Rose

Arrivai a Leeds in uno stato di semicoscienza. I movimenti del cavallo avevano impedito alla ferita di rimarginarsi, col risultato che ora il mio lato destro era zuppo di sangue. Mi sentivo a pezzi. Avevo un bisogno terrificante di dormire. Pensai che se mai avessi visto un altro tizio in armatura o un globo volante, probabilmente li avrei mandati a diavolo e mi sarei messo comunque a riposare. Se mi avessero ammazzato, beh, almeno sarei morto con un po' di sonno in corpo!

All'ingresso della città stava una locanda. Mi sembrava un po' troppo curata per le mie finanze, ma non me la sentivo di vagare ancora per cercarne un'altra.

Lasciai Louis alla stalla sul fianco ed entrai nella locanda. L'interno era abbastanza illuminato, con tavolini sparsi in giro. Vi erano poche persone, ma sembravano tutte interessate a osservare i miei abiti sporchi di sangue.

Raccolsi le energie, cercando di mostrare un aspetto normale; o almeno non da moribondo. In parte ero abituato a farlo. Spesso mi ero recato a lezione senza aver dormito neanche un'ora nei giorni precedenti. Qualche volta ero persino arrivato in classe dopo un festino e, da come mi girava la testa quelle volte, immaginavo di essere ancora pieno d'alcool. Dunque, cercai di non zoppicare e di mostrare un sorriso sereno mentre mi avvicinavo verso il locandiere.

"Non hai una buona cera," mi disse lui senza perder tempo.

Mi stava studiando. Probabilmente voleva capire quanto ero disperato e quanto sarebbe riuscito a spillarmi. Ma non mi sarei fatto fregare così facilmente.

"Salve a lei," risposi cercando di sopprimere i gemiti. "Vorrei una camera."

"Per morirci dentro?"

"Possibile, ma se schiatto puoi tenerti i miei soldi." Con quelli così conveniva usare il loro stesso approccio. Così aggiunsi: "Non mi sembra un brutto affare."

Fece una risata sconsolata. "È tutta la vita che mi propongono affari, eppure guarda in che posto mi trovo!"

Bene, siamo passati al livello successivo, pensai, ora bisogna fare a gara a chi ha più bisogno dei soldi. "Direi comunque che te la passi meglio di me," risposi indicandomi la ferita. "E sempre parlando di cose dolorose, quanto mi costerà passare una notte qui?"

"In teoria sarebbe un pound per notte, ma posso scendere fino a quindici scellini."

"Wow, mi stai dando il colpo di grazia! Facciamo cinque scellini a notte e resto almeno tre giorni."

"Cinque scellini?" fece con una risata. "Mia moglie mi ucciderebbe! Dieci scellini a notte e stai tutta la settimana." Poi indicandomi aggiunse: "tanto in quelle condizioni non penso che potrai muoverti molto."

"Accetto l'offerta se ho anche i pasti inclusi."

"D'accordo," fece annuendo.

"Ah, e ho anche un cavallo fuori di cui bisogna prendersi cura."

Non mi pareva molto convinto, così aggiunsi: "Giuro che se muoio puoi rivenderlo. Davvero, è un ottimo investimento."

"Va bene, va bene."

Pagai metà settimana assieme ad acqua e alcool. Mi regalò anche degli stracci che sarebbero serviti come bende.

"Conosci un certo Daniel Thomson?" chiesi prima di andare in camera. Stavo cadendo a pezzi, ma non sarebbe stata una cattiva idea avvertire mio padre. Magari mi avrebbe procurato qualche cura, o almeno dei soldi.

"Daniel Thomson? Come mai lo state cercando tutti?"

"Io lo cerco perché è mio padre. Chi altri lo cerca?"

"Non ricordo," rispose senza neanche sforzarsi di nascondere la menzogna. Sapevo che con qualche altro scellino avrei ottenuto altre informazioni, ma ero stanco e non mi importava troppo.

Salii al piano superiore e mi chiusi in camera per curare la ferita. Ne avevo viste di molto peggiori, ma dovevo comunque sciacquarla e disinfettarla. L'alcool bruciava da morire, ma non volevo che si infettasse. Avevo visto morire qualche compagno per una ferita trascurata e, tra tutte le morti, mi sembrava proprio una delle peggiori.

Quando ebbi completato la fasciatura, mi distesi sul letto e mi addormentai quasi istantaneamente. Mi svegliai solo per il pranzo per poi ricadere nel mondo dei sogni subito dopo. Ripetei lo stesso processo anche per la cena.

