Capitolo 16 - Austria

Domenica 

Spielberg, Austria

Sento gli occhi di Lando addosso, e infatti, quando mi volto lo trovo appoggiato al muro mentre mi guarda a braccia conserte. Tutta la squadra è in un enorme ufficio dell'autodromo di Spielberg. Oggi alla conferenza con il team ho illustrato le strategie di gara che andremo ad effettuare nel pomeriggio, dopo lo spegnimento dei semafori. Sbuffo esausta, spostando l'attenzione dallo schermo del computer allo sguardo dei meccanici.

"D'accordo ragazzi, oggi vi voglio carichi. Potete andare, buona gara a tutti!" dico ritirando i fogli in una cartellina dal colore blu metallico. Batto il cinque a qualche meccanico e scambio qualche sorriso. Come un ammasso di gregge, la squadra esce dalla stanza. Rimango completamente sola con Lando che ancora è lì appoggiato al muretto. Per tutta la durata della conferenza, non ha emesso una parola, cosa che non è da Lando. Sono stati dieci lunghissimi minuti in cui Lando non mi staccava gli occhi dalla fascia al braccio.

"Lando" pronuncio il suo nome con tono severo.

"Mh?" dice stringendosi nelle spalle. Stacca lo sguardo dalla mia fascia per guardarmi dritto negli occhi. Infila una mano tra i capelli e si accarezza i suoi soffici ricci.

"Ti devo parlare" affermo accertandomi che tutti i meccanici siano usciti dalla stanza. "non surriscaldare troppo le gomme anteriori in curva sei, potresti avere dei problemi seri." La smorfia compiaciuta di Lando scompare. Sembra sorpreso da quello che gli ho appena detto.

"Veramente mi stai dicendo cosa fare? Guarda che conosco il tracciato, non c'è bisogno che me lo dici tu!" dice lui alzando gli occhi al cielo, mentre sbuffa nuovamente rumorosamente.

Mi avvicino lentamente a lui, fino a sentire il suo fiato caldo sul mio viso. Senza volerlo sulle mie labbra si forma un lieve sorriso, ma un sorriso completamente diverso dal solito. La mia mano si stacca lungo corpo e si avvicina al viso innocente di Lando come per carezzarlo, ma alla fine prendo la rincorsa e gli tiro uno schiaffo. Il rumore rimbomba in tutta la sala.

Perdo completamente il controllo delle mie emozioni. Sono sorpresa quanto lui della mia violenza, e sto per chiedergli scusa, ma il dolore che mi ha inferto è molto più intenso di quello di uno schiaffo che ricorderà per tutta la vita.

"Sydney, ma che ti prende?" domanda mentre i suoi scuri occhi blu si scuriscono ancora di più e le lunghe ciglia si abbassano. Si siede sulla prima sedia che trova sotto mano, incominciando a massaggiarsi la guancia. "Mi spieghi cosa ti salta in mente? Questa volta cosa ho detto?" replica lui fissandomi.

"Così sarei lesbica, eh?" affermo con tono squillante, incrocio le braccia al petto.

"Ma che stai dicendo ..." ribatte, restando immobile mentre il suo viso sbianca dalla paura.

"Samuel mi ha detto che sei stato tu a spargere questa bugia" mi viene il sangue al cervello quando mi guarda con quella faccia, giuro che lo continuerei a prendere a schiaffi.

"Dannazione Bill, non sta mai zitto!" dice disperato sottovoce, disegnando cerchi con il dito sul tavolo. Quando è nervoso ha questo piccolo tic. Cerca di rilassarsi disegnando cerchi immaginari.

"Sei uno stronzo, lo sai?" farfuglio pateticamente, continuando a guardare la mia impronta sulla sua guancia.

I suoi occhi scintillano. "Si, lo so"

Mi sento improvvisamente più coraggiosa e avanzo verso di lui senza badare alla maglietta ignifuga che si sta alzando, lasciando intravedere i suoi addominali accennati. "Ma cosa ti salta in mente, si può sapere perché ti comporti così?" domando retoricamente. "Prima mi spii quando sono con Samuel, continuiamo a litigare come cane e gatto e ora questa bugia. Sappiamo che non ci sopportiamo a vicenda, ma non mi rendere la vita impossibile!"

Ha il viso contratto, con gli occhi fissi sul parquet. Apre e chiude la mano appoggiata sul tavolo, formando un pugno stretto, fino a far diventare le nocche bianche. Se Zak sapesse di queste conversazioni al di fuori del lavoro, sarebbe capace di ucciderci ad entrambi. Non so cosa fare se lasciarlo qui da solo o chiedergli di andarsene, ma poi si alza di scatto dalla sedia, facendomi prendere un grosso spavento.

"Te la faccio vedere io la vita impossibile!" borbotta dirigendosi verso la porta per poi svanire.

"Sei un'idiota, come ti è venuto di innamorarti di un pilota" rifletto a voce alta, raccogliendo i fogli delle analisi che si trovavano a terra e mi appoggio al tavolo sconfitta. È palese che non sono la persona giusta per Lando. Io non sono la ragazza che mette in mostra il fisico per essere osservata da tutti o quelle ragazze che, per conquistare, fanno battutine da quattro soldi. Io non sono così.

Metto in ordine la stanza e mentre esco dalla porta, vedo di nuovo la figura di Lando venirmi incontro. Mi afferra per il braccio e mi dà uno strattone, facendomi entrare di nuovo nella sala. Sbatte la porta alle nostre spalle e afferma: "Questa cosa dovevo farlo già da un po' di tempo" le sue parole mi colpisco in pieno viso.

