Capitolo 23 - Olanda
Zandvoort, Olanda
Mi sveglio nel letto con Lando alla luce incerta, ancora tinta di bianco, del primo sole. Appena apro gli occhi, per un istante il mondo mi appare sfuocato, sbiadito e lontano, qualcosa le cui coordinate continuano a sfuggirmi. Mi metto a sedere di colpo, e mi sfrego le mani contro il viso pallido e gelido.
Che cazzo ho fatto? Oh no, non può essere. Il mio sguardo si abbassa sul costume che sto indossando e le gambe nude coperte dalle lenzuola umide arrotolate. La mia pelle ha il sapore di cloro della piscina.
Sposto il mio sguardo verso sinistra e vedo Lando sveglio. Sbuffa e alza gli occhi al cielo. Il suo corpo si muove e le lenzuola seguono i movimenti del suo corpo. Muove un braccio portandoselo alla fronte, mentre appoggia una mano sulla mia schiena. Il suo tocco mi provoca un brivido che mi riscuote dentro. Il senso di colpa inizia a divorarmi, mentre ricordo a poco a poco ciò che è successo ieri.
" 'giorno dormigliona" Lando mormora con voce roca. Volto la testa in direzione opposta alla sua, colpevole e confusa. "Sydney?" Lando richiama la mia attenzione nuovamente accorgendosi che sono, mentalmente da tutt'altra parte. Ieri sera il mio nome cadeva dalle sue labbra avvolto dal piacere. Il ricordo di ieri sera non può essere strappato via dai segni che mi ha lasciato sulla pelle, né tanto meno da quelli sul mio cuore. Non riesco a credere che sia successo con lui ... insomma quelli come Lando non vogliono quelle come me. Apparteniamo a due mondi completamente distinti. Se Zak venisse a sapere quello che è successo tra me e Lando sarebbe capace di buttarmi fuori dall'azienda a calci nel sedere.
Vedo Lando spostare il cuscino e mettersi sul fianco rivolgendo il suo viso verso si me. La sua testa poggia sulla sua mano chiusa a pugno mentre mi guarda. "Ieri sera è stato meraviglioso" ammette, e non possono evitare di sorridere lievemente.
"Non farci l'abitudine, non ho intenzione di svegliarti così tutte le mattine" gli dico mentre i miei occhi studiano ogni dettaglio del suo viso. Lui ride piano, annuendo leggermente mentre fa scivolare la mano sul mio fianco. Poggio la mano sulla sua per fermarlo, facendo un respiro profondo.
"Lando ... penso che ..." provo a dire ma vengo quasi subito interrotta. La sua mandibola si contrae, allunga un braccio a circondarmi la vita e mi spinge facendomi aderire al materasso. Torreggia su di me, e per un attimo mi perdo nei suoi occhi. quando le sue labbra toccano le mie sento mancarmi il respiro. Mugugno qualcosa, ma senza successo. Schiudo le labbra facendomi trasportare in questo bacio intenso.
"Che ora è?" chiedo preoccupata, abbiamo un aereo da prendere e non vorrei prenderlo.
"Shh ..." Lando sussurra a pochi centimetri dal mio viso "è ancora presto, lascia che ti baci ancora"sorride prima di imprimere le sue labbra sulle mie. Quasi non lo riconosco, è un Lando completamente diverso dalla settimana scorsa. È un Lando che sorride, che non cerca di infastidirmi, più bello .... più vero. La sua mano riprende il percorso intrapreso in precedenza, sfiorando i punti giusti. Inarco la schiena e stringo le lenzuola tra le dita nel momento in cui la sua mano passa dalla pancia all'interno coscia. Le sue labbra si spostano sulla mia mascella, fino a raggiungere la mia gola.
Un brivido corre lungo la mia schiena man mano che le labbra scendono sempre più in giù. Affondo la testa nel cuscino quando sento il suo respiro leggero nell'intento coscia.
"Lando ..." il suo nome esce come un sospiro dalle mie labbra "ti prego." Gemo sollevando d'istinto il bacino mentre le mie unghie affondano nella sua schiena. Sento il suo respiro caldo sulla mia pelle, poi un improvviso squillo del telefono interrompe tutto e spalanco gli occhi.
Mi affretto controvoglia giù dal letto e vado a prendere il telefono lasciato sul tavolino. Quando leggo il nome di Zak mi si gela il sangue. "Merda" sussurro a pena convinta di essere stata scoperta. Il mio stomaco inizia a contorcersi, afferro il primo indumento che trovo sul tavolo e lo lancio a Lando che colto alla sprovvista mi urla contro qualcosa di poco carino, che però non riesco a capire essendo troppo preoccupata a morire d'ansia.
"C'è Zak è al telefono, non fiatare". Gli faccio segno di stare muto.
"Pronto Zak? È successo qualcosa?" chiedo spaventata pregando che non parli di Lando.
