Venerdì
Monza, Italia
Lando
Guardo le casette sparse per la campagna scorrere velocemente sotto i miei occhi. Guidare non mi ha mai stancato, anzi mi è sempre piaciuto, se no non farei il pilota come mestiere. Ma oggi per la prima volta sento la necessità di fermarmi. La paura che qualcuno ci seguisse mi ha portato a guidare per mezz'ora da quando abbiamo lasciato l'autodromo di Monza.
Appoggio il braccio lungo la portiera e il mio piede destro rallenta la pressione sul pedale. Il silenzio regna e continuo a ripensare al rumore dello sparo. Ammetto che se quella pallottola avesse preso Sydney, avrei finito la mia carriera di pilota, per poter iniziare quella da killer.
Alla prima vista di un motel, decido di fermare la macchina.
Prendo le chiavi della camera alla reception e dopo pochi minuti io e Sydney entriamo nella stanza. Sfioro la mano di Sydney, ma lei risponde con una leggera spinta. Quando i suoi occhi incontrano i miei mi si gela il sangue. Riconosco bene quello sguardo e ciò mi fa realmente pensare di aver commesso l'ennesimo errore.
"Non mi toccare!" risponde diretta, continuando ad allontanarsi da me.
Mi volto verso il muro, lasciandomi andare un lungo sospiro dalle mie labbra. "Voglio solo assicurarmi che tu stia bene!" torno a guardarla, afferrando una penna che è appoggiata sopra la scrivania. Sydney incomincia a tenere un tempo inesistente con il piede, segno che qualcosa la continuava a turbare.
Detesto questa situazione, un milione di possibili scenari si aprono nella mia mente se quel proiettile avesse colpito Sydney. Continuo a starmene in silenzio continuando a schiacciare la parte posteriore della penna. Tutta la mia frustrazione la sto riversando sul movimento del mio pollice.
"Lando, ma sei completamente impazzito? Credevi realmente di mettere tutto apposto?" urla scolpendo bene il mio nome nella frase. Questo suo urlo è un colpo al cuore, non mi sarei mai aspettato una reazione del genere da parte sua. Per non parlare di quello che sta facendo ora.
Mi prende la penna tra le mani e la scaraventa contro il muro. Il mio sguardo percorre la traiettoria che compie la penna per poi spostarmi verso il suo viso.
"Intendi darmi delle spiegazioni o hai bisogno di un "piccolo incoraggiamento"?" mi domanda facendo schioccare le dita davanti alla mia faccia.
Poso il cellulare sul mobiletto levandolo dalla borsa che ho portato con me. Indosso ancora la tuta sportiva e incomincio a non sopportarla più, per l'enorme caldo che c'è in questa stanza.
"Sydney, mi dispiace non credevo che avessero una pistola ..." dico, all'improvviso portando teatralmente le mani sulla fronte. "te lo giuro"
"A me non devi giurare niente. Ma dovevi aspettartelo. Non stavi andando al parco dal tuo amichetto. Cacchio Lando! Santos vuole i soldi di tuo padre e tiene tua madre prigioniera, dovresti essere al corrente di cosa è capace."
Mi sfugge un lamento, quando ripenso a quanto stia soffrendo mia madre.
"Lando ... capisco che vorresti vedere tua madre e che ti senti in colpa per questo, ma ti posso giurare che tu non ne hai colpa. Vedrai che tua madre starà bene ... tutti vogliamo vederti felice e siamo qui per aiutarti, ma tu non puoi prendere delle iniziative da solo " la sua voce è diventata più dolce rispetto a prima, ma ancora adesso possiede un forte timbro. "io ci sono per te!"
Le mie dita tamburellano sul tavolo, provocando un leggero rumore sordo sul legno. "Ne sei proprio sicura?" domando inarcando il sopracciglio, ripensando a quello che era successo sta mattina.
Lei annuisce rispondendo alla frase che ho lasciato in sospeso. "Quando sono rientrato nei box tu non c'eri ... sicuramente te n'eri andata con quel tuo amicone Marco, o come diavolo si chiama."
"come scusa?!" domanda non capendo.
La mia risposta mi si leggerà in faccia, mentre incrocio le braccia al petto.
"Tu sei pazzo!" mi rimprovera, puntandomi il dito contro. "non me ne sono andata via con Marco, non ti avrei mai lasciato da solo. Non è nella mia indole nel lasciare il mio pilota da solo a combattere con il suo destino completamente da solo." Sbatte le palpebre velocemente, ma non riesco ancora a crederle.
"Non ti credo." Prendo il coraggio di dirglielo. Le mie parole terminano il suo discorso e per parecchi minuti la stanza si riempie di silenzio, lo stesso silenzio che mi sta logorando da una vita.
"Lando sei geloso?" ipotizza, sottovoce. Segretamente sono incredibilmente contento che pensi questa cosa di me. D'altronde, non si può essere gelosi se non si prova assolutamente niente, vero? Forse lei non prova nemmeno metà di ciò che provo io per lei, ma nella sua espressione mentre parla glielo leggo, quel qualcosa in un angolino remoto del cuore e della sua testa. Non so dire esattamente quale sia l'intensità di tale sentimento, ma mi rassicura il semplice fatto di aver imboccato la strada giusta per arrivare di nuovo al suo cuore. Forse come strada sarà lunga e forse non arriverò mai alla destinazione come la prima volta, ma sicuramente lei è il mio traguardo sul mio circuito preferito.
