All Hallows' Eve

Appena scesa dalla carrozza Mary ebbe la certezza che essersi lasciata convincere a passare una breve vacanza in Scozia, in quella stagione, fosse stata un'idea davvero terribile. Lo disse a Percy, mentre aspettavano davanti all'enorme cancello del castello.

"Di idee brutte ne hai avute tante, ma penso che questa sia stata davvero la tua peggiore. Sarebbe stato meglio rimanere a Londra."

Percy, il suo amante, la ignorò.

"Però a Londra c'è Mrs Godwin. Mi rifiuto di credere che avresti preferito passare del tempo con lei, Mary." Le rispose con tono allegro Claire.

Mary sospirò. Sua sorella aveva ragione: non c'era niente di meno allettante della compagnia della sua odiosa matrigna, neanche qualche giorno in un gelido vecchio castello, disperso nella desolazione della brughiera scozzese di fine ottobre, ospiti di un amico di un amico di Percy, che Mary non aveva mai visto.

"Moriremo di freddo." Borbottò, per non darla vinta alla sorella.

"Non essere melodrammatica, se farà troppo freddo troverò un modo per scaldarti. A letto."

"Allora avrò freddo di sicuro!" Rispose con un tono più vivace, appoggiandosi al braccio che lui le porgeva ed incamminandosi per il vialetto.

"Guardate chi c'è!" Esclamò Claire, staccandosi dai due e aumentando il passo per raggiungere altre due figure che stavano evidentemente rientrando da una passeggiata nel parco. "Lord Byron!"

I due si voltarono nella loro direzione e l'uomo si rivelò essere, per l'appunto, Lord George Byron, l'amico di Percy e, da qualche tempo, l'amante di Claire.

"Claire! Finalmente siete arrivati." La salutò lui, con il suo solito tono scanzonato. "Ci stavamo chiedendo quanto ancora ci avreste fatti attendere. Lady Cavendish era molto preoccupata."

"Molto preoccupata, sì, che non vi faceste vivi! Già passare del tempo qui non è molto nelle mie corde, se la compagnia si fosse ridotta a quei tre e alle pecore penso che mi sarei davvero annoiata a morte."

"Non pensavo che la mia compagnia la disgustasse così tanto, l'ho anche portata fino al villaggio qui vicino!" La prese in giro George.

La donna rise: "Non dire sciocchezze, lo sai quanto ti ammiri, è solo che mi sarebbero mancate Mary e Claire se disgraziatamente non fossero arrivate."

"Anche io avrei sentito la loro mancanza. Del fervore intellettuale di Miss Mary e del fervore puro e semplice di Claire." Disse George, prima di stringere la giovane in un abbraccio appassionato, seguito immediatamente da un lungo bacio, da Claire molto atteso.

"Bene, direi che possiamo lasciarli al loro fervore e andare a vedere com'è dentro." Decise Mary. "Lady Margaret?"

"Vi accompagno, non si sa mai che ci capiti di incontrare Mr Thorpe, il nostro impeccabile padrone di casa." Disse immediatamente la donna, accettando di buon grado il braccio libero che Percy le offriva. "Dovete davvero vederlo, dentro è ancora più tetro che fuori. Ci sono alcune camere davvero squallide, mentre altre decisamente piacevoli. Nel complesso lo definirei un'ambiente interessante. Chissà quante cose hanno visto queste mura: balli, cene formali, incontri culturali, incoronazioni, matrimoni, un omicidio..."

"Un omicidio?" La fermò Mary, trattenendo a stento un sorriso per la disinvoltura con cui Lady Cavendish aveva accostato un evento di tal sorta ad un matrimonio.

"Si, una storia molto affascinante, me l'ha raccontata un'anziana signora scozzese giù al villaggio. Anche la nostra conversazione di per sé aveva del folkloristico, con lei che parlava solo quel brutto dialetto del posto."

"Lei parla gaelico scozzese?" Le chiese Percy, mentre si addentravano nel castello.

"Certo che no! Comunque il secondo marito di mia madre ha una tenuta in Cornovaglia, dove mi sono recata spesso da ragazzina, capisco abbastanza il gallese. Andiamo da questa parte, vi mostro l'ala ovest." Rispose Margaret, svoltando in un lungo corridoio debolmente illuminato da alcune candele.