Le sue labbra sono a pochi millimetri dalle mie. Ogni singolo muscolo del mio corpo è teso. I nostri respiri si mescolano. Sento l'odore della sua pelle calda, mischiato alla lavanda. E poi, all'improvviso, il tocco delicato del suo labbro inferiore. Non è più di un battito d'ala di una farfalla eppure ferma il mondo che ci circonda. Le sue labbra si appoggiano sulle mie, caute ancora esitanti. Faccio cadere le carte mentre il bacio diventa lunghissimo. Lando mi attira più vicina a lui, facendomi sentire la stoffa della tuta. Le sue mani sono fredde. Lo sento passare col pollice sulle mie guance e sento che immediatamente la pelle d'oca si diffonde sul mio corpo. Mi bacia con cautela, quasi timido.

Forse a forza di cercare di tenere le distanze, ho perso di vista quello che stava succedendo tra di noi. Ha le labbra fredde e morbide, e la lingua ha il sapore del succo di ciliegia. Con mani esperte passo le dita fra i capelli. Poi apro le labbra esitante, non riesco più a respirare. L'unica cosa che riesco ancora a sentire è la sua bocca sulla mia.

"Lando" esito a dire, ma lui mi blocca."Shhh, ho appena fatto una cazzata. Dimentica quello che ho fatto." annuncia con aria seccata riaprendo la porta. Lasciandomi dove mi aveva trovato. Sono bloccata come una mummia, incapace di muovermi e prendere un'iniziativa.

Devo uscire da qui, infilo velocemente la mano nella sottile fessura accanto a me, cercando a tentoni la maniglia della porta. La porta scatta, l'aria entra dentro con forza e io corro fuori, le sue parole riecheggiano dietro di me, mentre chiudo la porta.

Fisicamente mi sento bene, ma mentalmente mi sento uno schifo. Mi sento letteralmente come se fossi arrivata al capolinea e avessi bisogno di prendermi una pausa prima di ritrovare le mie forze. Ma so che questo non sia nemmeno lontanamente possibile, perché manca mezz'ora all'inizio della gara. Trenta minuti prima che le luci dei semafori si spengano e che Lando ridiventi un mio problema.

Sto percorrendo gli ultimi cento metri prima di entrare in pit lane ed accomodarmi nella mia postazione nel muretto. Avverto un senso di eccitazione allo stomaco, come tutte le volte che sono al muretto. Un bacio non è la fine del mondo, giusto? Non sto facendo un torno a nessuno, se non a me stessa. Come al solito mi sto mettendo in una situazione che, già in partenza, non ho la più pallida idea di come possano essere gestite. Il patto che c'è stato tra me e Zak è stato chiarissimo: niente relazioni sentimentali con i piloti, Lando si deve focalizzare interamente al campionato. Non credo che il problema possa essere la mia cotta, quando Lando va a letto con migliaia di donne che neanche conosce e beve alcolici.

Ho lasciato che Lando mi baciasse perché è stato quello che ho desiderato in quel preciso istante. Non mentirò, è stato una sensazione nuova, non paragonabile a niente di quello che ho sempre sentito con il mio ex fidanzato. Forse perché i suoi baci hanno il sapore di una novità, destinata a rimanere tale. Mi sfioro le labbra con le dita, sentendo ancora il suo sapore sulla mia bocca. Ho dei piccoli flashback, che si ripetono in modo continuo e decidono di non lasciarmi stare. Non riesco a metabolizzare le sue parole come se fossero vere e, anzi, mi sembra che tutto ciò faccia parte di un enorme scherzo, di cattivissimo gusto. Anche se è tutto molto normale, quando parliamo di Lando.

Osservo il box con sguardo corrucciato, Lando parla con i meccanici con le mani poste sulla vita. Mi sale una strana sensazione sulla bocca dello stomaco. Ad ogni modo, i miei pensieri mi scivolano via dalla mente quando scorgo il suo aspetto vicino alla macchina. Incrocio le braccia sul petto e mi appoggio allo schienale dello sgabello e resto a guardarlo come se fosse letteralmente uscito dalla mia testa. I capelli sono in disordine, come se ci avesse passato la mano innumerevoli volte; chiude la zip della tuta e noto un dettaglio allarmante.

I suoi occhi sono arrossati.

Ha pianto? Stento a crederlo, Lando non piange per problemi di cuore e soprattutto non per me. Non riesco a immaginarmi Lando finché i miei occhi non incontrano i suoi.

"Sydney siamo pronti?" Zak mi chiede via radio, interrompendo i miei pensieri.

"Procediamo"dico. I meccanici si avvicinano alla monoposto, mettono le protezioni a Lando e gli allacciano le cinture. Giù la visiera, giù la macchina dal carrello e scende in pista.

Mentre tutte le macchine si posizionano nella griglia di partenza, apro la mia cartellina. Un post-it attaccato sulla prima pagina cattura subito la mia attenzione, mentirei se dicessi di non aver riconosciuto al volo la calligrafia di Lando. Sento il petto stretto in una morsa mentre le mie dita staccano esitanti il post-it. Sul foglietto c'è scritto un indirizzo,"Tallis street" con tanto di giorno e ora. Lo accartoccio velocemente facendo un respiro profondo e lo metto nella tasca del giubbotto. Non posso permettermi di distrarmi, per oggi direi che ho dato abbastanza. Tutta questa ridicola storia deve finire.

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