Capitolo 32

Londra, Regno Unito

Come ogni Martedì mattina vado a fare la spesa, poca roba giusto per mangiare sano per tutta la settimana. Infilo le braccia nelle maniche del lungo capotto, sistemo i capelli e mi metto la borsa in spalla, prima di chiudere il cancello di casa. Come sono vestita assomiglio a quelle giornaliste di moda di "Vogue" di edizione americana.

Devo muovermi o rischio di trovare un sacco di gente nel panico per via della tempesta che si imbatterà questo pomeriggio sulla capitale. Con una camminata veloce, attraverso le vie di Londra fino al supermercato. Alzo lo sguardo verso il cielo che sta diventando via via più grigio. E come se fossi tornata indietro nel tempo, in qualche vecchio film romantico. Uno di quelli dove la protagonista viene travolta da un terribile acquazzone improvviso.

Prendo uno di quei cestini di plastica gialli posti all'ingresso e incomincio a metterci dentro qualche scatoletta di tonno, pane e verdura. Non mi sento con Lando dalla sera del gran premio di Domenica, per mia scelta non perché non lo amo ma forse perché ho bisogno di un po' di tempo per me stessa, quando torno a casa dal lavoro. Da quando sto con lui ho trascurato il mio corpo, la mia anima e la mia famiglia.

Quando arrivo alla cassa, cerco il portafoglio ma non lo trovo. Meccanicamente tasto le tasche esterne e interne della giacca. Inutile. Devo averlo perso da qualche parte, provo nella lampo interna della borsa.

Non trovo il portafoglio ma la foto di Lando. Quella che ho trovato per terra a Silverstone. L'ho nascosta qui dentro in modo che Lando non la possa mai trovare. Può essere vero che quell'uomo sia stato suo padre o è stato solo una mia immaginazione? Non capisco davvero cosa sta succedendo, ho una strana sensazione addosso. Con tutti questi pensieri contorti in testa mi sta salendo una nausea pazzesca, forse ho preso l'influenza. E in più se mi ammalo sul serio non posso nemmeno prendere dei giorni di malattia perché li ho usati per andare a Milano quando volevo allontanarmi da Lando.

Smetto di pensare per un attimo e trovo il portafoglio nella tasca anteriore del pantalone, e in poco tempo mi dirigo verso casa.

Pulisco l'armadio, riversando i miei vestiti invernali sul letto e per terra ... insomma sto facendo un casino. Lo sto facendo perché con l'arrivo della primavera a Londra, ho scoperto di non avere dei vestiti idonei a questa stagione. Dovrò farmi mandare dei vestiti da mia madre.

Il forte rumore di un tuono fuori dalla finestra della mia camera mi fa sobbalzare. I temporali mi hanno sempre fatta sentire male, da bambina rimanevo sveglia finché mia nonna non arrivava nella mia cameretta e si metteva affianco a me nel letto.

-"Non provarci" borbotto, prendendo un fazzoletto dal comodino per soffiarmi il naso. –"Come far morire di paura Sydney Rossi" il rumore della porta che viene scossa risuona di nuovo nella casa, insieme ai rami degli alberi che sbattono sulla finestra. Un altro tuono rimbomba nell'aria e rabbrividisco. Dura per alcuni secondi, il mio respiro riecheggia tra le pareti del corridoio.

Giro l'angolo della cucina e sento suonare il cellulare in modo improvviso. Urlo lasciando cadere il fazzoletto per terra. La mia mano cerca in modo frenetico l'interruttore della luce, quando alla fine lo trovo e lo accendo, afferro il telefono e accetto la chiamata.

-"Pronto Zak" Risponde prontamente, appoggiandomi al tavolo.

-"Ciao Sydney, puoi passare nel mio ufficio ora, è alquanto urgente" il suo tono di voce è molto strano.

-"Zak, ma c'è una tempesta in corso, se non è così urgente posso passare domani?"

-"No, per favore vieni adesso" sospira sommessamente.