"E il gallese e lo scozzese sono simili?"

"Non molto, no."

"E allora, mi permetta la domanda, come ha fatto a capire cosa le stava dicendo quella signora?"

"L'ho immaginato. Ma sono fortemente convinta che fosse proprio quello il succo del discorso: qualche centinaio d'anni fa, in una di queste sale è avvenuto un omicidio. Molto cruento, sicuramente."

"Sicuramente." Replicò Percy, divertito dalla risposta che aveva ricevuto. "Oh, Lady Margaret, come faremmo senza di lei?"

"Mr Shelley, non si prenda gioco di me in questo modo!" Replicò lei, fingendosi offesa. "Certo, ho le mie mattanze, ma chi non ne ha di questi tempi? E mi sono solo preoccupata di trovare qualche attività per intrattenerci questa sera, trovandoci lontani da tutte le occasioni mondane."

"Oh grazie al cielo!" Esclamò Mary sollevata. "Almeno qualcuno ha pensato a qualcosa di utile. Incominciavo a temere che l'unica idea che questa comitiva sarebbe riuscita a sfornare fosse di rintanarsi in un salotto a leggere poesie."

"Per carità! Sono sicura che i nostri signori non avrebbero chiesto di meglio, ma io non potrei sopportare di sentire ancora una volta la ballata del vecchio Coleridge. No di certo. Voglio fare qualcosa che faccia venire i brividi. L'atmosfera è perfetta."

Mary adorava i romanzi gotici e tutti quei racconti che facevano gelare il sangue nelle vene; le parole di Margaret avevano risvegliato in lei quella sua passione, permettendole di vedere il castello con occhi diversi: era si tetro e gelido, ma aveva indiscutibilmente quel fascino misterioso che solo un vecchio edificio può avere. Ora l'idea che in quelle stanze si fosse consumato un crimine spaventoso sembrava ovvia anche a lei.

"L'ambientazione giusta per una storia di fantasmi." Mormorò, più rivolta a sé stessa che agli altri due.

"Li vedrete stasera." Disse Lady Cavendish soddisfatta dalla reazione di Mary, sarebbe stata una serata deliziosamente spaventosa e tremendamente divertente.

"Quello che sto sentendo suonare il pianoforte è Lord Cavendish?" Chiese Percy, incurante dell'emozione delle due donne per la serata da brividi che si era preannunciata.

"O lui o uno spettro del castello con un incontestabile talento musicale." Disse ridendo Mary, mentre Lady Margaret apriva la porta che li separava dal salottino.

"Alexander!" Tubò la donna entrando nella stanza, seguita da Mery e da Percy. "Oh, ma c'è anche Mr Thorpe! Che meraviglia, così può conoscere gli altri suoi ospiti."

Mr Thorpe si fece avanti per assolvere, suo malgrado, i convenevoli da padrone di casa, mentre Margaret si andò a sedere sullo sgabello del pianoforte, praticamente in braccio a suo marito che le chiese se per caso volesse suonare qualcosa insieme a lui.

"Certo che no! Sei troppo bravo e non riesco a starti dietro con le mie scarsissime capacità."

"Allora c'è qualcos'altro che potremmo fare insieme, mentre aspettiamo che venga ora di cena." Le sussurrò lui, baciandola sull'incavo del collo e lasciando scivolare una mano sotto i numerosi strati delle gonne di lei, fino a toccarle la pelle nuda delle cosce.

"Qui?" Chiese lei divertita.

"E perché no? L'hai detto tu stessa che queste mura hanno visto di peggio."

"Vi accompagno nelle vostre stanze." Borbottò Mr Thorpe, rosso per l'imbarazzo.

"Si, forse è il caso di sistemarci, prima di cena." Acconsentì Mary, stringendo leggermente la presa sul braccio di Percy e rivolgendogli la prima occhiata soddisfatta da quando erano partiti. Forse, pensò, andare lì non era stata un'idea così pessima.


La cena fu deliziosa e rapida. Una volta conclusa, andando contro le convenzioni della buona società inglese, i signori si alzarono insieme alle signore, per accomodarsi nel salotto del pianoforte dove, mentre bevevano un whisky scozzese particolarmente forte, Lady Cavendish illustrò la sua idea:

"Questa è una serata molto particolare, il trentuno di ottobre, la vigilia di Ognissanti, All Hallows' Eve, ovvero la festa celtica di Samhain..."

