13. Non dovremmo
Anche se avevo ricambiato quel bacio, avevo provato emozioni mai provate fino ad ora: mi staccai da lui spingendolo di qualche centimetro.
Mi sentivo confusa.
Avevo il fiatone ed anche lui, pure lui era confuso di quel mio gesto.
Sapevo che quel bacio fosse una cosa sbagliata ma allo stesso tempo mi sentivo felice, due emozioni che si contrapponevano: il senso di colpa e l'estasi.
I nostro sguardi rimasero incatenati l'uno all'altro guardandosi in modo confuso, poi lo vidi aggiustarsi il ciuffo nervosamente.
«Non ti è piaciuto?», sussurrò ancora con il fiatone.
«È una cosa sbagliata...», sussurrai guardando l'erba rigogliosa sotto di me e stringendomi nelle spalle.
Quando rialzai lo sguardo lo vidi venirmi incontro e appoggiare entrambe le mani sulle mie spalle, poi mi guardò negli occhi.
«Tu cosa hai provato? Evelyn, non devi farti influenzare da nessuno! Capito?!»
Lo guardai dritto negli occhi e, come se non me ne accorgessi, annuii.
Aveva ragione.
«Ti ripeto la domanda: tu cosa hai provato?», mi scosse le spalle.
Deglutii quel groppo che avevo in gola: il senso di colpa. «I-io mi sento bene», mi sentivo le lacrime agli occhi ma le spinsi indietro ignorandole.
Alla mia risposta levò le mani dalle mie spalle e sospirò avviandosi il ciuffo, poi si girò verso di me e mi guardò negli occhi.
Mi sorrise.
Un sorriso che non avevo mai visto dipinto sul suo viso, sembrava un'altra persona; in quel momento non sembrava il Travis scorbutico e sarcastico, bensì un ragazzo dolce.
Capii tante cose di lui grazie a quel sorriso che mi regalò in quel preciso momento, in quella notte di speranze e paure.
Capii che non era soltanto un duro a cui piaceva usare le ragazze, ma anche una persona meravigliosa.
Era di più della sua reputazione.
Ricambiai quel sorriso.
«Allora continueremo a vederci?», mi fece con tono speranzoso, almeno a me sembrava.
Annuii piano.
Sapevo che era sbagliato ma era come una droga: non salevo starne senza.
Dopo la mia risposta ci incamminammo insieme, io con le stampelle e lui al mio fianco, verso i bungalow.
Quella notte fu la più bella della mia vita.
«Domani vai a farti vedere dal medico?», mi chiese ad un certo punto.
Annuii trovandomi in difficoltà, mentre cercavo di sorpassare una buca.
Velocemente arrivammo davanti ai bungalow e il pericolo di essere visti era scarso, visto che mia sorella non sarebbe ritornata fino a tardi.
Mi incamminai verso il mio bungalow, quando sentii un suono provenire dal mio cellulare.
Era arrivato un messaggio da parte di Liz.
Resto a dormire da Angel, baci.
«Chi è?», mi domandò Travis allungando lo sguardo per sbirciare.
Alzai lo sguardo su di lui. «Mia sorella».
«Che vuole?», si accigliò.
«Resta fuori tutta la notte».
«Quindi non devi per forza tornare a casa».
Annuii, dopo di che mi fece cenno di seguirlo e mi portò verso le scelette che scendevano sul lago.
«Lo sai che non ce la faccio!», mi lamentai e subito dopo, con un gesto fulminio, mi prese in collo cominciando a scendere le scalette di legno scricchiolanti. «Te sei pazzo!», urlai per paura di cadere, mentre ridevo.
Arrivati in fondo mi mise giù e mi porse le stampelle.
«Grazie», gli feci improvvisando una specie di inchino.
«Niente di che, madame».
Ridacchiai vedendolo ricambiare il mio inchino.
Dopo ciò mi aiutò a camminare sulla sabbia, anche se con le stampelle affondavo di continuo.
Alla fine, stufatami, sbuffai.
Speravo solo che il medico l'indomani mi dicesse che potevo toglierle!
«Dove mi porti?», gli domandai facendo attenzione a dove mettevo il piede sano.
Ci mancava solo di infortunarmi anche quell'altro!
«Alla grotta!», mi sorrise.
Io invece mi bloccai di scatto e lo sguardai con occhi sgranati. «Mica mi vorrai abbandonare un'altra volta?!»
Lui si mise a ridere. «Ma che dici! Dai, andiamo!»
Quando arrivammo alla grotta entrammo dentro e ci sedemmo appoggiati alla parete.
«Perchè mi hai portata qui?»
«Mi piace stare qui con te», mi confessò facendosi sempre più vicino fino a quando non sentii il suo braccio circondarmi le spalle.
Sentivo il cuore cominciare a battere forte e la gola seccare.
Perchè mi sentivo in quel modo quando ero in sua presenza?
Appoggiai la testa sulla sua spalla mettendomi più comoda.
Ero stanca, ma volevo rimanere sveglia per godermi quel momento così romantico.
«Evelyn», lo sentii sussurrare.
«Sì?»
«Sto bene con te».
«Me l'hai già detto», ridacchiai. «Almeno un centinaio di volte!»
«Lo so, ma volevo fartelo sapere».
«Okay. Travis?»
«Sì?»
«Perchè stamattina eri preoccupato quando ti hanno chiamato?», gli domandai visto che si era comportato in maniere molto strana.
Dopo la mia domanda lo sentii irrigidirsi e staccarsi togliendo il braccio dalle mie spalle.
Ecco di nuovo il Travis freddo.
«Non sono affari tuoi», scosse la testa.
«Ma io voglio saperlo, hai una fidanzata?», mi imbarazzava chiederglielo, ma non volevo fare la troia che va con i ragazzi delle altre.
Scosse la testa arreggendosela con le mani. «No! Ma che dici!»
«Allora chi era?»
«Era mia madre!», sbottò tirandosi sù in piedi.
Ne rimasi colpita.
«Qualcosa di grave?», domandai preoccupata.
«No no, non sono affari tuoi», sentenziò per poi far piombare il silenzio tra di noi.
Ci rimasi alquanto male.
«Va bene...» borbottai a bassa voce per poi alzarmi.
Era di nuovo cambiato: dal Travis romantico, era ritornato il Travis scontroso.
Per tutto il tragitto verso i nostri bungalow, tra di noi c'era silenzio.
Nessuno dei due aprì bocca.
Arrivati davanti ci salutammo, lui mi scoccò un freddo bacio sulle labbra e poi se n'era andato in fretta e furia verso il suo bungalow, senza nemmeno guardarsi indietro.
Sospirai ed anch'io entrai nel mio buio e vuoto bungalow.
Avrei dovuto dormire da sola...
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