Capitolo 1

Woking, Regno Unito

Quando ho suonato il campanello dell'azienda la mia mano tremava per l'emozione. Non potevo ancora crederci di essere stata chiamata a sostenere un colloquio di lavoro, in una importante azienda come quella della McLaren. Questa azienda vanta i migliori piloti della Formula uno, avere l'opportunità di lavorare qui è il sogno di molti ingegneri. Sono stata accolta da una giovane signorina vestita con una divisa elegante che mi ha chiesto gentilmente di aspettare in sala d'attesa. Ed eccomi qui a percorre con angoscia avanti e indietro questa stanza mentre aspetto che mi chiamino.

Mi strappo tutte le pellicine dalle dita, controllo e ricontrollo il mio aspetto dal riflesso del telefonino. Ho i capelli biondi raccolti in uno chignon, con due ciocche che cadono lungo il viso pallido e ansioso. Porto un paio di pantaloni con sopra un maglioncino rosa chiaro, con un filo di trucco che mettono in risalto i miei grandi occhi verdi.

Qualcosa in questo posto mi mette a disagio. Distolgo lo sguardo dalla porta e mi osservo intorno. L'orologio è posto sul bancone dove è seduta la signorina che sta lavorando al computer.

L'ambiente è molto pulito, il pavimento brilla come la superficie immobile di una pozza d'acqua e l'aria profuma di una fragranza alla vaniglia. All'angolo della stanza c'è un cestino, dove non vi è traccia di nessuna cartaccia. Posto al centro della sala d'aspetto c'è un tavolino pieno di riviste sportive. L'unico elemento di vitalità è costituito da una pianta grassa posta sul davanzale, per il resto l'ambiente è spoglio e spartano.

"Rossi Sydney, il presidente l'aspetta nel suo ufficio" afferma la signorina, immobile sulla porta aggiustando il colletto della camicetta bianca. Prendo un bel respiro pronta ad affrontare la mia più grande paura.

Entro nella stanza esitante, mentre la segretaria chiude la porta, lasciandomi in preda al destino. Questo, nel mio caso, si chiama Tom McLaren fiancheggiato da suo collaboratore Zak Brown.

"Buongiorno, sono Rossi ..." annuncio, ma vengo subito interrotta dal presidente dell'azienda.

"Si accomodi signorina Rossi, sappiamo già chi è lei" dice con mezzo sorriso. Noto fin da subito che il signor McLaren è una persona molto diretta.

Mi accomodo, cercando di mostrarmi sicura di me stessa nonostante sappia che le mie guance si sono tinte di un lieve rossore. E la figura di Tom McLaren avrebbe saputo mettere chiunque in soggezione. Dietro agli occhiali si nascondono degli occhi severi e scuri che scrutano con attenzione tutta la mia figura, come se volesse mettere a nudo i miei segreti più nascosti. Per un momento è una sfida di sguardi, sono la prima a distogliere il mio e posarlo sull'uomo accanto a lui. Zak Brown è conosciuto per essere uno dei migliori team principal della Formula 1, nonché amico del presidente. Si è conquistato la fama non solo per la sua famigerata bellezza, ma anche alle sue doti intellettuali. Spesso, in assenza del signor McLaren, era lui a rappresentare l'azienda per la felicità delle giornaliste. Sarcastico, semplice e dagli occhi scuri riusciva in poche battute a incentrare su di sé tutta l'attenzione.

Estraggo dalla borsa la cartellina dei miei documenti e l'appoggio sul tavolo.

"Allora signorina Rossi, vediamo un po' ... cosa ci fa un'italiana nella grigia e piovosa Inghilterra?" domanda. Dovrebbe essere la domanda più semplice del mondo, ma non lo è per me. Non so nemmeno io come sono capitata qui. Cerco di non rimuginare sui miei ricordi per non sembrare troppo esitante.

"Mi sono trasferita qui perché vorrei mettermi alla prova, so di avere del potenziale e delle ottime capacità." rispondo con sicurezza. Tom si scambia un sorriso con il suo collaboratore e io traggo un lieve sospiro. So che posso farcela. Devo farcela!

"Lei da che parte dell'Italia proviene?" domanda Zak Brown, prendendo in mano la mia laurea in Ingegneria e iniziando a sfogliarla.

"Sono di Milano, ma i miei nonni provengono dalla terra dei motori, Modena. Motivo per il quale ho scelto questo percorso di studi." Tutte le decisioni che ho intrapreso sono dovute alle scelte che un tempo hanno compiuto i miei nonni. Mio nonno da giovane lavorava per una delle aziende italiane più famose: la Ferrari ed è stato lui a trasmettermi la passione per i motori, per i meccanismi così piccoli e complessi che danno vita a una macchina.

"Parlando di lavoro ..." inizia McLaren assumendo un tono estremamente serio. "Ha delle esperienze lavorative nelle grandi aziende come questa?" mi interroga mantenendo un pizzico di curiosità nella voce.

"Durante la laurea ho frequentato uno stage nell'azienda Maserati e successivamente ho lavorato per sei mesi nel reparto sportivo della Lamborghini. Soltanto che non mi hanno mai dato l'opportunità di crescere e ho deciso di andare via dall'Italia." Sento addosso il suo sguardo serio per mettermi in soggezione .

In questi due interminabili minuti, il signor McLaren continua a scrivere tutto quello che sto dicendo su un foglio bianco, che in poco tempo si riempie completamente.