"Una festa pagana?" La interruppe con tono falsamente polemico Percy.

"Mr Shelley." Rispose piccata lei. "Mi corregga se sbaglio, ma lei ha scritto un opuscolo intitolato La necessità dell'ateismo."

"Touchè. Prosegua pure con la festa pagana."

"Allora, per l'antica popolazione dei Celti l'anno nuovo cominciava il primo novembre quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo. Il passaggio dall'estate all'inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain, la fine dell'estate, appunto. Il raccolto era fatto, il bestiame era stato ben nutrito e le scorte per l'inverno erano state preparate. La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dei per la loro generosità. Ma bisognava stare attenti perché alla vigilia di ogni nuovo anno il velo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti si fa più sottile, permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra."

"Uhh, che paura!"

"Ah.Ah. Non deve farvi per forza paura, Lord Byron, Lady Cavendish ha solo pensato ad un modo diverso per intrattenerci." Ribatté Mary.

"Io personalmente posso dirmi leggermente inquietato. Che cosa si consiglia di fare con gli spettri errabondi?" Chiese Mr Thorpe, guardandosi intorno a disagio, come a cercare la presenza di qualche fantasma.

"Lasciare aperte tutte le porte e le finestre, cosicché essi possano entrare ed uscire a loro piacimento." Rispose Lord Cavendish con aria annoiata. Evidentemente la moglie gli aveva già raccontato quella storia.

"Se si sentono ben accetti gli spiriti si avvicineranno e favoriranno le pratiche divinatorie." Spiegò Margaret.

"E allora lasciamoli entrare questi fantasmi!"

Il bizzarro incarico di spalancare tutte le aperture venne subito dato ad alcuni servitori che lo eseguirono senza farsi troppe domande, data la nota eccentricità dei signori presenti.

"Ora, mi sono procurata alcune candele speciali." Disse Lady Cavendish disponendole sul tavolino da Whist.

"Ma la parte migliore è questa." Dichiarò Alexander, mostrando agli altri una rapa che era stata pazientemente svuotata ed intagliata, per ricavarne una lanterna. "Margaret, vuoi spiegarci dove l'hai presa?"

La donna gliela strappò di mano: "E' la lanterna di Jack O'Lantern! Un vero tocco di classe. Quella con cui questo Jack, dopo essere stato molto cattivo con il demonio, vaga per il limbo. Cioè, non è proprio quella, ma è ispirata a quella, insomma, l'ho comprata in paese."

"Stupenda, davvero." Disse Byron.

"Molto affascinante, senza dubbio." Rincarò Shelley.

"Ma questo malvagio Jack non potrebbe entrare qui? Con tutte queste finestre aperte." Chiese Mr Thorpe.

"Se dovesse entrare ci penseremo a suo tempo."

"Giusto Mary." La appoggiò Claire. "Io adesso voglio provare a guardare nel mio futuro. Voglio scoprire il nome del mio futuro sposo." Aggiunse con tono malizioso, ammiccando a Lord Byron che finse di non averla vista.

"Sapevo che le sarebbe piaciuta come idea!" Esclamò ridendo Margaret; poi prese una mela da un cestino e gliela porse. "Cerchi di sbucciarla in un'unica striscia, poi la getti dietro le sue spalle. Se gli spiriti ci assistono prenderà la forma dell'iniziale del futuro marito."

"Che gli spiriti ci assistano!" Borbottò ironicamente Lord Byron, facendo ridere gli altri tre uomini.

"Ecco fatto." Claire si alzò dalla poltroncina e si posizionò al centro della stanza, reggendo la buccia della mela.

"Attenta a non buttarla nel camino." La prese in giro Percy, tra le risate generali.

"Oh insomma! E' un momento importante per me, fate un po' i seri." Disse Claire prima di gettarsi la buccia dietro le spalle. "Allora?"

A dispetto della scarsa considerazione che la maggior parte dei presenti aveva dichiarato di avere per le credenze popolari, tutti si accalcarono intorno alla buccia.

"E' una G." Sentenziò Lady Cavendish.

