Capitolo 25 - Monaco

Venerdì

Montecarlo, Principato di Monaco

Lando, mi fa l'occhiolino quando scende dalla macchina e capisco che è arrivato il momento di allontanarmi dai box. Lando ha finito le prove libere per il gran premio di Monaco, a mio parere uno dei più belli della storia, ovviamente dopo quello di Monza.

Poso le carte nel mio ufficio e mi dirigo verso lo spogliatoio di Lando. Mi ha dato una copia delle sue chiavi, in modo da poter entrare senza essere vista. Dopo il Gran premio dell'Olanda, io e Lando abbiamo continuato a vederci di nascosto, e la cosa non è affatto semplice.

Mi chiudo la porta dietro di me, poi il silenzio. E' buio totale. Accendo la luce e da un vuoto senza tempo, i suoni, gradualmente, ritornano. La tensione che si è accumulata nelle membra si scioglie quando l'olfatto annusa il profumo di lavanda della maglietta di Lando, appoggiata sulla sedia.

Aspetto Lando che finisca le interviste con i giornalisti, non con un pizzico di timore per quello che sarebbe successo dopo, ma per l'ansia della situazione. Sta mattina non abbiamo avuto neanche un minuto per stare insieme. È stata una mattinata molto impegnativa per tutti e due.

Sciolgo la coda e lascio cadere i capelli lungo le spalle. Sono un po' crespi e nell'insieme sembra essere appena tornata da una maratona di New York. Vedo la maniglia della porta girarsi e poco dopo entra Lando, vestito ancora con la sua mitica tuta blu e arancione. I suoi occhi saccheggiano il mio corpo, come se stesse valutando a quale parte tributare le prime attenzioni.

"Sydney ..." afferma iniziando a togliersi la tuta. Adoro come il mio nome suona nella sua cadenza inglese, il modo in cui la sua lingua si avvolge sulla S. "Non ammazzarti di lavoro la prossima volta." esclama, chinandosi leggermente in modo da arrivare alla mia altezza e stamparmi un bacio sulle labbra.

Decido di non replicare alla sua provocazione, ma mi limito a guardare i suoi movimenti. Ad ogni movimento, delle sue labbra, escono delle piccole risatine.

"Perché ridi?" chiedo osservandomi intorno, in cerca di un qualcosa che lo facesse ridere.

"Niente, e che mi piace fare le cose di nascosto. Sembriamo Giulietta e Romeo." C'è un luccichio di desiderio dietro il suo sorriso. Salgo sulla sedia e mi metto a cavalcioni su di lui, mentre sulle sue labbra riappare un sorriso radioso, ma che cerca di nascondere.

Il suo corpo è teso, lo sento fare un respiro profondo. Giocherella nervosamente con i miei capelli, avvolgendo il suo dito indice ad una mia ciocca. Poi me li sposta dietro l'orecchio e procede baciandomi sul collo. Sfrego il naso sulla sua guancia.

"Mi sei mancata" sussurra. Lando mi ispeziona il mio corpo con la sua mano calda e grande fino a posarsi sul mio seno.

"Lo vedo" rispondo con la voce leggermente flebile.

"Io invece ti sono mancato?"domanda appoggiandosi allo schienale. Sposto la testa per mostrargli i miei denti bianchi. "Devo farmi la doccia. Vuoi farla con me?" gli rivolgo questa domanda per non rispondergli. Lui con una semplice mossa, si toglie prima la scarpa destra e successivamente quella sinistra. Dal modo in cui mi sbottona la camicia, lentamente, intuisco che non aspettava altro.

Deve essersi immaginato questa situazione un migliaio di volte. Lando quando finisce di sbottonarmi la camicia, invece di togliermela, comincia a sbottonare lentamente i pantaloni. Nel frattempo io mi sistemo i capelli color miele mentre mi scappa da ridere.

