Capitolo 31 - Gran Bretagna

Domenica

Silverstone, Regno Unito

Il viaggio in taxi è rapido, l'hotel non è tanto distante dal circuito di Silverstone. Sono emozionata, non riesco a esprimere quanto abbia significato per me tutto questo, e quanto sia stato prezioso poter conoscere ogni giorno persone diverse. Non ci sono parole per descrivere quanto questo posto sia magnifico.

Non nascondo che nella mia attività lavorativa vivo una sorta di lacerazione tra l'accoglienza e la visita dei numerosi fan. A volte sono miliardi e miliardi, specialmente qui in Inghilterra sono tantissimi. Quando esco per le interviste e gli autografi, sorge in me il desiderio di non tornare più ai box. Come posso trascurare questa immensa folla che ogni giorno e in ogni luogo del mondo, già dalle prime luci dell'alba accorre a trovarsi nel paddock per incontrare i suoi idoli?

Non si può.

Prima di passare il tornello con il badge, mi godo il mio riflesso nel finestrino di un'auto parcheggiata vicino all'entrata. I miei capelli arruffati mi coprono un po' il volto. A tratti, questa cosa mi sembra una grande fortuna: non voglio essere notata da nessuno ma oggi è particolarmente impossibile. Indosso una gonna tubino nero, camicia bianca e dei tacchi per poter slanciare la mia lunga gamba. È la divisa speciale fatta su misura per me, per il gran premio Britannico. Zak mi ha caldamente consigliato d'indossarla essendo l'unica donna del team. Mi ha anche detto che con questa gonna avrei mostrato la mia femminilità, ma sinceramente non credo. Sono dell'idea che la femminilità sia un'opinione, per me non è solo tacchi a spillo e rossetto rosso, ma è molto di più. È donna anche chi porta una divisa o chi lavora con i motori. Essere donna è così affascinante ma difficile al tempo stesso.

-"Come siamo eleganti, Sydney!" una voce bassa e roca interrompe la contemplazione di questo magnifico quadretto. Mi giro e riconosco immediatamente il volto di Charles Leclerc. È da parecchio tempo non ci parliamo, precisamente da quell' imbarazzante sera a Monaco.

-"Charles, quanto tempo!" gli sorrido.

-"Già" sorride furbo. –"Ti va di fare colazione insieme?" sorride ancora divertito, mostrando i suoi denti bianchi.

Annuisco mentre entriamo nella caffetteria del paddock. Non c'è nemmeno bisogno di ordinare, perché appena il barista ci vede ci serve subito il solito cappuccino e succo di frutta alla mela per Charles.

-"Comunque tu e Lando state proprio bene insieme, mi ricordate me ed Amelié, quando eravamo giovani." mi appoggio al bancone, cercando di non mostrargli le mie guance colorarsi di un lieve rossore. Quelle parole pronunciate da Charles avrebbe saputo mettere chiunque in soggezione.

-"Grazie Charles" annuncio sorseggiando il cappuccino ancora caldo.

-"Come l'ha presa Zak quando glielo avete detto, perché glielo avete detto vero?" Credo di non aver sentito bene.

-"Come, scusa? Nessuno deve saperlo" chiedo a bruciapelo. La mia domanda lo accoglie di sorpresa.

–"Me lo dici proprio ora che l'ho raccontato a tutti in Ferrari" parla piano, come si stesse prendendo gioco di me. Poso la tazzina un tantino bruscamente sul tavolo, sgrano gli occhi e mi avvicino a lui.

-"Charles ... veramente?" balbetto in preda dalla paura. Sono in preda a mille sensazioni contrastanti, sento il mio autocontrollo svanire in pochi secondi. Questa volta mi trovo davanti a qualcosa più grande di me. Non so cosa fare, pervado sia dallo stupore della scoperta sia dalla paura di essere nei guai.

-"Ma va figurati, stavo scherzando" scrolla le spalle e deglutisce.

-"Sei sicuro? Io e Lando finiamo nei casini" devo essere completante pallida in viso.

-"Si sono sicurissimo. Pensi veramente che Lando non mi abbia già avvertito? Dopo quella serata a Monaco, Lando mi ha chiamato e ci siamo fatti una lunga chiacchierata su questo problema. Veramente con noi potete stare tranquilli, non diremo niente a nessuno" Charles punta i suoi occhi scuri nei miei e si schiarisce la voce un paio di volte.