-" Va bene, arrivo subito. Dammi il tempo di arrivare"

Attacco il telefono angosciata, sento che è successo qualcosa. Sentivo nella voce di Zak qualcosa di strano Mi vesto velocemente e prendo le chiavi della macchina. Direzione Wolking.

Arrivo in azienda, mi batte forte il cuore dalla corsa che ho fatto. Salgo le scale e apro la porta.

-"Eccomi ..." esclamo con l'affanno, dopo aver bussato brevemente. Due paia di occhi mi vengono puntati addosso e il chiacchierio cessa subito. Zak non era solo, era in compagnia di Bill, il personal trainer di Lando. È vestito in tenuta ginnica, con una maglietta attillata e dei pantaloncini da corsa.

-"Riprendiamo dopo" asserisce Zak serio. Confermano il rinvio della conferenza e si salutano con un cenno dalla mano e un piccolo sorriso, prima di rimanere soli.

-"Mi dispiace, la segretaria non mi ha avvertito che eri impegnato" lo informo, cercando di riprendere fiato. Il suo comportamento sta cambiando, sta assumendo un'aria sempre più distaccata. Mi accomodo su una delle due sedie collocate di fronte alla sua imponente scrivania in legno di mogano. Sopra di essa c'è la targhetta placcata in oro con il suo nome di battesimo e innumerevoli fogli bianchi sparsi per la scrivania.

-"Dobbiamo parlare di una cosa importante" si affretta a dire, appoggiando la schiena allo schienale della sedia. Prima di prendere la parola, chiudo gli occhi e sento dietro di me la voce di Lando e mi spavento. La sua maglietta grigia è completamente fradicia, i jeans premuti contro il suo corpo a causa della pioggia. Ha i capelli schiacciati sulla testa e gocce d'acqua scorrono lungo le guance.

Ma che sta succedendo, tutta questa situazione sembra surreale. Sto incominciando seriamente a preoccuparmi, Lando ha un viso pallido e l'affanno.

-"Ah bene! Ci siamo tutti quanti. Prego Lando, siediti pure vicino a Sydney " esclama con gli occhi serrati. Passo i minuti successivi ad armeggiare la collana di perle che indosso, poi deglutisco con forza.

Zak si stiracchia sulla poltroncina, sollevando le braccia e ruotando il collo. Poi incomincia a rovistare dentro un cassetto per un paio di minuti. Tira fuori una cartellina arancione con il marchio della McLaren. Inizialmente tiro un sospiro di solevo, finché non vedo diverse foto .

Nella prima ci siamo io e Lando, mano nella mano per Monaco, era quella sera che siamo andati da Charles. La seconda ci ritrae davanti alla casa della mamma di Lando e l'ultima foto è la più dolorosa. Io e Lando ci stiamo baciando in aeroporto, in Francia. Ce le pone sopra il tavolo, davanti ai nostri occhi, dove tutte e due le possiamo vedere.

Sento un colpo al cuore, mi copro la faccia con una mano e poi sbircio la faccia infuriata di Zak. Il cuore batte talmente forte che sembra voglia uscire dallo sterno. Lando non parla, non ha il coraggio di guardare Zak negli occhi.

La mia mano cerca conforto nella la sua sotto il tavolo, ma fa un gesto che mai mi sarei aspettata potesse provenire da parte sua, me la strattona. Mi prende letteralmente alla sprovvista, rendendomi ancora più agitata e rigida come un pezzetto di legno.

-"Lascia che ti spieghi ..." dice Lando mentre Zak sbatte il palmo della mano sul tavolo di legno. Io salto dallo spavento. Sbatto più volte le palpebre, nella speranza di ricacciare indietro queste piccole lacrime traditrici, senza farmi notare da entrambi.

-"Adesso mi dovete dire che cazzo sta succedendo ... Io volevo evitare tutto questo! Sydney ti avevo avvisato che tutto questo non doveva succedere. Come è possibile questo ... questo ..." indica la foto del bacio incredulo –" ... scusate ma voi due non vi odiavate?" il suo tono è aspro e il suo sguardo sembra sia in procinto di scagliare mille fulmini contro di noi .