"Se in questo momento si trovasse davanti a un motore a combustione interna con dei problemi all'albero motore, qual è la prima cosa che controllerebbe?" reggo al suo sguardo anche se istintivamente mi verrebbe di abbassarlo per pensare. Tengo duro, non voglio sembrare scortese e passare come un ingegnere che non conosce il suo mestiere.

"Le bronzine, perché l'albero motore gira sulle bronzine. " Ammetto, passandomi la mano ripetutamente nella stoffa del pantalone.

Sulla bocca di Tom McLaren si forma un lieve sorriso, un'espressione compiaciuta, prima di girarsi verso il suo collega.

"Due domande e poi possiamo lasciarla andare. Mi dia un semplice motivo per cui dovremmo assumerla " domanda il proprietario con tono abbastanza pacato. È seduto comodamente sulla poltrona, appoggiando completamente la schiena allo schienale.

"Mi reputo una donna seria, lavorare nel settore automobilismo mi è sempre piaciuto, a prescindere da che cosa dicesse la gente. Io conosco molto bene la vostra azienda e sarei onorata a far parte di questa grande famiglia." annuisce al mio discorso che avrò ripetuto almeno un centinaio di volte, prima di venire qui.

"Molto bene" scrive silenziosamente su un foglio. "Zak a te l'onore dell'ultima domanda". Sono tesa come la corda di un violino. Ho il cuore che batte all'impazzata.

"Nessuna domanda difficile. Penso che lei conoscerà la Formula uno" annuisco incuriosita da quella domanda inaspettata. "Lei sarebbe disposta a viaggiare tutto l'anno per la nostra scuderia?"

Boccheggio davanti a quella domanda, del tutto inaspettata. Non me l'aspettavo. La Formula 1 è il gradino più alto che ci possa essere nel mondo automobilistico. Sarebbe un sogno poter fare parte del team. Avete presente quelle ragazze che si emozionano all'idea di comprare delle borse? Be', sono io con la Formula uno, fin da quando ero bambina ho sempre seguito tutte le corse automobilistiche.

"Certamente sarebbe un sogno, cioè volevo dire un grande onore o meglio opportunità" balbetto in preda all'emozione. Il signor McLaren mi porge la mia cartellina e lancia uno sguardo d'intesa al signor Brown. Per un istante temo di non avercela fatta, ma poi vedo le labbra del presidente incurvasi in un sorriso. Seguono alcuni minuti di silenzio. Due lunghissimi minuti che sembrano non finire mai, mentre finiscono di leggere alcuni fogli, posti sul tavolo.

"Bene, signorina Rossi. La sua settimana di prova inizia domani alle ore otto nel reparto vettura." dice, sistemando i documenti e gli appunti in un cassetto. Non posso crederci, apro la bocca senza sapere cosa dire. Non ci sono parole per esprimere tutte le emozioni che mi provoca questa notizia, così sorrido, come un ebete.

"Ora può anche andare" sussurra il signor Brown. Sbatto le palpebre un paio di volte, annuisco e continuo a sorridere.

"Oh ..." dico scuotendo il capo "Si certo, scusate. Vi ringrazio davvero tanto, non sapete cosa significa per me" mi alzo euforica e mi dirigo verso l'uscita ancora incredula per tutto quello che era successo.

Finalmente ho avuto la mia prima vera occasione, che ho atteso da tanti anni. Osservo il cielo, oggi mi sembra più azzurro del solito. Esco in fretta dall'azienda con il battito a mille. Vorrei urlare e condividere la mia gioia con tutti. Inspiro l'aria fredda e chiudo per un momento gli occhi. Finalmente ho avuto la mia occasione.

E mentre mi godo il momento sento il motore di una macchina. Non una macchina qualunque. Una McLaren Senna! 800 cavalli, verniciatura rossa e cerchi d'argento. La osservo con la bocca spalancata. Non ne ho mai vista una così da vicino.

Continuo a seguire i suoi movimenti con occhi trasognati, il modo in cui si insinua nell'unico parcheggio rimasto libero davanti all'edificio. E non posso fare a meno di notare il contrasto tra la mia vettura e quel gioiello.

La portiera del guidatore si apre e il mio sguardo si sposta dalle linee del parabrezza al ragazzo. Mi sembra quasi un cliché! Alto, giovane e da un bell'aspetto, indossa una camicia bianca e un paio di jeans attillati. I suoi occhi sono nascosti dagli occhiali da sole mentre sulla fronte ricadono riccioli ribelli color sabbia. Da una macchina così di certo non poteva uscire un uomo sulla sessantina, magrolino e dall'aspetto gioviale, no?

Chiude la macchina e girandosi, nota la mia presenza. O forse dovrei dire la mia assenza. Vedo il suo capo inclinarsi come se mi stesse osservando, poi scuote la sua chioma e si dirige verso la mia direzione. La sua espressione diventa superba, innamorato della propria superiorità, vera o presunta, per la quale si aspetta un riconoscimento.

"Bella la macchina" esclamo come una bambina. Appena finisco di dirlo, mi sento una stupida. Lui sa che la sua automobile è bella e costosissima. Il signor cliché mi oltrepassa senza dire nulla, come se fossi invisibile.

Ignoro la sua non reazione e salgo in macchina. Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a mia madre: ‹‹ Tutto bene, ci sentiamo stasera ›› 

Salve Ragazzi, spero che il primo capitolo sia stato all'altezza delle vostre aspettative. Se vi è piaciuto, vi chiedo di mettere una stellina e di commentare.

Grazie e al prossimo capitolo.

Smartys

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