-"Bounjour Charles, posso rubarti il mio ingegnere di pista?" deglutisco rumorosamente quando sento la voce di Lando. È tutto sotto controllo Sydney, stai serena. Ha i capelli in disordine, conferendogli un'aria più sbarazzina e sensuale. Lando si blocca nel percepire cosa sta succedendo tra me e Charles, quando si concentra sul mio viso. Io non riesco a rimanere concentrata, ho lo sguardo perso nel vuoto.

-"Vi lascio nella vostra privacy. " Charles interrompe la guerra di sguardi tra me e Lando. Ci saluta con gesto della mano. Le dita sottili di Lando si stringono intorno al mio polso e mi trascina fuori dalla caffetteria. Cammina velocemente lungo il corridoio pieno di giornalisti.

-"Dove stiamo andando?" domando confusa mentre entriamo in un ascensore. Mi conduce in una sala conferenza abbandonata a sé stessa. Prende il suo badge e apre la serratura spingendomi dentro e venendomi dietro. I mobili sono in legno lavorato a mano con le cerniere oramai arrugginite. Un enorme tavolo tarlato è posto al centro della stanza, con sopra appoggiata una piantina finta. Accarezzo il tavolo pensando a quanto è bello, adoro ogni singola imperfezione che ne solca la superficie, mi ricorda la fragilità delle cose e delle persone.

-"Terra chiama Sydney!"

-"Arrivo! Mi sono incantata, questo posto è magico" Sento le mie emozioni, ciò che succede al mio stomaco quando lui mi guarda con il suo blu dei suoi occhi, quando mi sfiora la pelle.

Mi lascio andare ai suoi baci così dolci e così necessari. Mi stringe la vita, mentre appoggio la mia testa sulla sua spalla. Mi accarezza la pancia e sale fino a chiudere le mani a coppa sul seno.

-"Sydney, oggi mi fai impazzire con questa gonna. Mi chiedo come farò a non distrarmi alla guida"afferma tutto di un fiato. Gemo quando i suoi pollici premono sul tessuto.

-"Lando, non mi sembra il momento. Fra meno di due ore affronterai una gara e devi rimanere concentrato" esitai, guardando i suoi occhi. Sono di un color brillante, mai visto prima d'ora.

Ignora quello che ho appena detto, trova la zip della gonna con dita esperte. La tira giù lentamente, il rumore mi rimbomba nella testa. Quando arriva in fondo, le sue mani tornano su, fa scivolare le dita nel merletto della camicia. Mi lascio trasportare dal suo tocco magnifico.

La camicia mi scivola lungo il corpo, le mani di Lando seguono la sua discesa. Mi prende il mento portandolo più vicino alle sue labbra, mettendomi in punta di piedi. Riempie il mio collo di baci umidi.

-"Sydney" quando pronuncia il mio nome mi percorre un lungo brivido sulla schiena. Mi mordo il labbro. Il suo sguardo è in grado di mettermi in ginocchio.

–" Sappiamo entrambi in che guaio ci stiamo cacciando" respira affannosamente, incrocia i miei occhi. Non ho più aria nei polmoni. –"Sono geloso di tutti, di Charles, di tutto il paddock e di tutta la squadra. Tu sei solo mia, ed è per questo che sono il bastardo più fortunato del mondo. Non ho mai visto nessuna come te nella mia vita, prima d'ora". Le sue parole lasciano un segno dentro di me.

Fisso le sue labbra, sono così rosee e a forma di cuore. Mi avvicino così tanto da toccarle, sono così morbide. –"Allora, dovresti incominciare a trattarmi meglio".

Qualcosa che non riesco a distinguere gli guizza dentro gli occhi ma sparisce com'è arrivato. Fa scivolare le sue dita lungo la mia schiena. Nel mentre incomincio ad abbassare la cerniera della tuta. Un sorriso scaltro affiora sulle sue labbra. Una pulsazione decisa mi accende in mezzo alle gambe. Gli tolgo anche la maglia ignifuga, per ammirare il suo fantastico fisico. Mai nella mia vita ho visto un uomo con un fisico come il suo.

I miei occhi divorano centimetro dopo centimetro di pelle liscia e bianca. Si toglie i pantaloni con faccia presuntuosa. D'altronde, se fossi come lui, sarei la bastarda più presuntuosa del pianeta.

Un attimo dopo sono tra le sue braccia. Mi bacia con forza e passione, la sua lingua che scivola contro la mia. Mi afferra didietro e mi tira su, avvolgendo le gambe alla sua vita. In qualche modo finiamo contro la parete continuando a baciarci con baci sempre più intensi, quasi aggressivi. Credo sia dovuto alla tensione che c'è intorno a noi.