-"E' stata colpa mia!" affermo mentre non riesco a smettere di far scorrere le lacrime lungo il viso. Li asciugo nervosamente prima che il mascara si sciolga. Cala il silenzio, due lunghissimi minuti che sembravano ore.

-"No, non è vero. È stata colpa mia" ribatte Lando. Alzo subito lo sguardo per guardarlo. Ha la faccia seria con la bocca serrata.

-"Non mi interessa di chi è la colpa. Non doveva succedere, punto e basta." Sta urlando mentre cerca di non guardarci negli occhi –"Sapete cosa succederà quando lo verrà a sapere Tom McLaren, vero? "

-"Come minimo, il contratto di Sydney verrà strappato e tu signorino il prossimo anno ti devi cercare un'altra scuderia" sento una vampata di caldo, devo avere le guance rosse.

-"No, aspetta Zak! Non conosci tutta la verità, neanche Sydney è a conoscenza di questa cosa. Mi sono inventato tutto" ho le vergini, mi sembra di essere sopra un grattacielo mentre guardo di sotto. Quello che ho appena sentito è inammissibile.

-"Mi sono preso gioco di Sydney. Ho voluto mettermi insieme a lei solo per avere un punto in più in pista. L'ho fatto per vincere il mondiale. Mi divertiva farla sentire importante anche quando in realtà non lo era. Scusa Melbourne ma per me non conti niente." Sgrano gli occhi. Le sue parole mi rimbombano nella testa come fosse un enorme esplosione.

Lancio un'occhiataccia a Lando, che non abbassa lo sguardo di fronte a quello mio. Codardo, invece di affrontare il problema insieme, ha trovato questa stupida scusa.

-"Cosa? Ma che stai dicendo?" chiedo singhiozzando.

-"Suvvia Melbourne, ti meravigli di quello che ho fatto? Sai che sono fatto così, pensavi veramente che mi fossi innamorato di te, un' ingenua italiana?" urla Lando fissandomi con i suoi meravigliosi occhi blu.

-"Lurido bastardo di merda! Tu che fino a ieri mi desideravi più di ogni altra cosa, ora ti rimangi la foglia" urlo più forte di lui, senza una replica. –"Oh davvero, ora non parli Lando?"

-"Ora basta! Smettetela di comportarvi come dei bambini!" interrompe Zak. Presa da uno scatto d'ira, strappo la collana di perle che lui mi regalò a Monaco, facendo cadere tutte le perle per terra. Sento il loro rumore fastidioso. Tremo dalla rabbia, non mi sono mai sentita più arrabbiata in vita mia. Penso che la mia testa sia sul punto di esplodere.

Mordo le guance, prima di alzarmi dalla sedia. Lo sento, sento Zak corrermi dietro. Sono un fascio di nervi, ansia, rabbia e delusione in questo momento, potrei vomitare da un momento all'altro e voglio solo tornare a casa mia. La vista si appanna, mentre lo stomaco si chiude. Sono in un buco nero dal quale non riesco a uscire.

Serro i pugni lungo i fianchi, i denti serrati. Costringo me stessa, passo dopo passo, ad avanzare lungo il corridoio. Barcollo facendo scivolare il telefono a terra. Mi inginocchio a circa metà corridoio, perché sento un dolore tremendo al ventre. Il fiato mi si accorcia e mi porto le mani nel addome. Mi piego dal dolore che sta aumentando ad ogni secondo che passa.

-"Sydney! urla Zak in lontananza. Battendo le palpebre osservo Lando al fondo del corridoio fermo immobile ad osservarmi, mentre Zak mi corre incontro.

-"Cara ... va tutto bene, resisti. Lando! Chiama subito l'ambulanza" vengo scossa da Zak. Emetto un verso rumoroso e strozzato, prima di chiudere gli occhi completamente.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top