapevi e volevi andarci a mia insaputa!», lo accusai.
«Pensavo di dirtelo più tardi!»
«In questo momento mi importa poco quello che pensavi! Io ci vado e se ci sarai anche te dovremmo fare finta di non essere nemmeno amici!»
«Che intuito, complimenti!», mi rise in faccia a quel punto mi feci sempre più seria, sempre più stufa di essere presa in giro.
«Falla finita!», gridai stringendo i pugni lungo i miei fianchi.
Lui continuò a fissarmi.
«Evelyn, non fare così. Calmati», si avvicinò a me cercando di accarezzarmi la guancia, ma bruscamente gli scostai la mano.
«Tu sei pazzo!», ringhiai allontanandomi da lui. «Mi stai facendo impazzire e allo stesso tempo non so starti lontana!»
«Non riesci a starmi lontana perchè ti piaccio ed anche tu mi piaci, e tanto! Permettimi di starti accanto, ti prometto che cambierò».
Ero ormai in preda alle lacrime, seduta a terra con la schiena appoggiata al muro memtre luo pronunciò quella frase con una tale dolcezza che mi fece ricredere.
Mi guardava nuovamente con il suo sguardo dolce.
Annuii asciugandomi una lacrima sulla guancia. «Va bene», bisbigliai alzandomi in piedi aiutata dalla sua mano.
Mi sorrise calorosamente per poi, all'improvviso, stringermi in un abbraccio caloroso che non ricambiai subito per la sorpresa, ma poi lo feci. Appoggiai il mento sulla sua spalla, circondandogli il collo con le braccia.
«Ci tengo a te, non voglio perderti, Evelyn!», mi confessò schioccandomi un bacio sulla tempia.
«Nemmeno io voglio perderti, Travis», mi staccai da quell'abbraccio per guardarlo negli occhi, quegli occhi tenebroso ed allo stesso tempo dolci. «Però voglio andarci piano, voglio godermi ogni istante».
Annuì convinto e sorridendomi, poi mi baciò un'ultima volta la stessa tempia che aveva sfiorato con le labbra poco prima e se ne andò, congedandosi con un: «Ci vediamo alla festa!», accompagnato da un occhiolino ed un sorriso furbo.

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