"Ciao Sydney, senti sto cercando di telefonare Lando ma non risponde. Sono qui davanti alla sua stanza d'albergo e non risponde neanche qui. Sai dove cavolo è finito. Giuro che se trovo quel disgraziato gliene canto quattro" apro la bocca, ma non so cosa dire. Lando capisce la mia difficoltà e mi prende il telefono dalle mani. Mi passa tutta la mia vita davanti agli occhi, il cuore mi batte a mille.
"Hey ciao Zak" Lando sorride leggermente portandosi il telefono all'orecchio. " mmh okay" lo vedo annuire e stringere gli occhi infastidito mentre sento Zak urlare qualcosa. "scusa, ma ieri sera mi sono ubriacato un po' troppo. Non ricordo granché. Sydney quando mi ha visto in questo modo, si è gentilmente offerta di accompagnarmi in camera, ma poi ho sbottato e mi sono addormentato qui. Mi dispiace." Spiega tenendo i fissi i suoi occhi nei miei, prima di chiudersi in bagno per non farmi sentire la conversazione.
Dopo dieci lunghi minuti ad aspettarlo seduta sulla testata del letto, Lando esce affermando "Scusa non volevo. Va bene, non succederà più, promesso. A dopo." Lando chiude la chiamata e mi restituisce il telefono.
Ho capito ben poco dalla conversazione di Lando e Zak. Ma ho come l'impressione che questo discorso mi sia abbastanza ripetitivo. È già successo a Singapore e potrebbe non crederci.
Non ancora tranquilla riprendo a raccogliere indumenti in giro per la stanza mentre Lando si lamenta con me dell'ennesima ramanzina che ha appena ricevuto. Sospiro e cerco di accordare con lui una versione da raccontare a Zak nel caso dovesse chiedermi altro.
"Sydney dovresti dire che ieri sera sei andata al bar e che poi mi hai incontrato." Precisa, mentre mi aiuta a chiudere la valigia.
"Ma sono andata al bar per fare che cosa?" chiedo spazzolando i capelli furiosamente per il nervoso.
"Qualsiasi cosa, una bottiglietta d'acqua, una spremuta ... Sydney quello che ti pare" sospira alzando gli occhi sul soffitto. "Poi mi raccomando non dimenticarti di dire che ci siamo messi a parlare della nostra meravigliosa vittoria ..." lascia in sospeso la frase per riflettere su cosa dire. "... magari inventagli che abbiamo bevuto champagne insieme e che poi come al mio solito mi sono ubriacato e ti sei offerta di riaccompagnarmi in camera"
Entro in bagno, mentre Lando continua a parlarmi, ma io non lo ascolto. Ho la testa che mi scoppia. Credo che mi sto per mettermi nei casini inventando questa storia. Anzi credo che sono già nei casini per quello che ho fatto. Guardo il mio riflesso nello specchio del lavandino e ammiro il mio viso, con una pelle rosea e con piccole occhiaie sotto i miei occhi verdi scuri. Mi sporgo in avanti, col viso a un centimetro dallo specchio per mettermi un filo di matita nera. Raccolgo i capelli pettinati in una coda alta, lasciando libera qualche ciocca a contornarmi il volto.
Faccio un passo indietro, mi metto le mani sui fianchi e mi guardo di nuovo. "Calma Sydney ... andrà tutto bene" mi dico prima di prendere un bel respiro e uscire dal bagno.
Alla porta d'ingresso alla camera c'è Lando che mi aspetta con il cellulare in mano. Sta per pubblicare sul suo profilo social la foto con la squadra che abbiamo scattato dopo il podio. Mi infilo le scarpe nere e sono pronta a poter uscire.
"Non uscirai così .. spero" il mio sguardo scivola velocemente sul mio corpo per notare che cosa non andasse.
"Scusarmi?" chiedo, bloccandomi china sulla valigia e guardandolo.
"Non uscirai con quella maglia scollata. Vai a cambiarti, non voglio che i ragazzi ti vedano ciò che è mio"
"Non ci penso neanche e poi io non sono di nessuna proprietà. Mettitelo bene in testa" mi alzo e mi avvicino al letto per afferrare l'ultima borsa, non sentendo alcuna risposta. Sposto gli occhi su di lui, immobile affianco alla porta, ancora con il suo cellulare in mano. La pelle mi va in fiamme e le vespe continuano a ronzarmi dentro lo stomaco quando incontro il suo sguardo.
Mi inumidisco le labbra, che sono diventate improvvisamente secche, mentre lui fissa la bocca con la mascella serrata. "Ci vediamo di sotto". Apre la porta di scatto, chiudendosela alle spalle senza dire un'altra parola.
"Ma che cosa gli è preso?" affermo rivolta verso la porta e senza ottenere una risposta, non che me ne servisse una. "E' tornato ad essere il solito Lando Moore."
Mi scrollo di dosso le mie strane conversazioni e lascio la stanza, dirigendomi verso l'ascensore. Quando ci entro il mio cuore batte sempre più velocemente ad ogni numero che diminuisce nel display. La hall è piena di gente e con gli occhi cerco Lando e Zak, ma non li trovo. Esco sullo spiazzo dove si fermano i taxi e limousine e lo trovo Lando insieme a un gruppo di persone. Non mi sorprende che siano un branco di ragazzine che gli chiedono degli autografi. Ovunque dove va Lando, attira attenzione e questa cosa mi infastidisce. Io odio essere sotto i riflettori e non mi piacciono le persone che ne hanno bisogno per sentirsi importanti. Che cosa realmente mi attira di Lando?