Accende la musica per metterla come sotto fondo. La sua playlist inizia con "Call out my name" di The Weeknd. Spalanca la porta della doccia. Apre l'acqua e un getto freddo mi colpisce, facendomi lamentare. Appoggio la testa sulla spalla e cerco di non pensare a ciò che ci circonda. Lui mi fa dei cerchi immaginari sulla schiena poi mi preme la schiena contro le piastrelle fredde. Ha gli occhi fissi nei miei, pieni di ammirazione. Gli accarezzo dolcemente il viso.

Il corpo di Lando contro il mio mi provoca brividi su tutta la schiena e gemo. Mi insinua delicatamente le mani tra i capelli. Non voglio che sia delicato. Le mie mani si appoggiano attorno al collo, mentre l'acqua continua a scendere.

"Sydney perdonami, lo so che sono un fottuto bastardo, che non sono perfetto, ma tu mi rendi migliore di quel che sono." Mi appoggia la testa sulla spalla, mentre gli passo la spugna. "Sei capace di farmi tirare fuori le cose più belle di me, cose che non pensavo di avere" Rimaniamo così per due o tre minuti, i nostri corpi tremano dal piacere.

"Non ti lascerò mai, Lando. Mai" sussurro seducente nel suo orecchio.

Inizia a lasciarmi dei baci umidi sul collo e mi dimeno sotto di lui. Voglio molto di più da lui. "Lando ..." gemo lasciandomi invadere da delle sensazioni uniche.

"Lando sei qui? " qualcuno lo sta chiamando da fuori. Ci stacchiamo subito e Lando spegne la musica. Una sua mano finisce sopra la mia bocca, per non farmi fiatare. Riesco a sentire il suo battito a mille, e non pensavo che questa situazione gli provocasse questo effetto. Non pensavo che Lando potesse provare paura.

"Sono Bill, volevo sapere se sta sera ti va di uscire con i ragazzi a farti un giro per le vie di Monaco" Mi scappa una leggera risata, mi fa ridere che noi siamo qui nella doccia e lui là fuori ignaro di tutto.

"Va bene, ci vediamo sta sera" si mette anche lui a ridere. Si avvicina e mi dà un altro bacio prima di uscire dalla doccia.

Afferro il mio intimo da terra e lo indosso. Mi accarezza il sedere mentre mi cerco di mettere la camicia "Ti rendi conto che, adesso sei solo mia, non ti lascerò mai andare via. Né con un altro uomo, né dalla mia squadra. Per sempre."

Per sempre, una parola strana per le mie orecchie. Marco me l'aveva detto solo un paio di volte, ma Lando la usa spesso. Mi sta bene essere solo sua, ma se ci scoprono siamo finiti.

"Lando tutto ciò non è sicuro" dico toccandogli le sopracciglia, mettendogliele apposto.

"Sydney corro a circa 375 km/h, non c'è niente di sicuro nella mia vita." si è messo una maglia pulita, ha i capelli bagnati appiccicati sulla fronte, ricci e biondi come se se li fosse dipinti sulla testa.

"Comunque Lando mi sei mancato da morire in questi giorni" esordisco vedendolo al mio fianco.

Stringe le labbra, si avvicina al mio volto ed esclama "Ah ..stavo dimenticando di dirti, domani sera ti passo a prendere, sarà la nostra primo appuntamento"

Sabato

Monaco, Montecarlo

Lando parcheggia la sua macchina in un piccolo vialetto isolato per poi girare la chiave e la macchina si spegne. Con ancora le mani sul volante, il suo viso si gira in mia direzione e mi squadra adagio dalla testa ai piedi e si ferma a poca distanza da me. "Spero tu abbia messo scarpe comode, perché da questo momento in poi proseguiremo a piedi" dice con un sorriso stampato sulle labbra.

Apro la portiera, mentre mi guardo le nuove scarpe da ginnastica che sto indossando. In realtà non conosco dove Lando mi stia portando, ma sicuramente sarà un posto isolato da tutti, dove nessuno ci possa vedere o dare fastidio.

"Dove andiamo?" chiedo scendendo dalla macchina. Mi sistemo la gonna sgualcita e, già che ci sono mi sistemo la maglietta.

