Capitolo III

Finalmente ero dinanzi la porta.

La mia casa rappresenta un luogo di ritrovo e di sicurezza, dove posso sentirmi sempre a mio agio.

È molto spaziosa, ha due piani e cinque stanze, tra cui la mia camera, quella di mia madre, una per gli ospiti, cucina e salone open space e infine un bagno.
Infondo mia madre in casa non c'è quasi mai e il fatto di possederne solo uno non era affatto un problema.

Passavo gran parte della mia giornata, naturalmente, nella mia cameretta.

Non avevo una stanza da sogno, ma non potevo lamentarmi: letto ad una piazza e mezza, un armadio abbastanza capiente e mi era concesso attaccare di tutto alle pareti color panna, infatti sul muro c'erano diversi poster dei Pink Floyd, Led Zeppelin, Deep Purple e Guns N' Roses.

Appena entrata sentii un ebriante profumo di fragole che difatti erano poggiate sull'angolo bar della cucina, dentro un contenitore bianco, ero affamata e stanca, per questo non avevo intenzione di cucinare, così presi il recipiente e mi gettai frettolosamente sul divano color tortora chiaro mangiandole.

Mia madre sarebbe tornata per la cena, lavorava come segretaria in un'azienda tessile il che le toglieva molto tempo per sé stessa e per me.

Ormai mi ci ero abituata siccome svolgeva quest'attività da quando avevo quattordici anni.

Una volta finite le fragole deposi il contenitore sporco del loro succo chiaro nel lavandino per poi lavarmi le mani, andai verso le scale color legno pino e incominciai a salirle.

La mia stanza era la prima del secondo piano, aprii la porta e una volta entrata in camera presi dall'armadio dell'intimo bianco e un pigiama rosa.

Aveva un dolce profumo di lavanda, uno dei miei ammorbidenti preferiti.

Il bagno era la camera che divideva la mia da quella di mia madre.

Era interamente ricoperto da mattonelle bianche semplici.
Appoggiai il cambio sul lavello aspettando che l'acqua si riscaldasse, nel frattempo mi spogliai, in seguito entrai in doccia.

Non capisco come certa gente possa rinunciare a questo momento della giornata.

L'acqua sotto i miei piedi risultava bollente ma sul corpo e sui capelli quella temperatura era perfetta così decisi di lasciarla com'era.
Dopo aver lavato per bene i capelli con uno shampoo al cocco ed essermi insaponata col bagnoschiuma all'olio di Argan chiusi l'acqua ed uscii dalla doccia poggiandomi sul tappetino celeste e avvolgendomi nell'accappatoio rosso.

La stanza era molto calda ed i vetri appannati.

Odio uscire dalla doccia.

Mi asciugai, tolsi l'accappatoio per poi indossare l'intimo e il pigiama.
Decisi di lasciare i capelli bagnati legandoli in uno chignon molto disordinato, applicai la crema per il viso e scesi le scale.

Lí trovai mia madre seduta sul divano, indossava un'elegante giacca nera, dei pantaloni dello stesso colore e una camicia blu.

Si voltò verso le scale appena sentii il rumore dei miei passi che le percorrevano.

« Hey Megan! Tutto bene?! »

Non volendole raccontare nè dell'anziano e nè di Armando le diedi una risposta fredda e secca.

« Si mamma, e a te? »

« Giornata faticosa...»

Sospirò.

« Come sempre. »

Continuò.

La guardai per qualche istante, era davvero sfinita.
Il trucco sciolto, il volto stanco e...

« Megan!  »

Urlò improvvisamente spaventadomi.

« Lasci sempre casino in giro, lava quella ciotola che hai sporcato! »

Rieccola, era strano vederla tanto calma, ma non potevo darle torto così mi avvicinai ancora una volta al lavandino ripulendo il recipiente dipoi riporlo al suo posto.

Lei cominciò a guardare la televisione, ovviamente i soliti dating show.

Che idiozie!

Tornai in camera e mi lanciai sul lettone esausta.

Accennai un sorriso quando ricordai che l'indomani non avrei dovuto lavorare.

Abbracciai il cuscino pensierosa:

Sono stata fortunata a non entrare nella macchina di uno sconosciuto pervertito, avrebbe potuto farmi di tutto e invece è stato gentile e premuroso con me, offrendomi persino dei passaggi successivi che io sicuramente non avrei accettato.

Forse voleva solo farmi una buona impressione per poi provarci, gli uomini sono tutti uguali! Ti sposerai e te li ritroverai sul divano intenti a fare i fighi bevendo la loro birra ruttando...
Oh Megan, parli come una di cinquant'anni.

L' immagine di quel ragazzo era così impressa nella mia testa che non riuscivo a pensare ad altro.
Fortunatamente, dopo la stanchezza, arrivò il sonno che prese la meglio su di me facendomi addormentare.

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