-"Lando, ricordati nella curva dieci c'è un cordolo che può provocare uno sbandamento" dico con voce roca contro la sua bocca. Le sue labbra si aprono per dirmi qualcosa tra un gemito e un piagnucolio.

-"Ti prego Sydney, queste cose dimmele dopo. Non resisto più" mi piaceva farlo aspettare, l'attesa lo rendeva impaziente. Gli metto le dita tra i capelli, gli stringo le ciocche mentre la sua bocca torna sulle mie labbra.

Lo sento entrare dentro di me lentamente, è una sensazione bellissima. -"Ti amo, mia piccola Giulietta" sussurra sulle mie labbra. Inizia a muoversi su di me e blocca i miei gemiti con dei baci.

Chiudo gli occhi e animo il suo nome quando si spinge forte in me e tocca il mio punto debole.-"Sydney, apri gli occhi, guardami"

Annuisco e faccio ciò che dice. Apro gli occhi e incontro i suoi. I suoi meravigliosi occhi blu scuri. –"Ti amo anche io, mio piccolo Romeo" dico tra gli affanni.

È stata la volta più bella di sempre. Fare l'amore con lui è sempre come la prima volta. Non avrei mai creduto di poter vivere tutta questa favola. Ho appena trascorso la mattinata più bella della mia vita insieme al mio uomo meraviglioso.

Lando non smette mai di sorprendermi e continua a farmi sentire speciale in ogni momento. Penso che forse ero già destinata da tempo a lui. Non ho mai creduto al destino eterno ma anzi ho sempre creduto che ognuno è responsabile della propria vita. Se io sono qui è tutto merito mio e dei miei sacrifici. Ma poi è entrato Lando nella mia vita e mi sono completamente persa, diventando parte di me.

Usciamo dalla sala e incontriamo Zak vicino ai box che sta correndo verso di noi.

-"Ma dove eravate finiti? Vi abbiamo cercato per tutto il circuito" mi stringo nelle spalle. Stavo per inventare l'ennesima scusa.

-"Sydney mi stava illustrando gli ultimi problemi della pista" sento una leggera tensione tra noi tre che potrebbe tagliare un foglio.

-"Si va beh, dobbiamo muoverci. Sydney, questi sono i nuovi protocolli che mi hanno consegnato i giudici." Afferma porgendomi un plico di fogli.

Preparo una cartellina con tutto il materiale che potrebbe servirmi durante la corsa e vado a recuperare l' agenda e una penna nel mio ufficio. Quando esco dal garage, vengo accecata dalla luce del sole, e finisco dritta addosso a un uomo che aspettava di entrare, accorgendomi di lui solo quando è troppo tardi. L'agenda mi cade dalle mani e il cuore mi va in gola. Lui si affanna per non far rovesciare il caffè che tiene in mano, ma in ogni caso si schizza l'elegante camicia bianca che indossa. È un uomo sui cinquant'anni, con un'aria molto famigliare. Lui mi guarda e poi con un movimento lento si abbassa a raccogliere l'agenda e tutti i foglietti che si sono sparpagliati per terra. Dopo un momento di intontimento iniziale, mi abbasso anche io per raccogliere le mie cose.

-"Mi scusi signorina, non l'avevo vista" dice con un accento inglese perfetto.

-"No .. no .. mi scusi lei. Mi dispiace per la camicia. .... Non si preoccupi, raccolgo io i fogli" dico togliendogli i foglietti dalle mani. Lui resta accovacciato e mi osserva raccogliere le mie cose in fretta. Sento il suo sguardo su di me e questo di certo non aiuta a calmare i miei nervi. Sto per alzarmi e andarmene quando lui mi blocca facendomi tornare giù. Il contatto con la sua pelle quasi mi brucia.

Lo sguardo mi cade sulla mano con la quale mi sta trattenendo. Le maniche della camicia arrotolate sui gomiti lasciano intravedere un tatuaggio, una bussola con due lettere L e C .

-"Lei è la signorina Rossi?"domanda

-"Certo, sono io" rispondo con voce un po' tremante anche se avrei voluto risultare più autoritaria.

-"Archie, sei davvero tu? Che piacere rivederti in pista" veniamo interrotti da un anziano dirigente della Ferrari che lo porta via da me, ancora prima di chiedergli chi fosse.

Noto per terra una foto ricordo,gli deve essere caduto dalla tasca del signore durante allo scontro. La raccolgo è rimango colpita da chi si cela nella fotografia.

Un bambino in tuta da motorsport.

Lando Moore


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