"C'è un sentiero, appena qui sotto. Vedrai ti piacerà."I suoi occhi freddi mi raffreddano il corpo. Se la prende con comodo prima di sollevare lo sguardo e incrociare il mio. Prima di iniziare a camminare per il sentiero, Lando raccoglie una lanterna fatta di carta appesa nella staccionata.

Mi prende per mano e cerca di illuminare nel miglior modo possibile il percorso. Procede con estrema calma, preoccupandosi che io avessi luce sufficiente. L'atmosfera è magica, le cicale e i grilli cantano e tutto assomiglia a una romantica scena di un film anni novanta.

"Sydney ..." La sua voce è appena un sussurro e ha una gioia che mi fa dimenticare tutto.

"Dimmi" rispondo continuando a salire gradini, sentendo il fiato mancare per l'enorme sforzo che sto compiendo.

"Che ne dici se questa sera la consideriamo un appuntamento per conoscerci meglio? Levando le nostre litigate, noi due abbiamo sempre parlato di lavoro e mai di altro." afferma Lando, fermandosi per due secondi. Sempre con le mani unite e poi continua: "Possiamo farci delle domande, un po' come in un intervista. Per ogni domanda che mi fai, io ne faccio una a te."

"Ma è assurdo!" esclamo. Prendo un momento di pausa per poi continuare: "Fammi indovinare. Tutte le tue domande sono personali?" dico raccogliendo una piccola margherita da terra. Strofino i pollici sui petali, e solo dopo me la metto fra i capelli.

Il sentiero non è certamente agevole. A tratti ripido e tortuoso con qualche buca e ostacolo.

Lando annuisce e chiede: "L'altro giorno navigando su internet, ho scoperto che non esiste nessun'altra persona con il nome Sydney in Italia " alzo le sopraciglia.

"Lo so, sono unica nel mio genere." Scoppio a ridere, questo tipo di domande me le sentivo fare tipo una quindicina di volte al giorno. "Colpa di mia madre. Lei è una persona meravigliosa, ma nello stesso tempo alquanto strana poiché ha deciso di regalare il nome della sua unica figlia a una delle sue più grandi passioni: L'Opera. Le piace molto il Sydney Opera House, icona della città di Sydney, quando ero bambina non faceva altro che nominarla." Annuisce Lando interessato.

"Come ti capisco. Anche mia madre mi ha messo un nome non comune in Inghilterra. Il mio nome Lando deriva dal personaggio di Star Wars: Lando Clarissian." mi copro la bocca sorridente, mentre qualche risata stridula mi esce dalle labbra.

"Possiamo dire che abbiamo in comune qualcosa." Conclude mentre attraversiamo un arco molto alto, il sentiero si fa sempre più stretto, cosicché Lando mi lascia la mano facendomi passare davanti a lui.

Le sue grosse mani finiscono nel mio fianco, facendomi venire un tremolio alla mano destra. In un primo momento mi da' fastidio, ma poi mi abituo al suo calore e ne traggo energia.

"Ora tocca a te. Spara qualsiasi domanda tu voglia farmi" lui sghignazza dietro di me, continuando a tenere le mani sui fianchi. Rifletto molto sulla domanda da porgli "Raccontami qualcosa di te, della tua vita"

Nel momento in cui le mie labbra si aprono per poter fargli un domanda, Lando mi ferma dicendomi: "Guarda, siamo arrivati!" l'ultimo tratto è quasi pianeggiante, su un fondo liscio di terra battuta fino a quando davanti a noi si apre uno spiazzale con una vista meravigliosa.

L'oscurità è totale, ma sotto di noi ci sono le luci di tutto il Principato di Monaco. Un lungo brivido mi percorrerre lungo la schiena, mi irrigidisco e trattengo un piccolo verso strozzato. Solo ora mi accorgo dove siamo, queste sono le rocce della Tête de chien, un promontorio con un'altitudine che ti permette di vedere tutto il panorama da Ventimiglia a Nizza. Un panorama che mi toglie il fiato.

"E' stupendo qui" esclamo a Lando che si avvicina al mio fianco.