Emetto una secca risata "geloso .. di un omuncolo immaturo che porta con sé peluche da regalare alle fidanzatine? Anche no. Dico soltanto che tu pendevi dalle sue labbra, mentre lui non vedeva l'ora di averti" i suoi occhi verdi non fanno altro che studiare le mie parole, come per trovarci un senso logico.
"Quindi secondo la tua teoria io mi sarei allontanata dal muretto mentre tu eri in pista, per fare l'amore con Marco?! " dice divertita applaudendo con le mani. "Sappi che se esisterebbe un oscar per la fantasia, tu saresti il primo classificato."
I miei piedi si dirigono verso il bagno e quando la mia mano si appoggia al pomello della porta, il tono della sua voce aumenta: "Vuoi veramente sapere dove me ne sono andata?" alzo gli occhi al cielo sospirando.
"Dai sentiamo che scusa hai da invertanti"
"Mi sono allontana perché mi erano arrivate le prove che i meccanici della Red Bull ti hanno manomesso le gomme durante il gran premio del Belgio. Me ne sono andata perché volevo scoprire la verità, perché ti voglio veramente aiutare, e tu mi ringrazi con le storielle che si inventano gli adolescenti durante il periodo liceale. Alejandro ti voleva uccidere perché sta cercando questo video .... "
"Sydney ti avevo proibito di non farlo." la interrompo avanzando verso di lei. "Non mi ascolti mai! Sei testarda come al solito."
"Possiamo dire la stessa cosa anche su di te! Dovevi incontrarti con Santos senza avermi detto niente" confessa.
Alzo le mani in segno di resa, scuoto la testa e cerco di tranquillizzarmi. L'odore che regna in questa stanza ben arredata è soffocante.
"Bene, vado a fare una doccia. Per togliermi questa maledetta tuta" penso a voce alta. Entro nel bagno e faccio scattare la serratura. Lascio che l'acqua bollente mi bruci la pelle, mentre con la schiena mi appoggi alle fredde piastrelle, che a contatto con il mio corpo rilassano ogni muscolo. Ho uno strano modo di trovare questa sensazione di "benestare", ma questo perfetto equilibrio da bollente a congelato mi rilassa.
Chiudo gli occhi e faccio scorrere l'acqua sopra la mia testa. Riesco a ricordare l'eco dello sparo che è uscito da quella pistola nascosta. Avevo subito capito che non hanno cercato di colpire me, ma lei. Non ho la minima idea di chi sia stato, se Massimus o Alejandro, ma giuro che la pagheranno.
Mi calmo, il battito del mio cuore ha preso il controllo del mio corpo, sembra che da un momento all'altro potrebbe esplodermi fra le mani.
Dopo un'ora a sprecare acqua bollente e sapone esco dal bagno. Avvolgo la vita con un asciugamano bianco, mi strofino i capelli con un altro asciugamano mentre percorro i pochi metri tra la doccia e la camera.
Apro la porta canticchiando ed entro dirigendomi verso la borsa per prendermi un cambio.
"Lando!" esclama Sydney.
Mi volto di scatto e cerco di non manifestare il mio spavento.
"Che c'è!" si mette le mani sopra la pronte, prima di tirarmi le mutande che ho nello zaino. Il suo viso è diventato rosso come se si vergognasse di me.
"Lando per favore ti puoi mettere qualcosa addosso?" dice distogliendo lo sguardo dai miei pettorali e si limita a fissare le infinite sfumature delle piastrelle che ricoprono il pavimento della camera.
Rispondo voltandomi e lasciandomi cadere l'asciugamano. "Avanti Melbourne non è la prima volta che mi vedi in asciugamano" dico indossando l'intimo e infilando lentamente i pantaloni. Sposto lo sguardo su Sydney che vedo distogliere gli occhi da me. La mia lingua guizza tra le mie labbra, so che ha lei questa mossa la fa impazzire, ed è il motivo per cui lo faccio. "Melbourne tutto okay?" sono ancora girato si spalle, solo il mio viso si limita ad osservarla.
Sorrido alzando un sopracciglio e mi giro completamente. Cerco un suo contatto con gli occhi, quindi le mie mani si avvicinano al suo viso.
Ma un forte colpo alla porta d'entrata mi fa voltare. La mia mano si avvicina ai miei fianchi come se volesse prendere il telefono, ma poco dopo ricordo di averlo appoggiato alla scrivania.
Solo in questo momento i due intensi occhi verdi di Sydney si posano nei miei.
"Lando ..." sussurra a bassa voce. Di scatto l'afferro portandola vicino a me contro un muro, per proteggerla come non l'avevo mai fatto prima. La mano si avvicina al sua bocca per poter farla parlare di nuovo.
Poi di nuovo due colpi sulla porta. Il rumore è identico al mio battito, profondo e tenebroso.
"Chi è?" domanda coraggioso. Sento che Sydney non voleva che rispondesi ma non avevo scelta.
Il silenzio dall'altra parte è pericoloso fino a quando è un cameriere ha rispondere.
"Signori, vi volevo avvisare che al telefono c'è il signor Brown. Pretende che gli rispondiate al più presto "
"Va bene" rispondo freddo lasciando andare Sydney per poter rispondere a Zak.
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