Capitolo 43

Bristol, Inghilterra

La camera è silenziosa.

Ho sempre odiato il silenzio: non c'è niente che soffochi i miei pensieri. Sento tanta paura ad aprire gli occhi. Sono sveglia, ma continuo a tenere gli occhi chiusi. Piccole gocce di lacrime mi scivolano sul viso, sono lacrime amare, non dovevo farlo, sono stata troppo debole e mi sono fatta trascinare da lui. Mi tolgo le lenzuola da sopra le gambe e mi metto a sedere di colpo, spalancando gli occhi. Cosa ho fatto, penso mettendomi le mani nei capelli. Ho impresso nella mia pelle il suo maledetto profumo di lavanda. Maledizione! Ma che cosa mi passa per la mente.

Il respiro diventa sempre più pesante e lo trattengo, quasi come se avessi paura farmi sentire da Lando che dorme. lo guardo e mi sfrofino gli occhi, ho fatto un casino madornale. Dio quanto è bello, Lando non può ancora farmi questo effetto. È a petto nudo, il lenzuolo lo copre dall'addome in giù. Ha lo sguardo sereno e mi chiedo se stia veramente dormendo. Deglutisco rumorosamente e mi sfrego le mani contro il viso, ancora incredula. Piego la testa fra le ginocchia e Lando mi appoggia una mano sulla schiena, ancora non realizzo.

È accaduto tutto troppo in fretta, facevo tutto quello che mi diceva l'istinto. Lando è un po' come una spina sul fianco, se provo a togliermela mi lascerà una cicatrice evidente, ma se invece la lascerò dentro il mio corpo, avrò un dolore costante e impertinente per tutta la vita.

Lando è astuto, lo è sempre stato, almeno da quando lo conosco io. Se lui vuole una cosa, l'ha ottiene a tutti i costi, quindi c'è la possibilità che si sia inventato tutto. Se invece non fosse così? Nella mia testa sono impresse le immagini di ieri sera, il terrore nei suoi occhi, la paura di non vedere più sua madre.

"Sydney smettila" tuona Lando con la faccia nel cuscino, inarcando un sopracciglio. "smettila di farti paranoie, si sentono da qui i tuoi ingranaggi girare" mi guarda negli occhi.

"Ho bisogno di metabolizzare la questione" dico.

Mi alzo dal letto e indosso i jeans strappati. La canottiera di seta che indosso è morbida e mi sfiora la schiena. Mi dirigo nella spaziosa cabina armadio per poter star lontano da Lando. L'Intero lato di destra è destinato alle maglie della scuderia, calzoni, cappellini, felpe e caschi. Ci devono essere almeno venti paia di scarpette da corsa identiche in quella parte dell'armadio. Apro alcuni dei cassetti incassati, tutto è ripiegato con cura e ordine. Lando è sempre stato il tipo che ficca tutto nel cassetto e ce lo faceva entrare a tutti i costi. Doveva esserci qualcuno a prendersi cura del suo guardaroba.

Dietro un muro divisorio c'è un ampio bagno con un doppio lavabo e un'enorme doccia con le piastrelle. Niente shampoo e balsamo particolare, niente profumi né cosmetici femminili. Nessuna traccia di una donna che abbia trascorso qui una notte.

Mentre Lando si è alzato dal letto ne approfitto per rientrare nella camera da letto. Non riesco a trattenermi, voglio sapere se Lando sta mentendo. Apro il comodino e trovo auricolari, qualche biglietto da visita e una pila di fogli della McLaren ripiegati. Sposto i fogli e trovo una scatola semi vuota di preservativi e un flacone quasi finito di lubrificante. Be', questo risponde a nessuna delle mie domanda, ma bensì ne crea altre mille.

Mi allontano dalla stanza e i miei piedi mi portano in cucina. Sulle mensole ci sono dei raccoglitori con sopra il logo della McLaren, mentre il tavolo è ribaltato. Mi porto le mani sulla fronte e continuo a sentire il suo profumo addosso e questa cosa mi manda letteralmente in crisi. Devo assolutamente togliermelo al più presto.

Mi chino per terra per raccogliere il casino che ha creato ieri sera e qualcosa di luccicante vicino alla gamba del tavolo attira il mio sguardo. All'inizio penso a una moneta ma, quando mi avvicino a raccoglierlo, mi rendo conto che è una collanina. La prendo e una volta tirata su, il ciondolo cade di nuovo sul pavimento.

È un ciondolo con una sola perla posta al centro. Riconosco che la perla non è una delle mie, ma una diversa.

Quando Lando esce dal bagno e si fa trovare in camera da letto, io sono già vestita. Dentro di me sto andando di matto, ma riesco a esprimermi con calma. Allungo la mano col palmo all'insù e gli pongo la collanina.

"Questa era in cucina, qualcuna deve averla persa. Deve essere di qualche tua ammiratrice" Lando aggrotta la fronte e solleva la collana, facendola penzolare in mezzo a noi. Il suo sguardo si sposta dalla collana al mio.

"Sydney, non è come sembra!" sostiene mentre appoggia la sua mano nella mia spalla. Provo a credergli, ma nel corso di questi mesi mi ha mentito troppe volte e credergli mi viene difficile.