Tra di noi è calato un leggero silenzio che ci permette di continuare a sentire le cicale, fino a quando sono io a decidere ad interromperlo "Credi che noi siamo padroni delle nostre azioni? Che sia già tutto scritto o che siamo schiavi di qualcosa?"

"Siamo e saremo per sempre schiavi. La società, il mondo in generale ci schiaccia con le sue regole troppo rigide, legandoci al suo gioco come se fossimo semplici bestie." Lando parla con la stessa spensieratezza innaturale di quando guida, ed è quello che mi piace di lui.

"Il nostro destino non è ancora scritto, siamo noi a scegliere cosa fare. Si chiama libero arbitrio. Possiamo scegliere se seguire questa regole che ci impone la società oppure no. Possiamo fare bene o male, ma sarà sempre una nostra scelta, compiuta da noi, non da altri."

"Melbourne, non tutto quello che dici è vero." Glielo leggo in faccia quando, un qualcosa gli da leggermente fastidio. Sollevo un sopracciglio. "So cosa dico, e credo di essere molto più colta di te." scherzo.

"Non sempre la cultura è sinonimo d'intelligenza" sfodera uno dei suoi migliori sorrisi strafottenti. "poi ricordati che siamo fuori dalla pista, quindi posso non darti ascolto!" continua.

Lando ha voglia di provocarmi, desideroso di vedere la mia risposta e lo sguardo per ciò che dirò alla sua provocazione. Alzo gli occhi al cielo, mi capita spesso con Lando.

"Ma come osi?! Io, sia dentro che fuori dalla pista sono il tuo ingegnere, devi portarmi rispetto. Sei proprio ... sei proprio un .." Lando ride divertito.

"Un cosa?" mi dice mentre sento il suo fiato nel collo. Lui ha la singolare capacità di far cambiare il mio umore in un istante, un minuto prima rido e quello successivo mi ritrovo con il muso.

Mi attira a sé, facendo combaciare le sue labbra con le mie, baciandomi nel modo che mi fa tremare le ginocchia. Aggressivo, dominante, sembra non riuscire a saziarsi. "Sei un impertinente!" dico ridendo.

"Così però mi offendi a morte." Ribatte sarcastico. "Mi piace provocarti Melbourne" confessa mentre ci sediamo su una piccola roccia.

"Non ti conviene tirare troppo la corda, Lando!" di fronte a questa affermazione, Lando mi stringe in un abbraccio affettuoso, che non aveva mai fatto prima d'ora.

Qualcosa nel mio cervello deve aver smesso di funzionare nel modo corretto. Forse c'è un cortocircuito in atto che ha fatto interferenza, perché, per qualche secondo , valuto l'idea di impedirgli di allontanarsi ma poi fortunatamente quei pochi neuroni che ho, stanno ragionando.

"Cosa ti ha fatto innamorare di me?" mi chiede a bruciapelo Lando mentre sono intenta a guardare le stelle sopra le nostre teste. Nel modo più naturale di sempre, abbasso lo sguardo per cercare il suo, ma contrariamente a come accade di solito, vedo gli occhi di Lando fissare le strade notturne di Monaco. Lando mi ha rivolto questa domanda, come se quella risposta che stavo per dare potesse essere veramente importante.

"Non esito a dirti che inizialmente ti odiavo da morire. Ma poi ho capito che dentro di te, c'è una persona completamente diversa" inizio a dire appoggiando la testa sulla sua spalla e aprendo il mio cuore. "una persona che ha dei sentimenti come tutti gli esseri umani. Dietro di te c'è un mistero che vorrei scoprire."

"Sei capace di rubarmi il battito del cuore." concludo sorridendo, portando le mie labbra sulla sua guancia.

Credo che rimaniamo a fissare le stelle per parecchie ore, ma di ripercorrere a ritroso il sentiero Lando mi confessa: "Domani dopo la gara, siamo invitati a casa di Leclerc" mi sento sprofondare. "Tranquilla, non sa nulla di noi. Vuole solo conoscerti."

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