Mi svegliai la mattina dopo sentendomi un po' meglio. Almeno, mi pareva di essere un po' più lucido del giorno precedente. La testa mi girava un poco e, da come tutto mi pareva freddo, capii di avere la febbre. La ferita non mi pareva messa troppo male. Tutta la zona attorno era rossa e pulsava, però potevano essere semplicemente i sintomi della guarigione. E anche il liquido biancastro che si era formato sopra mi pareva essere un segno della cicatrizzazione in corso.

Cambiai le bende, poi uscii dalla camera per andare a vedere come se la passava Louis. Avevo anche intenzione di avvicinarmi alla fabbrica nel pomeriggio, ma mentre passavo nel salone principale, il locandiere mi fermò.

"Hai visite," mi informò indicando l'unico cliente nella sala. Poi vedendo il mio sguardo confuso aggiunse: "è un medico; può darti un'occhiata."

"Io non ho richiesto..."

"Tranquillo," fece lui strizzando l'occhio, "è un servizio gratuito."

A uno dei tavoli stava seduta una ragazza sui vent'anni intenta a leggere un libro. Aveva capelli neri e occhi verdi incorniciati da degli spessi occhiali. Aveva un aspetto attraente, ma qualcosa in lei pareva fuori posto. Nonostante gli abiti delicati, aveva un aspetto serio, quasi militare.

Avevo sentito parlare di servizi caritatevoli: piccoli gruppi che si occupavano di prendersi cura dei più deboli sia con cibo che con cure mediche. Tuttavia, spesso avevano delle sedi apposite, mentre quella donna era sola e in una locanda. In più era comparsa esattamente quando avevo bisogno di un medico.

Mi diressi al suo tavolo e, quando fui arrivato nei suoi pressi, chiuse il libro, si alzò e mi guardò con attenzione.

"Lei dev'esser il signor Thomson," disse mostrando un sorriso sereno.

"Ha indovinato," risposi sorridendo a mia volta. "E con chi avrei il piacere di parlare, se posso?"

"Sono la dottoressa Rose Engels. Desideravo farle qualche domanda," fece mentre continuava ad analizzarmi, "ma immagino che dovrò aspettare."

"Perché mai?" domandai perplesso.

"Perché se questo odore non proviene della sua anima," spiegò con calma, quasi disinvolta, "significa che la sua ferita è infetta e dovrò curarla; a meno che lei non desideri morire a breve."

Non sapevo esattamente cosa rispondere. Era una donna diretta; veramente diretta. Come ne avevo visto solo tra i rivoluzionari. Iniziava a starmi simpatica.

"Immagino abbia già iniziato a produrre liquido biancastro," continuò indicando la ferita.

"Immagina bene," confermai. "Tuttavia, pensavo che quel liquido servisse per cicatrizzare."

Rise gentilmente. "Se ha intenzione di farsi bucherellare, signor Thomson, dovrebbe almeno studiare la differenza tra linfa e pus."

"Allora, la prego di insegnarmi," dissi mentre iniziavo a dirigermi verso la porta. "Dove si trova il suo studio?"

"Non a Leeds, sicuramente. Ed è per questo che la visiterò nella sua camera. Più tardi, avremo tempo di discutere di cose più importanti."

Non mi fidavo molto di quella donna. Tuttavia, mi sembrava una persona intrigante e volevo sapere perché era così interessata a me. Immaginai che fosse coinvolto mio padre. Probabilmente era lei la persona che aveva chiesto al locandiere di Daniel Thomson. In ogni caso, non avrei mai rifiutato delle cure che mi avrebbero evitato una lunga agonia.

***SPAZIO AUTORE

Salve a tutti! In questo capitolo abbiamo iniziato a conoscere un nuovo personaggio che sarà importante per la nostra storia: Rose. Spero di essere riuscito a mostrarla come un personaggio interessante. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Gli aggiornamenti a questa storia proseguiranno a settimane alterne: infatti, sto lavorando a un'altra storia che potrebbe interessarvi. Si chiama Scarlett ed è un dark fantasy. Ci sono vampiri, streghe e altre creature della notte. E no, non sbrilluccicano, tranquilli! E no, i personaggi maschili non sono tutti innamorati della protagonista. È un dark fantasy vero: azione e ambientazioni cupe e talvolta un po' crude.

Vorrei aggiornare più spesso, ma purtroppo non ho tempo. Preferisco avere capitoli scritti bene che non pubblicare spesso capitoli abbozzati.

Grazie a tutti voi che seguite le (dis)avventure di Evariste. A presto!

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