"Già, è una G di certo. Non sembra anche a lei, Lord George Byron?" Le diede ragione Mary, per fare dispetto all'uomo.

"No. Mi sembra più una P. Lei Shelley che dice?"

Percy scosse la testa ridendo: "Secondo me è una C di Claire e sta a significare che resterà nubile a vita."

"Nubile ma non illibata." Ribattè Claire vagamente offesa.

"C'è anche un modo per sapere il nome con più precisione?" Chiese Mary.

"Oh, sì. Ci servirà questa." Rispose Margaret prendendo una bacinella e riempiendola con dell'acqua fredda. "E una di queste." Accese una candela e la porse a Mary. "Ora venga qui, chiuda gli occhi e lasci gocciolare la cera nell'acqua. Io leggo per lei."

Mary posizionò la candela sopra l'acqua e chiuse gli occhi come le era stato indicato. Anche se non poteva vedere nulla, riuscì a sentire che gli altri presenti le si erano stretti attorno.

"Miss Godwin, ma sta muovendo il braccio." Disse Mr Thorpe.

"Zitti! E' uno spirito che la sta guidando. Guardate come si muove la cera. P-E-R-C, sì! Mi pare ovvio che ci sia scritto Percy!" Esclamò Lady Cavendish, rivolgendo un sorriso di congratulazioni a Shelley.

"Solo a lei pare ovvio." Rise Lord Byron. "Comunque, congratulazioni per le future nozze, caro amico. La poligamia è sempre la soluzione migliore."

Mary arrossì leggermente a quel riferimento alla moglie del suo amante: "E' un metodo sicuro?" Chiese dopo aver guardato la scritta che anche a lei sembrava l'abbozzo del nome di Shelley.

"Sicurissimo."

"Lady Cavendish non glielo vuole dire, ma è questo il modo in cui ha scoperto il mio nome." Disse Alexander agguantando la moglie che biascicò un "Ma non dire stupidaggini." tra una risata e l'altra.

"Signori, scusate se vi interrompo, ma si sono fatte le dieci." Disse Mrs Bertram, la governante, dopo essere entrata nel salotto reggendo una grossa torta. "E Sua Grazia mi aveva raccomandato di servire questo dolce molto speciale a quest'ora precisa."

"Grazie Mrs Bertram." Margaret le rivolse un sorriso gentile, mentre Mr Thorpe chiese, perplesso:

"Sua Grazia?"

L'anziana donna gli lanciò uno sguardo sprezzante: "Mr Thorpe non conosce affatto le buone maniere. La signora è una duchessa e questo è il modo di rivolgersi ad una duchessa, vostro nonno l'avrebbe saputo. Ed ora, se volete scusarmi." E se ne andò, borbottando cose poco gentili sul conto del nuovo proprietario del castello, a suo dire nemmeno degno di guardare il ritratto del molto compianto Mr Thorpe.

"Mi odia." Disse Mr Thorpe stringendosi nelle spalle.

"Non si direbbe affatto." Lo canzonò Byron.

"Invece con me è stata gentilissima e mi ha aiutata a preparare questo speciale dolce di Samhain."

"Oh gioia." Fu il commento privo di qualsivoglia emozione di suo marito.

"Lady Cavendish, non sapevo sapeste cucinare." Le disse in tono gentile Mary.

"Oh, infatti non so farlo!" Rise lei.

I quattro gentiluomini si guardarono impallidendo.

"Ci vogliono avvelenare." Sentenziò lugubre Mr Thorpe.

"Ma certo che no!" Ribatté stizzita Margaret.

"Lady Cavendish ha ragione, la sua idea era quella di farci morire per il freddo."

Se lo sguardo della donna avesse potuto uccidere, Percy sarebbe morto li, sul colpo. "Se fa così freddo possiamo avvicinarci al camino." Fu la sua risposta, resa ancora più drammatica da una folata di vento che fece sbattere in modo inquietante le tende.

"Oddio! Dite che è quel malvagio Jack?" Chiese con una vocetta stridula Claire.

"Pensate che potrebbe arrivare davvero? Uno spirito, intendo?" Mr Thorpe si torse le mani, cercando di nascondere l'ansia che stava prendendo sempre più piede dentro di lui.

"Considerando il passato di questo maniero, azzarderei un'ipotesi favorevole." La voce di Lady Cavendish era gelida.