Mi scende una lacrima al pensiero che sia stato con un'altra donna, ma d'altronde io e lui non stiamo più insieme.

"Non toccarmi" le mie parole escono con una sola emissione di voce, e lui toglie immediatamente la mano. Io e la mia voglia di aiutare gli altri mi ha portato ad incasinarmi di nuovo la vita. "Ti giuro che non sono andato a letto con nessun'altra"

Ha anche il coraggio di parlare dopo che è evidente che si è preso gioco di me un'altra volta.

"Come ti faccio a credere? Me lo dici ... ? mi hai raccontato così tante bugie negli ultimi tre mesi che faccio ancora fatica a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso" il mio tono è stupefatto e questo gli da' fastidio. "non so più dove inizi tu e dove finisco io" continuo.

Deglutisce a vuoto, e incomincia a picchiettarsi l'indice sulla gamba. "R-ascoltami, ti preg-"

"Cosa c'è da ascoltare?" ti ho ascoltato abbastanza ieri sera." Incomincio a girovagare nelle stanze per raccattare tutte le mie cose, lui mi segue, e continua ad urlare, odio con tutta me stessa questa maledetta situazione in cui mi sono infilata.

"Caspita Melbourne! Mi vuoi ascoltare? Riconosco che la mia fiducia in te è morta. Ma ti giuro che questa volta ti sto dicendo la verità"

Mi giro di scatto al suo pronunciare quel nome che non mi appartiene. "Non mi chiamare più così!" gli dico puntandogli il dito contro. Apro la porta e i nostri visi sono molto vicini, gli guardo le labbra e poi lo fisso amaramente negli occhi.

"Non voglio ..."

"Non vuoi cosa, Sydney?" domanda Lando non capendo cosa voglio dire.

"Non voglio un noi. Quello che c'è stato sta notte è uno dei mille errori che ho fatto con te. Mi hai sempre detto che volevi proteggermi a tutti i costi, ma credo che il mio vero pericolo non sia Alejandro o Massimus, ma sia tu!" Lando scuote la testa, allontanandosi leggermente.

"Quando ieri sera mi hai chiamato piangendo sono corsa subito qui per capire cosa stava succedendo, perché sono innamorata di te, va bene? Cosa non capisci della parola "di te" mi hai spezzato il cuore Lando, mi hai distrutta."

"Ascolta, sono stato un coglione, lo ammetto. Dimentichiamo tutto, ma ti prego aiutiamo mia madre, lei ha bisogno di noi" Inizia toccandosi ripetutamente i capelli. "promettimi che ci penserai ..."

"Cosa ti devo promettere?" chiedo non capendo.

"Di scrivere a Zak, per ritornare nel team. Perché lo vuoi anche tu, vero?" domanda retoricamente. "Mi conosci bene che voglio affrontare il resto del campionato insieme. A maggior ragione se la famiglia Santos ti vuole fare del male, per raccattarmi."

"Non c'è nessun insieme" affermo con gli occhi lucidi. Lando allunga la mano e mi ferma, attirandomi dentro casa. "Devo andare a lavoro" affermo dimenandomi dalla sua presa.

"Sei solo una cazzo di egoista!" mi guarda triste, sta per piangere anche lui ma non voglio cedere, sono più forte dei miei sentimenti.

Vorrei dirgli che non mi interessa nulla, ma mentirei. Mi manca il mio lavoro, fare i calcoli e sentire il rumore di quelle macchine meravigliose. Non voglio decidere adesso, il mio obiettivo principale è in qualche modo salvare Abby. La mia mano sfiora il suo viso, cercando di asciugarlo "Okay" dico prima di capire di star sbagliando di nuovo.

"Okay, che cosa?" domanda Lando.

"Okay, ci penserò se mandare o no, il messaggio a Zak"

Lando apre un cassetto e mi porge un biglietto per Malpensa e il mio pass per entrare all' autodromo di Monza. "Li ho presi prima di partire in Grecia, perché volevo darteli quando sono venuto a casa tua."

Gli osservo la mano che gli trema. "Hai tutto il diritto di essere arrabbiata con me. Ma ti giuro che se tornerai in McLaren mi comporterò solo come pilota, il tuo pilota. Dimenticandomi quello che c'è stato tra di noi."

Afferro il biglietto e lo guardo negli occhi un'ultima volta prima che la porta si chiuda dietro di me. Nessuna lacrima mi è scesa fino in questo momento, ma quando percorro quella piccola distanza tra il suo portone e la mia macchina, incomincio a singhiozzare.

Alcuni errori che ho commesso sarebbero da cestinare, ma non so come andrà a finire questa storia. Ho bisogno di prendermi del tempo per rifletterci. Forse Lando mi ha proposto di andare insieme a Milano, per poter ricominciare per quello che siamo, cioè io il suo ingegnere e lui il mio pilota. Non esito a dire che sono spaventata, nervosa e forse ogni tanto egoista.

Entro in macchina e prima di andarmene guardo in direzione verso la sua finestra. Mi sta osservando con le tende fra le mani. Rivolgo lo sguardo un'ultima volta, non voglio andarmene, ma devo. 

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