Nel momento in cui aspetto il mio taxi per poter andare in aeroporto, penso a tutto quello che ci siamo detti ieri sera in piscina e realizzo che tutto questo non sarebbe successo se quel maledetto giorno non avessi mandato il curriculum in azienda. Ricordo ancora l'emozione nel mandarlo.
Flashback
Aeroporto di Malpensa
Sono una pazza, i miei lo hanno sempre sostenuto, ho deciso di lasciare tutto e dare una svolta alla mia vita. In questo momento mi trovo all'aeroporto, una brezza leggera, ma piacevole solletica il mio viso. Finalmente è arrivato il momento della mia partenza per Londra. Non è stata una decisione facile, ma sono stata obbligata dal mio orgoglio. Non volevo più dipendere dai miei genitori, voglio diventare indipendente e mettermi alla prova. Sono notti che non dormo, al pensiero che fra meno di un'ora partirò.
Devo prepararmi mentalmente a dover dire addio ai miei genitori, i nonni e alla mia terra. E devo anche entrare nell'ottica di andare in una realtà che non mi appartiene, dove sarò considerata in tutto e per tutto, una straniera. Ci saremo io e la Sydney di sempre, coraggiosa e fiduciosa della sua capacità.
[...]
Sono seduta su una di queste panchine nell'enorme salone. Aspetto impazientemente la chiamata del mio volo. Con me ci sono i miei genitori e i miei nonni. C'è un grande via vai di gente, numerose valige decorate sfilano sotto i miei occhi.
"Si avvisano i gentili passeggeri che il gate per il volo diretto a Londra è stato aperto." annuncia la voce del megafono a tutto volume.
Mia madre, abbandona ogni maschera di decoro e corre nella mia direzione per abbracciarmi, con gli occhi lucidi per le lacrime.
"Sii forte piccola mia" mi sussurra al mio orecchio sinistro. Annuisco contro la sua spalla.
Poi è il turno di mio padre, che come sempre non si sbilancia più di tanto, un buona fortuna e credo in te prima di sciogliersi da un lungo abbraccio. Noto che anche gli occhi di mio padre sono lucidi come i miei.
La nonna invece, decide di non contenersi come mia madre o mio padre. Lei piange definitivamente, prima di abbracciarmi.
"Mi mancherai Sydney. Penserò a te ogni giorno, ogni notte, finché non tornerai qui a Milano."
"Nonna farò lo stesso anche io." dico sorridendo leggermente provando a sdrammatizzare mentre mi sciolgo dal suo caldo abbraccio.
Poi infine, c'è il nonno, che si limita a stringermi una spalla. Lui è sempre stato così freddo e distaccato,la nonna mi ha sempre ripetuto che l'esperienza dei militari lo aveva cambiato, lo aveva reso un uomo diverso, ma pur sempre adorabile.
"Sono certo che troverai il lavoro dei tuoi sogni. Ricorda tu sei forte, non farti abbattere dai quei uomini di merda, tu sei più intelligente di loro. Dimostragli chi è la Sydney Rossi che conosco io." poche parole ma piene di grande valore.
"Certamente, nonno." affermo con gli occhi ancora gonfi di lacrime.
Era il momento di andare, mi do una rassettata generale, asciugandomi il viso con la manica del maglione e prendo la mia valigia prima di attraversare il mega detector.
Mi siedo sul mio posto sopra l'aereo e vengo interrotta dal suono del cellulare nella borsa, mi ricorda che ho la cartella delle email piena. Da quando mi sono scritta ad una associazione per trovare lavoro a Londra, mi riempiono di offerte di lavoro.
"Signoria Rossi, vogliamo informarla che la casa automobilistica McLaren, sta cercando un ingegnere meccanico per un tempo indeterminato. Se è interessa ha tempo per spedire il suo curriculum fino a venerdì sera.
Si ricordi, tentar non nuoce. Magari sarà il suo giorno fortunato.
Distinti saluti"
Sorrido davanti allo schermo illuminato, tutto quello che avevo sognato si può avverare. Tutti quei discorsi che mio padre e mio nonno mi hanno fatto sulle fabbriche e sul duro lavoro, mi possono servire. Ho sempre detto che bisogna avere coraggio nella vita. Invio subito il curriculum sul sito ufficiale della casa automobilistica. Adesso aspetto solo la conferma per avere un colloquio.
Ritiro subito il cellulare nella tasca anteriore dei jeans e fisso l'orologio da polso. Mancano ancora dieci minuti alla partenza e per ammazzare il tempo riprendo il telefono per controllare per un'ultima volta le notizie sportive. Noto un particolare articolo. Il titolo afferma: "La scuderia McLaren vuole affidare il suo futuro a un giovane talento inglese. Tifosi della Formula Uno diamo il benvenuto a Lando James Moore".
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