"Di che passato sta parlando, Lady Cavendish?" Domandò ingenuamente Lord Byron, lasciandosi sprofondare in una poltroncina consunta.

Un sorrisetto perfido incurvò le labbra sottili della donna: "Dovete sapere che questo è un luogo intriso di sangue,delitti e perdizione..."

"Ma non dovevamo mangiare la torta speciale?" Intervenne Alexander, cercando di evitare che il lato macabro della moglie prendesse il sopravvento. "Sono l'unico ad essere improvvisamente entusiasta alla prospettiva di essere avvelenato con un dolce malfatto?"

"Al diavolo la torta e il veleno! Qui stiamo parlando di un brutale assassinio!"

"Assassinio?" Chiese Mary incuriosita, ricordandosi quello che la donna aveva detto quel pomeriggio.

Mr Thorpe si sentì chiamato in causa: "Effettivamente, la mia famiglia è proprietaria di questo castello solamente da poche generazioni, e conoscendo la natura irrequieta delle popolazioni locali non sarei troppo stupito se si fosse verificato un qualche avvenimento spiacevole, nei secoli precedenti."

"E di che sorta di avvenimento spiacevole stiamo parlando?" Chiese Percy, con aria annoiata.

Probabilmente Mr Thorpe avrebbe risposto che non lo sapeva e che non lo voleva sapere, che la sua era una mera congettura, ma Margaret non gliene diede il tempo.

"In una gelida notte autunnale, durante il regno Giacomo I, in una di queste sale si consumò una tragica storia d'amore e di morte."

"E di vendetta, Margaret, non dimenticarti la vendetta." Sussurrò Alexander.

"Giusto, e di vendetta. La vendetta c'è sempre. Comunque, in quegli anni questo castello era di proprietà di un nobile piuttosto bruttatello e timido, che la sua gente riteneva per questo insofferente e crudele. L'unica persona che aveva capito la realtà della situazione del lord e che per questo provava compassione per lui era una povera servetta, molto carina, che lavorava nel castello e a cui tutti volevano bene. In particolare il cuoco era innamorato di lei, ma il suo sentimento era talmente poco ricambiato che la ragazza preferì diventare l'amante del lord, che si era perdutamente innamorato di lei. Il cuoco respinto non credeva possibile che quella bella ragazza potesse preferire il brutto signore a lui, così si convinse che l'uomo la costringeva con la sua spietatezza a fare ciò che altrimenti non avrebbe mai fatto. Offrì dunque alla servetta la possibilità di liberarsi del presunto carnefice, ma la ragazza reagì scandalizzandosi alla proposta, e urlò al cuoco l'amara verità: nessuno la costringeva a concedersi al lord, e lei provava per lui un affetto indescrivibile, che poteva forse diventare amore, col tempo.
Di tempo la ragazza non ne ebbe. Accecato dall'odio e dalla gelosia il cuoco fece a pezzi la giovane con una mannaia. Le urla della servetta fecero accorrere il lord che, ritrovandosi davanti a quella scena raccapricciante non impiegò molto a capire cosa fosse successo. Il cuoco gli si avventò contro brandendo la mannaia, ancora intrisa del sangue della ragazza, ma il lord, reso avventatamente coraggioso dal dolore, impugnò un grosso matterello che si trovava sul piano da lavoro e rispose all'attacco. I due ingaggiarono una lotta all'ultimo sangue, mannaia contro matterello, che li portò entrambi alla morte. Ma mentre gli spiriti dei due sventurati amanti poterono riunirsi nella morte, quello del cuoco sanguinario non trovò mai la pace. Magari è ancora qui. Sei ancora qui?"

In risposta alla domanda finale di Margaret si udì un forte scoppiò, che riportò tutti i presenti alla realtà.

"Che cosa è stato?" Chiese Mary, afferrando il braccio di Percy.

"Ho buttato una noce nel camino." Rispose tranquillamente Lord Cavendish.

"E perché avrebbe fatto una cosa del genere?" Mr Thorpe era pallido ed aveva un'espressione sconvolta.

"Così, per fare atmosfera. So quanto la mia Margaret tenga all'atmosfera giusta." Alexander strinse le mani della moglie e gliele baciò, mentre lei sorrideva estatica.

Sembrava tutto tornato alla normalità, l'incantesimo del delirante quanto inquietante racconto di Lady Cavendish spezzato. Il salottino, pur rimanendo sempre gelido e sferzato dal vento a causa delle finestre aperte, si era riempito di un tiepido chiacchiericcio e Mary era vagamente delusa da quel risvolto della situazione, quando Lord Byron si raddrizzò sulla poltrona, come se un pensiero improvviso gli avesse attraversato la mente. "Avete sentito anche voi?"

"Che cosa?" Le parole morirono sulla bocca della giovane, perchè in quel momento di silenzio udì distintamente un rumore strascicato provenire dal piano inferiore.

"Mr Thorpe, oltre a noi c'è qualcuno qui dentro?" chiese Percy, circondando le spalle di Mary con un braccio, un gesto delicato, che la fece arrossire di piacere.

"Qualche decina di domestici?" Rispose l'uomo incerto.

"Io ho avvertito distintamente una presenza estranea." Disse Margaret alzandosi in piedi e dirigendosi a passo sicuro verso la porta. "Vado a vedere."

Gli uomini presenti si scambiarono alcune occhiate, prima di ricordarsi che sarebbe stato loro dovere andare a vedere, e scattare tutti e tre in piedi (Lord Cavendish non sembrava turbato dalla condotta della moglie). Troppo tardi, Lady Margaret era già sparita.

"E adesso cosa succede?"

"Dovremmo seguirla."

"Ma magari era solo il vento."

"Il vento non cammina Mr Thorpe."

La discussione venne interrotta da uno sparo, seguito da un urlo agghiacciante. Il tempo si fermò per un terribile istante, durante il quale tutti si guardarono incerti e veramente spaventati.

"I fantasmi sparano?"

"Non mi risulta."

Dopo questo breve scambio, Byron e Shelley si affrettarono fuori dalla stanza, verso le scale che conducevano all'ingresso del castello, seguiti a ruota da tutti gli altri. Mary era al contempo terrorizzata ed euforica: quella era probabilmente la situazione più spaventosa ed eccitante in cui si fosse mai ritrovata. Aveva il cuore in gola e tremava mentre percorreva il breve corridoio che conduceva allo scalone principale, ma non si era mai sentita così viva.

"Lady Cavendish! State bene?"

La donna si voltò verso i suoi compagni, si trovava in piedi sul penultimo gradino della scalinata e sembrava perfettamente illesa e per nulla spaventata: "Meravigliosamente."

"La signorina sta benissimo, senza dubbio. " Proruppe una voce dal fortissimo accento locale. "E' stata lei a sparare!" A parlare era stato un giovanotto di circa vent'anni, di modesta condizione sociale e con un'aria sconvolta.

"Signora, prego. Sono sposata." Lo corresse Margaret con un sorriso.

"Oh, mi scusi signora." Borbottò irritato il ragazzo, prima di rivolgersi nuovamente agli altri presenti: "Mi ha sparato! Avrebbe potuto uccidermi!"

"Ma non miravo a te. C'era uno spirito malevolo proprio sopra la tua testa. Dovresti ringraziarmi per averlo messo in fuga." Replicò Lady Cavendish con il tono di una che constata l'ovvio. "Fidati caro, se avessi voluto ucciderti saresti morto. Ho una mira infallibile."

"E' vero." L'assecondò Lord Cavendish. "Spara a pernici a mezzo miglio di distanza."

"Era il fantasma del nostro cuoco?" Chiese Mr Thorpe.

"Forse. Non c'è stato tempo per le presentazioni."

"Peccato." Disse Lord Byron.

"Un vero peccato." Concordò Shelley .

"Comunque lei che ci faceva qui Mr..."

"Smith, signore. Ho visto la porta aperta e pensavo che fossero entrati dei ladri. Invece a quanto pare c'era solo un fantasma." Rispose lui, calcando il tono ironico nell'ultima frase.

"Che la nostra Lady Cavendish ha prontamente messo in fuga!" Esclamò allegra Claire.

"E' stata una serata bellissima. Dobbiamo rifarlo." Decise Mary.

"Assolutamente." Concordò Lord Byron. "Cosa ne pensate della Svizzera?"


Categoria: narrativa storica
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